Secondo appuntamento di rilievo (dopo i Brutal Truth di un paio di settimane fa) qui a Genzano, al PalaRockness, con la calata italica dei
Deicide.
Come per lo scorso concerto la Extreme Agency ha messo su un vero e proprio festival, con ben cinque band a supportare il gruppo di Benton.
La prima cosa che salta agli occhi è un’affluenza di pubblico non proprio delle grandi occasioni. Sinceramente mi aspettavo molte più persone, visto che i Deicide mancavano in Italia da un bel po’. Il fatto che si trattasse di un Giovedì e i recenti avvenimenti (date annullate, o suonate con un sostituto improvvisato, a causa dei problemi personali di Benton) evidentemente hanno avuto il loro peso e sicuramente hanno contribuito a far rimanere a casa un bel po’ di gente. L’incertezza non aiuta mai in questi casi… In ogni caso a fine serata il PalaRockness risulterà sufficientemente pieno e il pogo sotto al palco sarà costante e violento, come tradizione vuole in appuntamenti di questo tipo. Unico vero neo della serata il fatto che il tutto sia cominciato con due ore di ritardo, ma si sa che imprevisti di questo genere sono all’ordine del giorno quando si organizza un concerto…
Ad aprire le danze sono stati chiamati i
REALITY GREY, che ci hanno regalato quattro brani più una cover dei Dying Fetus, per una mezz’oretta scarsa di death metal ben suonato e interpretato. Ricordavo la band più legata a lidi melodici, invece in questa esibizione ho avuto come l’impressione che i nostri vogliano cambiare leggermente il tiro verso sonorità più brutal. In ogni caso una buona prestazione la loro, anche se il pubblico un po’ tiepido di certo non ha contribuito a renderla memorabile. Tra i brani proposti ha spiccato senz’altro “Never again”, seguita a palla da “Praise the lord” dei già citati Dying Fetus, che ha aiutato a scaldare un po’ gli animi dei presenti.
Il tempo di cambiare la strumentazione e salgono sul palco i
SENTENZA, che son scesi qui a Roma addirittura da Treviso. Ammetto che non avevo mai sentito parlare di questa band, che a causa dei tempi ridotti è costretta a suonare solo quattro brani (pur essendo solo all’inizio si accusa il ritardo iniziale a cui accennavo prima). Anche loro si muovono su territori death metal, però sinceramente non hanno dato vita ad una gran prova. Un po’ banali i brani, poco incisiva l’esecuzione, la ventina di minuti a loro disposizione vola via senza lasciare segni particolari, nonostante il tentativo del cantante Igor, non riuscito, di coinvolgere le persone presenti. Rimandati…
Si cambia città (Bologna) e genere (una sorta di black metal con chiare influenza gothic e più velati richiami al death) con gli
ANGEL OF ANGER. I suoni continuano ad essere alquanto approssimativi, ma d’altra parte le prime band non hanno avuto il tempo di effettuare il sound check, e in questo caso a risentirne di più è una delle due chitarre nelle parti pulite, con un suono quasi ridicolo. Nonostante ciò la band guidata dalla appariscente Andred ce la mette tutta, anche se a dire il vero le cartucce a loro disposizione non sono tra le migliori. La band scimmiotta un po’ troppo gli Opera IX del periodo Cadaveria, e appare evidente anche quanto la singer si rifaccia alla sua ben più nota collega, senza però riuscire ad avere il suo carisma e il suo fascino. I brani anche risultano alquanto anonimi, forse perché la loro dimensione ideale non è quella live e rendono meglio su cd. Fatto sta che i presenti non sono apparsi particolarmente coinvolti dalla loro esibizione.
