Cannibal Corpse (Alex Webster, bass)

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Elevati a vero e proprio simbolo di una musica, il death metal, che loro stessi hanno contribuito a creare con il passare degli anni, i Cannibal Corpse sono ora tornati alla carica con un nuovo e coraggioso album, “The Wretched Spawn”, che mostra alcuni lievi ma interessanti cambi stilistici. Il virtuoso ed umile bassista Alex Webster, leader storico del combo floridiano, ci parla in quest’intervista, oltre a quanto finora accennato anche dell’onore di essere stati riconosciuti come la formazione che più ha venduto nella storia del metal estremo e persino dei suoi personali gusti in campo di film horror.

Allora Alex, con “The Wretched Spawn” avete affrontato un ulteriore evoluzione del vostro sound, vuoi parlarcene?
“Premettendo che noi abbiamo sempre seguito una linea di songwriting molto spontanea, non programmando mai a tavolino i cambiamenti stilistici, devo però ammettere che ci sono delle differenze sensibili fra il nuovo album e ‘Gore Obsessed’. Mentre il precedente lavoro era più incentrato sulla tecnica, questo disco è maggiormente ricco di groove: ci sono ovviamente degli arrangiamenti molto complessi, ma penso che le strutture delle canzoni suonino tutte molto più semplici ed immediate rispetto al passato. Ci siamo soffermati molto sulla produzione delle chitarre, lavorando per la seconda volta con Neil Kernon sapevamo già a cosa andavamo incontro, abbiamo quindi cercato di sfruttare al massimo le sue qualità per raggiungere dei suoni dannatamente pesanti e granitici!”

Lavorare con un grosso nome come Neil Kernon ha influenzato il qualche modo il vostro sound?
“Forse non ci ha influenzato dal punto di vista del songwriting, anche perché proveniamo da due background completamente diversi, ma di certo l’enorme esperienza di Neil ci ha insegnato molto sulla produzione ed i suoni. Neil ha lavorato praticamente con ogni tipo di band rock, è partito cimentandosi con la fusion, il jazz ed il rock and roll, ed in seguito ha saputo mantenersi al passo con i tempi producendo heavy metal classico, hard rock ed ora anche death metal! Non so quanti produttori possano vantarsi di essere passati dai Queensryche ai Nevermore, e poi dai Cannibal Corpse ai Deicide; è questa sua versatilità che lo rende unico, Neil ha la soluzione per ogni tipo di sonorità, e riesce sempre a trovare lo spazio per ogni strumento. In verità devo ammettere che sul disco nuovo il basso si sente un po’ piano per i miei gusti, ma credo che questo sia un problema di ego (ride).”

Hai sperimentato qualche soluzione diversa per quanto concerne il suono del tuo strumento?
“Ho ulteriormente diminuito la distorsione: agli inizi della mia carriera mi piaceva molto avere un suono distorto e potente, ma con l’andare del tempo ho cambiato idea. Quando si suona il basso in una band come i Cannibal Corpse, caratterizzata da un’accordatura molto bassa, bisogna cercare di rendere la timbrica dello strumento il più chiara possibile, in modo da non confondersi con le chitarre, un rischio che potrebbe portare alla creazione di un indistinguibile ‘minestrone sonoro’. Per questo su ‘ The Wretched Spawn’ ho suonato per il 90% del tempo con un suono molto brillante e pulito, l’ideale per un bassista come me che suona con le dita, aggiungendo a volte un pizzico di overdrive solo per dare una sfumatura ‘live’ al tutto. Ho sempre cercato di sfatare la tradizione che vuole il basso come uno strumento inutile nel metal estremo, anzi, mi sono adoperato per cercare di dare alle mie partiture un’importanza pari a quella di tutti gli altri strumenti. Probabilmente questa concezione dipende anche dal mio carattere: non sono una persona che si accontenta di restare nell’ombra, preferisco piuttosto mettermi continuamente in discussione.”

Anche voi avete scelto di far girare il promo cd intervallato da numerosi beep, siete così spaventati da internet?
“Quella è stata una stupida decisione della nostra casa discografica. Non appoggio soluzioni di questo genere, la nostra musica è troppo veloce e complessa per poter essere capita in mezzo a decine di beep digitali. Come se non bastasse il fenomeno dello sharing sui peer to peer non viene certo arginato in questa maniera, ho visto ragazzi immettere il nostro disco sulla rete dopo averlo accuratamente ripulito dalle interruzioni con programmi di editing. Non mi dà comunque fastidio che sia possibile scaricare ‘The Wretched Spawn’, ciò che non va bene è l’estrema velocità con cui le nuove produzioni finiscono su internet, a volte anticipando la release ufficiale di svariati mesi! Questo processo rende l’album vecchio già prima che sia uscito, mi rendo però conto di quanto sia difficile per un ragazzo resistere alla tentazione di scaricare della musica gratis.”

