Alla fine il Covid non ce l’ha fatta: vero, durante la pandemia e pure in questa crisi post pandemica molti locali purtroppo hanno chiuso, molti festival sono scomparsi, ma alla fine nonostante le varie difficoltà, una ripartenza forsennata e scomposta che ha portato al fallimento di molti eventi medi, realtà come il
Venezia Hardcore sono tornate e quest’anno, beh lasciatemi dire che il
VH è tornato con il botto!
Situato in quello che è uno dei poli industriali del Nord Est italiano, il
Centro Sociale Rivolta da un certo numero di anni ospita il
Venezia Hardcore che con il tempo non solo è diventato tra i migliori festival Punk/Hc in Italia, ma pure di tutta Europa. Un risultato notevole per questa realtà in un paese nel quale a volte si pecca di pressapochismo, cialtroneria, ladrocinio e vittimismo, non vi pare?
E questa è una di quelle realtà che gridano ad alta voce che
“no, non è vero che la scena musicale italiana è di serie b o che non si possano organizzare eventi di gran livello nel nostro paese”!La due giorni tenuta quest’anno ha sicuramente come parola d’ordine “varietà” con la prima giornata che oscillava un po’ verso il Metal e la seconda verso il Punk: aspetto questo secondo me FONDAMENTALE che altre realtà italiane dovrebbero imparare.
Innanzitutto una varietà di generi proposti sicuramente fa bene dal punto di vista musicale che non propone un solo blocco stilistico, ma oltre a questo può dare nuovi spunti e stimoli agli spettatori presenti, che così possono scoprire (e magari apprezzare) cose con le quali magari non si sarebbero mai approcciati.
In secondo luogo invece mettere realtà Metal in circuiti ed ambiti Punk (e anche viceversa!) non può che fare bene alle rispettive scene underground, perché non prendiamoci in giro:
se Sparta piange Atene non ride e in generale siamo tutti nella stessa barca, quindi avanti tutta con il “Metal Punx” e che le vecchie faide dentro la musica alternativa diventino un lontano ricordo!
La prima giornata come dicevo poc’anzi si lasciava andare a varie sbandate Metal:
Konquest,
Game Over,
Fulci e
Guineapig.
I primi, toscani, sono dei fedeli seguaci dell’Heavy Metal più classico tra galoppate di maideniana memoria, le fiammanti guitar battle tipiche del genere, oltre che alle linee melodiche ficcanti. Vero che spesso e volentieri la New Wave of Traditional Heavy Metal manca terribilmente di personalità, ma i
Konquest sono un gruppo valido e queste sonorità se attualizzate e personalizzate a dovere, sanno scaldare il cuore pure nel 2022.
I
Game Over invece sono già più vicini alla galassia Hc/Punk con il loro Thrash Metal americano fortemente debitore dei
Metallica (e non solo): assoli nervosi, tupa tupa a raffica per istigare il pogo, oltre a dei riffs che dal vivo prendono.
Una ricetta semplice, ma sempre gustosa.
Anche i
Guineapig in questo contesto hanno fatto una bella figura: Grindcore più strutturato della media e per questo più vicino al Deathgrind, ma sempre istigatore di grande violenza musicale con i suoi rallentamenti massicci.
Al grido del cantante “AMMAZZATEVI” è partito uno dei poghi più soddisfacenti della serata. Nati dalle ceneri degli
Ultimo Mondo Cannibale e dei
Spermbloodshit, i
Guineapig possono (
e devono) crescere. Se tanto mi dà tanto, beh prepariamoci per le loro prossime mazzate musicali.
E che dire dei
Fulci, band molto apprezzata da alcuni qui in redazione e
trattata più volte su queste pagine virtuali? Che nonostante degli inconvenienti tecnici, il gruppo campano ha fatto un’esibizione intensa.
Il tributo Death Metal all’
omonimo regista Horror dal vivo è una macchina da guerra: al bando il riffing arzigogolato e benvenute strutture ridotte all’osso, un muro sonoro invalicabile, rallentamenti spezza collo ed un groove muscolare.
Da
Caserta Beatdown Commando una delle più meritevoli realtà estreme del Metal italiano e poi il binomio Horror e Musica nel nostra paese ha sempre convolato a nozze in matrimoni solidi:
ZOMBI SLAM SQUAD!!!In tutto questo c’è stato spazio anche per sonorità più melodiche come quelle messe sul piatto della bilancia dai
Jaguero tra i tanti (che insieme a complessi come
Madbeat o
Why Everyone Left hanno rappresentato al fest quel Pop Punk sbarazzino di fine anni ’90, primi anni 2000), ma esse sono state spazzate via dalla blasfemia sfacciata dei
RAW, oltre che dalla furia cieca e selvaggia del Powerviolence dei
Dropdead con la loro velocità smodata! Un colpaccio notevole questo nel curriculum “festivae” del
Venezia Hardcore, da ricordare con orgoglio e soddisfazione da parte degli organizzatori, che non a caso li hanno messi come headliner della prima giornata.