Sicuramente molto più coinvolgenti e a proprio agio appaiono i
CLINICAMENTE MORTI, band leccese già vista in azione qualche giorno fa di supporto ai Brutal Truth e impegnati a promuovere il loro ultimo lavoro in studio “7”, incentrato sui sette peccati capitali. Come dicevo l’esperienza accumulata nell’ultimo periodo si fa sentire decisamente, la band ci sa fare e il loro death metal dalle forti influenze thrash colpisce nel segno. Si parte in quarta con “Schiavo di avidità” e Nico inizia a vomitare sui presenti tutta la sua rabbia. Rispetto alle band che li hanno preceduti i suoni iniziano a migliorare e il tempo a disposizione aumenta un po’, e la band dà l’impressione di non voler sprecare l’opportunità che ha. Il pubblico recepisce bene la loro proposta e si iniziano a scaldare gli animi, anche se in molti scalpitano e vogliono arrivare subito a vedere i Deicide. Di sicuro i migliori del lotto delle band di apertura fino a questo momento…
Già, perché a salire sul palco tocca ora a quella macchina da guerra che risponde al nome di
NATRON, e la differenza con le giovani band che li hanno preceduti si sente tutta. Il gruppo guidato dall’inossidabile Max distrugge palchi in giro per l’Europa ormai da anni ed anni e non ha certo bisogno di presentazioni. Il brutal proposto dai nostri è di quello letale, chirurgico, ma al tempo stesso coinvolgente. E proprio nei nuovi brani ho notato un maggiore uso dei “tupa-tupa” rispetto ai blast beat, fattore che dona ulteriore dinamicità ai pezzi e sicuramente maggior coinvolgimento in sede live, dove la gente si può scatenare più liberamente sia in fase di headbanging che di pogo. E a proposito di questo, iniziano a starci le prime vittime, con i ragazzi nel pit sempre più scatenati. Nicola Bavaro si dimostra degno sostituto di Mike Tarantino, con un’attitudine più in your face e una voce meno mono corde. Solita prova disumana dei veterani Max e Domenico, che a causa di riff veramente cervellotici resta forse solo un po’ troppo fermo e appare meno coinvolgente di Alyosha, che nonostante pesti duro sul basso riesce comunque a divertirsi e divertire. Tra ripescaggi e nuovi brani si arriva purtroppo alla fine del concerto, anche perché sfortunatamente i nostri sono stati costretti a tagliare brutalmente la scaletta a causa di una novità non prevista e di sicuro non molto ben accetta dalla band barese.
Steve Asheim, infatti, ha ben deciso di far suonare qualche brano anche ai suoi
COUNCIL OF THE FALLEN, non previsti in scaletta, motivo per cui Max è soci gli han dovuto, a malincuore, lasciare il palco. Tre o quattro i brani proposti, molto tecnici e articolati, ma non molto d’impatto a dirla tutta. Tra l’altro lo scream di Kevin Quirion non convince particolarmente e in molti si chiedono se non fosse stato meglio far continuare i Natron prima della salita on stage degli headliner della serata. Sinceramente un fuori programma evitabilissimo, sia perché arrivato dopo la prova devastante del gruppo pugliese, sia perché, a questo punto, la gente reclama a gran voce il piatto forte della serata.
E alla fine ci siamo… Steve, Kevin e Jack Owen (che ha suonato anche con i COTF) sono già on stage, e quando dalla scaletta che mette in comunicazione il camerino (posto esattamente sopra il palco) scende Glen Benton, un boato lo accoglie. Il tempo di attaccare il jack del basso e di provare il volume della voce e i
DEICIDEattaccano in quarta con “Deicide”, appunto… “Dead by dawn” e “Once upon the cross” seguono a ruota e mostrano una band in forma, che sembra aver superato alla grande i problemi organizzativi di cui parlavamo in apertura.
I pezzi si susseguono senza inghippi, Glen è in formissima e riversa rabbia sul pubblico come solo lui sa fare… eppure man mano che si va avanti un dubbio inizia a insinuarsi nella mia mente… c’è qualcosa che non quadra rispetto all’ultima volta che li ho visti qualche anno fa… la band è in forma, suona bene, il sound è quello giusto… ma mancano i fratelli Hoffman…
Jack Owen sarà anche un ottimo chitarrista, ma sembra un ragioniere in vacanza, Kevin Quirion svolge il suo compito in maniera magistrale, ma è scialbo come pochi. I Deicide non sono solo un gruppo musicale, per anni hanno significato molto di più, e la cattiveria dei due fratelli on stage non può essere sostituita molto facilmente, anche se le due asce sono forse migliori da un punto di vista tecnico. In questo genere l’attitudine conta moltissimo, e questa sera ne abbiamo avuto la conferma.
Ad ogni modo, tra una “When Satan rules this world” e una “Bastards of Christ” ci avviamo al trittico finale composto da “Lunatic of Gods creation”, l’acclamatissima “Kill the Christians” e “Sacrifical suicide”. Il concerto è finito, la band sale su in camerino, e da lì l’unico a non uscirne più finché tutta la gente non ha abbandonato il locale sarà, ovviamente, proprio Glen, che dimostra ancora una volta di avere un caratterino niente male.
I Deicide sono tornati, sono in forma, ma siamo sicuri che abbiamo a che fare con la vecchia band di una volta?
Ad ogni modo stasera hanno dato vita comunque ad un ottimo show e la gente se n’è tornata a casa soddisfatta... per lo più...