VENOM INC. + VITAL REMAINS + MORTUARY DRAPE + GUEST – 22 Ottobre 2016 – Roma
I
Venom Inc. rientrano in quella ormai larga schiera di band che, soprattutto negli ultimi anni, in seguito a lotte intestine si dividono, ma nonostante ciò continuano ad usare il nome di origine, pur se con una piccola aggiunta rispetto a quello originale detenuto da una sola delle due parti. La lista è abbastanza lunga, ma forse questo è uno degli esempi più eclatanti.
Come ben sapete il nome
Venom è di proprietà esclusiva del solo
Cronos, per cui
Mantas, dopo aver cercato di intraprendere una carriera alternativa sotto il nome di
M-pire Of Evil in compagnia di un altro ex Venom,
Tony “Demolition Man” Dolan (e, ironia della sorte, proprio con
Antton, fratello dello stesso Cronos alla batteria), ha deciso di licenziare quest’ultimo, richiamare a se anche
Abaddon, andando di fatto a ricreare i Venom Mk II. Inevitabile, quindi, il cambio di nome, e altrettanto inevitabile tornare a calcare i palchi portando in giro uno show incentrato completamente sul repertorio della band madre. Opportunismo? Pura mossa commerciale? Può darsi, ma vi assicuro che dopo aver assistito ad un loro show il vostro essere critici e integerrimi se ne va allegramente a farsi fottere. Ma di questo parleremo più avanti. Ora mi preme sottolineare come il concerto di Roma sia stato ad un passo dall’essere annullato. Come molti di voi sapranno, infatti, soltanto due giorni prima dello show il Comune di Roma ha posto i sigilli all’Init, ma per fortuna gli organizzatori sono riusciti a trovare una location alternativa nel Brancaleone, ex centro sociale della capitale. Nonostante qualche malcontento alla fine il tutto si è svolto liscio e senza intoppi, in un locale che tutto sommato è abbastanza equivalente all’Init in quanto a capienza. Meno liscia è andata, invece, per quanto riguarda il rispettare gli orari della scaletta, con un ritardo di un’ora e mezza su quanto indicato inizialmente per quanto riguarda l’apertura delle porte, con conseguente slittamento di tutte le band di supporto, taglio delle scalette, e concerto dei Venom Inc. terminato alle 3 di notte. Da follia umana…
photo: Roberto Alfieri
(la mancanza di transenne, con conseguente pogo nella schiena, e la presenza di insopportabili luci rosse non hanno reso facile fare foto decenti)
DESECRATORAprire le ostilità spetta ai giovani
Desecrator. Ogni volta che mi capita di assistere ad un concerto è inevitabile pormi due domande sulla scelta degli opening act. Dopo averlo fatto, poi, a mente fredda arrivo alla conclusione che di scelta non si tratta, in quanto, si sa, i primi due o tre slot in genere se li accaparra chi paga prima e di più. E alla fine dello show degli australiani mi viene da pensare che debbano aver pagato decisamente bene visto che se la loro scelta si sarebbe dovuta basare solo in base al valore della proposta, di sicuro non avrebbero fatto parte del carrozzone (e il fatto che stiano accompagnando anche gli
Overkill nel loro tour europeo la dice lunga). Il loro è un thrash di chiara matrice americana, il singer (e chitarrista ritmico) ha abbastanza faccia di c**o per risultare piacione e a suo agio sulle assi del palco, ma la proposta è veramente debole, e dopo due o tre pezzi inizia seriamente a stancare. Per carità, non che i pezzi siano brutti nel senso stretto del termine, ma neanche particolarmente allettanti. Perizia tecnica e esperienza non mancano ai nostri, ma non sono abbastanza perché il loro show rimanga impresso nelle menti dei presenti (ancora pochi, a dire la verità). E qui si torna all’atavica domanda: vale davvero la pena, se non da un punto di vista strettamente curriculare, spendere fior fior di soldoni per aggiudicarsi la posizione di band di apertura in un tour medio grosso, se poi comunque si suona davanti a quattro gratti per lo più disinteressati di quanto si sta proponendo? A voi la risposta…
