(23 novembre 2008) Monster Magnet + Nebula + Pilgrim Fathers, Alcatraz (Milano) 23-11-2008

Info

Provincia:MI
Costo:25 € + d.p.
And then there was… stoner !!!

Conoscevo i Pilgrim Fathers solo per la recensione del loro "Short Circular Walks in the Hope Valley", e devo ammettere che il nostro Marco Aimasso è riuscito nella non facile impresa di descrivere questa stralunata formazione inglese, che passa con disinvoltura dai passaggi più energici di "Gold, Gold!", a quelli psichedelici e spiccatamente seventies di "Fistful of Bags", mentre "The Edwardian Astronaut" e "Dogyoghurt" vedono i Pilgrim Fathers più sofferti e "spaziali". Buona la prova dei musicisti sul palco, anche se costretti a spazi angusti (il tastierista se ne stava seduto in un angolo del palco!), con il frontman Shelf, che oltre a cantare si occupava di produrre quegli effetti sonori che caratterizzano le loro canzoni, abile a catturare l'attenzione dei (pochi) presenti.
Ma il meglio deve ancora venire, e per fortuna dei gruppi che seguiranno sul palco, anche l'affluenza del pubblico tende, via via, ad accrescere.

Sergio "Ermo" Rapetti


Dopo lunga assenza sono tornato a presenziare al rito collettivo di un concerto, scegliendo un evento dedicato all’heavy rock sfumato di psichedelia “old-style”. Tre diverse formazioni all’Alkatraz di Milano, e della prima vi ha già riferito l’inseparabile amico "Ermo" Rapetti.
Io comincio invece con il commento alla prestazione dei Nebula, formazione californiana nata da una costola dei Fu Manchu ed appena giunta al traguardo del decennio di attività.
A mio avviso il trio americano è un tipo di band che risulta più efficace su disco che dal vivo. Intendiamoci, la loro esibizione non è stata affatto negativa. Ad esempio il drummer Rob Oswald, ex-Karma to Burn, ha svolto un lavoro tellurico, senza far rimpiangere più di tanto il fondatore Ruben Romano. Anche il leader Eddie Glass, abbigliato da vero freak settantiano, ha fatto i soliti prodigi con cascate di riffs ed assoli acidi, tutto secondo copione. Però i Nebula hanno evidenziato una presenza scenica un po’evanescente, in aggiunta ad una certa freddezza nell’interazione con il pubblico. Inoltre non è un mistero che Glass sia un valente chitarrista, ma non altrettanto incisivo come cantante. Per cui gli intriganti intrecci psych-rock così affascinanti negli albums del gruppo, sono in parte evaporati nell’ambiente già di per sé freddino del locale milanese.
Comunque la performance ha avuto i suoi buoni picchi in brani quali “Long day” e “Instant gravitation”, o nei famosi cavalli di battaglia “To the centre” e “Let it burn”, che ha chiuso il concerto lasciando un’impressione positiva nel non foltissimo pubblico.

Fabrizio "Stonerman" Bertogliatti

Sotto il profilo dell’impatto sul palco, con i Monster Magnet non c’è stata davvero partita. Formazione veterana, che ha ottenuto anche discreti successi commerciali, si è dimostrata una macchina ben oliata che dal vivo riesce ad esprimere tutto il suo potenziale di energy-band.
Li avevo già visti alcuni anni fa, sempre a Milano, in quella funesta occasione nella quale i problemi di salute del vocalist Wyndorf avevano ridotto la scaletta ad una mezz’ora scarsa, tra la delusione rabbiosa del pubblico. Questa volta nessun intoppo, a parte i molti chili guadagnati dal cantante, oltretutto imbacuccato come un operaio del turno di notte all’Italsider. Ma il carismatico frontman non ha perso nulla del proprio smalto, come è apparso chiaro fin dalla sventagliata iniziale con il trittico “Dopes to infinity”, “Crop circle” e “Powertrip”.
Da lì in avanti il gruppo ha proseguito senza esitazioni, mettendo in evidenza grinta e fisicità del bassista Baglino e del redivivo chitarrista Caivano, mentre Ed Mundell ha offerto spunti solistici con la medesima cura che abbiamo ammirato nei suoi Atomic Bitchwax. Non sono comunque mancate le atmosfere più psichedeliche, anima fondamentale dei Monster Magnet, grazie alle fughe lisergiche in brani come “The right stuff”, “Cage around the sun” e le celeberrime “Space lord” e “Spine of God”.
Nei circa novanta minuti di esibizione il gruppo americano è apparso in ottima forma, lasciando certamente soddisfatti i fans italiani presenti.
Come ulteriore conferma, anche il buon "Ermo", che notoriamente vanta la sensibilità psych-rock di una lastra di marmo, è uscito dall’Alkatraz convinto di aver assistito ad un ottimo concerto.

Fabrizio "Stonerman" Bertogliatti

Foto di Sergio "Ermo" Rapetti

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