Qualche mese fa lessi di sfuggita uno di quegli annunci che ti mettono di buon umore. Per la prima volta, in cinquant’anni di carriera, infatti, i seminali
COVEN sarebbero sbarcati in Italia per ben tre date, e addirittura una di queste nella capitale. Ovviamente ho subito deciso che non avrei potuto lasciarmi scappare l’occasione, e quindi eccomi qui a Roma, in una delle giornate più calde di questa estate 2019.
Purtroppo quello che poteva essere un piccolo evento, si trasforma come sempre in una mattanza, perché organizzare un concerto al chiuso a Roma nel pieno dell’estate è veramente una follia, a maggior ragione se la tanto decantata “aria condizionata a palla” in realtà è poco più di un lieve venticello, e gli altrettanti decantati “prezzi modici” per food & drink sono tutto tranne che modici. Per questi motivi e per prendere ogni tanto una pausa dovuta (non sono un robot), mancano un paio di gruppi in questo report. Non me ne vogliate…
Veniamo al bill… Compresi gli headliner, i gruppi presenti quest’oggi al
SOUTH OF HEAVEN FEST dovevano essere ben dieci! In mattinata, però, si era già a conoscenza del fatto che i
Gorilla Pulp non avrebbero più partecipato, non so per quale motivo, e purtroppo in serata anche un altro gruppo non riuscirà ad esibirsi, ma ci arriveremo a breve. Per il resto, ci sono nomi più o meno noti della scena nostrana, più ovviamente i
Demon Head, che accompagnano i
Coven in tutto il loro tour europeo.
GHOST OF A COSMONAUT
Si parte con i
Ghost Of a Cosmonaut, un trio stoner formato da ex membri di Doomraiser, The Foreshadowing e Belladonna. Visti i nomi coinvolti mi aspettavo molto di più da loro, invece mi sono trovato davanti ad uno stoner abbastanza innocuo, e ho notato che i nostri hanno puntato praticamente tutto sul muro di suono, mettendo in secondo piano melodie e arrangiamenti. Niente di entusiasmante in definitiva…
ARS ONIRICA
Si passa al depressive black doom degli
Ars Onirica, e anche in questo caso forse a causa delle mie aspettative piuttosto alte, sono rimasto poco colpito dalla proposta della band romana, che dal vivo non rende quanto in studio. Piccola chiosa: io non sono affatto un tipo che si attacca a questioni estetiche, ma una band che propone queste sonorità dovrebbe badare un po’ di più al proprio look e a creare la giusta atmosfera quando sale on stage. My two cents…
HURZ
Ed eccoci al fattaccio. Gli
Hurz sono già sul palco a montare i loro strumenti quando gli viene comunicato dall’organizzazione che a causa dei ritardi accumulati tra soundcheck iniziale e linecheck dei precedenti gruppi, il tempo a loro disposizione sarebbe stato di soli 10 minuti. Vedere il trio prendere una decisione al volo, smontare i propri strumenti, e decidere (giustamente) di non suonare più, non è stata una bella cosa. Problemi che sicuramente possono starci in un festival con dieci band, ma nessuno ha capito come mai a rimetterci sarebbero dovuti essere soltanto loro. Solidarietà, quindi, agli
Hurz, perché nel 2019 ci si aspetta di non dover più assistere a questioni di questo tipo
THE OSSUARY
È ora il momento di una delle migliori band del bill odierno, e cioè i baresi
The Ossuary. Il loro è un heavy metal classico pregno di blues e sonorità anni ’70. Ovviamente l’esperienza dei musicisti coinvolti è palpabile (stiamo parlando di ex membri degli storici Natron), e se ci aggiungiamo una capacità innata nel creare melodie vocali e riff che ti entrano subito nel cervello, ecco spiegato l’enorme successo del loro show. Impeccabili dal punto di vista esecutivo, riescono a coinvolgere l’audience e a portarsi a casa, secondo il mio modesto parere, lo scettro di vincitori morali dell’intera giornata, eccezion fatta per gli headliner, ovviamente. Decisamente un gradino più in su degli altri, tant’è che personalmente li avrei messi subito prima dei
Demon Head in scaletta…
CIRCLE OF WITCHES
Quindici anni di carriera hanno fatto meritare ai
