Un tiepido martedì mattina di metà marzo al cospetto del sommo Shagrath: cosa chiedere di più? Il socievole cantante norvegese fatica a nascondere l'entusiasmo per l'ultimo arrivato in casa Dimmu Borgir, l'anticipatissimo "Eonian", album che farà discutere. Ma, come confermato dallo stesso frontman, non si tratta certo di una novità...
Ciao Shagrath e grazie per essere qui con noi. Devo confessarti di aver ascoltato "Eonian" solo un paio di volte da quando l'ho ricevuto...
Ciao e grazie per avermelo detto! Si tratta di un album "pieno di informazioni", che sicuramente richiede del tempo per essere apprezzato, preferibilmente in contesti tranquilli e senza distrazioni. Ad ogni ascolto coglierai nuovi dettagli e anche molti ascoltatori che erano scettici all'inizio si sono poi ricreduti.
Le prime cose che ho notato sono state: una produzione molto pulita, orchestrazioni presenti ma non esageratamente invadenti, cori molto in evidenza e qualche accenno di elettronica alla "Puritanical...". Ho sbagliato di molto?
Posso dirti che per questo album siamo arrivati in studio molto preparati, nel senso che la composizione e la pre-produzione hanno richiesto davvero molto tempo. Viviamo di musica e cerchiamo di fare le cose sempre al meglio per non avere rimpianti, anche alle luce di alcuni brutte esperienze passate. Abbiamo quindi approcciato
"Eonian" senza pressioni e senza scadenze, ci siamo isolati per un periodo di quasi tre anni e abbiamo sviluppato tutta la pre-produzione nel mio studio personale. Chitarre, parti di tastiera, linee vocali, orchestrazioni, erano tutte pronte prima di entrare in studio con
Jens Bogren...
Ecco, hai anticipato una delle mie prossime domande...
Scusami
(ride, ndr)! In una band la scelta del produttore è sempre un momento critico, ma questa volta - per la prima volta - eravamo tutti d'accordo sulla figura di
Jens Bogren. Ci piace molto il lavoro che ha fatto per gruppi come Katatonia o Opeth, e una volta pronte le dieci tracce di
"Eonian" ci siamo rivolti a lui.
Jens ha un modo di lavorare molto diverso rispetto a come eravamo abituati, ti spinge letteralmente al limite, anche dal punto di vista mentale e psicologico! Perfino dopo una take perfetta te ne faceva fare altre venti. Pensa che per le batterie - registrate in circa dieci giorni -
Dariusz (Brzozowski, ndr) è arrivato alla fine che non riusciva quasi più a muoversi! La stessa cosa è successa per chitarre, basso e voci, tutto doveva essere fatto "alla maniera di
Jens". Ma volevo che tutto fosse fatto anche alla mia maniera: io ho la visione della band, del sound che voglio ottenere, e non nascondo che qualche scontro con
Jens c'è stato. A un certo punto mi ha detto:
"Sei la persona più difficile con cui io abbia mai lavorato!". L'ho ringraziato per la sincerità e dopo gli ho risposto
"Potrei dire la stessa cosa di te!" (ride, ndr). Pensandoci adesso è divertente, ma ti assicuro che sono stati giorni di sangue e di lacrime. Niente è stato lasciato al caso, dalle pelli della batteria, all'accordatura dei tom, dagli ampli, alla tipologia di corde da montare. Per quanto mi riguarda il risultato è molto soddisfacente, e ne sono davvero orgoglioso. Suona tutto autentico, viene dal nostro cuore, si percepisce, e a tal proposito anche
Silenoz pensa lo stesso. Infine, credo che riassuma bene i 25 anni di storia dei
Dimmu Borgir.
Tempo fa era comparsa una notizia rispetto al coinvolgimento di Francesco Ferrini dei Fleshgod Apocalypse nel nuovo album, ma cosa avrebbe fatto di preciso che non si è capito?
Alla base di tutto c'è un'incomprensione perché io con questa persona non ci ho nemmeno mai parlato. La verità è che
Jens Bogren ha diverse persone a cui si appoggia dal punto di vista tecnico. Alcuni file delle orchestrazioni virtuali fatte da me e
Gerlioz (tastierista della band, ndr) non lo convincevano, ma noi volevamo usarle comunque. In un momento di pausa dalle registrazioni penso che
Jens abbia chiesto a questa persona un parere sulle librerie di suoni utilizzate e ha fatto alcune correzioni, ma non ha mai fatto parte del processo compositivo o creativo. So che poi è stato pubblicato qualcosa on-line e allora la gente ha pensato che le orchestrazioni fossero state fatte da questo ragazzo italiano ma è del tutto errato. Da noi si dice:
"quando una piuma diventa un pollo" (ride, ndr).
Ora è tutto più chiaro. Invece cosa mi dici dell'immancabile Gaute Storaas, ormai a tutti gli effetti un "membro aggiunto" nei Dimmu Borgir?
Gaute è il nostro punto di riferimento per quanto riguarda orchestrazioni e cori. I musicisti con una formazione classica leggono la musica su carta, mentre noi suoniamo "a memoria". Quando questi due mondi si incontrano abbiamo bisogno di un "traduttore", e
Gaute fa proprio questo. In
"Eonian" non ci sono orchestre reali, ma abbiamo deciso di registrare comunque un grande coro - che come sai è abituato a leggere spartiti. Ho scritto tutti gli arrangiamenti che avevo in mente prima di sottoporli a
Gaute che li ha "corretti" prima di entrare in studio. Sono state utilizzate le registrazioni della pre-produzione, e a conti fatti sono state le prime tracce a essere incise, ancora prima delle batterie. Non è stato facile perché le voci femminili tendono a essere molto più penetranti di quelle maschili, per cui per
Jens è stata una bella sfida riuscire a bilanciare tutto. Il coro l'abbiamo fortemente voluto per dare al lavoro quella dimensione cinematografica che stavamo cercando.
