Per una sera mi è sembrato di tornare ai tempi pre-covid.
Certo, più gomiti che mani, e va bene così. Il perché non c'è bisogno di spiegarlo. Tuttavia alla
Factory di San Martino Buon Albergo (VR), venerdì 19 novembre si è consumato il “compleanno” di
Andromeda Relix, l'etichetta rock/metal portata avanti da una delle firme più importanti del panorama musicale italiano:
Gianni Della Cioppa.
Per chi, come il sottoscritto, ha la fortuna di conoscerlo non c'è bisogno di dire che Gianni ha un entusiasmo che cozza con i suoi 58 anni. Ma, per fortuna, chi vive la musica subitaneamente ha questa energia che spesso altri esseri umani non hanno. Bando alle ciance però.
The Factory accoglie bene l'ascoltatore, con uno spazio pensato appositamente per i live. Testimonianza ne sono anche i suoni, ottimi per tutta la durata dell'evento.
Bruce Turri dietro il bancone dispensa birre mentre si apprestano a suonare gli opener della serata, quei
Fallen Angels che hanno pubblicato il loro nuovo album “
Otherside” proprio con Andromeda Relix.
Ed è lì che i quattro, con l'aggiunta di un nuovo bassista ben calato nel ruolo e già in linea con il batterista, pescano. Tra il singolo “
Merchant in the middle” e la titletrack i ragazzi dispendano un rock ad ampio respiro, con i riff di
Ste a sottolineare la bravura dei Fallen Angels. Il loro live è breve ma intenso, e fa capire agli accorsi che c'è carne sul fuoco, e non fuma.
Matty Malnatt guida il gruppo cercando di smuovere i cuori con la sua voce, sia cantando che arringando il pubblico.
Buono l'inizio dei
Nirnaeth, band che dal 1990 (!) suona in quel di Bergamo e dovunque le capiti. La perizia tecnica è fuor di discussione, soprattutto del chitarrista solista. E se stona un po' che il cantante legga i suoi stessi testi dal leggio, mi è piaciuto il fatto che gli ormai ex ragazzi parlino di tematiche interessanti come la sostenibilità ambientale.
Durante la loro, buona lo ripeto, performance ho più volte sperato in un'accelerazione nei bpm. Ma si tratta di gusto personale. Eccellente anche la prova del batterista.
Ancora meglio i
Black Reflex, cazzutissimi e con molta meno esperienza come complesso rispetto all'act precedente.
La voce perentoria di
Francesca Battistini è sostenuta da un gruppo particolarmente esperto. L'hard rock è la base su cui si innestano anche riff simil thrash, sostenuti da un batterismo intenso. In “
You know the name” il substrato chitarristico rimanda addirittura alla memoria i raddoppi tipici di certo swedish death melodico. Molto bene.
Ma i veri protagonisti della serata sono i
Dark Ages.
Band veronese dedita ad un prog metal personale e ben proposto. Svettano la prova batteristica di
Carlo Busato e il chitarrismo dell'unico componente storico rimasto dai primi anni '90:
Simone Calciolari. Se in alcuni passaggi si sente un retroterra Dream Theateriano (e scusate se è poco), la personalità del quintetto non tarda a farsi sentire.
L'ottantina di paganti sono la ciliegina sulla torta di una serata riuscita.
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