In attesa di ascoltare il nuovo album dei Seventh Wonder previsto per il 2017, abbiamo colto l’occasione per scambiare due parole con il bassista (e fondatore) Andreas Blomqvist, una persona a dir poco sicura di sé e dei suoi mezzi…
Ciao e benvenuto sulle pagine di Metal.it! Come ci si sente ad essere di nuovo in pista dopo tutto questo tempo?
È grandioso! È stato davvero frustrante non poter proporre qualcosa di nuovo per così tanto tempo…
L’impressione che si ha ascoltando il live è che la nuova line-up sia particolarmente solida e affiatata: sei d’accordo?
Siamo felicissimi di Stefan (il nuovo batterista, ndr)! È “una bestia” e dal vivo è pazzesco. Mi sento davvero a mio agio a suonare con lui, è un gran musicista. E ha anche contribuito con alcune idee alle nuove canzoni del prossimo album.
Quali pensi che siano i punti di forza dei Seventh Wonder?
Penso che siamo in grado di combinare buone canzoni dalle buone melodie con complessi passaggi prog-metal, e credo che questo particolare mix ci caratterizzi. Personalmente poi sono convinto che lo spazio lasciato al mio basso nelle nostre produzioni aggiunga una nota unica al sound dei Seventh Wonder.
“Welcome To Atlanta Live 2014” è prevalentemente incentrato sull’album “Mercy Falls”, probabilmente il vostro lavoro più apprezzato: com’è nato un concept tanto complesso e, soprattutto, tragico?
Mentre ero in studio per registrare la voce di Tommy per “Waiting In The Wings” abbiamo iniziato a parlare di un concept album, discutendo di una possibile trama di fondo. Per renderlo una storia tanto dettagliata c’è voluto ovviamente molto lavoro, svolto da me e da Tommy insieme.
Le due nuove tracce (“Inner Enemy” e “The Promise”) fanno ben sperare per il prossimo full-length: puoi anticiparci qualcosa a riguardo?
Prima di tutto voglio precisare che nessuna di queste due tracce sarà sul prossimo album. Nel nuovo full-length inseriremo solo canzoni originali mai pubblicate prima. Penso poi che sia meglio dire da subito che il sound sarà leggermente diverso, dato che c’è Stefan dietro al drum-kit. Ha un groove più naturale del suo predecessore e sono convinto che sarà apprezzato dai fan. Infine sono sicuro che nessuno sarà sorpreso dall’impronta complessiva dell’album, e che suonerà come un classico disco dei Seventh Wonder.
Da dove viene l’idea di un medley acustico? Nella recensione io l’ho paragonato a quello dei Toto in “Falling In Between Live”…
Volevo fare un piccolo regalo ai fan e avere qualcosa da poter mettere sul DVD che non fosse recuperabile da nessun’altra parte. Allo stesso tempo volevo catturare quanta più storia possibile dei Seventh Wonder e dato che quasi novanta minuti erano incentrati su “Mercy Falls” era difficile dare agli altri album spazio sufficiente. Ecco perché è nata l’idea del medley, che contiene anche canzoni provenienti dal nostro primo album “Become”.
Come siete entrati in contatto con Frontiers?
A dire il vero sono arrivati loro a noi, e credo che abbiamo fatto un buon affare in due.
Quanto influiscono gli impegni di Tommy coi Kamelot sull’attività dei Seventh Wonder?
Abbastanza. Non è un segreto che si tratti dell’aspetto che ci rallenta di più. D’altro canto è ovviamente fantastico che tanta gente si sia avvicinata ai Seventh Wonder grazie al lavoro di Tommy con i Kamelot.
C’è qualche band/artista che ti ha colpito particolarmente negli ultimi anni?
Sono rimasto molto impressionato dal nuovo chitarrista di Neal Morse, Eric Gillette. Detto questo, invecchiando sono sempre più legato alle band che ascoltavo vent’anni fa! Anche l’ultimo album dei Dream Theater, “The Astonishing”, mi ha colpito.
Grazie per il tuo tempo, a te la parola per chiudere.
Siamo eccitati all’idea di essere tornati in pista e spero sinceramente di venire in Italia in primavera. Grazie per il supporto!
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