“The Redemption Of Cain” è l’ennesima, bella sorpresa partorita da un connazionale che non ha bisogno certo di presentazioni, quel Gabriele Bernasconi noto ai più per essere stato il fondatore del progetto The Clairvoyants, storica tribute band italiana degli Iron Maiden (ma non solo) scioltasi nel 2015. Questo è il resoconto di una piacevolissima conversazione dove il nostro ospite non ha tralasciato davvero nessun dettaglio utile alla piena comprensione del progetto…
Ciao Gabriele (che bel nome!) e benvenuto su Metal.it! La prima domanda è d'obbligo: a cosa dobbiamo il monicker del progetto (ART X)?
Ciao Gabriele (che bel nome!) Grazie mille, e un saluto a tutti i lettori di
Metal.it! Parti con una delle domande più difficili! Sono stato per molto tempo in dubbio sul nome da dare a questo progetto, e ne ho provati e scartati moltissimi. Trovare il nome per un progetto solista non è mai semplice, perché vorresti condensare in una o due parole tutto quello che vuoi dire con la tua musica, mantenendo sempre un occhio al futuro. Ho giocherellato con nomi lunghi e altisonanti, ma non ne ho trovato nessuno che fosse
"catchy" al punto giusto, mantenendo quell'aria di mistero che volevo comunicare. Ricordo che una sera stavo sperimentando con il concetto di nebbia, foschia, gelo... ed ecco la parola
"arctic". Aveva il suono giusto, era breve e d'effetto, ma non aveva nessuna connessione con la mia musica. Allora, come spesso si fa, ho iniziato a spostare le lettere, a mutare il concetto... e da lì è spuntata la parola
"art". Ho sempre sentito una profonda risonanza con il concetto di "arte" a tutto tondo, pur essendomi concentrato molto sulla musica; mi è venuta subito in mente la copertina di
"Morningrise" degli Opeth, con la sua foto in bianco e nero del ponte palladiano di Prior Park, che si sposa perfettamente con le atmosfere musicali create dalla band in quell'album.
Rimaneva però qualcosa di incompiuto:
"art" da solo era un nome d'effetto, ma troppo generico. Ad un certo punto ho smesso di lottare con questo dubbio, e ho accettato il dubbio in sé. Avendo studiato ingegneria, mi sono ricordato di quella lettera che per tutti i matematici simboleggia l'ignoto, quel segreto da svelare con complesse equazioni: la lettera X. La X è da sempre un simbolo molto potente: segna il tesoro nelle mappe dei pirati, il crocevia dove Robert Johnson ha venduto la propria anima al diavolo in cambio del successo... ognuno può dare alla X il significato che preferisce, e tutti abbiamo ragione e torto allo stesso tempo.
Quindi si tratta del "mistero dell'arte"? Oppure del "l'arte insita nell'ignoto"? A voi la risposta...
Puoi spiegarci brevemente la trama dell'album?
Ho preso spunto dalla vicenda biblica di Caino e Abele, che descrive una vicenda tragica e potente ben conosciuta da tutto il mondo cristianizzato, ma ho aggiunto molti elementi tratti da fonti esterne alla Bibbia, e ho svolto e concluso la trama aggiungendo eventi di mia invenzione. Caino è il protagonista, un'anima inquieta e libera, che mette in dubbio tutto ciò che gli altri danno per scontato, e che in nome della libertà commette un errore gravissimo: uccide il proprio fratello sull'onda della rabbia e della vendetta. A seguito di questo crimine, viene bandito e vaga per anni nella desolata terra di Nod, dove incontra Lilith - la prima moglie di Adamo. Per breve tempo trovano rifugio l'uno nelle braccia dell'altra, accomunati dall'esilio, ma Caino la rifiuta e la abbandona dopo aver scoperto che lei non è altro che una marionetta del primo e più famoso esule: Lucifero. Proprio quest'ultimo insidia Caino nelle sue peregrinazioni, ma Caino non rinuncia al proprio libero arbitrio e rifiuta le offerte di potere e vendetta del demonio, preferendo sfidare la morte nelle terre desolate. Dopo anni di disperato vagare senza meta, incontra un'anima pura che lo vede per ciò che è: un uomo, e non un animale selvaggio; l'amore di colei che diventerà sua moglie lo salva dalla sua triste sorte, e grazie al suo aiuto può mettersi finalmente in cerca di ciò che può redimere la sua anima dall'errore commesso: l'Eden perduto. Trovata finalmente una piccola grotta, parla con il Custode di questo luogo e gli racconta la sua storia. Il Custode lo spinge ad entrare nella grotta per affrontare i suoi ultimi nemici, e con tutto il coraggio Caino mette piede nell'altro buio...
