(09 febbraio 2018) Steven Wilson @ Teatro Degli Arcimboldi (Milano)

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Provincia:MI
Costo:a partire da 40,25 €
Ho visto Steven Wilson dal vivo l'ultima volta nel 2015, a Cremona al Teatro Ponchielli. Quello per me è stato un concerto importante per tanti motivi che non sto ad elencare, e ricordo di essere andato via soddisfatto ma non al 100%. Ricordo anche con precisione i motivi della mia insoddisfazione: mancavano Guthrie Govan e Marco Minnemann; Craig Blundell non aveva né la classe di Gavin Harrison, né la "pacca" del sopracccitato Minnemann; Dave Kilminster era più fumo che arrosto. In compenso audio e luci erano perfetti, Adam Holzman mi aveva fatto sognare e Nick Beggs aveva dimostrato ancora una volta di essere il vero istrione sul palco nonostante "l'aura sacrale" che avvolgeva Wilson.

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Cos'è cambiato quasi 3 anni dopo? Non molto a dire il vero. Da un lato si è acuita questa sensazione per cui ormai il genietto britannico preferisce circondarsi di turnisti piuttosto che di una vera band (io li ricordo bene i live dei Porcupine Tree, e la situazione era decisamente diversa), dall'altro la sua fama ha raggiunto livelli tali da consentirgli con facilità di fare sold-out al Teatro Degli Arcimboldi in una piovosa serata milanese. Adam Holzman rimane un fenomeno incompreso (su "Regret #9" ha dato la m***a al 90% degli pseudo-tastieristi prog in circolazione), Craig Blundell continua a non piacermi (chirurgico sul timing, decisamente inadeguato sulle timbriche - immaginate Portnoy, ma a tempo), Nick Beggs pareva piuttosto svogliato (pazienza) e il nuovo arrivato Alex Hutchings non mi pare che si sia ancora ambientato a dovere (nonostante sulla carta sia un altro Guthrie Govan, come se ne esistesse uno). Detto in altro modo: con questi musicisti non credo che Steven Wilson si sarebbe potuto mai permettere un altro "live-in-studio" alla stregua di "The Raven...".

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Esagero io? Forse sì. Quel che è certo è che i brani del nuovo "To The Bone" funzionano meglio su disco che dal vivo (5 secco all'introduttiva "Nowhere Now"), mentre gli estratti da "Hand.Cannot.Erase." sono stati resi proprio bene (10 e lode a "Home Invasion"). È stata anche l'occasione per riascoltare perle indimenticate dei Porcupine Tree come "The Creator Has A Mastertape", "Arriving Somewhere But Not Here" o "Lazarus" ma per i motivi di cui sopra è stato quasi come sentire "un tributo" alla band inglese, non so se mi spiego. Luci, video e proiezioni olografiche di prima classe non oscurano Steven Wilson che lascia intendere di avere un'altissima considerazione di sé; il pubblico ne è convinto e glielo fa credere, anche quando l'artista spara a zero sul pop contemporaneo - a Justin Bieber non le ha mandate di certo a dire. Lo stesso pubblico è molto preparato e competente, tanto da riuscire ad andare a tempo con gli applausi anche sui tempi dispari, cosa non da poco. L'estenuante set (interrotto da una pausa da 15 minuti) si conclude con il trittico "Even Less"/"Harmony Korine"/"The Raven...", passato, presente e futuro di questa istituzione prog contemporanea di nome Steven Wilson.

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Mi sento fan prima che reporter (anche perché i biglietti me li pago praticamente tutti, ndr), e come fan mi sarei aspettato un concerto diverso, meno "supponente" e distaccato: è chiedere troppo?

Setlist:
Nowhere Now
Pariah
Home Invasion
Regret #9
The Creator Has A Mastertape (Porcupine Tree)
Refuge
People Who Eat Darkness
Ancestral
Arriving Somewhere But Not Here (Porcupine Tree)
Permanating
Song Of I
Lazarus (Porcupine Tree)
Detonation
The Same Asylum As Before
Heartattack in a Layby (Porcupine Tree)
Vermillioncore
Sleep Together (Porcupine Tree)
Encore: Even Less (Porcupine Tree) + Harmony Korine + The Raven That Refused To Sing
Report a cura di Gabriele Marangoni

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