“Le cose belle accadono” … forse sono proprio queste parole, utilizzate dai gentilissimi ragazzi de La Bottega del Tempo a Vapore per congedarsi da Metal.it al termine di questa breve intervista d’approfondimento, a fornire la maniera migliore, semplice ed efficace, per descrivere le circostanze che hanno condotto la formazione campana a rivelarsi come una delle promesse più interessanti della scena progressiva del Belpaese .
A volte, per fortuna, idee e talento sono “sufficienti” per uscire dalle acque profonde del pantano dell’underground e se “Il guerriero errante”(qui la recensione, qualora vi fosse sfuggita …), l’eccellente albo di debutto dei nostri, è riuscito ad ottenere una certa visibilità è anche perché in Italia oltre a musicisti dotati di carattere e creatività ci sono pure discografici “illuminati”, capaci di operare, nel loro “piccolo”, in maniera libera, competente e intelligente.
Il connubio tra la band e la Minotauro Records, valorosa label tricolore, appare così come la fusione di personalità affini, affezionate alla storia del rock e non per questo disposte ad offrirne una sterile riproposizione.
Ora sta a voi sostenere gruppo (ed etichetta!) per fare in modo che le cose belle possano continuare ad accadere ed evolversi come meritano …
Ciao ragazzi e benvenuti su Metal.it! Dopo i doverosi complimenti per il vostro “Il Guerriero Errante” (di cui parleremo tra poco), direi d’iniziare, come di consueto con tutti gli esordienti sulle nostre pagine virtuali, con una breve scheda di presentazione della band, magari aggiungendo qualche dettaglio sulla scelta di un monicker così singolare e affascinante …
Innanzitutto grazie a Metal.it per averci proposto l'intervista. La domanda ci dà fin da subito la possibilità di esprimere il concetto che sta alla nostra base. Noi siamo l'incontro di musica e narrativa, quindi non solo musicisti e compositori, ma anche narratori. È l'incontro di queste due arti, che dona ai nostri lavori qualcosa che li rende differenti dal solito. Dalla singolarità dell'incontro, al luogo in cui fin da subito abbiamo iniziato a vederci (l'ufficio di
Alfredo –
Martinelli, autore del concept dell’opera … N.d.a.) e delle nostre peculiarità musicali e narrative, è nata l'idea de “
La Bottega del Tempo a Vapore”: un modo per ricordare le antiche botteghe rinascimentali, frequentate da maestri d'arte, in cui avvolti da un’impalpabile energia naturale, discorriamo del nostro esistere.
I capisaldi del prog italiano e le tendenze più “cromate” del genere, lungo un tracciato ispirativo che idealmente prende avvio dal Banco e da Il Balletto Di Bronzo e approda ai Dream Theater, sembrano alimentare il vostro lavoro … potreste raccontarci quali sono nel dettaglio i vostri principali maestri e quali sono le caratteristiche fondamentali che avete cercato di “assorbire” da loro?
Quanto pensate sia importante per un gruppo musicale, per di più giovane come il vostro, costruirsi un bagaglio artistico il più possibile ampio e variegato?
Dai Dream Theater, Gentle Giant, il Banco, Goblin, alla Pfm, agli Yes, ai Jethro Tull, a gruppi come Haken, ai Tool, agli Intervals, Pink Floyd, Osanna e tanti altri. Senza assolutamente trascurare cantautorato italiano e internazionale: da
De Andrè a
Neil Young, da
Bob Dylan a
Mannarino, passando per
De Gregori,
Lucio Dalla,
Steven Wilson e tanti altri. In più, come si sarà capito dalla precedente risposta, nell'ideazione e composizione non mancano influenze letterarie classiche e moderne da
Omero ad
Asimov, passando per
Philip K. Dick e
Hemingway, senza trascurare lo stilnovo italiano. Il nostro obiettivo è essere artisti totali, non legati a schemi, ma sperimentatori in modo trasversale. Per tale ragione siamo in continuo fermento e proviamo a prendere spunto, anche solo per semplici dettagli, da tutti quelli che hanno dato luce e respiro alla propria arte.
Analizziamo ora brevemente il concept lirico che sostiene il disco, basato su un racconto di Alfredo Martinelli … com’è nata questa scelta e quali sono le motivazioni che vi hanno condotto a intraprendere una strada così “difficile” fin dal debutto?
L’idea è partita direttamente da Alfredo. Come spesso racconta, al termine della storia vi ha subito intravisto le caratteristiche idonee per essere trasformata in un’opera rock. Lui però non è un musicista, quindi ha avviato una serie di contatti per individuare chi fosse interessato al progetto. Inizialmente non è stato per nulla facile, poi la voce ha iniziato a girare fra le persone giuste e abbiamo avuto un incontro presso il suo ufficio, per noi oggi è la
Bottega, presso il quale ci ha mostrato tutto il progetto. Aveva preparato un lungo canovaccio in cui la storia era stata suddivisa in capitoli. Per ogni capitolo aveva scritto una sorta di riassunto dettagliato, comprensivo di foto e immagini identificative degli eventi. Da quel momento in poi sono entrati in gioco i musicisti che hanno composto i brani basandosi sugli eventi. Una volta giunti a un grado abbastanza maturo di armonizzazione e arrangiamenti, sono stati scritti i testi e create le linee vocali. Letto così sembra un percorso semplice, ma ha comportato un lungo lavoro fatto d’incontri, ragionamenti, composizione e scrittura.
Decidere di usare l’italiano, un idioma meraviglioso eppure anche molto “impegnativo”, rappresenta una sfida che voi avete superato brillantemente … è giusto, secondo voi, essere più “severi” nel giudicare un testo sviluppato in madrelingua piuttosto che uno concepito tramite la “protezione” espressiva dell’inglese?
