Tony Levin è un’icona del prog ma non solo: da Peter Gabriel ai King Crimson, passando per i Pink Floyd e i più recenti Levin Minnemann Rudess, si è ormai perso il conto delle sue collaborazioni. Nonostante una vita così intensa ha comunque trovato un po’ di tempo per parlarci dell’ultima fatica del suo super-trio...
Ciao Tony, è un onore averti sulle pagine di Metal.it! Quando venni a conoscenza dell’uscita di un nuovo album targato Levin Minnemann Rudess sobbalzai dalla sedia: come avete deciso di iniziare a scrivere nuovo materiale?
Più di un anno fa sapevamo che avremmo fatto un secondo album, ma essendo tutti molto impegnati in tour ci è voluto tempo fino a Dicembre per la stesura dei brani. Inoltre abbiamo dovuto registrare abbastanza velocemente perché in primavera saremmo tutti ripartiti per altri tour!
Dal tuo punto di vista quali sono le principali differenze tra il primo disco e “From The Law Offices Of”?
Ci conosciamo tutti meglio come musicisti – quando scrivi per gli altri membri della tua band è tutto più facile se sai bene cosa sono in grado di fare i tuoi compagni. Nel mio caso capita raramente che debba suggerire a Marco o a Jordan cosa dovrebbero suonare, ma ora sono in grado di creare situazioni musicali più “adatte” a loro rispetto a prima. Nel primo album avevo soltanto scritto dei brani e chiesto a Marco e Jordan se erano interessati a suonarli, senza considerare preventivamente “chi” li avrebbe eseguiti.
C’è qualche traccia di cui sei particolarmente orgoglioso?
No, non direi, sono felice sia della “materia prima” che del risultato finale!
Come nasce un vostro brano?
Tutti noi componiamo: abbiamo scritto i brani separatamente e poi ce li siamo passati l’un l’altro per incorporare del nostro meglio.
Come descriveresti la musica che proponete? Perché?
Direi che è “progressive rock”, ma francamente non sono molto “esperto” di generi musicali dato che, come la maggior parte dei musicisti, sono impegnato a suonare e lascio agli altri il compito di descrivere quello che faccio!
Sembra quasi che tu possa essere influenzato da qualsiasi tipo di musica (pop, prog, classica, jazz, metal, fusion, ambient, etnica, funk, ecc.): esiste qualche genere che proprio non sopporti?
Forse esistono alcuni generi che non mi entusiasmano ma come musicista credo di poter imparare qualcosa dall’ascolto di qualsiasi disco. Prendiamo una canzone pop che magari non mi piace… c’è comunque la qualità della voce di chi canta, la linea di basso e il suo suono, e magari è fatta molto bene, o al contrario mi fa pensare a come potrebbe essere migliorata. Poi c’è il mix e quanto sono distinguibili gli strumenti e se le parti valorizzano o meno il brano. Per quanto mi riguarda c’è sempre da imparare dall’ascolto della musica, e soprattutto delle parti di basso. È pieno di grandi bassisti che fanno cose eccitanti così cerco di tenere le mie orecchie ben aperte a prescindere dallo stile musicale.
Cosa ascolti quando non sei in studio o sul palco?
Tristemente non ascolto più tanta musica come una volta, sono piuttosto impegnato la maggior parte del giorno a suonare e non mi spiace un po’ di silenzio ogni tanto! Ma se sono a casa inizio la giornata nel mio studio ascoltando la musica classica che amo, magari Bach o le “4 Stagioni” di Vivaldi. Anche Mozart sembra che faccia bene al cervello, ascolto spesso le Sonate per Pianoforte. E i Quartetti di Beethoven.
Vedremo mai Tony Levin, Marco Minnemann e Jordan Rudess insieme dal vivo?
Non puoi mai prevedere cosa succederà. Ma mi sembra difficile considerando gli impegni dei vari The Aristocrats, Dream Theater, King Crimson, Stick Men, Peter Gabriel (e aggiungi pure gli altri progetti in cui Jordan e Marco sono coinvolti). Dovrebbero essere tutti liberi almeno per una stagione per poter organizzare un tour.
Progetti per il futuro? Ci state pensando?
No, preferiamo fare le cose volta per volta. Abbiamo voluto fare questo secondo album per parecchio tempo, è gratificante vederlo pubblicato e siamo felici di come è venuto fuori.
Grazie Tony! A te il piacere di lasciare un messaggio ai nostri lettori.
Vorrei dire grazie ai vostri lettori perché supportano la musica che amano, qualsiasi essa sia. Noi, che siamo così fortunati da poter suonare musica che, in un certo senso, facciamo “per noi”, siamo sempre felici di trovare gente appassionata alle nostre composizioni. E la musica è proprio questo.
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