Despite Exile: il valore delle cose lasciate indietro

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A quasi due mesi dall'uscita del fortunato "Relics" rilasciato da Lifeforce Records, non abbiamo perso l'opportunità di rivolgere qualche domanda alla band friulana Despite Exile per toglierci qualche curiosità a proposito del nuovo disco. Ecco cosa ci hanno raccontato...

Ciao ragazzi e benvenuti sulle pagine di Metal.it. Per prima cosa
complimenti per il vostro "Relics"(album che personalmente non ho ancora tolto dalla mia playlist); come è stato accolto il disco? Mi sembra che le recensioni di molta stampa di settore siano super positive.
Ciao Alessandro, grazie mille intanto! Siamo molto contenti che il disco ti sia piaciuto così tanto. Confermo che per fortuna tutte le recensioni ricevute finora sono state molto positive e questa cosa ovviamente ci ha fatto immensamente piacere.
Da quanto abbiamo potuto capire i "relitti" del titolo possono essere -per estensione- tutte le persone che si trovano ai margini, in difficoltà oppure sconfitte dalla vita. Sbagliamo? E ancora: nel vostro songwriting sono ricorrenti i riferimenti alla sci-fi, potete darci la vostra chiave di lettura dell'album?
In lingua inglese "relic" può indicare sia un relitto - o in generale dei resti, delle rovine o degli oggetti vecchi e dimenticati - quanto una reliquia, cioè un frammento di un oggetto che possiede un valore sacro. Abbiamo voluto giocare su questo doppio senso per esprimere come spesso siano le cose che abbiamo abbandonato, o che crediamo insignificanti, ad avere in verità il più grande valore per noi. È un tema che percorre trasversalmente tutto l'album e si riferisce non solo, come avete giustamente notato, a chi si trova ai margini, ma anche alla storia della nostra civiltà e, su un piano individuale, a quelle persone o a quelle parti di noi stessi che pensiamo di aver lasciato affondare.
Quanto ai riferimenti alla sci-fi, è una domanda che ci viene spesso posta; in realtà non è un tema a cui abbiamo dato una rilevanza speciale, almeno non consciamente. Fa piuttosto parte di una serie di altre influenze che sono intrecciate e stratificate all'interno di ogni testo. Da questo punto di vista, la nostra ambizione è che ogni ascoltatore possa ricavare la sua chiave di lettura a seconda di quanto è disposto a scavare nelle lyrics e interpretarle.

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Rispetto a "Sentience" e "Disperse" ci sembra abbiate quasi del tutto abbandonato le derivazioni "core" per virare decisamente su un death tecnico ma fortemente improntato alla melodia; vi trovate più a vostro agio in questo ambito?
Sì, questo è sicuramente il territorio in cui ci troviamo più a nostro agio. Questa è stata un’evoluzione naturale del nostro sound arrivata con il corso degli anni, quando scriviamo ci piace lasciare da parte i paletti e vedere cosa succede. Da quando abbiamo scritto “Sentience” sono passati ormai 5 anni, alle melodie siamo sempre affezionati (anche se ora sicuramente hanno un ruolo di primo piano nel nostro sound) mentre per quanto riguarda il resto abbiamo avuto modo di affinare il tutto e di esprimerci nella maniera a noi più congeniale.
Con il vostro ingresso in Lifeforce è cambiato qualcosa nel vostro modo di creare musica? Avvertite maggiori responsabilità?
Allora, sicuramente un po’ di responsabilità in più l’abbiamo avvertita, essendo la nostra prima esperienza con una label. Il fatto di essere nello stesso catalogo con alcune delle nostre band preferite è stato molto stimolante, però a livello di metodo di lavoro non è cambiato nulla rispetto ai lavori precedenti! Vorrei dirti che grazie a Lifeforce abbiamo imparato a rispettare le scadenze ma mentirei purtroppo, però ci stiamo lavorando!
Tornando a "Relics" abbiamo molto apprezzato i colori crepuscolari e decadenti dell'artwork: come siete arrivati a definirlo e con chi? Avete dato voi input particolari?
Dell’artwork se n’è occupato Carlo, il nostro chitarrista. Nei dischi precedenti abbiamo sempre affidato la realizzazione delle copertine ad altra gente, lasciando a lui l’impaginazione del booklet e di tutto il resto, stavolta però si è preso cura dell’intero artwork. Avevamo chiaramente parlato a lungo di cosa volessimo proporre e raggiungere a livello visivo per questo disco, lui si è proposto - cogliendoci anche di sorpresa, a esser sinceri - di concretizzarlo e il risultato per fortuna ci ha messi tutti d’accordo.
Nonostante la vostra relativamente giovane età abbiamo trovato questo disco sorprendentemente maturo, con un suono ben definito e ben riconoscibile: per quanto riguarda invece i meccanismi di creazione e
sviluppo dei brani come procedete?
Solitamente Giacomo (chitarra) e Jei (voce) si occupano del lato strumentale della nostra musica, lavorando a riff e idee insieme e proponendo al resto della band delle demo su cui si lavora e si discute per rifinire arrangiamenti, strutture e quant’altro. Una volta che la traccia è fissata a livello strumentale Giovanni (basso) si prende cura dei testi. Da diversi anni a questa parte ci ritroviamo a vivere in 3 regioni diverse per cui lavoriamo praticamente sempre a distanza nella fase di songwriting, scambiandoci file su file.

