Rosàrio: desert storm or desert stoner rock?

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Gruppo:Rosàrio

Come scopriremo nel cordo dell’intervista con Alessandro Magro, frontman dei Rosàrio, le radici del loro esordio, intitolato "Vyscera”, non affondano in un polveroso e arido deserto ma in una umida e melmosa palude. Ma questo non intacca minimamente l’efficacia delle canzoni e della loro proposta musicale… andiamo quindi a scoprire qualcosa di più su questa nuova realtà nazionale.

Parliamo immediatamente dell'ultima uscita in casa Rosàrio, siete d'accordo con quanto ho scritto in fase di recensione... qualcosa da aggiungere su "Vyscera"?
Direi che come analisi è abbastanza centrata, mi pare che il punto sia stato colto. Siamo molto orgogliosi di “Vyscera”, come primo lavoro è un bel risultato; ovviamente ci sono margini di miglioramento, ma in qualsiasi caso è venuto come volevamo.
Un passo indietro, riassumete la storia dei Rosàrio, infatti, seppur siamo di fronte al vostro esordio, avete anche altre esperienze alle spalle, vero?
Sì. Siamo tutti musicisti di lungo corso: Nicola, il più vecchio, ha suonato in diverse band della scena underground-indie veneta, come Zincoberge ed Ella Buzzness. Fabio (anche lui ex Ella Buzzness) e Stefano arrivano dai Neither, gruppo metalcore tutt'ora in attività; io invece provengo da esperienze più cantautoriali, cioè i Barranco, band folk acustica. Inoltre Riccardo Zulato (guest in Callistemon e autore delle grafiche), subito dopo l'uscita di “Vyscera” è entrato nel gruppo in pianta stabile, anche lui con un background mica da ridere (Menrovescio, Lorø, Bruce Fisting).
Ora ne portate avanti altre in contemporanea ai Rosàrio?
Certo. Come dicevo prima i Neither sono in piena attività, stessa cosa dicasi per Lorø e Bruce Fisting.
Un'altra domanda sul gruppo, perché avete adottato proprio questo nome, quali significati "nasconde"? E quali sono i retroscena sulla scelta del titolo dell'album?
Eh! Il nome del gruppo è stata una questione molto complicata...alla fine abbiamo scelto Rosàrio perchè sì, è piuttosto in linea con l'estetica stoner, abbastanza d'impatto, ma soprattutto perchè ci prodighiamo in interminabili rosari di blasfemie gratuite: in tal senso siamo una sorta di presidio slow food, eresie a chilometri zero.
Il titolo dell'album, invece, nasconde quelli che sono stati i nostri intenti dal punto di vista musicale: ci siamo concentrati su un suono puro e carnale, poco ragionato o costruito, per l'appunto, viscerale.
Tornando alla mia recensione, l'ho chiusa con la frase "... A Padova non credo ci sia il deserto... ma lo Stoner ha attecchito ugualmente ...", non è che per caso da quelli parti c'è invece il deserto?
La pianura padana è sostanzialmente una grossa palude, il nostro è una sorta di deserto umido e nebbioso che odora di muffa. Sicuramente non è il deserto dei Kyuss, ma ha comunque il suo fascino.
E comunque da dove nasce la vostra passione per un genere musicale che seppur ben rappresentato in Italia da voi e altre realtà valide e importanti, non è certo uno dei più diffusi da queste parti?
In realtà, se non ci si chiude nella definizione stretta di stoner, la scena underground è piuttosto diffusa: penso alla scena ligure, con gli Isaak ad esempio, o all'emiliana Go Down Records, etichetta che si occupa principalmente di band del genere. Poi certo, i nomi grossi come Zippo o Ufomammut non sono molti, ma questo in Italia vale per qualsiasi cosa non sia entro i canoni del commerciale.
Da dove prendete l'ispirazione per i vostri testi, e a livello musicale chi indichereste come la vostra "musa ispiratrice"?
Per quanto riguarda i testi me ne occupo principalmente io, ed essendo un grandissimo fan degli At the Drive-in in stesura ne subisco una forte influenza, mentre per le tematiche mi affido più che altro ad immagini-sensazioni magari relative anche alle nostre terre. Musicalmente, invece, “Vyscera” parte da idee poi sviluppate con chiari obiettivi e prospettive: più che ad un'ispirazione si punta ad una visione, alla trascendenza di una sensazione e alla trasposizione da una dimensione metafisica a quella sonora.
Già che ci siete potreste anche commentarci le singole canzoni che compongono "Vyscera"
Dome: brano d'assalto che apre le danze, fitto e senza tregue
Road to Polaris: andirivieni & sonorità blues/psych
We, Haunted: chitarre intricate su bassi quadrati e batterie violente
Naktamkara: escursione strumentale, desertica e spaziale
Caravan kid: pezzo ignorante e grezzissimo, acceleratore a tavoletta
Callistemon: canto delirante su fuochi incrociati
Inner: la quiete e la tempesta, la carezza ed il pugno
Comunque poco contano i commenti, comprate l'album!
Non avete mai pensato di utilizzare il cantato in italiano?
Alla nascita del progetto c'era da decidere fra le opzioni italiano ed inglese, e abbiamo scelto la seconda. Sarebbe interessante e anche piuttosto insolito provare con la lingua madre, un giorno... non si sa mai!
Avete registrato tutto in presa diretta, come mai? Come vi è venuta l'idea di inserire un didgeridoo su "Inner"?
Volevamo mantenere le dinamiche ed il sound abbastanza fedeli alla dimensione live, quindi la presa diretta ci è sembrata la scelta che più poteva prestarsi a questo tipo di approccio.
Il didgeridoo è stata un'idea abbastanza spontanea, dato che frequentiamo la stessa sala prove di Carlo Stellin: l'incipit del brano aveva bisogno di qualcosa che ne valorizzasse l'atmosfera e così abbiamo pensato subito a lui.
Pensate in futuro di apportare qualche variazione al vostro sound?
Certo, e a dire il vero lo stiamo già facendo. Con l'entrata di Riccardo ci siamo subito messi sotto con i pezzi nuovi, più ragionati e articolati, con sonorità sicuramente più impervie e lontane dai canoni.
In conclusione, prima dei saluti, fatemi una confidenza, cosa vi aspettate per il futuro dei Rosàrio?
Bombe a mano.

Puoi ascoltare “Vyscera” su https://rosariostoner.bandcamp.com
Oppure fare amicizia con i Rosàrio su www.facebook.com/rosariostoner
Intervista a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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