Planethard: Here and now

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Gruppo:Planethard

Reduci dal concerto milanese di supporto alla “prima italiana” dello storico singer degli Steelheart Miljenko Matijević, ennesimo tassello di lusso in un curriculum da open act di primissimo piano, e buon rodaggio per un interessante tour tra Lituania e Estonia in compagnia di Blaze Bailey, i Planethard stanno raccogliendo oggi quanto seminato mesi or sono con l'album “Now”, lavoro controverso che vedeva la band spostare il tiro virando dall'hard rock degli esordi verso un alternative rock più fresco e moderno. Un disco comunque in grado di confermare la band lombarda tra gli esponenti più interessanti della nuova scena italiana, eccellenti su disco come conferma la loro ultima prova, la prima con il nuovo singer Davide Merletto dietro al microfono, ottimi in sede live da sempre seconda pelle della band, come confermano le date sostenute negli anni al fianco di veri mostri sacri dell'hard rock come Gotthard, Europe, White Lion... Una buona occasione per incontrare la band al gran completo e andare a scoprire un po' di più sulla loro ultima fatica.

Nel corso della vostra carriera il vostro sound ha subito un costante e importante mutamento. Pensate che rientri in una naturale evoluzione sonora o ci sono altre ragioni alla base di questo cambio stilistico?
“(Marco D’Andrea) Questo percorso, questo mutamento in realtà è avvenuto in maniera molto naturale. Credo sia necessario ascoltare e dare quindi voce a quello che hai dentro, è il modo migliore per poterti esprimere con il tuo strumento. Del resto se non fai così, tendi a fare le stesse cose che fanno mille altri gruppi e finisci in quel calderone dal quale poi non ne esci più. Ho sempre prediletto un playing personale rispetto al voler emulare a tutti i costi qualcuno”.
Cosa è cambiato nel gruppo con l'arrivo di Davide alla voce e cosa pensate abbia portato in più al gruppo?
“(Marco D’Andrea) Cambiare il cantante vuol dire cambiare molto all’interno di una band, motivo per il quale sin da subito, avvertita la sintonia che c’era nell’aria durante il provino, abbiamo iniziato ad adattare le idee musicali sul timbro e sull’estensione di Davide, in modo tale da valorizzarne al meglio le potenzialità sotto ogni punto di vista. Davide è un professionista, il suo curriculum parla da solo, ed è stato davvero un piacere collaborare con lui per questo album. Abbiamo lavorato insieme alle linee melodiche, senza lasciare niente al caso, ci scambiavamo consigli su consigli, suggerimenti su suggerimenti, quello che senti nell’album è la fusione di tutti questi aspetti. Sicuramente ha portato all’interno della band una grossa novità, se stesso, quindi le sue idee ed il suo modo di fare con il quale riesce a mettere a proprio agio tutti; da musicista ti posso dire che quando c’è il feeling giusto con le persone con cui suoni, dai il massimo di quello che puoi fare, perchè sei stimolato a farlo, ti senti a tuo agio e ti senti nel posto giusto, quindi le note escono da sè!”.
L'impressione è che, con 'Now', il vostro sound abbia subito un ulteriore indurimento con alcune digressioni che arrivano sino al metal. Da cosa nasce questa esigenza di spostarvi verso lidi più pesanti?
“(Stefano Arrigoni) In realtà non è una vera e propria esigenza, è la nostra naturale tendenza! Non è stato un trend pianificato, dopotutto siamo tutti e 4 degli “sporchi” ex-metallari (ride) e probabilmente sta ritornando la nostra vera natura. A parte gli scherzi, l’indurimento rispetto ai due album precedenti è evidente ma per lo più nel song-writing”.
Anche da un punto di vista tematico la band ha subito mutamenti o le liriche seguono una via già percorsa in passato?
“(Stefano Arrigoni) Le nostre liriche non hanno mai seguito un trend. Affrontiamo temi disparati raccontando idee, impressioni, opinioni ed anche un po’ la nostra vita. In “Now” li abbiamo affrontati con un piglio più spirituale del solito… sapete… ormai abbiamo una certa età! (ride)”
Personalmente una cosa che ho apprezzato del nuovo disco è la sua varietà e la volontà di non soffermarsi su uno schema preciso ma andare a tirare fuori più risvolti sonori, cosa che rende il disco mai monotono e decisamente piacevole. Quali erano gli obiettivi che vi siete posti al momento di entrare in studio a lavorare a 'Now'?