NERVOCHAOSCambio palco, ed ecco che tocca ai
Nervochaos. Rispetto a chi li ha preceduti la cose iniziano a migliorare. L’esperienza maggiore è tangibile, sia da un punto di vista esecutivo sia per quanto riguarda la tenuta del palco (la band è in giro da una ventina di anni ormai), e anche i brani sono più maturi. Purtroppo però non abbastanza per far si che la loro esibizione risulti memorabile, per cui, come nel caso dei Desecrator, dopo tre/quattro pezzi, anche i più curiosi che erano rientrati in sala per dare un’ascoltata ai brasiliani escono di nuovo fuori a respirare un po’ d’aria pulita (dentro fa abbastanza caldo). A dirla tutta il death metal proposto dai nostri non è poi così male. Fortemente influenzato dal thrash, specialmente nelle ritmiche, riesce a risultare abbastanza d’impatto. Il singer Lauro Nightrealm ce la mette veramente tutta per cercare di coinvolgere i presenti, con tanto di bestemmioni in italiano (un classico quando gruppi esteri suonano nella nostra penisola), e qualche risultato l’ottiene, visto che sotto il palco ci si lascia andare alle prime avvisaglie di pogo ed headbanging. Purtroppo, però, come nel caso degli australiani, anche la performance dei
Nervochaos scivolerà via senza lasciare particolari segni, anche a causa della smania di poter finalmente assistere agli show delle band che seguiranno. E vista l’ora tarda, come dar torto a chi fremeva?
Tracklist:
AD MAIOREM SATANAE GLORIAM
INFERNAL WORDS
MIND UNDER SIEGE
SHADOWS OF DESTRUCTION
TOTAL SATAN
FROM BELOW NOT ABOVE
PAZUZU IS HERE
MIGHT JUSTICE
FOR PASSION NOT FASHION
MOLOCH RISE
PURE HEMP
MORTUARY DRAPEFinalmente la lunga attesa viene ripagata e a salire sul palco è il primo vero piatto forte della serata, nonché una band assolutamente di culto della scena black/death nostrana, i
Mortuary Drape. Chi ha avuto modo di assistere ad uno show dei piemontesi sa che non si tratta di un semplice concerto ma piuttosto di un vero e proprio rituale. Il leggio con il drappo è pronto a centro palco, i nostri entrano in scena, come da copione, incappucciati, e si dà inizio alle danze con “Primordial”, accolta con un boato dai presenti che ora sono decisamente più copiosi e sono tutti accalcati sotto il palco. C’è una sorta di devozione nei confronti della band capitanata da Wildness Perversion, che svetta dietro il suo leggio, e in effetti l’alone alchemico che sprigionano brani come “Obsessed by necromancy” o “Tregenda” confermano che abbiamo a che fare con un vero e proprio pezzo da 90 della musica oscura. L’esperienza è tangibile, i brani sono una garanzia, e quell’attitudine quasi punk nel rapportarsi con il proprio devoto pubblico fa si che alla fine del concerto gli alessandrini portino a casa una vittoria completa, su tutti i fronti, schiacciando, letteralmente, il confronto con le due povere e inconsapevolmente innocenti vittime che li hanno preceduti on stage. Purtroppo anche i Mortuary Drape hanno dovuto tagliare la setlist a causa dei ritardi accumulati inizialmente, ma c’è ancora tempo per una micidiale tripletta finale formata da “Necromantic”, “Pentagram” e “Vengeance from beyond”, che mette il sigillo ad un concerto assolutamente di spessore, che ha dato alla serata la prima vera sferzata. Per gli amanti della band l’appuntamento è tra pochi giorni nella loro città natale in occasione del concerto/evento per festeggiare i trent’anni di vita del gruppo. Per chi è lì in zona, vietato mancare…
Tracklist:
PRIMORDIAL
LITHANY
OBSESSED BY NECROMANCY
MORTUARY DRAPE
CREPUSCULAR WHISPER
DREADFUL DISCOVERY
TREGENDA (DANCE IN SHROUD)
NECROMANIAC
