E alla fine il
Rock The Castle 2022 si è realmente tenuto dopo un paio di anni davvero bui per questo settore, che sia uno dei tanti segnali di un possibile ritorno alla normalità? Lo vedremo con il tempo, intanto spendo volentieri un paio di parole sulle prime due giornate di questo evento.
Parto subito dalle note dolenti, ovvero i prezzi di cibo, bevande e merchandising:
- 5€ le patatine fritte
- 7€ gli hot dog e la Heineken
- 10€ panini/hamburger/piadine
- 8€ le birre "speciali" (una Moretti bianca e un’altra birra Rossa)
- magliette che oscillavano dai 25€ fino ai 40€
- 4€ le bibite
Per fortuna l’acqua era gratis (da prendere con il bicchiere riutilizzabile) e il sistema dei punti acqua in generale ha funzionato bene, con code e attese mai tanto lunghe. Tanto di cappello per questo anche perché è stata decisamente una manna dal cielo visto il caldo delle giornate (della seconda in particolare).
- Un solo banchetto di cd e vinile (della
Scarlet) e un banchetto di libri musicali, dell’infaticabile
Tsunami.
Visti i prezzi immagino che siano stati in molti che hanno cercato di andare al risparmio il più possibile dentro al castello visto che non si poteva uscire e rientrare liberamente, per poi riversarsi nella sagra di paese per mangiare e bere a buon mercato dopo le singole giornate.
La location del Castello Scaligero è davvero molto bella e abbinata a certe proposte (come
Grand Magus o
Blind Guardian), è molto suggestiva, inoltre, seppur i punti d’ombra fossero scarsi, sull’erba si stava bene.
Ultima considerazione generale: i suoni erano davvero ottimi e a parte la prima canzone dei
Grand Magus senza chitarra e mezza canzone delle
Girlschool senza voce, è andato tutto liscio e questi disguidi sono stati immediatamente risolti, quindi complimenti!
Prima band della prima giornata i
Sadist e che si può dire al riguardo? Mezz’ora per loro è un po’ pochino per gustarseli realmente, tra l’altro la loro ultima incarnazione ha il vento in poppa vista la sezione ritmica figlia di
Obscura/
Necrophagist che ha partorito il buonissimo
“Firescorched” ed è un peccato perché avrebbero meritato più spazio. Bisognerebbe valorizzare di più le eccellenza nostrane.
Per quello che è durata è stata una bella esibizione, con il buon
Trevor ad essere sempre un personaggione e quel virtuoso di
Tommy Talamanca dividersi tra chitarra e tastiere.
Si prosegue con i
Grand Magus, band svedese che per chi non li conoscesse, dai suoi esordi Doom Metal virò senza tanti ripensamenti ad un roccioso e battagliero Heavy/Epic/Power che è proprio dal vivo che rende al meglio: e dannazione, me li sono proprio goduti in effetti!
Entusiasmanti e coinvolgenti per i pochi che hanno assistito al loro concerto, i
Grand Magus oggi sono tra i massimi alfieri del “True Metal”.
Spero con tutto il cuore di rivederli dal vivo perché con loro si respira una forte attitudine, oltre che per la bellezza intrinseca delle canzoni: dopotutto pezzi come
“Hammer of the North”,
“Steel vs Steel”,
“Iron Will” o
“Sword of the Ocean” scaldano il cuore a chiunque ami determinate sonorità!
Se con le prime due band il caldo si faceva sentire, durante i preparativi per i
Death SS, il tempo è cambiato è il cielo nuvoloso ci ha permesso di respirare.
Mi tolgo le vesti del fan e scrivo quanto segue: seppur i
Death SS rendano al meglio in altri contesti (con più tempo concesso a loro anche), c’è da dire che la nuova incarnazione del gruppo di
Steve Sylvester (che non poco tempo fa ha dovuto sostituire ben tre membri di una line up oramai bella rodata) si è fatta valere ed è tra le realtà Metal italiane ad avere un vero respiro internazionale.
Questa formazione con il tempo sarà sicuramente più affiatata, ma già da ora i si possono cogliere i frutti, con il nuovo chitarrista che ho trovato molto a suo agio.
Spettacolino erotico/blasfemo in
“Zora” e
“Heavy Demons” si cantava e si pogava, poi io personalmente con l’antica
“Chains of Death” sono letteralmente esploso di felicità.