Non vi nascondo che quando ho sentito il lavoro di Simone (Cestari, il nuovo drummer) sono rimasto a bocca aperta per la meraviglia: a questo punto vogliamo sapere come (e dove) lo avete scovato e come ha completato il vostro suono. A volte mi è davvero sembrato di sentire un giovane Hellhammer..
Abbiamo conosciuto Simone qualche anno fa, quando abbiamo avuto modo di suonare insieme alla sua vecchia band (Berith’s Legion) in un paio di date. Quando a Febbraio ci siamo trovati a dover fronteggiare questo cambio di lineup lui è stato il primo a cui abbiamo pensato e con cui siamo entrati in contatto anche se a causa della distanza che ci separa (lui vive a 5 ore circa da Udine) la situazione non sembrava per nulla facile. Per fortuna siamo riusciti a far funzionare la cosa e lui ha accettato con entusiasmo, il suo stile ci sembrava perfetto per il nostro progetto e siamo molto contenti della scelta quindi ci fa piacere vedere che è stata apprezzata anche dall’esterno!
Ed a proposito di musicisti famosi, c'è qualche band o artista in
particolare che ha influenzato/influenza la vostra crescita artistica o al
quale vi ispirate?
Certo, ci piace guardare con attenzione a ciò che ci circonda per prenderne spunto e per cercare di migliorarci costantemente come musicisti. Al momento posso dirti che alcune band che tutti vediamo come punto di riferimento sono Fit For An Autopsy, Fallujah ed Aversions Crown. Sono band che ci hanno sempre accomunato a livello di ascolti, per fortuna negli ultimi due anni abbiamo avuto modo di condividere il palco con tutte e 3 e di apprezzarne da vicino l’operato e sono diventate sicuramente un punto di riferimento sul modo di lavorare e di suonare.
Senza false ipocrisie: preferite suonare in Italia o all'estero?
Ovvero, dove avete il miglior riscontro di pubblico in termini di partecipazione e calore ai vs live?
Guarda, ci piacerebbe molto risponderti, purtroppo non siamo la band più fortunata del mondo e per vari motivi finora siamo riusciti a fare ben poche date all’estero. Quello che posso dirti è che noi in Italia negli ultimi anni abbiamo sempre ricevuto molto calore ai nostri live, contrariamente a quello che sembrava essere diventato il trend del momento, per cui non ci possiamo assolutamente lamentare! Speriamo di poter presto fare il confronto con il pubblico estero, ci stiamo lavorando.
Salto ancora un secondo a "Relics": vi confesso che per quasi una mattinata ho ascoltato "Submerge" perché ho trovato sconvolgente la
rivisitazione del main theme di Terminator fino a farne una micidiale colata death. Da dove è partita l'ispirazione per questa -permettetemelo-
genialata?
Haha, anche qui ci piacerebbe risponderti per bene ma la verità è che non ce ne siamo nemmeno resi conto. Ce l’hanno fatto notare un po’ di amici una volta che il disco è uscito e ci siamo accorti che effettivamente avevano ragione, però purtroppo è stata una genialata involontaria. Forse il subconscio di Jei, chissà!
Siamo quasi in chiusura. Potete anticiparci qualcosa riguardo ai vostri progetti futuri?
Al momento stiamo annunciando (e suonando) un po’ di date in Italia per promuovere “Relics”, stiamo lavorando anche a qualcosa per l’estero oltre che ai festival estivi. Inoltre - dato che non ci piace stare con le mani in mano - posso dirti che stiamo già scrivendo del nuovo materiale.
Vi ringraziamo per il tempo che ci avete dedicato e -rinnovando i
complimenti per "Relics" ed augurandovi il meglio per la Vs carriera-
lasciamo a voi i saluti finali per i lettori di metal.it GRAZIE!!!
Grazie a te Alessandro e grazie a chi si è preso del tempo per leggere questa chiacchierata, ci ha fatto molto piacere avere l’opportunità di raccontarvi qualcosa su “Relics”. Ci vediamo presto in giro, ciao!
Intervista a cura di Alessandro Zaina

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