La pausa prolungata in casa Symphony X ha permesso al mastermind Michael Romeo di concentrarsi sulla composizione del suo primo album solista dall'inizio della sua carriera musicale ("The Dark Chapter" - lo confermerà lui stesso - è da considerarsi un demo). Lasciamo quindi la parola al chitarrista per scoprire cosa ha portato alla genesi del nuovo "The War Of The Worlds"...
Ciao Michael e benvenuto! Come mai hai aspettato così tanto tempo per pubblicare un album solista?
Negli anni ho dedicato molto tempo ai Symphony X ma nell’ultimo periodo ci siamo presi una piccola pausa che ognuno di noi ha investito nel fare cose diverse, per cui io ho deciso di scrivere un solo album. Anche se prima c’è stato
“The Dark Chapter”, considero questo come il mio primo "vero" album solista.
“The Dark Chapter” era soltanto un demo registrato intorno al 1991 che ha portato alla formazione dei Symphony X. Quando abbiamo ottenuto il nostro primo deal in Giappone, la label mi ha chiesto di pubblicare
“The Dark Chapter” e ho acconsentito. Detto questo rimane qualcosa che ho fatto nel mio vecchio appartamento con della strumentazione scadente, l'unica che potevo permettermi allora.
“The War Of The Worlds” è qualcosa di completamente diverso.
Inutile negare che in "The War Of The Worlds // Pt. 1" si percepisce in varie occasioni il sound dei Symphony X: non hai pensato di utilizzare questo materiale per un nuovo album della band?
Come ti dicevo, nell’ultimo anno ci siamo tutti presi un po’ di tempo. Ovviamente volevo fare qualcosa di diverso rispetto ai Symphony X, così ho incorporato più sezioni strumentali a base di orchestra e chitarra, e ho aggiunto anche alcuni elementi elettronici. Ma ci saranno sempre delle somiglianze, soprattutto in termini di riff chitarristici. Penso ancora che mi sia difficile non suonare come me
(ride, ndr)!
Come sei entrato in contatto con i vari musicisti che ti hanno supportato in questo progetto?
Volevo coinvolgere degli amici prima che dei musicisti. Conosco
John Macaluso da anni e abbiamo sempre parlato di fare qualcosa insieme.
JD e io andavamo alle scuole superiori insieme, per cui ci conosciamo da quando eravamo ragazzi, e conoscevo da tempo anche
Rick Castellano, per cui ho pensato fosse bello averlo nel progetto. Pensa solo a un gruppo di amici che suona e si diverte!
Nella tua band non c'è un tastierista di ruolo: posso chiederti perché?
Sapevo che qualsiasi tipo di arrangiamento orchestrale, elettronico o pianistico avrei potuto farlo autonomamente. Suono il pianoforte da quando avevo 12 anni per cui non è stato così difficile. E a dirla tutta non volevo veramente degli assoli di tastiera, sempre per differenziare la proposta dalla mia band principale.
Tra le influenze di "The War Of The Worlds // Pt. 1" parli di Bernard Herrmann e John Williams, ma io ci ho sentito di più Danny Elfman e Hans Zimmer: cosa ne pensi?
Sicuramente c’è un po’ di tutti loro. Ma se ci pensi c’è un po’ di
Bernard Herrmann anche in
Danny Elfman. E certamente
Hans Zimmer è un maestro. Ma le mie colonne sonore preferite sono quelle di
John Willams (
“Lo Squalo!, “Star Wars”, “Superman”, “E.T.” o
“Indiana Jones”). Temi senza tempo e un’incredibile scrittura orchestrale. Tutti questi artisti sono un’enorme fonte di ispirazione. Da quando ho capito che avrei voluto un sound epico e “sci-fi” mi sono ispirato a
Williams e
Herrmann. Forse mi hanno influenzato anche
Jerry Goldsmith e
James Horner - penso ai film di
“Star Trek”. Ma ora basta con certa gente, torniamo al metal
(ride, ndr)! Ovviamente devo molto anche a band come Black Sabbath, Judas Priest, Rush e Pantera.