Ultimamente siete stati incoronati come la band estrema con alle spalle il più alto numero di copie vendute, che reazioni hai avuto a questa notizia?
“E’ stato un onore sentirsi attribuire un titolo di questo genere, ma non vorrei che la gente pensasse che ora siamo diventati delle rockstar perché non è vero. Di certo siamo un gruppo fortunato, visto che riusciamo a vivere con la nostra musica, ma l’unico motivo per cui abbiamo raggiunto dei risultati di vendite così lusinghieri è la nostra prolificità discografica: abbiamo ben nove album alle spalle, senza contare il live ed il disco che stiamo ora promuovendo, ed è ovvio che una formazione con un catalogo di queste dimensioni venda di più rispetto ad un gruppo che ha pubblicato appena due o tre lavori. Sappi comunque che il momento contraddistinto dal maggior picco di vendite è passato da un bel po’, il nostro album di maggior successo è stato ‘The Bleeding’, e da allora non abbiamo più raggiunto tali vette. Questo è uno dei motivi per cui non mi preoccupo del dowloading selvaggio che c’è su internet, oramai il nostro periodo di vacche grasse è passato, abbiamo venduto quello che dovevamo vendere, non mi preoccupo del futuro.”

Dopo anni passati a suonare death metal senti ancora viva quella fiamma che ti accompagnava durante i primi anni di gavetta?
“Certo, ovviamente le persone cambiano, ed io non ho più gli stessi ideali che avevo quando ero un teenager, eppure il death metal è rimasta un’icona fissa nella mia vita. Spesso ho cercato di allargare i miei orizzonti, magari aprendomi a qualche sound diverso, ma ogni volta che sono tornato ad ascoltare death metal mi sono reso conto di quanto questa musica suoni meglio di tutte le altre: è la mia vita e non riesco ad immaginarmi senza suonarla. Ultimamente, poi, sembra che la scena si stia risvegliando dal torpore che l’aveva avvolta verso la fine degli anni ’90, per esempio mi sono capitati recentemente fra le mani il nuovo disco dei Morbid Angel, veramente buono, ed il nuovo Deicide, che ad un primo ascolto m’è sembrato il loro miglior lavoro da molti anni a questa parte.”

Quanto pensi che l’iconografia cruenta che caratterizza i vostri prodotti abbia aiutato l’affermazione dei Cannibal Corpse?
“Veramente molto. Se guardi ai nomi che hanno esordito con noi, gente come Immolation o Suffocation, ti renderai conto di quanto quelle band fossero fossero valide, forse anche più dei Cannibal Corpse, eppure la nostra notorietà è stata maggiore a causa delle molte controversie che abbiamo dovuto affrontare per difendere i sanguinolenti artowrk di cui parli. Non voglio però dire che sia questa l’unica causa del nostro successo, anche perché una persona può comprare una volta un disco perché è attratto dalla copertina, ma se la musica non lo lascerà soddisfatto puoi star certo che in futuro quel ragazzo si guarderà bene dall’acquistare altri dischi del gruppo in questione, copertina o no. Il fatto di avere ancora così tanti fan significa che non abbiamo ancora deluso nessuno, e che continuano a supportarci perché gli piace la nostra musica, non solo gli zombi che sono disegnati sulle cover degli album.”

Avete ancora problemi con la censura?
“In maniera sicuramente minore rispetto al passato ma si, ne abbiamo ancora qualcuno. Ci sono addirittura dei paesi dove la vendita dei nostri dischi è vietata, ad esempio in tutto il medio oriente, mentre nella maggior parte d’Europa la situazione è ora molto migliorata. I peggiori problemi li incontriamo in Germania, dove non c’è permesso suonare alcun brano dai nostri primi tre album. Ritengo questa una situazione ridicola, anche perché in quei dischi sono contenute alcune fra le nostre migliori canzoni!”

