Ihsahn, il nuovo "Amr" tra Michael Jackson e gli Abba

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Gruppo:Ihsahn
In occasione dell'uscita del nuovo album "Amr", non ci siamo fatti sfuggire la possibilità di scambiare qualche parola con Ihsahn. Quel che ne è venuto fuori è stata una piacevole chiacchierata in cui, nonostante l'ora, l'artista norvegese si è dimostrato disponibilissimo e davvero entusiasta del suo nuovo lavoro, rispondendo molto approfonditamente alle nostre domande, tra Michael Jackson, gli Abba e Spotify.
Ciao Ihsahn, benvenuto sulle pagine virtuali di Metal.it! E' un po' ormai che stai promuovendo il tuo nuovo album "Amr", com'è stato il feedback fino ad ora? Sei soddisfatto?
Ad essere onesto, il feedback che ho avuto da tutte le persone con cui ho parlato e che hanno ascoltato il disco è stato davvero positivo. Certo è difficile che quando incontri o parli con la gente ti dicano "Ehi, penso che il disco faccia proprio schifo", non si sa mai, però sono stati tutti entusiasti, o almeno così dicono (ride). Non ho ancora letto nessuna recensione, solamente una in cui il disco ha preso 9/10 su Metal Hammer UK dove è stato anche album del mese e sicuramente è un segno positivo. In generale sono molto molto felice di come sia venuto il disco, per il resto non c'è molto che possa fare (ride).
Grandioso! Parliamo un attimo del titolo del disco, "Amr": che cosa signifca e perchè lo hai scelto? C'è un concept che lega tutte le canzoni?
"Amr" è un'antica parola norvegese che significa oscuro, torbido ed è un titolo che mi è stato suggerito da mia moglie quando stavano parlando del concept e del disco. Ci sembrava che si adattasse perfettamente all'album ed al suo concept, che ovviamente c'è come credo in tutti i miei dischi anche se non si tratta di un concept narrativo: non c'è una vera e propria storia, è più una prospettiva, e questa descrizione da l'idea di quello che è il disco, già dalla copertina. Se vuoi fare un confronto con il disco prima, "Arktis", in cui lo scenario nella mia testa per l'ambientazione era questa terra artica e desolata ed anche la musica e le metafore dei testi si prestano a questo tipo di sfondo. Questa volta quello che avevo in mente era un album che fosse più intimo ed interiore, con questo mood oscuro e credo che anche la copertina suggerisca che i testi sono scritti a partire da quella prospettiva contemplativa. Per ogni album che ho registrato ho fatto un lavoro di studio per definire il tipo di scenario e di atmosfera che volevo che il disco contenesse e per alcuni elementi mi prefiguro anche uno scenario visivo per il sound che voglio trasmettere. Mi aiuta nel processo di songwriting, è come avere dei pezzi di un puzzle per cui provi a metterli vicini e cerchi di capire se si attaccano bene l'uno con l'altro. Io poi provengo da un background per cui ho una visione d'insieme di un album, inteso non come mera raccolta di pezzi: c'è un'atmosfera comune in tutto il disco ed è quello che spero di ottenere con i miei lavori, e mi sono reso conto che lavorando in questo modo e creando uno scenario all'interno di questa cornice sono in grado di allargare di più i miei confini, creativamente parlando. Perlomeno a me sembra che funzioni, magari è tutto nella mia testa però (ride).
Quando ho visto per la prima volta il video di "Arcana Imperii" ho avuto la sensazione che il disco sarebbe stata la perfetta continuazione di "Arktis" e ho sentito diverse similarità nel sound. Ma quando ho avuto modo di ascoltare per la prima volta il nuovo disco ho capito che è molto più complesso e contaminato del suo predecessore. Suona più oscuro ed intimo, e direi che hai usato molti più sample elettronici rispetto al passato. Sei d'accordo?
Sì, totalmente! Nei miei ultimi album ci sono sempre state questi synth analogici, ma questa volta ho voluto cambiare molte cose per quel che riguarda gli arrangiamenti, e mi sono focalizzato moltissimo sui synth analogici, che secondo me si prestano benissimo a questo tipo di atmosfera intima. In molti casi questi synth non hanno nemmeno dei preset per cui è stato molto creativo trovare il sound giusto e registrarlo, è stato un processo più "tattile" e diventa parte integrante del processo creativo. Anche il suono della batteria è volutamente molto diverso, sono da sempre un grande fan delle batterie mono, per cui invece di avere dei suoni di batteria con un grande sustain ho voluto questi suoni molto secchi e vicini . Il tutto è ispirato dal primo motown oppure da gruppi come gli ABBA o da produzioni musicali più moderne e recenti come i Radiohead. Ho lavorato molto anche sul panning delle tracce, per cui ho messo la voce al centro, il resto degli strumenti sulla sinistra e l'orchestra sulla destra, mi piace molto questo grande contrasto tra gli strumenti. I ragazzi di Fascination Street che hanno mixato l'album sono stati molto attenti a quello che volevo originariamente per l'album, e anche in fase di mastering: avrebbero potuto prendere il disco e mixarlo secondo dettami più vicini alle produzioni metal attuali, ma hanno davvero rispettato la mia idea originale ed hanno usato le loro capacità per enfatizzare tutte le diverse tecniche di produzione.