“(Marco D’Andrea) Sicuramente l’aspetto che hai sottolineato, quindi cercare di non creare schemi da ripetere, ma dare libero sfogo all’estro in tutti i sensi. Prima di entrare nell’album c’era una frase che continuavamo a ripeterci: “Open Mind”, apertura mentale appunto. Ci siamo messi nelle mani di Matteo Magni produttore artistico per “Now”, col quale ho collaborato per il mio album solista “Everything I Have To Say...” che si è rivelata la scelta giusta nonostante la sua giovane età, ha talento da vendere. Insieme abbiamo arrangiato i brani sotto ogni aspetto, dalla ricerca delle tonalità, al suono di ogni singolo strumento, in modo che già durante le registrazioni avessimo ben chiaro in testa il risultato, senza far ricorso a mix e mastering troppo invasivi quindi. In quest’album ho cercato personalmente di inserire più inserti acustici, per cercare di mostrare il ventaglio timbrico della chitarra sotto ogni punto di vista, infatti trovi canzoni che sono dei macigni come il singolo “Play Harder”, a canzoni vellutate come la ballad “Don’t say Goodbye” (in cui Davide ha dato un’interpretazione davvero unica!) o “Neverfailing Superstar” a brani più articolati e pensati come “15‘ of fame”. Sicuramente l’intento è spingersi sempre oltre i propri limiti, alla fine la musica racchiude le esperienze personali di vita e fare un album uguale all’altro non avrebbe senso, vorrebbe dire non vivere e non avere emozioni da racchiudere dentro un pentagramma!”
'Now' è un titolo immediato che lancia molti messaggi, alcuni volendo decisamente forti. Perchè, quindi, un disco simile “adesso”? E' un modo di affermare che, dopo tante vicissitudini, “ora” i Planethard hanno trovato finalmente la giusta quadratura?
“(Davide Merletto) Sicuramente è anche un modo per affermare che i Planethard ora hanno trovato una nuova energia, un nuovo inizio; tuttavia il messaggio che volevamo lanciare è molto più profondo. Now parla della difficile relazione che tutti noi abbiamo con il tempo che passa e le canzoni raccontano di come, sequestrati emotivamente dalla quotidianità, rimbalziamo tra passato e futuro mentre dovremmo impegnarci a vivere con più consapevolezza l’unico vero momento dove abbia senso agire: il presente.. il qui e ora.. il now! Durante questa sfida con la quotidianità facciamo anche i conti con le nostre emozioni, le nostre convinzioni e i nostri ostacoli interiori; l’album descrive le nostre personali esperienze di vita in merito a questi temi e offre degli spunti di riflessione. Ovviamente, il tutto condito da un appassionante mix di sonorità taglienti e di nuovi suoni orientati al più moderno Alternative Metal!”
Potete contare su un'importante carriera live che vi ha visti suonare con i Gotthard, Europe, White Lion, Gods Of Metal... pensate che la vostra vera dimensione sia on stage o siete a vostro agio indifferentemente in studio e sul palco?
“(Davide Merletto) Nonostante io sia entrato in line-up solo da un anno, è stato grandioso scoprire come fossimo già uguali nelle idee e nelle azioni. Sia il palco sia lo studio sono due momenti molto importanti, sono ricchi e preziosi per ragioni diverse e contribuiscono a nutrire in modo intenso la nostra natura artistica. Le registrazioni in studio sono il motore della nostra creatività come band, componiamo sia insieme sia individualmente e poi condividiamo musica e parole cercando, in modo genuino, di trovare quell’alchimia che possa rendere il nostro sound speciale e unico. Le esperienze on stage fanno da carburante all’energia della band e, volendo scegliere sempre di più la qualità delle nostre esibizioni (a discapito della semplice quantità di concerti), ci spingono verso una direzione positiva che ci guida verso il fine ultimo della nostra musica: arrivare al cuore delle persone per divertirle ed emozionarle davvero”.
Come detto nel corso della vostra carriera avete collaborato live con veri mostri sacri dell'hard rock. Quale pensate sia il principale insegnamento che avete ricevuto da queste esperienze?
“(Marco D’Andrea) Personalmente la lezione principale è sempre di stare con i piedi ben piantati per terra! Ci sono musicisti che si credono “dei” scesi in terra e si atteggiano da rockstar, quando magari il massimo che hanno fatto è stato suonare al bar sotto casa, mentre mostri sacri, appunto come hai detto, che sono invece umili e disponibili nonostante siano vere e proprie rockstar! Non siamo più negli anni ’80, in cui il motto “droga, sesso e rock’n’roll” regnava sovrano. Ora come ora se vuoi ottenere qualcosa non ci sono scuse, devi farti il mazzo per ottenerlo senza atteggiarti da “divo”!”
Intervista a cura di Fabio Magliano

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