PENTAGRAM
VENGEANCE FROM BEYOND
VITAL REMAINSDopo un concerto così di alto livello, riusciranno i
Vital Remains a mantenere alta l’adrenalina? Fortunatamente non stiamo parlando degli ultimi arrivati, e lo show a cui stiamo per assistere sarà altrettanto infuocato, anche se con meno partecipazione da parte del pubblico. Sono stati in molti, prima dell’arrivo della data, a criticare la presenza degli americani, indicandoli come poco affini al resto del bill, e arrivando addirittura ad additarli come una cover band del gruppo che fu. Effettivamente da un punto di vista puramente tecnico non gli si può dare torto, visto che della formazione originale è rimasto il solo Tony Lazaro. La storia della band è nota, ha avuto mille cambi di line up, per cui io sinceramente non mi stupirei più di tanto del fatto che ci siano dei ragazzi a dare manforte a Tony (a parte il bassista Gator Collier, un po’ più attempato), e mi soffermerei maggiormente sull’aspetto puramente esecutivo, che, se proprio la vogliamo dire tutta, è stato di altissimo livello. Una furia cieca e un impatto micidiale hanno fatto sì che lo show risultasse letale per i presenti, come detto non moltissimi sotto il palco, e a questo punto mi vien da dire: peggio per chi se li è persi preferendo rimanere fuori a chiacchierare. Sezione ritmica micidiale e chirurgica, il giovane Dean Arnold a sciorinare assoli e soprattutto l’indemoniato Brian Werner a vomitare odio sul pubblico, con tanto di interazioni non proprio da mammoletta. Oltre a presentarsi sul palco con una camicia da prete, prontamente strappata alla fine dell’intro, e una bibbia, incendiata durante le note introduttive, s’è più volte lanciato tra la folla per pogare e incitare i presenti a darsi da fare, dichiarando apertamente che il loro è uno show volutamente violento, per cui non si può stare seduti o in disparte ad assistere. Beh, come dargli torto? Quale sarà il destino del gruppo non sta a me dirlo. Non so se questa line up riuscirà a rimanere stabile, o se Tony licenzierà di nuovo tutti, fatto sta che il brano inedito presentato, “In a world without God” non mi è sembrato per niente male, per cui staremo a vedere. Di sicuro posso rassicurarvi sulla salute della band in sede live: sono degli schiacciasassi!
Tracklist:
WHERE IS YOUR GOD NOW
ICONS OF EVIL
SCORNED
FOREVER UNDERGROUND
HAMMER DOWN THE NAILS
IN A WORLD WITHOUT GOD
LET THE KILLING BEGIN
DECHRISTIANIZE
VENOM INC.È quasi l’una e mezza di notte quando finalmente, dopo un’attesa allucinante, salgono sul palco i
Venom Inc., e come prevedibile finalmente il Brancaleone è gremito in ogni suo spazio. Ammetto di aver provato un minimo di emozione e soddisfazione nell’essermi trovato finalmente sotto il palco calcato da quel mito che risponde al nome di
Mantas, un mio punto di riferimento in gioventù, nonché un personaggio che, nel bene e nel male, è stato fondamentale per la nascita e la crescita del metal estremo. Non da meno vedere
Abaddon entrare sul palco con l’immancabile bottiglia di Jack Daniel’s e gli inseparabili Ray-Ban, come se fosse imbalsamato e fermo ai primi anni ‘80. L’inizio è devastante, con “Rip ride”, “Leave me in Hell” e “Live like an angel (die like a devil)”, seguite a ruota da “Don’t burn the witch” e l’inno “Welcome to Hell”. Si capisce fin da subito che i nostri hanno una voglia incredibile di rompere culi questa sera. Sono gasatissimi, come fossero ventenni al debutto, non sbagliano una nota, sono coinvoltissimi e cercano in tutti i modi di instaurare un rapporto intimo con il pubblico, con Mantas che suona praticamente a bordo palco e non si infastidisce quando i ragazzi (compresi membri dei Nervochaos) salgono sul palco per lo stage diving, e