La conclusione la lascio scoprire a chi sarà abbastanza curioso da ascoltare l'album fino all'ultimo brano!
Non si può negare che la strada della "rock opera con ospiti" sia piuttosto inflazionata da qualche anno a questa parte: cosa ti ha spinto ad andare comunque in questa direzione?
Devo dire che sono sempre stato refrattario alle mode, oltre che nel vestire, anche negli ascolti e nella composizione musicale. Ho semplicemente lasciato libero sfogo alla mia creatività, senza farmi condizionare da nulla. Non ho pensato a stili, richiami, ragionamenti commerciali... ho voluto creare un mio progetto solista proprio per esprimermi senza confini. Ho scritto prima di tutto la storia, poi l'ho messa in musica definendo personaggi e ruoli. A questo punto mi sono reso conto che stavo scrivendo una rock opera, e non ho avuto alcun dubbio nel proseguire lungo questa strada. Se avessi pensato a quanto questo genere sia inflazionato, avrei deviato da quello che volevo scrivere, e il risultato sarebbe stato meno autentico e libero. Onestamente, penso che quando la musica è scritta con il cuore e in piena libertà, vada oltre le considerazioni di genere e diventi semplicemente arte. Non ho la pretesa di definire così il mio lavoro, ma è quello a cui ambisco quando compongo. Inoltre, prova a pensare a Tom Waits, o a Trent Reznor dei NIN: loro hanno sempre scritto la LORO musica, senza curarsi minimamente di generi e definizioni. Blues? Jazz? Industrial? Synthpop? Sono tutte etichette che servono a definire un prodotto per incasellarlo commercialmente, delle quali onestamente non mi curo. Questa è la musica di
ART X, la musica di Gabriele, e chissà cosa porterà il futuro!
Ho letto un'intervista in cui ti professi ateo: perché allora hai deciso di sviluppare proprio un tema biblico?
Il tema biblico è solo una scusa, una storia molto ben conosciuta che spinge a riflettere. Chiunque sia mai entrato in una chiesa conosce il personaggio di Caino, ma la mia storia ribalta qualsiasi punto di vista su questo personaggio. Innanzitutto è lui il protagonista, e questo spinge l'ascoltatore a mettersi in una posizione scomoda, fuori dal cerchio. In secondo luogo, fin da subito è chiaro che la storia è piena di elementi estranei alla Bibbia, che spingono l'ascoltatore a farsi domande. L'Albero della Vita e quello della Conoscenza? Ma l'albero non era uno solo? E chi sarebbe Lilith? E poi, il Custode dell'Eden? Tutti questi elementi estranei, innestati in una storia conosciuta da tutti, portano l'ascoltatore ad immergersi nella vicenda, a seguirla per capire di più, ad immedesimarsi in Caino e nelle sue peregrinazioni.
In ultima analisi, tutte le storie hanno sempre un argomento comune: l'uomo e le sue domande. Caino, in questa storia, rappresenta proprio questo: un uomo che si fa domande sui propri errori, che rifiuta di farsi schiacciare da essi, e che persegue la propria redenzione con grande determinazione e lottando a cuore aperto contro ogni difficoltà.