Riteniamo che la scelta dell’Italiano sia tra le nostre armi vincenti. Il testo, come si sarà capito, è per noi una parte importante del concept e volevamo fosse ben chiaro anche all’ascoltatore, che la nostra opera vuole distinguersi per essere un bilanciato amalgama di arti. Forse con un pizzico di presunzione, pensiamo di aver raggiunto l’obiettivo previsto, in quanto in ogni recensione ricevuta i testi hanno la loro identità e autonomia. La “severità” nel giudizio è secondo noi una normale conseguenza della possibilità di comprendere. Se fosse stato scritto in inglese, sarebbe passato pressoché inosservato. Tale scelta ci avrebbe tolto un grosso peso iniziale, dovuto alla complessità della scrittura, ma, al tempo stesso, ci avrebbe sottratto tutte le successive soddisfazioni.
Musicalmente ho trovato il vostro lavoro “classicamente” creativo, gratificato da un invidiabile equilibrio tra tecnica e passionalità … come nasce un brano de La Bottega del Tempo a Vapore e quali sono gli obiettivi che vi prefiggete per la sua stesura e realizzazione?
I brani nascono per voler descrivere e narrare una parte di racconto in cui i protagonisti vivono emozioni, si muovono in un ambiente e interagiscono sia fra loro con figure minori. Tutto ciò lo riportiamo in musica interpretando un intero racconto, assegnando quindi dei temi musicali ai vari personaggi, che poi ritroviamo arrangiati e suonati in base alla fase della narrazione, per dare continuità allo scorrere dalla storia. Non siamo quindi noi i protagonisti, ma i narratori della vicenda.
Parlare di singole “canzoni” in situazioni come queste è un’impresa improba e snaturante … viviamo, però, in un mondo frenetico e superficiale e se dico che “Mendicanti luridi” può essere, in qualche modo, il brano giusto per convincere anche l’ascoltatore “occasionale” ad approfondire il vostro mondo musicale, commetto un errore “imperdonabile”?
“Mendicanti luridi” è il brano più importante di tutto il disco e ci fa piacere che sia stato individuato come esempio. Esso rappresenta il momento della scelta: il Guerriero è combattuto fra la fedeltà al Re e l’amore per la Dama. Cerca consiglio in molte persone, fra amici, parenti e rappresentanti delle istituzioni religiose. Si rende, però conto che nessun consiglio gli è dato senza un personale tornaconto per cui libera se stesso da tutti i legami invisibili e le sovrastrutture che lo imbrigliano, manda a quel paese i “
mendicanti luridi di anime tristi” e sceglie la strada ascoltando solo i propri sentimenti.
“Il guerriero errante” esce per un’etichetta prestigiosa come la Minotauro Records, … com’è nata questa partnership e qual è la vs. valutazione complessiva sul business discografico contemporaneo, e in particolare su quello nostrano?
Il contatto con la
Minotauro Records è avvenuto in tempi non sospetti. Quando il disco era appena uscito loro l’hanno subito intercettato e, dopo un breve periodo di “corteggiamento”, ci siamo “fidanzati”. Il business discografico è purtroppo nelle mani di poche grosse aziende che manipolano i gusti attraverso il bombardamento dei mass media. Molti fruitori di musica probabilmente non hanno un proprio gusto musicale, ma un gusto artificiale imposto dalla sovraesposizione a determinate tendenze musicali. C’è fortunatamente un underground prolifico di talenti nel quale noi ci troviamo a nostro agio, che ci dà stimolo e forza per continuare a pianificare il nostro futuro musicale.
Vedrei molto bene il vostro album, molto curato anche sotto il profilo “estetico”, in un’edizione in vinile, magari con una bella copertina apribile … cosa ne pensate e come valutate il ritorno di popolarità di quell’antico formato, dopo anni di “bistrattamenti” da parte dell’industria musicale “maggiore”?
Il vinile ha il fascino del “toccare” la musica che si sta ascoltando. Ciò lo rende affascinante non solo ai nostalgici, ma anche ai più sensibili, seppur moderni fruitori. Al tempo stesso, ci si deve rendere conto che si deve vivere il tempo della contemporaneità. Sistemi come
iTunes e
Spotify la incarnano alla perfezione e s’integrano con strumenti informatici, quali gli smartphone, che sono oramai una naturale appendice della nostra esistenza. Non sarebbe male una pacifica coesistenza, in cui poter scegliere senza discriminazioni lo strumento più adatto alle proprie abitudini e sensibilità.
Inderogabile questione live, a quanto sembra una delle poche autentiche fonti di “profitto” nella congiuntura dell’attuale industria della musica. Ritenete che suonare dal vivo sia, per un gruppo che vuole farsi conoscere, una “chiave” (un’immagine che amate, tra l’altro, vedendo il vs. logo …) utile a scardinare l’abulia attuale del pubblico del rock?
Abulia è il termine esatto per definire l’approccio dei giovani alla musica live. È molto più semplice ascoltarla nelle cuffie. Però i live sono il vero momento artistico, subito dopo la composizione, che rispecchia lo stile di una band. Tornando al concetto di prima, una band moderna deve trovare il giusto compromesso fra live e Social, se vuole trasmettere la propria musica il più lontano possibile.
Siamo alla fine … grazie davvero di tutto e a voi il “microfono” per le considerazioni finali.
“
Le cose belle accadono”, questo lo possiamo affermare con certezza e noi stiamo vivendo uno di questi bei momenti, sappiamo che la strada verso una più capillare conoscenza del nostro modo di fare musica è ancora lunga e tortuosa, ma abbiamo gambe e spalle robuste e soprattutto, ancora molte idee e voglia di vederle realizzate. Grazie a voi tutti per averci concesso questo enorme spazio.