Demolition Man incazzassimo e soprattutto impegnassimo a punzecchiare i presenti, oltre che nello sfoggiare una prova vocale praticamente perfetta, ringhiosa e verace come non mai. Vi giuro che non mi sarei mai aspettato una grinta e un’attitudine a questi livelli, pensavo, vista l’età non più da sbarbatelli, di trovarmi davanti una band che si sarebbe limitata a svolgere il proprio dovere per portare a casa la pagnotta, e invece sono stato assolutamente smentito. Violenza, sudore, capacità di passare oltre gli incidenti tecnici (l’asta di Dolan che proprio non ne voleva sapere di rimanere in piedi dopo che uno stage diver l’ha scaraventata a terra durante il salto), sembrava davvero, grazie anche all’atmosfera raccolta e molto molto underground del Brancaleone, di stare in qualche locale scalcinato di Newcastle nei primissimi anni ‘80. Incredibile… I classici si susseguono: “Bloodlust”, “Poison”, “Buried alive”, “Warhead”, “7 gates of Hell”, “In nomine Satanas”… ma quanti ne hanno scritti di inni i Venom ad inizio carriera?? Purtroppo anche le cose migliori sono destinate a finire, quindi quando dopo “Sons of Satan” arriva la velocissima e micidiale “Witching hour”, mi rendo conto che siamo quasi agli sgoccioli. Sudato e soddisfatto sono più che certo che non siamo ancora alla fine, e infatti dopo pochissimo (forse vista l’ora tarda non l’hanno tirata troppo per le lunghe), il famelico trio torna sul palco per il massacro finale. Mantas attacca il riff, gli altri lo seguono, ed è subito “Black metal”, che scatena l’isteria collettiva. Per non parlare di cosa succede quando nell’aria si sprigiona il riff immortale di “Countess Bathory”, che pone il sigillo ad uno dei migliori concerti a cui mi è capitato di assistere negli ultimi tempi.
Tracklist:
RIP RIDE
LEAVE ME IN HELL
LIVE LIKE AN ANGEL (DIE LIKE A DEVIL)
DON’T BURN THE WITCH
WELCOME TO HELL
ANGEL DUST
RED LIGHT FEVER
BLACKENED ARE THE PRIESTS
CARNIVOROUS
7 GATES OF HELL
IN NOMINE SATANAS
BLOODLUST
POISON
BURIED ALIVE
RAISE THE DEAD
WARHEAD
SONS OF SATAN
WITCHING HOUR
BLACK METAL
COUNTESS BATHORY
Come ho detto all’inizio di questo articolo sicuramente dietro questo gruppo c’è un preciso scopo commerciale. Altrettanto sicuramente è più semplice conquistare una platea con una marea di classici a disposizione e non con i brani degli M-pire Of Evil, ma sapete cosa vi dico? Non me ne frega un accidenti! Ho avuto modo di vedere i Venom dal vivo al Faust Extreme Fest V nel 2014, e anche lì le emozioni non sono mancate. Rispetto a questa sera, però, ho trovato una band che punta il 90% sulla presenza di Cronos e sul suo immancabile carisma, visto che stiamo pur sempre parlando di un personaggio cardine della storia del metal. E forse dal punto di vista strettamente tecnico Rage e Dantè sono sicuramente più preparati di Mantas e Abaddon. Ma l’attitudine che ho riscontrato questa sera qui al Brancaleone è stata nettamente superiore a quella sera tra le colline toscane. Cronos sembra quasi inarrivabile, Mantas e Abaddon sono rimasti gli stessi tipi tranquilli di 35 anni fa, e per me non è una cosa da poco. In definitiva, chi vince la sfida a distanza tra le due formazioni? Secondo me nessuna delle due, ognuna ha delle peculiarità che l’altra non ha. Per come vivo io il metal ho preferito l’approccio più punk dei Venom Inc. rispetto a quello più serio e professionale dei Venom, ma stiamo parlando veramente del classico pelo nell’uovo. L’auspicio di tutti i presenti questa sera? Riuscire a rivedere i tre membri fondatori di nuovo insieme, magari per un tour di addio tra qualche anno (non me ne voglia Dolan, che adoro come personaggio e come voce, ma Cronos è sempre Cronos). Utopia? Chi lo sa, io ho imparato che nella nostra musica non bisogna mai dire mai. E nel frattempo spero…