Prezzemolini del metal nostrano? No, i
Necrodeath sono di più di questo. Se da una parte é innegabile il fatto che, da anni, siano spesso inseriti in apertura a grandi eventi del genere dello stivale, non vedo come questo possa giocare a loro sfavore.
Nel corso degli anni li ho visti tanto al
Tattoo the Planet 2001 (a Milano) quanto ad un recente
Rock the Castle, e ho potuto sempre apprezzarne l'alta gradazione di metallo da loro proposta. E il concerto al
The Factory di San Martino Buon Albergo (VR) non solo non é stato da meno, ma é riuscito a concentrare quella potenza che estrinsecano attraverso qualità strumentali adattissime al genere.
Leader carismatico di tutto ciò é
Peso, con la band dagli anni '80, operativo anche a livello di relazioni intessute con quelli che oggi sono considerati idoli del genere. Il suo modo di suonare la batteria è unico nel settore estremo. Lo è in particolare su certi tupa-tupa, che nei Necrodeath sono pane quotidiano e spesso sparati a velocità che, ad un orecchio meno attento, potrebbe persino farli scambiare per blast beat. E se
Flegias tiene il palco con sicurezza, altrettanto si può dire per il bassista
GL e per
Pier Gonella, chitarrista anche di
Mastercastle e
Vanexa (nonché ex
Labyrinth). Un chitarrista metal fino al midollo, con capacità tecniche eccellenti e un'attitudine ideale. Davvero entusiasmante, complimenti: è ben più della notizia del record di pubblicazioni digitali apparsa di recente.
Durante la performance, cominciata attorno alle 23,15, i Necrodeath hanno snocciolato brani da tutta la loro discografia, partendo con l'opener dell'esordio del 1987 Into the Macabre, da cui hanno riproposto anche Necrosadist, e continuando tanto con Mater of all evil (tra le quali hanno suonato Hate and scorn, At the roots of evil e The creature) ma pure con Black as pitch (la trascinante Red as blood) e 100% Hell, con Master of morphine e Forever slaves. Tutto tiratissimo, come personalmente mi aspettavo. Persino il più modesto Draculea ha avuto un estratto: Fragments of insanity, con la doppietta The whore of Salem e Order of Baphometh dal disco del 2018 The Age of Dead Christ. Sì, perché i Necrodeath, così come tanti altri gruppi (metal e non) continuano a pubblicare. A volte la sensazione è che manchino le orecchie pronte ad ascoltare, come percepisco spesso dai discorsi anche con qualcuno dell'ottantina di astanti presenti l'altra sera. Ma loro ci sono, il pubblico un po' meno.
Prima dei Necrodeath sono saliti sul palco della Factory i
Node, gruppo milanese attivo dal 1994, periodo in cui i genoani presunti "prezzemolini" (e solo presunti, lo confermo) erano fermi prima di riprendere le attività nel 1998. Sembra di parlare veramente di un tempo più lontano di quello effettivo ricordando album come "
Technical Crime". Ma i nostri, con il solo
Gary D'Eramo al basso come membro fondatore e aizzatore della folla, si sono concentrati in toto sull'ultima recente uscita, quel "
Canto VII" pubblicato per
Nadir music. Letteralmente saccheggiato in toto, visto che durante il concerto sono stati proposti tutti i brani: da "
Enter the void" a "
Moan of pleasure", passando per "
The Cage" e "
IGod" fino ad arrivare al momento più entusiasmante per il pubblico, l'immortale cover di "
Territory" dei
Sepultura, a sua volta inserita nell'album.
Senza nulla togliere alla perizia tecnica dei Node, che anzi è da lodare, il sound ha risentito di una fonia non adeguata che ha reso cacofonico il risultato, con gli intricati riff, proposti in questa sede da un solo chitarrista, resi confusionari. Un peccato anche per il suono di batteria, con il bravo
Pietro Battanta che dietro le sue cuffie con click - seguito fedelmente e che forse rende la performance affine ad un certo modo di intendere la tecnologia applicata alla musica - forse non si rendeva conto del marasma provocato specie dal doppio pedale. Un peccato, ma comunque bravi.
Più pulito e diretto il suono dei
Kryptonomicon, trio di Monfalcone (Gorizia) che fa dell'attitudine
motorhediana la sua summa. Due gli album all'attivo (più 2 ep e uno split) e uno in uscita per l'act, che non si è risparmiato davanti ad una quarantina di presenti, metà circa del totale della serata che aveva un ingresso di 15 euro + tessera del locale, suonando il proprio mix estremo a base di black/death.
Forse la critica che si può muovere alla band è l'imprecisa collocazione nell'universo metal, ma i pezzi arrivano dritti e chi può apprezzare lo fa. Una particolarità da segnalare è l'abuso di tapping come tecnica chitarristica in assoli apparentemente un po' sconclusionati, ma anche questo aspetto rientra nell'approccio "punk" oriented che contraddistingue certe filosofie extreme.
Attivi dal 2019, i nostri si stanno comunque facendo strada nei live della penisola, essendo spesso presenti anche in festivalini vari.
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