Copertina 8,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2016
Durata:58 min.
Etichetta:Relapse Records

Tracklist

  1. SERMON OF THE SEVEN SUNS
  2. THE MONIST
  3. AKRÓASIS
  4. TEN SEPIROTH
  5. ODE TO THE SUN
  6. FRACTAL DIMENSION
  7. PERPETUAL INFINITY
  8. WELTSEELE
  9. THE ORIGIN OF PRIMAL EXPRESSION (BONUS TRACK CD VERSION) / MELOS (BONUS TRACK 2X12" VINYL VERSION)

Line up

  • Steffen Kummerer: vocals, guitars
  • Linus Klausenitzer: bass (fretless)
  • Sebastian Lanser: drums
  • Tom Geldschlager "Fountainhead": guitars (lead, fretless)

Voto medio utenti

Si sono dovuti attendere cinque anni dall’ultimo disco “Omnivium” per avere questa nuova opera “Akròasis” da parte dei teutonici Obscura. Questi cinque lunghi anni sono serviti principalmente all’unico superstite del gruppo originario degli Obscura, Steffen Kummerer, per ricostruire la band dopo gli abbandoni di tutti gli altri membri della band, avvenuti per vari motivi.
Dato che l’ultimo lavoro della band aveva destato non poco clamore specialmente tra gli amanti del progressive death metal e del death tecnico più in generale, c’era molta attesa sulla possibilità di una rinascita del gruppo e sull’orientamento musicale verso il quale la nuova band si sarebbe diretta. Questo non solo perché la lineup era completamente da rifare, ma anche perché il valore dei musicisti che avevano abbandonato la band era molto alto. Steffen Kummerer, però, è stato all’altezza del gravoso compito che lo attendeva e non solo è riuscito a trovare nuovi ottimi musicisti, ma è riuscito nell’impresa di creare un disco musicalmente ancora migliore del precedente, secondo il mio modesto parere.
Il disco propone brani più classicamente classificabili come death metal tecnico e altri molto progressive dove si spazia su più territori sempre comunque legati al death metal ma con molte contaminazioni jazz e fusion. Al primo gruppo appartengono quei pezzi pieni di cambi di tempo, ottime ritmiche, basso indiavolato e break melodici con stupendi assoli di chitarra e voce corrosiva al punto giusto. Questi brani seguono le tipiche costruzioni sonore dei Death ai quali gli Obscura si ispirano, sembra proprio che Steffen Kummerer sia stato investito dallo spirito compositivo di Chuck Schuldiner. Al secondo gruppo appartengono invece quei pezzi che conducono in territori molto più progressive dove i tecnicismi e i virtuosismi, sempre trascinati da una vena creativa musicale coerente, richiamano alla mente le composizioni musicali dei Cynic di “Focus”. La somiglianza è dovuta anche all’impostazione della voce di Steffen Kummerer, di tipo robotico, che è molto simile a quella di Paul Masvidal in “Focus”.
In generale comunque la complessità, l’alternanza e la cura dei particolari presenti nei brani del disco lasciano spesso l’ascoltatore piacevolmente colpito. Il basso fretless e le chitarre eseguono virtuosismi senza mai perdere in melodia e bellezza sonora, i tecnicismi sono sempre a disposizione del discorso musicale e mai asettici e fini a se stessi. Tutto è al servizio della varietà, della creatività e dell’armonia musicale e in tutto questo discorso, la voce si sposa a perfezione con la musica.
I pezzi sono tutti di alto livello compositivo e quindi ognuno può preferire un brano oppure un altro in base ai propri gusti musicali. Personalmente trovo fantastiche: “Sermon of the Seven Suns”, “Akróasis”, "Fractal Dimension" e “Weltseele”.
Il disco è nello stesso tempo solido, corposo, melodico e non presenta mai cedimenti, la cura certosina con il quale è stato creato non lo permette. Lo stesso termine del greco antico utilizzato per il titolo dell’album “Akròasis” è emblematico in questo senso, infatti significa “ascoltare”, inteso filosoficamente come ascolto del mondo che ci circonda e gli Obscura ci invitano ad ascoltare la loro musica come mezzo per esplorare l’infinità del cosmo, le sue simmetrie, il suo ordine armonico e le forme di vita che lo abitano.
Gli autori delle musiche sono Steffen Kummerer e il bassista Linus Klausenitzer, eccetto per il lungo brano di quindici minuti “Weltseele” al quale ha collaborato anche il chitarrista Tom Geldschläger, mentre le liriche sono tutte a carico di Kummerer.
Spendo giusto due parole per le liriche per chi ama scandagliare i testi e comprendere il significato intrinseco di ogni canzone. Le liriche degli Obscura sono abbastanza criptiche ma “Akròasis” è il terzo capitolo di un progetto concettuale di Steffen Kummerer composto da quattro grandi temi che vengono analizzati utilizzando essenzialmente tre entità: filosofia, religione e fisica. Ogni tema è discusso in un album. Il primo tema che riguarda la genesi e l’evoluzione del cosmo è stato sviscerato in “Cosmogenesis”, il secondo tema riguarda il dominio dell’uomo sulla natura, la nascita del male e l’illusione del creato ed è stato trattato in “Omnivium”, il terzo argomento è analizzato in “Akròasis” ed è appunto l’ascolto del mondo e la sua comprensione attraverso l’armonia creata dal suono, il quarto tema sarà l’oggetto del prossimo album, se ci sarà, e riguarderà l’apocalisse, ossia la distruzione dell’universo. Gli argomenti sono trattati seguendo il pensiero razionale filosofico, il credo religioso e il rigoroso approccio scientifico che descrive il mondo reale attraverso la fisica e la matematica.
L'album esce per la Relapse Records e si compone di 8 brani, ma vi è un nono pezzo strumentale aggiuntivo diverso per la versione in CD e per quella in doppio vinile. Nel primo caso abbiamo "The Origin of Primal Expression", mentre nel secondo caso si ha "Melos".


Recensione a cura di Enrico Mazziotta

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 13 feb 2016 alle 15:21

St'album non mi è piaciuto per niente, troppo leggerino e facilotto... Dischetto

Inserito il 10 feb 2016 alle 16:36

Dopo due ascolti mi sembra un un disco se vogliamo più "snello", diretto, un po' catchy, con melodie più in evidenza, che si ricorda più facilmente; sebbene il lavoro i ricamo sia sempre di ottima fattura. Naturalmente il songwriting di Chuck era di ben altro spessore, ma per rendere l'idea il paragone ci sta. Vedremo se resiste sulla distanza. Bravo Enrico.

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