Come nasce una canzone dei Dimmu Borgir? Si parte da uno scheletro di base o pensate subito all'impatto degli arrangiamenti orchestrali?
Non esiste una formula specifica. Può succedere che io (alla batteria),
Silenoz e
Galder ci troviamo a provare e da una jam salta fuori qualcosa. Se poi si tratta di qualcosa di buono lo registriamo subito e proviamo ad arrangiarlo. Ormai abbiamo accumulato centinaia di idee che poco alla volta cerchiamo di assemblare nel mondo che a noi sembra migliore. È complicato perché abbiamo gusti musicali diversi e quindi diverse opinioni. Possono servire anche tre o quattro mesi affinché siamo tutti soddisfatti di una canzone intera! È una sfida continua, come mischiare acqua e olio, sai che dal punto di vista fisico non è possibile ma noi ci proviamo lo stesso
(ride, ndr)! Ormai per noi è quasi naturale fondere orchestrazioni epiche e riff thrash, per cui il nostro lavoro è diventato via via più sofisticato, ed è così che mi piace. Ci sono molte band in cui il compositore principale è uno soltanto, e alla lunga diventano noiose. Scrivono musica in modo automatico, come se ripetessero un pattern, mentre io voglio essere sorpreso da quello che ascolto, voglio poter dire "wow!".
Da questo punto di vista c'è qualche band che ti ha colpito o che riesce sempre a stupirti?
Il primo nome che mi viene in mente è quello degli Ulver: compri un loro album e non sai mai a cosa vai incontro! Cerco anche di stare aggiornato su quello che mi circonda, compro ancora molti dischi, soprattutto vinili. Mi è piaciuto molto l'ultimo album dei Tribulation, ci ho sentito il black metal del futuro in un certo senso. Un'altra formazione per me fondamentale sono stati i Devil Doll, poco conosciuti e davvero difficili da inquadrare. Ho sempre apprezzato il modo di cantare di
Mr. Doctor, molto teatrale e atipico. Quando ero giovane ero di mentalità molto più chiusa, ascoltavo solo certa musica. Invecchiando invece - ora ho 41 anni - mi sono avvicinato a cose diverse, trovando spunti interessanti in molti generi, dal jazz al blues, al rock.
Un mio collega vi intervistò ai tempi di "Enthrone Darkness Triumphant", e allora dichiaraste di voler scrivere la musica "più violenta e distruttiva possibile": siete ancora di quella opinione?
Decisamente no. Probabilmente è dovuto all'età, è un processo naturale, e forse sarebbe strano se non avessimo cambiato idea in tutto questo tempo! Sai, quando sei giovane sei più aggressivo, arrabbiato, ma quando cresci le prospettive cambiano. I
Dimmu Borgir di oggi li colloco in una dimensione più "spirituale" dove cerco di creare una colonna sonora per una serie di emozioni diverse. Non c'è problema nello scrivere una canzone veloce e brutale, ma non è più quello il nostro obiettivo, non c'è "sfida" in quello, nell'iniziare una canzone urlando o cose simili. Se guardo indietro penso che siamo progrediti, ogni album rappresenta qualcosa di diverso, e ne sono orgoglioso. So anche che molta gente odia questo aspetto, ma io la penso diversamente.
Ecco, a tal proposito, devo ammettere di essere stato un po' disorientato dal singolo "Interdimensional Summit": chi l'ha scelto? Non mi è sembrato il brano più rappresentativo di "Eonian"...
Ne abbiamo parlato a lungo tra di noi e anche con l'etichetta. Ci piacevano tutte le canzoni ma eravamo arrivati a un punto in cui bisognava fare una scelta, e questa è ricaduta su
"Interdimensional Summit" perché è una traccia epica, bombastica, immediata e
catchy. Ho visto che in genere non è stata accolta molto favorevolmente, anzi, ma cerco anche di dare il giusto peso alle opinioni della gente. Nella società odierna tutti hanno un'opinione, tutti sono esperti, e tutti la pensano diversamente. Io credo in quello che faccio, e dopo tanti anni ho bisogno di pensare che sono anche "bravo" a fare quello che faccio. Molte persone odiano
"Interdimensional Summit" perché è troppo melodica, lenta o cose così, ma è comunque da 25 anni che la storia si ripete. Il brano è un pezzo del puzzle, non rappresenta l'intero lavoro, e mi piacerebbe che la gente ascoltasse tutto l'album prima di giudicare. Andare on-line e lamentarsi di tutto non è un modo di fare che condivido, lo trovo triste. Ma l'industria musicale è diventata questo, e non era così in passato. Una volta andavi in un negozio di dischi, compravi gli album, e anche se non tutto quello che acquistavi era grandioso, apprezzavamo il fatto che le band si sforzassero di rilasciare nuova musica. Tutto è cambiato, alcune cose in meglio e altre in peggio, ma tant'è.
Chiarissimo. Grazie Shagrath per il tuo tempo e in bocca al lupo per tutto!
Grazie a te, alla prossima.