Scaletta pregna di classici della prima ora e con pezzi come
“Zombie”,
“Baphomet”,
“Inquisitor”,
“Kings of Evil”,
“Cursed Mama”,
“Horrible Eyes” o
“Family Vault” si può veramente allungare delle critiche a
Steve e soci?
Gran carisma e dimostrazione di superiorità rispetto a tantissime realtà.
Il mal tempo (relativo ad un cielo nuvoloso e ad una pioggerellina molto leggera) è continuato pure con i
Venom e meno male visto che
Cronos e soci sono stati DE-VA-STAN-TI!
Un pogo micidiale, che cominciava quasi sempre prima che le stesse canzoni iniziassero, un manipolo di fedelissimi attorniato da un pubblico posseduto: si è cominciato con
"Black Metal" ed è venuto l'inferno sulla terra, poi hanno fatto un sacco di canzoni dei primi due album, il singolo
"In Nomine Satanas" e un paio di canzoni più recenti. Il devasto puro. Io per i
Venom non ho proprio parole. Il male, il male vero, il satanismo becero e infantile, il Punk/Metal più ignorante e grezzo che ci sia.
Qualcuno potrebbe dire che
Cronos fa la cover band di sé stesso, per carità, può anche essere vero, ma finché lo fa così bene…
Con i classici degli anni d’oro si era su di giri, ma non è che con le canzoni più recenti si fosse più calmi e tranquilli:
“Bring Out Your Dead” dal vivo rende che è una bellezza, poi la doppietta
“Long Haired Punks” e
“The Death of Rock ‘n’ Roll” ha ben rappresentato un disco che apprezzo molto,
“From The Very Depths”.
Esibizione intensa, diretta e con nessun fronzolo di sorta.
Dopo i
Venom ecco giungere i
Blind Guardian, con uno show speciale nel quale risuonano per intero tutto quel gioiello di
“Somewhere Far Beyond” più qualche altra chicca (come
“Valhalla”), come detto in apertura ho trovato molto azzeccata la mossa di prendere questo gruppo per farlo suonare all’interno delle mura del castello e poi vuoi pure per l’orario, con un sole che si stava riaffacciando timidamente e un fresco venticello ad allontanare le nuvole, con il tramonto che poco a poco si avvicinava è stato ancora più bello.
L’esibizione dei
Blind Guardian è stata di alto, altissimo livello, poche le sbavature e come prevedibile l’affetto e la partecipazione calorosa del pubblico non è assolutamente mancata con i
Bardi di Krefeld: il culmine emotivo se vogliamo si è raggiunto probabilmente con
“The Bard’s Song – In The Forest” e
“The Bard’s Song – The Hobbit”. Una simbiosi tra band e pubblico che in pochi possono vantare e questi power metallers tedeschi sono tra questi pochi.
Un affetto e un calore assolutamente meritati vista la loro carriera e seppur non tutti i dischi siano riusciti molto bene, dal vivo comunque il gruppo rende davvero bene e anzi,
Hansi era proprio in stato di grazia!
Ed ecco che si giunge all’headliner della prima giornata, ai storici e di recente riformatisi
Mercyful Fate!
Al di là di qualche battutina scema (“Mercyful Fake” ecc) il gruppo capitanato da
King Diamond è stato praticamente perfetto.
Dalla scaletta incentrata sui primi due incredibili album, con la sola eccezione dell’apprezzabile inedito
“The Jackal Of Salzburg”, dai suoni nitidi e potenti che hanno saputo valorizzare i vari intrecci chitarristici (sempre un fiore all’occhiello dei
Mercyful Fate ma pure dei
King Diamond), alla voce del Re Diamante che ti lasciava a bocca aperta (ma che diamine, ha fatto un patto col diavolo?!), alla scenografia molto curata… tutto era perfettamente e dannatamente riuscito alla perfezione.
Il pubblico era in fibrillazione (e con canzoni come
“Curse Of The Pharaohs” c’era il delirio), certo
se magari quelli davanti facessero il piacere di NON riprendere tutto il concerto (o anche “solo” mezzo) con il cellullare, che tanto le foto e i video che fate fanno schifo al cazzo, sarebbe pure meglio, ma poco male, ci si sposta in zona centrale e questo problema scompare.
Poi il bis di
“Satan’s Fall” e il concerto finisce con la sensazione di aver assistito ad un qualcosa di irripetibile.
Vero, non tutto è oro quel che luccica, ma la prima giornata è stata davvero molto buona, soprattutto con
Mercyful Fate,
Death SS e
Venom che sono stati i miei preferiti.