Hai citato "The Human Equation" come stimolo alla composizione di "The Redemption Of Cain": cosa ti ha colpito di quell'album e in che modo ha ispirato il tuo lavoro?
Mi sono accorto di averti già parzialmente risposto; una delle cose che mi ha colpito maggiormente è stata l'intensità della storia, in cui un uomo è costretto ad affrontare una ad una tutte le proprie emozioni. Ovviamente il tutto è anche inserito in un contesto musicale di grande spessore, un progressive metal complesso e orecchiabile allo stesso tempo, con melodie potenti e riconoscibili, arrangiamenti stupendi e ricchi.
La più grande ispirazione però rimane l'idea che sta alla base dell'album: il confronto con le proprie emozioni. Quella è una narrazione diretta, moderna, rivoluzionaria, dove le emozioni stesse prendono vita e voce diventando personaggi della storia; il mio è un racconto più "classico", dove le emozioni sono più complesse e nascoste dietro la facciata di personaggi più grigi, meno netti. In fin dei conti, però, entrambe sono storie di redenzione: il protagonista di
“The Human Equation” svela l'inganno che ha ordito ai danni del suo migliore amico e recupera così l'amicizia e l'amore della moglie, mentre in
”The Redemption of Cain” è Caino che trova la forza di perdonarsi per l'orribile crimine commesso e trova così la pace finale nell'abbraccio della morte.
Detto questo, vi sono anche ovvie differenze: il mio stile musicale ha poco a che spartire con quello di Ayreon. Il suo è un progressive metal con chiare influenze settantiane, con il pesante uso di sintetizzatori e strumenti acustici, dove la complessità viene spesso stemperata da aperture melodiche di grande respiro. Il mio stile è più oscuro, arriva da influenze anche più estreme come gli Opeth della prima guardia, o i Katatonia, mescolate con un'impronta chiaramente sinfonica e più rockeggiante... mi accorgo quanto sia sempre difficile parlare delle proprie influenze!
L'anno scorso ho ascoltato "In The Name Of The Father" di Enzo And The Glory Ensemble, quest'anno "Behold The Mankind" del progetto christian metal S91 e il tuo "The Redemption Of Cain" (e ho citato solo album che mi sono passati tra le mani): è un caso o pensi che certe idee/messaggi/tematiche, a maggior ragione in epoche storiche così complesse e prive di logiche stringenti, siano, per così dire, "nell'aria"?
Domanda interessante, alla quale però trovo difficile dare una risposta netta. Di sicuro tutte le correnti artistiche vivono di corsi e ricorsi, di influenze reciproche, di idee che vengono sollevate e per un certo periodo rimangono "sulle labbra" di diversi artisti perché portano con sé immagini potenti e messaggi profondi. Per quanto riguarda i progetti che citi, in questo caso devo ammettere di non averne mai sentito parlare: la scelta dell'argomento, nel mio caso, è stata dettata dall'opera teatrale
“Cain, A Mystery” di Lord Byron, in cui Caino è il protagonista di un acceso dibattito con Adamo in cui esprime tutti i suoi dubbi su Dio e sull'esistenza umana. Io sono ateo, pur essendo stato cresciuto in un contesto cattolico, quindi nel mio caso la scelta dell'argomento non ha nulla di religioso: ho semplicemente scelto una storia che tutto l'emisfero occidentale conosce, che porta con sé un messaggio duro e forte, e l'ho trasformata inserendo elementi nuovi per darle un finale che trasmettesse il mio messaggio.
Il tema della "redenzione" in realtà non è mai passato di moda; basti pensare a storie ben conosciute come l'Odissea, viaggio in cui Ulisse affronta innumerevoli avventure per tornare a casa, o alla Divina Commedia, in cui Dante si ritrova prima a discendere fino al più oscuro abisso degli inferi, per poi risalire faticosamente sino a raggiungere la pace nell'alto dei cieli. Questo tema è il classico "viaggio iniziatico" che fa da sfondo a moltissime storie sia antiche che moderne, ed ha mantenuto intatta la sua potenza nel corso dei millenni. Forse perché l'animo umano è sempre lo stesso, indipendentemente dal momento storico, e le storie "potenti" sono in fin dei conti sempre le stesse... cambiano gli abiti e i nomi, ma non la sostanza!