Una delle tracce più interessanti dell'album secondo me è "Alone", in cui hai messo in musica una poesia di Edgar Allan Poe: credo che la musica si adatti perfettamente la testo.
In realtà all'inizio non volevo creare nulla di così complesso. All'inizio avevo composto la musica basandomi solamente sulle righe iniziali della poesia, perchè mi pareva un ottimo punto di partenza ed avevo scritto un testo completamente diverso per la canzone. Però quando ho iniziato a registrare la voce mi sono reso conto che le cose non funzionavano, così mia moglia, come ogni volta in cui ho un blocco, mi ha consigliato invece di usare le mie parole di provare a trovare qualche poesia che contenesse più o meno lo stesso messaggio e che funzionasse meglio. Così ci siamo messi a cercare ed abbiamo trovato questa poesia di Edgar Allan Poe che come contesto e tutto era perfetta. Hai presente quando stai leggendo qualcosa e pensi "Si! E' proprio questo quello che sento!"? Per cui la sua poesia esprime meglio delle mie parole quello che avevo in mente e penso mi abbia permesso anche di tirare fuori una prestazione vocale più ispirata rispetto a quella che avrei ottenuto usando le mie parole.
Vedo dalla tracklist che si tratta di una bonus track, come mai ha deciso di non aggiungerla nella tracklist "regolare" invece?
In realtà si è trattato di una soluzione ad un problema. E' più una questione di politica dell'etichetta quella di creare un'edizione standard del disco e un'edizione speciale con le bonus tracks. In prima battuta, non ho mai capito la cosa delle bonus tracks perchè sono sempre stato focalizzato sul fatto di avere un disco che suoni coeso, per cui quando scrivo un album non voglio togliere brani o avere pezzi che non dovrebbero esserci. Tutte le canzoni completano l'album nella sua interezza. Ma negli ultimi due lavori la mia soluzione a questo problema è stata quella di comporre dei brani che "estendessero" l'album, che suona già completo nell'edizione standard. Le bonus si adattano al mood generale del disco, ma allo stesso tempo suonano diverse.
Credo che "Lend me the eyes of the millennia", "Samr", "In rites of passage", "Twin black angels" siano i pezzi che meglio rappresentano quel che musicalmente sei nel 2018. C'è un pezzo particolare a cui ti senti legato o che senti che è speciale per te? Qual è stata la più difficile da comporre e registrare, e quale invece è venuta fuori in maniera più naturale?

Credo che la traccia iniziale "Lend me the eyes of the millennia" sia stata la più semplice da scrivere, sono stato molto soddisfatto di come sia venuta. Mi ha aiutato molto avere l'idea di questo sfondo, queste immagini e delle atmosfere che volevo ricreare e quando ho scritto il riff inziale con il synth ho capito subito che doveva essere il pezzo di apertura del disco ed ho scritto il pezzo tutto attorno a quel riff. Come traccia, credo che metta subito in chiaro quello che sarà il mood dell'album. Sono anche molto soddisfatto di come la terza traccia "Samr" sia venuta, quasi una power ballad e mi sono divertito molto a sperimentare con i suoni che ci sono in quel pezzo. E' difficile per me scegliere un brano in particolare, la prospettiva che ho di ogni canzone muta nel tempo in base alla distanza con cui la ascolti, ma penso che anche "Twin black angels" sia una canzone su cui è stato interessante lavorare ed anche la più impegnativa: è molto intima ed è stato davvero difficile riuscire a farla funzionare nel contesto dell'intero disco. Sai, nei dischi precedenti quando parlavo con le persone che li avevano ascoltati c'era una sorta di consenso generale su quelli che erano i pezzi che spiccavano nel complesso, ma per questo nuovo album tutte le persone con cui ho parlato hanno tutte indicato un brano diverso come loro preferito, e penso che sia una cosa molto bella.
Un'altra cosa che apprezzo molto di "Amr" è il grande lavoro che hai fatto con la tua voce. C'è sempre stato un dualismo tra parti pulite e parti in scream nella tua carriera da solista e anche in quella con gli Emperor, ma trovo che in questo nuovo lavoro hai messo ancora più attenzione nell'armonizzazione delle parti pulite, trattando la tua voce come uno strumento vero e proprio. Che ne pensi?

