“Escape From Leviathan”, ultimo full-length degli italianissimi Subliminal Fear, ci ha entusiasmato per il sound moderno e, al contempo, ci ha messo davanti ad alcuni interrogativi mancanti di una risposta. Perché non discuterne quindi con i diretti interessati? La parola a Carmine (voce) e a Domenico (chitarra)…
Ciao Carmine e Domenico, benvenuti su Metal.it! Ho notato che "Escape From Leviathan" è molto chiacchierato sia sul web che sulla carta stampata, potete fare un primo bilancio dalla pubblicazione?
Domenico: Ciao, grazie a voi per averci ospitato sulla vostra webzine e per aver apprezzato il nostro nuovo album! Possiamo ritenerci molto soddisfatti della reazione mediatica che sta riscuotendo “Escape from Leviathan”. Questo è stato possibile grazie ad un ottimo lavoro di promozione della nostra etichetta, la Inverse Records senza dimenticare l’attività svolta sui social, che curiamo molto e che al giorno d’oggi aiutano molto a farti conoscere al di fuori de tuo paese.
Parliamo di quello che avete chiamato "cyber-metal": com'è nato e come lo descriveresti, anche in rapporto alla vostra evoluzione stilistica?
Carmine: Non ci piacciono molto le classificazioni riferite alla nostra musica, perché possono essere a volte riduttive e c’è il serio rischio di dover forviare qualcuno prima dell’ascolto effettivo della musica. Il termine “Melodic Death Metal” ci stava un po’ stretto e non rispecchia più quello che proponiamo in questo momento, poiché il nostro sound ha subito indubbiamente un’evoluzione. “Cyber Metal” è una definizione che fa riferimento sia ai temi adottati dai testi e sia a un utilizzo importante di musica elettronica e suoni industrial. Tra le varie classificazioni attribuite dagli addetti ai lavori, ci sono state ad esempio: “extreme modern metal” oppure “melodic electronic death metal”. Non ci preoccupiamo più di tanto di quest’aspetto e lasciamo che siano gli altri a definirci oppure a classificarci. Diciamo che aver adottato il termine “cyber” è stata una necessità più commerciale che funzionale, riferendosi all’utilizzo della musica elettronica e di alcune tematiche sci-fi. Parlandoti del processo evolutivo subito dal nostro sound, ne abbiamo discusso molto prima di iniziare il lavoro di composizione dei brani, definendo nuovi elementi da inserire e cambiando radicalmente il modo di lavorare. Tutto è stato comunque programmato in virtù di un unico obiettivo: proporre qualcosa di più moderno che abbandonasse i cliché del genere che abbiamo proposto negli album precedenti e comporre musica in linea con i nostri gusti attuali. Con “Escape from Leviathan” abbiamo avuto la sensazione di una rinascita musicale e una consapevolezza di una direzione musicale più matura e personale.
Come siete entrati in contatto con la Inverse Records?
Carmine: Quando abbiamo proposto il nostro ultimo lavoro alle etichette più importanti, molte di esse si sono dimostrate interessate a produrre il disco. La Inverse Records ci è sembrata quella più in linea con i nostri obbiettivi del momento e le nostre necessità. Cercavamo un label con esperienza internazionale e che lavorasse in modo concreto ed ottimale sugli obbiettivi prefissati. Siamo finora molto soddisfatti del loro operato.
Ho apprezzato molto la scelta di utilizzare due cantanti con caratteristiche ben distinte: quando e perché avete deciso di intraprendere questa strada?
Carmine: La decisione di utilizzare due vocalist nella line-up è stata presa in considerazione analizzando la natura degli arrangiamenti di voce e soprattutto per migliorare la riproposizione di questi brani in sede live. Già da qualche tempo, avevo deciso che mi sarei occupato solo delle parti di voce melodiche e ci serviva uno screamer esperto e duttile. La scelta di Matteo è stata un miglioramento notevole per noi e direi che il risultato è stato ben oltre le attese, costatando una discreta compatibilità tra le nostre voci che si è creata sin da subito e che crescerà col tempo. Siamo davvero impazienti di rodare la nuova line-up in sede live anche perché abbiamo in Ruggiero Lanotte alla batteria, un altro innesto che vogliamo presto presentare.