Prescindendo dal vostro concept visivo, sei anche un appassionato di cinema horror?
“Seguo questo genere con molto interesse, anche se sono sicuro che nella scena death metal ci sono personaggi che ne capiscono molto più di me in questo campo, ad esempio Killjoy dei Necrophaiga è un vero esperto sull’argomento. Ritengo questo filone molto interessante, oltre ad essere un ottimo soggetto su cui scrivere i testi, e non ne sono totalmente digiuno. Adoro quei film che sprigionano un’aura malvagia e malata, in questo senso il cinema italiano ha dato moltissimo. Uno dei miei registi preferiti, infatti, è Lucio Fulci: lungometraggi come ‘L’Aldilà’, ‘Quella Villa Accanto Al Cimitero’, ‘Paura Nella Città Dei Morti Viventi’ oppure ‘Zombi 2’ rappresentano per me dei classici imprescindibili, anche se sono considerati troppo artigianali dai moderni fan dell’horror. Ciò che mi piace di questi film è proprio la loro spontaneità, un verace malvagità che pervade dal primo all’ultimo minuto e che ti lascia attonito, spaventato e confuso alla fine della visione. Anche il talento visionario di Datrio Argento mi ha sempre appassionato, credo che ‘Suspiria’ sia uno dei più intensi film mai girati, e dimostra che ciò che importa veramente in una produzione di questo genere è il saper mantenete alta la tensione, non solo imbottire ogni scena di decine d’effetti splatter. Per quanto riguarda le superproduzioni americane adoro ‘L’Esorcista’ e ‘Shining’, mentre proprio non riesco a digerire queste nuovi film all’insegna della computer grafica e della finzione: dove sono finiti gli effetti speciali di una volta? Oramai tutto viene realizzato al computer, con il risultato di rendere l’atmosfera dei nuovi horror eccessivamente posticcia e plastificata. Per non parlare poi di come hanno rovinato ‘Star Wars’, ti rendi conto che hanno osato riprendere in mano un capolavoro assoluto del cinema al solo scopo di riempirlo di effetti speciali computerizzati? Il risultato è stato veramente patetico e vergognoso!”

Non potrei essere più d’accordo, hai praticamente espresso il mio pensiero. Tornando a parlare di musica, durante tutto l’arco della vostra carriera siete sempre restati con la Metal Blade, non ti senti tentato dalle offerte di altre case discografiche come la Nuclear Blast?
“Ad essere sincero dopo tutto questo tempo non riesco ad immaginare i Cannibal Corpse pubblicare un disco per un'altra label, la Metal Blade si è sempre dimostrata all’altezza della situazione, ed in tutti questi anni non abbiamo riscontrato alcun tipo di problema grave. Tieni anche conto che, con siamo diventati amici di quasi tutto lo staff, e quindi per noi è molto semplice lavorare con loro. Una label come la Nuclear Blast è certamente molto importante, ma non sono certo che incontreremmo in quella sede la stessa gentilezza e disponibilità che abbiamo ora, credo che sia meglio essere la band di punta di un etichetta non troppo grande piuttosto che l’ultima ruota del carro di una casa discografica immensa.”

Credo che tu stia peccando di modestia, i Cannibal Corpse non sono certo quella che si usa definire “l’ultima ruota del carro”. Tornando al passato, quanto è stato difficile sostituire nel ’94 un singer del calibro di Chris Barnes?

“Sapevamo di dover affrontare una scelta difficile, soprattutto essendo a conoscenza dell’affetto che i nostri fan nutrivano nei confronti di Chris, però eravamo anche totalmente convinti che George potesse ricoprire il ruolo di lead singer in maniera perfetta. D’altronde non è che avessimo molta scelta, continuare a lavorare con Chris era impossibile, certe cose proprio non filavano per il verso giusto e non era possibile trovare alcun accordo in merito. Penso che con George il sound della band sia molto migliorato, il suo stile vocale non è monocorde come quello di Chris, bensì ricopre un range che va dal growl profondo ad uno scream di matrice quasi black metal, questo ci permette di articolare le linee vocali una maniera più varia e meno scontata, inoltre lui è in grado di scandendire le frasi in maniera molto veloce, una caratteristica che ci ha portato a suonare come una sorta di Slayer del death metal. Non ti nascondo che, all’indomani del cambio, alcuni fan erano perplessi in merito alla scelta, probabilmente si aspettavano un cantante identico a Chris, ma non era questo che avevamo in mente. Col passare del tempo, poi, George si è affermato come uno dei simboli dei Cannibal Corpse, e credo che ora sia entrato definitivamente nel cuore di tutti coloro che ci seguono.”

Intervista a cura di Francesco 'HWQ' Bucci

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