PENTAGRAM + MOTHER’S CAKE + DOOMRAISER – 3 Ottobre 2016 – Roma
Il sogno di ogni doomster che si rispetti è diventato realtà grazie al lavoro svolto dai ragazzi di Hardstaff Booking (che ringraziamo per la disponibilità): gli storici
Pentagram in Italia per ben tre date! Noi di Metal.it abbiamo presenziato a quella di Roma, che inizialmente doveva ospitare anche gli Atomic Bitchwax. In seguito alla loro dipartita sono stati prontamente inseriti gli austriaci Mother’s Cake, già previsti per le date di Milano e Bologna.
Arrivati all’Init in perfetto orario per l’apertura dei cancelli, troviamo già una discreta folla in fila per entrare, sinceramente più numerosa di quanto potessimo immaginare. E la sorpresa della serata sarà proprio il massiccio afflusso di gente, che per Roma non è certo una cosa così scontata, a dimostrazione dell’importanza dell’evento e del seguito che, ancora oggi, possono vantare i
Pentagram, una vera e propria istituzione del doom.
In attesa di entrare si scambiano le solite quattro chiacchiere con vecchi amici, quando all’improvviso appare un Bobby Liebling in evidente stato confusionale. Si aggira nel piazzale antistante l’Iinit con aria circospetta, barcollando non poco, tant’è che tutti noi presenti lì fuori ci chiediamo come avrebbe poi affrontato lo show. Come vedremo più avanti, con una trasformazione degna di Dr. Jeckill e Mr. Hyde, sul palco sarà impeccabile. Ottimo mestierante? Personaggio curato fin nei minimi particolari? Vecchio rocker devastato a cui ormai le conseguenze di droghe e alcol non fanno più effetto? Chi può mai dirlo… secondo me si tratta di un gustoso mix di tutto questo, ma in realtà poco importa, a noi sta benissimo così…
photo: Roberto Alfieri
DOOMRAISERIl compito di dare inizio al rituale spetta ai romani
Doomraiser. Giocando in casa hanno dalla loro parte una grandissima fetta di pubblico, ma ridurre ad una questione meramente geografica il successo ottenuto nei 45 minuti a loro disposizione sarebbe un’ingiustizia nei confronti di una band che ha saputo costruire la propria carriera in maniera impeccabile, grazie a dischi ispiratissimi e live concert coinvolgentissimi. E questa sera non sono stati da meno, con una performance sanguigna e una professionalità che altre band italiche si sognano, tanto che alla fine della serata in molti erano convinti che il secondo posto in scaletta sarebbe stato più consono ai ragazzi romani che non agli austriaci. Nicola Rossi è il solito istrione e trascina la band con mestiere. Il muro sonoro messo su dai nostri è veramente notevole, tanto che in alcuni frangenti ci si chiede se il volume non fosse troppo alto (a volte le chitarre andavano un po’ in saturazione), ma d’altronde fa tutto parte del loro show, non se ne può fare a meno. Soltanto quattro i brani proposti, ma vista la lunghezza media delle loro composizioni è facile capire il perché. Il pubblico gremisce l’Init, il caldo inizia a raggiungere livelli indicibili, ma ciononostante lo show va avanti alla grande, confermando i
Doomraiser come una delle migliori realtà doom a livello europeo, e non sto scherzando. Groove, chitarroni, sudore, tutti fattori che contribuiscono alla buona riuscita dello show, che più che un concerto sembra un vero e proprio viaggio lisergico, che trova il suo climax e anche la sua conclusione nella splendida “Like a ghost”.