L'artwork è molto affascinante: cosa rappresenta? Nella recensione, da inguaribile progster, ho scritto che mi ricordava "Brain Salad Surgery" degli ELP...
Carmine: L'artwork di “Escape From Leviathan” è sicuramente un valore aggiunto all’intero disco e il suo autore, Seth Siro Anton, è stato fortemente voluto da tutti noi, poiché da sempre ammiriamo le sue realizzazioni. La cover in particolare è un’opera ben riuscita, oltre che per il suo valore artistico anche per l’aver catturato la tematica principale dei testi in maniera coinvolgente ed in linea con le nostre aspettative. Non immagino un risultato migliore che possa esprimere in maniera drammatica, simmetrica e futuristica, la fuga dalla nostra paura principale, il leviatano.
C'è qualche brano di "Escape..." di cui siete particolarmente orgogliosi?
Domenico: Personalmente sono molto soddisfatto del lavoro svolto sull’album ed in particolare dell'arrangiamento di alcuni brani tipo “Evilution”, che presentano un sound maturo, veloce ed aggressivo, senza dimenticare la componente atmosferica che ritroviamo su tutto l’album. Ritengo che grazie a tutto questo, “Escape from Leviathan” abbia le carte in regola per confrontarsi con le uscite di band internazionali e più affermate in ambito metal moderno.
Adesso, con calma, mi spieghi come caspita vi è venuto in mente di coverizzare i Talk Talk...
Domenico: Il brano “Living in Another World” dei Talk Talk ci è stato proposto da Carmine che leggendo il testo del brano ha ritenuto che fosse coerente con la tematica degli testi delle altre canzoni. A questo si aggiunge il lavoro di tastiere e di parti elettroniche realizzate da Botys Beezart che ha sicuramente riferimenti alla musica anni ’80, ci è sembrata subito una soluzione intrigante. Volevamo da sempre confrontarci con il proporre una cover di un brano totalmente diverso dal nostro genere e ci è sembrata l’occasione giusta per toglierci questa soddisfazione.
Un altro brano che mi ha davvero colpito è la conclusiva "The Disease Is Human Emotion", traccia che ho definito "hollywoodiana": sei d'accordo?
Carmine: Si sono perfettamente d’accordo con la tua osservazione. Volevamo che la nostra musica acquisisse una connotazione più drammatica e che arrivasse psicologicamente a colpire l’ascoltatore non solo con la velocità o l’aggressività ma anche con il pathos e le atmosfere. Abbiamo cercato di dare il meglio di noi stessi nell’arrangiamento dei brani cercando di creare un tutt’uno tra testi e musica. Questo connubio, tra musica e contenuti, sarà sempre curato in maniera “maniacale” poiché è molto importante per noi. Con le dovute proporzioni, abbiamo cercato di creare una piccola colonna sonora e nell’ultima traccia dell’album “The Disease is Human Emotion” questo è più evidente data la sua natura strumentale e grazie all’utilizzo di parti sinfoniche unite all’elettronica. La canzone è stata concepita ispirandosi al film “Equilibrium” ed è incentrata su un discorso proclamato da un essere umano ormai sotto il controllo della società davanti a una folla. Il discorso evidenzia una consapevolezza ormai distorta, di aver risolto i mali della società, cioè guerre, crimine e odio grazie all’eliminazione del sentimento e delle emozioni, ritenute la causa di tutto.
So c'è un concept che lega le liriche: puoi approfondirne gli aspetti principali?
Carmine: C’è una tematica che accomuna tutti i brani di “Escape from Leviathan” pur non trattandosi di una storia unica. Il titolo, ad esempio, è nato prendendo spunto dall’omonimo libro di J.C. Lester che è un’opera che esprime un giudizio negativo sulla possibilità dell’uomo di autogovernarsi. Mentre il filosofo inglese Thomas Hobbes, nella sua opera “Leviatano” descrive lo stato come una creatura primordiale disposto a divorarci, le cui membra sono i cittadini. Da questi due concetti siamo partiti per lavorare al concept del nostro album, immaginando la nostra società nel futuro e in una fase conclusiva di un processo degenerativo che ha portato le macchine e una società distopica a governarci. In questo scenario apocalittico la società ci controlla come automi e schiavi, e noi tutti siamo vittime delle nostre scelte sbagliate e dall’incapacità di riconoscere il male.