Ho letto anche che avresti voluto coinvolgere altri cantanti di spicco della scena internazionale ma mi ha stupito non vederne uno, Kobi Farhi degli Orphaned Land. Non dirmi che non ci hai pensato perché non ci credo...
Ci ho pensato, ma non per questo album! Kobi ha una voce interessantissima, ma volevo evitare eccessive associazioni con i temi biblici. Dato che loro sono conosciuti ai più grazie a
“Mabool” e
“ORWarriOR”, non mi piaceva l'idea di costituire un progetto così pesantemente associato alla Bibbia, dato che come ho detto il tema biblico è solo una scusa per raccontare una storia che porta con sé un messaggio non religioso. Ciò non toglie che la voce di Kobi mi sia sempre piaciuta, ed è sicuramente uno dei nomi che vorrei tenere in considerazione per progetti futuri!
Rimanendo sul tema "oriental metal", ho recentemente scoperto e apprezzato i Myrath, e anche il loro cantante Zaher ha una voce decisamente interessante! Diciamo che le voci affascinanti di certo non mancano sulla scena mondiale, e considerando chi non sono riuscito a coinvolgere in questo album (un nome su tutti: Warrell Dane) e chi sto scoprendo tra le band che non conosco ancora, sicuramente avrò l'imbarazzo della scelta per i prossimi album!
Di "The Redemption Of Cain" ho apprezzato molto l'eterogeneità e la dinamicità dei brani, distanti dalla forma canzone tradizionale ma comunque fluidi e non pesanti: come hanno preso forma le canzoni?
Ti ringrazio per l'osservazione! Ogni volta che ci si allontana dalla struttura abituale "strofa/bridge/ritornello" a cui tutti sono così abituati, ci si avventura sempre in un terreno pericoloso e spesso inesplorato. Come ogni volta che si tenta qualcosa di nuovo, si possono scoprire dei tesori inaspettati oppure inabissarsi in acque sconosciute. Per fortuna il progressive rock e il progressive metal hanno già sdoganato molte soluzioni non convenzionali, ma io ho cercato di non dami alcun vincolo, alcun riferimento particolare durante la composizione. Ho scritto melodie e accompagnamenti in piena libertà, senza pormi le classiche domande "Suonerà abbastanza moderno?" oppure "È di facile ascolto?". Ho dato priorità alla storia, alle mie idee, ben cosciente di creare un prodotto non adatto a tutti i gusti, complesso e profondo.
Testo e musica si sono sviluppati insieme. Avevo già alcuni riff di chitarra o melodie particolari che ho integrato da mie composizioni passate, ma si tratta comunque di materiale interamente scritto appositamente per questa storia. Ho posto attenzione alle atmosfere, ai personaggi, ho cercato di creare dei richiami che aiutassero l'ascoltatore a identificare le varie voci, e così via. Si tratta del mio primo esperimento in fatto di rock opera, quindi di sicuro ci sarà ancora molto da migliorare, ma sono molto soddisfatto del processo compositivo, e sinceramente non vedo l'ora di cimentarmi nel prossimo capitolo!
Una domanda molto pratica: quanto tempo ha richiesto ogni parte del processo che ha portato al prodotto finito? Parlo di ideazione, stesura dei testi, delle canzoni, coinvolgimento dei guest, produzione, grafica, ecc.
Considerando che ho iniziato a lavorare alle prime idee legate a questo progetto ormai quasi dieci anni fa, fatico a ricordare i dettagli di ogni fase! Inizialmente
ART X era nato come un semplice "sfogo" compositivo, un progetto non ancora ben definito in cui riversavo le mie idee che non erano adatte a nessuna delle band in cui militavo. Poi, pian piano, mi sono reso conto che mi sarebbe piaciuto dare vita ad una storia più complessa, ad un concept album con ospiti internazionali, e ho quindi iniziato a lavorare in questo senso.