L'album sembra strutturato in due blocchi da 5 canzoni, come se fossero i due lati di un vinile: è un'impressione?
Hmm, a dire il vero non ci ho fatto caso. Originariamente avevo concepito l’album come un unico brano diviso in sezioni, ma poi ho trovato funzionale una pausa tra
“Djinn” e
“Believe”.
C'è qualche connessione con l'opera di H. G. Wells?
Quando ho iniziato i lavori avevo un’idea abbastanza chiara di quello che volevo: ovviamente riff heavy, elementi progressive, elettronica, ma anche molte più orchestrazioni e chitarra. Poi volevo che le orchestrazioni suonassero epiche alla maniera di
“Star Wars” o di
John Williams in generale. Cercando altre idee mi sono imbattuto nel libro di
H. G. Wells e ho pensato che sarebbe stato bello lavorarci sopra. Almeno dal punto di vista musicale. Quando è arrivato il momento dei testi mi ricordo di averne parlato con
Rick e ci siamo resi conto che parlare di marziani, dischi volanti e cose del genere non sarebbe stato un granché
(ride, ndr)! Così ci siamo detti: e se i “mondi” in guerra fossero quelli della religione, della politica, ecc.? In questo modo i testi avrebbero potuto avere significati molto diversi.
Vorrei dedicare un po' di spazio alle orchestrazioni dell'album: sono completamente virtuali? come ti approcci alla loro composizione?
Le orchestrazioni sono perlopiù virtuali, ma cerco sempre di aggiungere uno strumento “vero” quando posso, anche se si tratta soltanto di un crescendo di piatti o simili. Tutto questo per rendere il tutto più “umano” - la maggior parte delle performance orchestrali le manipolo in tempo reale per ottenere questo effetto. Detto ciò, appartengo alla “vecchia scuola” che lavora ancora con carta e matita!
Come è nato un brano come "Fucking Robots"?
Ah sì, il brano dubstep. Anni fa mi sono accorto che i miei figli stavano ascoltando cose del genere e ricordo di aver pensato
“cosa diavolo è?”. Ma dopo un po’ ho ritenuto che non fosse così male, e così mi sono detto che un giorno avrei voluto provare soluzioni simili, aggiungendo però chitarre, orchestrazioni e voce. Un modo creativo di divertirsi - anche il titolo se ci fai caso è ironico.
Per la produzione ti sei affidato a qualcuno o hai pensato a tutto tu?
Tutta la musica è stata concepita nel mio studio, ma per la registrazione ho chiesto una mano al mio amico
Simone Mularoni, l'ennesimo ragazzo italiano coinvolto in questo progetto! Simone ha registrato le batteria presso il suo studio e ha fatto anche parecchio reamping. Tutto il resto l’ho registrato io. Mix e master sono di
Simone, e penso che abbia fatto un ottimo lavoro.
Cosa ci dobbiamo aspettare dal secondo capitolo?
A dire il vero per la maggior parte è già finito. Quando ho iniziato a lavorare ricordo di aver registrato molte idee: ho lavorato 4 o 5 mesi scrivendo musica ogni giorno e mi sono ritrovato con quasi 2 ore di materiale! Ho pensato di registrare tutto, e man mano che facevo sentire le canzoni a
John lui mi diceva
“ancora, ancora!”. Lo stesso è stato fatto per le batterie, il basso e le chitarre. Arrivati alla voce, io e
Rick abbiamo pensato che fosse meglio concentrarsi sulla prima metà del lavoro e finire la seconda più tardi. Musicalmente, come puoi immaginare, il secondo capitolo sarà molto simile al primo. Ovviamente troverai canzoni diverse, ma molte atmosfere sono affini. Sono due parti di un’unica idea, e presto ultimeremo anche la seconda.
Grazie per il tuo tempo Michael, a te la chiusura di questa intervista!
Grazie per l’intervista, e vorrei anche ringraziare tutti i fan e gli amici che negli anni hanno supportato me e la band - grazie!