Tracklist:
DIO INVERSO (REVERSE)
ANOTHER BLACK DAY UNDER BLACK SUN
THE AGE OF CHRIST
LIKE A GHOST
MOTHER’S CAKEA questo punto la curiosità di ascoltare i
Mother’s Cake si fa sentire, se non altro perché non ho la benché minima idea di cosa diavolo suonino, lo ammetto, e in giro su internet avevo letto buone cose su di loro. Il gruppo è formato da voce/chitarra, basso e batteria/voce, formazione ridotta all’osso, quindi, che non permette di certo grandi arrangiamenti. Ed infatti è proprio così, i brani sono molto scarni e diretti, la band punta tutto sul groove, che effettivamente è tanto, grazie ad un dramme veramente picchiatore, e al basso distorto quasi più di quello di Lemmy. La proposta è uno strano mix di retro rock, prog, funk e hard rock, che se a primo impatto può risultare gradevole, alla lunga soffre abbastanza della mancanza di vere e proprie idee. Non puoi basare i tuoi brani solo ed esclusivamente sull’impatto sonoro, se questi non hanno anche una degna base alla lunga finiscono per non lasciarti nulla, se non un gran mal di testa. Ma la cosa più fastidiosa, sicuramente, resta la voce del singer Yves Krismer, in possesso di un timbro talmente adolescenziale da risultare molesto già alla fine del primo brano. Insomma, la prova dei nostri passa via abbastanza incolore, e ne è dimostrazione il fatto che la sala si svuota per più della metà e tutta la gente che prima era dentro per assistere allo show dei Doomraiser ora è fuori a fumare, bere, chiacchierare, etc. Le dinamiche dei tour le conosciamo un po’ tutti, ci sono ottime possibilità che il trio austriaco si sia accaparrato lo slot libero pagando bei soldoni per seguire i Pentagram, ciò non toglie che da un punto di vista puramente musicale i
Mother’s Cake avrebbero dovuto fare da roadie ai Doomraiser. Ma si sa, l’esterofilia e i soldi prevalgono sempre sulla vera qualità della proposta…
PENTAGRAME alla fine ci siamo, l’Init è pieno quasi del tutto, lo spettacolo sta per cominciare, ora salire sul palco tocca ad una vera e propria leggenda del metal, i
Pentagram! Band dalla storia travagliatissima, è riuscita in ogni caso a lasciare dei segni tangibili per la nascita e lo sviluppo del doom, con album basilari per il genere. Alcune voci riguardanti precedenti concerti del combo americano non mi facevano ben sperare sulla riuscita dello show di stasera, invece Bobby Liebling e soci hanno spazzato via ogni dubbio con un’esibizione da urlo. E per mettere subito le cose in chiaro ci sparano una doppietta da cardiopalma: “Death row” e “All your sins”. È poi la volta di un brano estratto dal nuovo disco, “Close the casket”, che questa sera sarà tenuto ben in considerazione, visto che saranno ben cinque i brani proposti, ma poi si torna subito a fare sul serio con una serie di classici intramontabili: “Sign of the wolf”, “When the screams come”, “Broken vows”, “Sinister”. Quando si hanno a propria disposizioni pezzoni del genere è facile prendere in mano la platea e traghettarla per tutta la durata dello show. Ma ai nostri non basta crogiolarsi sugli allori, vogliono dimostrare di essere più che in forma e lo fanno decisamente bene. Victor Griffin macina riff su riff e si lancia in assoli dal gusto decisamente vintage, mentre la sezione ritmica sostiene il tutto con una potenza devastante. E Bobby? Ricordate quanto scritto in apertura? Beh, nonostante ogni tanto abbia qualche cedimento, per il resto è in formissima, sfodera una prestazione vocale impeccabile, e soprattutto crea uno show nello show, con una mimica allucinante (e allucinata), delle espressioni da premio oscar, un look di altri tempi (sembra quasi il Salvador Dalì del metal). E tutto questo alla bell’età di 62 anni! Purtroppo anche le cose belle hanno una fine, ed è così che, dopo aver abbandonato il palco per pochi minuti, la band torna on stage per la tripletta finale, e con “20 buck spin” pone il sigillo ad un concerto che, ne sono certo, resterà vivido nella memoria dei presenti per molti mesi a venire.
DOOM ON!
Tracklist:
DEATH ROW
ALL YOUR SINS
CLOSE THE CASKET
SIGN OF THE WOLF/SINISTER
FOREVER MY QUEEN
THE TEMPTER PUSH
WHEN THE SCREAMS COME
DEAD BURY DEAD
CURIOUS VOLUME
DYING WORLD
DEVIL’S PLAYGROUND
RELENTLESS/BROKEN VOWS
LAST DAYS HERE
BE FOREWARNED
20 BUCK SPIN