È stato un crescendo persino entusiasmante quello che i
Monster Magnet hanno inscenato venerdì 30 giugno durante il loro concerto all'Huxleys di Berlino. Ho approfittato della mia settima calata nella capitale tedesca per testare dal vivo l'hard rock stoner oriented della band americana e, nonostante la conosca poco discograficamente, ne sono rimasto soddisfatto. Partiamo dalla location: l'Huxleys si presenta benissimo. Si tratta di uno spazio creato per contenere oltre 500 persone con pavimento in legno e tutto approntato per la musica live. Uno spazio quindi adeguato, con tanto di tribuna in fondo alla sala, luci e attrezzatura pienamente all'altezza della situazione.
E dire che, nonostante la posizione ravvicinata al palco, il concerto era iniziato proprio male. E non tanto per colpa della band quanto del suono, decisamente troppo impastato. Ma con il passare dei brani questo annoso problema è stato risolto, lasciando quindi la possibilità di mostrare effettivamente di che pasta sono fatti i Monster Magnet. E quest'ultima è sopraffina, sa di quel buono dell'hard rock originario, insomma: di come "va fatto". Cioè con i crismi provenienti dagli anni '80 e mutuati ulteriormente nei '90. Il suono delle chitarre é grosso, il basso cerca di dare dinamica anche sui pezzi più monotoni, come l'opener. La batteria di
Bob Pantella si inerpica in fill riusciti ancorché spesso telefonati, ma in grado anche di dare un passo deciso a tutto il mostro magnetico. Ma colui che davvero fa la differenza è il cantante
Dave Wyndorf, con il suo piglio navigato, capello lungo irrorato dall'aria dai ventilatori posizionati adeguatamente proprio per creare un effetto alla Baywatch. Ma se il fisico non è più quello di Mitch Buchannon, la voce regge, come così gli intermezzi tra un brano e l'altro, in cui il frontman incita la folla infarcendo di "motherfucker" la sua oratoria. Il pubblico esplode davvero verso la fine del set con "
Space Lord", il cui ritornello viene ripetuto infinitamente ma con grande enfasi dagli oltre 500 accorsi alla serata. Così nel pit parte anche il pogo, in cui spesso soggetti over 45 mostrano sorrisi convinti e bicchieri ricolmi di birra. I Monster Magnet hanno una audience che testimonia la loro appartenenza al passato, quanto meno in Europa, tuttavia sono assolutamente in grado di reggere uno show di alto livello, facendo godere chi è in grado di seguirli. E lo devo dire in conclusione: raramente mi è capitato di vedere un concerto che crescesse con il passare dei minuti.
Bene anche l'introduzione dei
Saint Agnes. Giunto alla venue senza saperne nulla sono stato investito dalla botta dei quattro. In cui si differenzia, soprattutto per la potenza che infonde sul drumkit, il batterista. Veramente impressionante. Ma tutto il gruppo agisce compatto, guidato dalla voce tutt'altro che inoffensiva della frontwoman, che sporadicamente imbraccia anche la chitarra. Il sound si inserisce agevolmente nel filone nu-metal, con un'enfasi marcata sulle esplosioni energiche a base di distorsioni e di linee di basso imponenti. Insomma, bene, un'apertura riuscita.
Infine un'osservazione. Non sono mai stato ossessionato dalla musica estera, o meglio non solo da quella. Va però detto che a Berlino c'è un modo di vivere la musica, o quantomeno in questa occasione, scevro da attenzioni nei confronti dell'esterno. Non importa come ti vedono gli altri, come ti giudicano. Questo mi sembra sano, sicuramente più di ostentare continuamente qualcosa sui social, quasi fossero sinonimo di verità, mentre non dobbiamo dimenticare che si tratta di mezz(ucc)i cui francamente diamo più rilevanza di quella che meritano.
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