Nei due giorni c’è stato spazio per noni storici e giovani promesse, band locali e straniere, Metal, Punk ma pure per lo Stoner con mia grande sorpresa!
Si, pure lo Stoner con LA band Stoner per eccellenza del nostro paese, gli
OJM (ricordo che il primo album fu prodotto da un certo
Paolo Catena) ha fatto la sua comparsata al festival quest’anno e il quartetto veneto ha pure fatto un figurone!
Pensavo fosse un grosso azzardo, sia un po’ perché magari il gruppo non calzava a pennello in questo contesto, sia per la reazione del pubblico: ebbene la
“Under the Thunder Reunion” mi ha smentito clamorosamente!
Non solo l’Heavy Psych contornato da un focoso Garage Rock proposto da questi navigati musicisti ci calzava sorprendentemente bene nel fest, ma pure perché la reazione dei presenti è stata calorosa tra molti kids che ballavano il R’nR, pogavano o facevano Crowd Surf.
Il bello degli
OJM è che sono ruvidi ed energici, ma poi quando meno te lo aspetti partono con delle lunghe code dallo spumeggiante sapore psichedelico.
Come ha detto una persona,
“questa è una di quelle occasioni in cui bisognava essere presenti”. Dopo questa
One Shot Reunion è probabile che il gruppo veneto torni a sonnecchiare per un periodo di tempo non ben definito purtroppo.
Anche le frange più moderne rappresentate da
Flex,
Big Cheese o gli
Short Fuse con quelle velocità più controllate e qualche breakdown spezza collo sono state accontentate. Che potenza.
Senza dimenticare l’oscuro vortice dei
Baratro o l’esibizione esplosiva dei
Frammenti nei quali velocità, melodia, chitarre anni ‘90 e Theremin convivono: con quest’ultima band c’è stato uno dei più forti scambi di reciproca adrenalina ed entusiasmo tra musicisti e band.
Secoli Morti, band davvero molto giovane con quella foga e ingenuità tutta giovanile che rende la loro proposta magari grezza, ma al tempo stesso autentica, con quel batterista che è un piccolo fenomeno.
Nel calderone delle 29 band che si sono avvicendate nei 2 palchi cito
Il Golpe, politicamente e socialmente impegnato con il suo Hc delle vecchia scuola italiana, un Fastcore furioso devoto ai
The Wretched. Un messaggio forte e dirompente il suo per chiunque abbia l’intenzione di ascoltarlo.
Citazione doverosa pure per i
The Frogs, duo basso (dal suono molto “chitarroso”) e batteria from Bovolone, con uno stile decisamente gagliardo e monello. Non fatevi trarre in inganno dalle loro camicette hawaiane e dalla line up insolita.
Menzione speciale per i
Klasse Kriminale, una delle colonne portanti dell’Oi! italiano che con questa line up hanno quel tocco di Rock ‘n Roll che dal vivo rende le loro canzoni ancora più coinvolgenti. Oltre ai loro cavalli di battaglia cantati a squarciagola con forza e convinzione da molti punx, le canzoni dell’ultimo
“Vico dei Ragazzi” (2020) si incastrano perfettamente tra storie di disagio sociale, militanza operaia, valori come l’antifascismo e critiche alla società moderna.
Perché alla fine il Punk/Hardcore è anche questo: poesie di periferia abbandonata dalle istituzioni, riflessioni su cos’è la democrazia o l’uguaglianza, riesumazione di valori che poco a poco si stanno affievolendo, lanciare un forte allarme sull’inquinamento ambientale che colpisce il nostro paese da nord a sud e in senso più ampio e generale scuotere le coscienze (sociali, politiche, morali) delle persone perché i problemi ci sono e su vari fronti (non scordiamoci delle morti sui lavori o dei femminicidi).
E finché realtà come i
Klasse Kriminale, la Crew del
Venezia Hardcore, Cs come
il Rivolta o
il Bocciodromo (tra i tanti sparsi in giro per l’Italia o per il mondo) continueranno a esistere/resistere possiamo stare certi che l’urgenza espressivo-comunicativa del Rock non si ridurrà solamente ad un banale “birra, figa, moto e Metal”.
Ed in tutto questo i cambi di palco precisi e i suoni quasi sempre performanti, passano quasi in secondo piano, ma è giusto fare un plauso a chi ha contribuito alla perfetta riuscita di quei due fronti spesso critici.
Concludo il mio sproloquio ricordandola presenza di un torneo di skate con dei premi in palio grazie alla
Vans, oltre che alla presenza di una osteria/pizzeria con una discreta scelta alimentare (anche per i vegani), cicchetti vari e una zona con tutto il merch vario ed eventuale ricolma di CD, LP e altro tra felpe, toppe e via discorrendo.
Non mi rimane altro da dire se non lunga vita al
Venezia Hardcore, al
Cs Rivolta e pure a 2500 partecipanti, ancora una volta bravi fioi!
#DAGHE #DESTROYALLGONDOLA
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