Oh, grazie! Si, penso tu abbia ragione. Il modo in cui ho scritto l'album e anche la produzione prendono molto spunto dalla musica pop, è stata una conseguenza direi naturale applicare delle tecniche più pop nella stesura delle voci. Avevo lo scopo di creare quella contrapposizione tra le parti estreme e la sfida di riuscire a comporre dei ritornelli che rimanessero in testa. Ascolto parecchia musica che sia metal, heavy o pop ed ho studiato ed analizzato parecchio quali sono le armonizzazioni che enfatizzano una melodia e ti permettono di mantenere una stessa linea melodica. Il processo di creazione del suono che è proprio della musica pop mi ha affascinato sempre di più negli anni, anche la produzione: chiaramente c'è anche molta semplicità nella musica pop, ma se ascolti ad esempio Michael Jackson puoi sentire nella produzione di pezzi come "Beat It" o "Billy Jean", senti che gli arrangiamenti sono molto semplici, ma dopo il secondo ritornello viene aggiunto un synth..non c'è nulla in quella produzione che non sia stato pianificato attentamente, ogni singolo strumenti ha il suo scopo particolare, come anche nella produzione degli ABBA. Diciamo che il mio è stato un umile tentativo di avvicinarmi a questo tipo di metodo di lavorazione.
Partirai per un tour intenso dopo l'uscita del disco o ti concentrerai solamente su qualche show selezionato? Come interferirà la tua attività solista live con i concerti con gli Emperor? C'è magari la possibilità di vederti con entrambe le band in Italia?
Al momento non c'è nulla di programmato a livello di festival in Italia per entrambe le band al momento. Suonerò sia come solista che con gli Emperor in qualche occasione, nell'arco della stessa settimana e anche all'interno di uno stesso festival questa estate. Stiamo comunque preparando un tour europeo più piccolo che inizierà con la data di uscita di "Amr" in Australia, dove farò un piccolo tour, e poi mi concentrerò sui live estivi in vari festival. Dovrebbe poi esserci una seconda parte del tour verso la fine dell'anno. Per quel che riguarda la possibilità di suonare in Italia, non abbiamo ancora completato la stesura delle date, ma speriamo di sì!
Speriamo! Hai iniziato la tua carriera solista nel 2006, mentre la tua carriera ha avuto inizio negli anni 90 con gli Emperor ed hai partecipato a moltissime collaborazioni. In quasi 30 anni hai vissuto diversi cambiamenti nell'industria musicale e in tutto ciò che ne è connesso, specialmente in questi ultimi anni in cui stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione: i supporti fisici come i CD e gli LP sono "minacciati" dalle piattaforme digitali come Spotify, Youtube eccetera. Vorrei sapere la tua opinione su questi nuovi media, sia da un punto di vista professionale che da amante della musica.
Credo che all'inizio dell'era del downloading, quando tutto era illegale, ero molto infastidito dal fenomeno, ma non tanto dal download in sè, quanto dall'atteggiamente degli addetti ai lavori che sostenevano che non dovessimo criminalizzare chi scaricava musica illegalmente, l'ho sempre vissuto come se a nessuno importasse nulla della musica. Era molto frustrante perchè non c'era nessuna alternativa. Negli anni poi ho capito che non puoi farci nulla e di fatto ti devi adattare alla situazione. Mi piace vederla così: negli anni '80 e '90 era molto più difficile per un artista farsi notare, perchè in mezzo c'erano le case discografiche che alla fine decidevano cosa dovevi o non dovevi ascoltare. Ritengo che gli ultimi 10 anni siamo stati molto negativi per il music business, ma molto positivi per la musica come forma d'arte: le nuove tecnologie consentono di registrare dischi che suonano in modo professionale senza avere budget milionari a disposizione, ed è anche molto più facile farsi conoscere e fare arrivare la tua musica agli ascoltatori, prima con MySpace, ora con Facebook, Spotify..credo che adesso ci siano molte più persone che fanno musica con ambizioni artistiche più che per motivazioni commerciali, e lo ritengo un fatto assolutamente positivo. Amo usare questo tipo di piattaforme di streaming per scoprire nuova musica, hai una finestra sul mondo e non devi più fare affidamento solo al piccolo negozio di dischi della tua città per reperire gli album che ti interessano. Mi piace molto questo aspetto di internet, la sua democrazia sia che si tratti di musica, informazione o altro. Per decenni abbiamo avuto dei supporti fisici come CD e LP che potevamo comprare, ma prima di essi era la musica live la vera parte esclusiva, e io credo che stiamo ritornando a quei tempi, dov'è l'ambito live e il rapporto con il pubblico il vero momento esclusivo della musica. Come musicisti, credo che dobbiamo accettare la situazione e andare avanti, oppure fare qualcos'altro.



Intervista a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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