Circle Of Witches il terz’ultimo posto in scaletta nel bill. Posizione meritata? Per certi versi sì, per altri un po’ meno. Sicuramente l’esperienza si sente, e i nostri cercano in tutti i modi di creare la giusta atmosfera, con tanto di tuniche, candelabri e orpelli vari. Musicalmente parlando, però, a mio parere manca quel quid in più che è lecito aspettarsi da un gruppo con questi anni di vita sulle spalle. Il loro doom è ‘sporcato’ da sonorità più classicamente heavy, ma manca leggermente di personalità, per cui alla fine del concerto ti resta pochino addosso. Bravi, professionali, ma non hanno spiccato particolarmente…
DEMON HEAD
Siamo quasi in dirittura d’arrivo e quindi è giunta l’ora per i
Demon Head di calcare le assi del palco del Teatro Lo Spazio. La band è relativamente giovane, è in giro solo dal 2012, ma sa già il fatto suo ed ha già all’attivo tre full length. Il mix di doom e occult rock funziona abbastanza bene e anche i ragazzi presenti nel teatro dimostrano di apprezzare. Personalmente anche in questo caso c’è qualcosa che non mi convince fino in fondo, ma in ogni caso riconosco lo spessore dello show dei danesi. Pignoleria a parte, il concerto fila via senza intoppi e si percepisce l’esperienza maturata in tour dalla band. Un buon antipasto prima che un pezzo di storia dell’occult rock faccia la sua comparsa sul palco.
COVEN
Mentre i tecnici sistemano la backline e danno gli ultimi ritocchi al palco, due loschi figuri portano on stage una bara e la sistemano al centro del palco, in piedi. Passano diversi minuti, una decina abbondanti, prima che la band faccia il suo ingresso in sala e la bara si apra. Come prevedibile dal suo interno esce fuori la sensuale
Jinx Dawson, fasciata in un completino all black con tanto di mantello svolazzante e una maschera che le copre il volto per tutto il primo brano. La sua voce non è cambiata di una virgola, nonostante i sessantanove anni suonati che ha raggiunto, mentre ci sono diverse cose che non vanno, secondo me, per quanto riguarda la band che l’accompagna. Già, perché
Jinx è rimasta l’unica della formazione originale, il resto del gruppo è formato da ragazzetti sicuramente in gamba per quanto riguarda il lato puramente tecnico, chitarrista e batterista in particolare, ma ai quali manca totalmente l’attitudine giusta per interpretare i capolavori che stanno suonando. Il bassista in particolare non mi è piaciuto per niente. Il basso è sempre stato l’elemento principale del sound della band, l’elemento che amalgamava tutto e spingeva i brani. Questa sera è stato suonato maluccio, aveva un suono orrendo, e le variazioni che sono state inserite erano del tutto fuori luogo. In generale, l’impressione che ho avuto, e che mi è stata confermata da più di uno dei presenti, è che ognuno di loro sapesse a manetta la propria parte, ma il sound generale venisse fuori scollegato, come se ognuno suonasse per fatti suoi e non riuscisse a creare il giusto amalgama con gli altri. Finita la disanima puramente tecnica, lascio parlare per un po’ il fan. Ascoltare brani immortali come “
Black sabbath”, “
For unlawful carnal knowledge”, “
White witch of Rose Hall”, “
Coven in charing cross” o “
Wicked woman” fa venire letteralmente la pelle d’oca, anche e soprattutto perchè, come già detto prima, la voce di “
Jinx” è ancora assolutamente magnetica e sensuale, e riesce, da sola, a dare quel valore aggiunto che li ha resi quello che sono: capolavori!
A notte fonda si arriva così alla fine dello show, sudati fradici ma soddisfatti, tutto sommato, nonostante le perplessità di cui abbiamo appena parlato.
Jinx si dilegua (sarà tornata nella sua bara?), noi lasciamo il Teatro Lo Spazio e continuiamo la sauna all’esterno. In definitiva com’è stato questo
SOUTH OF HEAVEN FEST? Sulla carta era molto interessante, nella pratica 2 o 3 gruppi in meno, per lasciare più spazio agli altri, e una selezione migliore delle band presenti, secondo me avrebbero giovato alla riuscita del festival, ma si sa, col senno di poi è tutto più semplice. Prima di chiudere, un ringraziamento a Etrurian Legion Production, Morrigan Promotion e Kamelia Production per la disponibilità dimostrata nei confronti di www.metal.it, e a Jennifer Venuti per le bellissime foto.
JennyV. Foto Facebook