Penso che, se ci avessi lavorato in maniera assidua e dando priorità a questo lavoro, la composizione di storia e musiche mi avrebbe impegnato per circa un anno. Il coinvolgimento dei guest è stato piuttosto lungo, perché ovviamente un newcomer come me non può contare sull'immediata attenzione di musicisti affermati e impegnati; aggiungiamo un altro paio d'anni per ottenere tutte le registrazioni di strumenti e voci. Il resto poi si è mosso abbastanza in fretta: un paio di settimane per produzione audio, un mesetto circa per copertina e booklet, e il prodotto era pronto.
Di sicuro ho imparato parecchie cose in ottica dei prossimi lavori: contattare gli artisti il prima possibile, organizzare le registrazioni nella maniera più lineare possibile, e pianificare tutto con il maggiore anticipo possibile. Devo dire però che, tutto sommato, mi aspettavo che realizzare un album del genere sarebbe stato più difficile: in generale ho riscontrato grande interesse da parte di tutti i partecipanti, che unito alla loro indiscutibile professionalità ha reso tutto il processo molto soddisfacente!
Riesci a vivere di musica? Cosa consiglieresti a chi muove i primi passi in questo settore?
Probabilmente potrei, ma ho scelto di no. Nel corso della carriera con i
Clairvoyants, siamo arrivati molto vicini a poterci dedicare al 100% alla musica. Alcuni di noi l'hanno fatto, ma non tutti. Vivere di musica è una scelta di vita importante e coraggiosa: occorre rinunciare alla certezza della stabilità economica mensile, diventare imprenditori di sé stessi, mettere al primo posto la musica, spesso anche davanti agli affetti e alla famiglia. Io, per una serie di motivi personali, ho scelto di non rinunciare al mio lavoro da sviluppatore di software, e considero quindi l'attività musicale il mio secondo lavoro. Ma non esprimo assolutamente alcun giudizio in un senso o nell'altro: si tratta di scelte di vita, che in quanto tali sono sempre personali e dipendono da numerosi fattori molto importanti.
A chi muove i primi passi, ho un solo grande consiglio da dare: iniziate fin da subito a pensare alla vostra band come ad un'attività commerciale a tutti gli effetti. Purtroppo negli anni mi sono reso conto che in Italia permane ancora la convinzione che "prima o poi qualcuno noterà la nostra band e ci porterà verso il successo". Beh, questo semplicemente non è vero, e non solo in Italia. Prima che qualcuno noti la vostra band, dovete impegnarvi al 200% per farvi un nome, affermarvi sia in studio che in sede live, avere una line-up e uno show convincenti. Poi allora forse qualcuno inizierà a sentire il nome che gira, e allora un passo alla volta potrete allargare i vostri orizzonti, organizzare attività sempre più soddisfacenti, per arrivare infine ad avere delle entrate che consentono di pensare a degli investimenti importanti. A questo punto diventa chiaro come la band sia un'attività lavorativa a tutti gli effetti, e la decisione verrà da sé al momento giusto. Il music business è un mondo diverso da come ce lo si aspetta, ma riserva sicuramente grandissime soddisfazioni!
Grazie per il tuo tempo Gabriele, e complimenti ancora. A te la chiusura!
Grazie mille a te per la bellissima intervista, e a tutti i lettori per il tempo speso a leggerla! Di sicuro sentirete ancora parlare in futuro di
ART X, e sono particolarmente orgoglioso di poter sollevare la bandiera italiana su un genere ancora non molto esplorato nel nostro Paese. Un grazie di cuore a
Fulvio Trinca, storico manager dei
Clairvoyants e manager anche del progetto
ART X, senza il cui supporto probabilmente oggi non sarei riuscito ad arrivare a poter parlare di questo album. Grazie di nuovo a tutti, e un caloroso saluto nel nome del METALLO!