Ho trovato la produzione dell'album davvero pregevole e, sinceramente, mi ha colpito scoprire che il lavoro è stato svolto interamente a Bari: cosa ci puoi dire di Giuseppe Dentamaro e dei Golem Dungeon Studios?
Domenico: Conosciamo Giuseppe da diversi anni e non abbiamo avuto dubbi sull’affidare a lui questo nostro progetto ambizioso. Avevamo lavorato per sviluppare un nuovo sound che prevede nuove soluzioni e metodi di lavoro, quindi Giuseppe è stato un figura molto preziosa per il nostro lavoro, trasmettendoci dedizione e professionalità. Credo che il sound che abbiamo tirato fuori sia qualcosa di fresco e moderno e siamo soddisfatti di aver raggiunto tutti gli obbiettivi prefissati. Non è stato facile riuscire a trovare un equilibrio tra tutti gli elementi.
Ho letto nelle note di copertina che è stato giocato un ruolo fondamentale dal tastierista dei Godyva Botys Beezart...
Carmine: Il ruolo di Botys nella fase compositiva e di produzione dell’album è stato da protagonista oltre che essenziale per questa nuova direzione musicale intrapresa. I principali compositori della band siamo Domenico ed io, ma Botys si è occupato di tutti gli arrangiamenti dei synth e delle parti elettroniche e direi che il suo lavoro è stato eccezionale. Contiamo di mantenere lo stesso team di lavoro anche sul prossimo album, perché siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto su “Escape from Leviathan”.
È giunto il momento della "domanda fatidica": come mai nemmeno un assolo? Ho visto che sul vostro profilo Facebook questa osservazione ha scatenato addirittura un dibattito!
Domenico: Ho avuto sempre la convinzione che la musica nasca da sensazioni e quindi tutto può essere interpretato e proposto in maniera molto soggettiva. Personalmente credo che i brani che compongono “Escape from Leviathan” non necessitano di “soli” di chitarra per raggiungere una qualità migliore e questa è stata una decisione consapevole e ragionata. Abbiamo puntato tutto sull’equilibrio degli elementi e gli strumenti svolgono il loro compito in maniera perfetta per raggiungere una qualità complessiva. Molte melodie sono state inserite dai synth e nelle parti aggressive abbiamo privilegiato il groove. Prima di iniziare il songwriting dell’album, sapevo che sarei stato l'unico chitarrista del progetto e ho voluto arrangiare le parti in modo da poter poi riproporre tutto dal vivo senza l’ausilio di altri musicisti.
Che in Italia siamo pieni di talenti si sa e l'ho già sottolineato in più occasioni ma cosa mi dici della scena metal pugliese in particolare?
Domenico: In Puglia abbiamo molte band molto valide e musicisti di valore. Secondo me il problema principale riguarda la mentalità e soprattutto la capacità di giudicare buona musica. Nel nostro paese, il nostro è un genere musicale seguito da una minoranza e necessita del massimo supporto e energie da parte di tutti. Per ogni band che suda sul palco davanti ad una dozzina di persone ci sono cinque Dj che "suonano" davanti a migliaia di persone.
Lo chiedo a tutti, non riesco a farne a meno: cosa ascoltano i Subliminal Fear quando non compongono?
Carmine: La stessa musica che ascoltiamo sempre e senza nessuna preclusione verso altri generi musicali, purché sia musica di qualità. Quando abbiamo iniziato a comporre il nuovo materiale, abbiamo da subito inteso che i nostri ascolti e le nostre influenze musicali erano diventati più variegati rispetto al passato e che avevano influenzato il nostro modo di concepire strutture e melodie. Per quanto mi riguarda, in questo periodo sto ascoltando gli ultimi lavori di Death Angel, Amon Amarth e Katatonia.
Bene, grazie per il vostro tempo, a voi lo spazio per un saluto ai nostri lettori!
Domenico: Ringrazio la redazione di Metal.it per la spazio concesso e spero di aver chiarito alcuni dettagli dell'album. Invito i tutti i lettori ad ascoltare il nostro album "Escape From Leviathan", magari con delle cuffie e con gli occhi chiusi… il resto lo farà la musica.
Carmine: Grazie a tutti voi, è sempre un piacere per noi. Un saluto a tutti i metallers vi aspettiamo sulle nostre pagine e ai nostri concerti. “May the force be with you!”