Dopo le prime commistioni, avvenute sul finire degli anni ’70, tra rock e l’industrial vero e proprio, è a metà degli anni ’80 che nasce un nuovo sottogenere nel già vasto e variegato panorama metal.
L’istituzione vera e propria dell’industrial metal (da qui in avanti più semplicemente industrial) viene fatta combaciare con l’affermazione degli americani
Ministry con il loro terzo disco, “
The Land of Rape and Honey” del 1988, sebbene i Ministry stessi con “
Twitch” (1986) ed anche i
KMFDM, nati pochi anni prima, avessero già dato alla luce e diffuso a livello internazionale alcuni lavori già nettamente inquadrabili sotto quest’ala.
Parti e basi elettroniche, samples digitali, sintetizzatori, ritmi ripetuti, post-moderni, alienanti e vocals filtrate, mischiate ovviamente con i canonici strumenti del metal, sono gli ingredienti dell’industrial che prende ovviamente il nome da tali effetti rumoristici, richiamanti i ritmi metropolitani e sferraglianti della fabbrica.
L’industrial negli anni non solo è uscito dalla sua nicchia ma, grazie ad alcuni esponenti più o meno “puri”, è riuscito ad essere un movimento mainstream con grosso successo non solo a livello di critica ma anche con largo apprezzamento da parte del pubblico.
I tedeschi
Rammstein ed i
Nine Inch Nails di
Trent Reznor sono stati i più grandi successi commerciali del genere, mentre come icone del movimento ma meno in vista possono essere citati gli sloveni
Laibach, i teutonici
Die Krupps, gli scandinavi
The Kovenant ed ancora i
Godflesh, i
Pain di
Peter Tagtren degli
Hypocrisy,
Rob Zombie, i finlandesi
Waltari, i francesi
Treponem Pal ed i giapponesi
Zeni Geva, a testimonianza di una diffusione letteralmente interplanetaria.
L’industrial ha allungato le proprie spire anche su altri generi, contaminandoli in maniera più o meno profonda, specialmente all’interno del nu metal e del thrash, creando dei sotto generi, a volte decisamente discutibili, come il
cyberthrash ed il
post thrash metal, all’interno dei quali possono trovare posto gruppi di prim’ordine come
Fear Factory,
Meshuggah e
Strapping Young Lad, che in ogni caso non possono essere citate come industrial bands tout court.
Foto tratta da pagina Facebook
Apoptygma Berzerk