The Scars in Pneuma - Le cicatrici dell'anima

In occasione dell'uscita del loro debut album, "The Path of Seven Sorrows", abbiamo avuto modo di scambiare due parole con gli The Scars in Pneuma nella persona di Lorenzo Marchello leader storico della band bresciana.
Qui di seguito le parole di un musicista attento e preparato.
Visto che il gruppo è al suo esordio, potresti raccontarcene la storia ed il concept? Sono molto curioso di capire il senso del suo monicker…
I The Scars In Pneuma nascono su mia iniziativa ad inizio 2017, quando inizio a scrivere i pezzi ed a dare una forma alle idee che avevo in testa da un po' di tempo. In questo progetto canto e suono la chitarra (ed ho suonato il basso in studio). Pochi mesi dopo i The Scars In Pneuma diventano una band vera e propria con l'arrivo di Francesco Lupi (chitarra) e Daniele Valseriati (batteria).
Nell'arco del 2017-2018 compongo tutti ai pezzi che verranno poi registrati nell'estate del 2018 all'Elfo Studio di Tavernago (PC) col fonico Daniele Mandelli, e che andranno a comporre il nostro debut album “The Path Of Seven Sorrows”, uscito lo scorso 8 Febbraio per Promethean Fire / Kolony Records.
Il moniker nasce dall'unione di termini inglesi e dal termine Pneuma, dal greco antico “πνεύμα”, che significa “respiro”, “soffio vitale” ed, in contesto religioso, “spirito”, “anima”. In sostanza, The Scars In Pneuma può essere tradotto come “Le cicatrici nell'anima” e fa riferimento a tutti quegli eventi e non solo che, durante le nostre vite, ci segnano indelebilmente dentro: la perdita di persone a noi care, gli obiettivi mai raggiunti, i rimpianti, il tempo che passa inesorabile. Gli stessi testi delle canzoni trattano questi temi, e fanno spesso riferimento a mie esperienze personali o comunque a mie riflessioni al riguardo.
Il titolo del vostro debut album è “The Path of Seven Sorrows”: qual è l’idea di base che c’è dietro il lavoro? A cosa si riferisce il titolo?
Il titolo è il sunto di quello che l'album contiene: un sentiero comune, a livello di tematiche, che conduce in questo viaggio attraverso sette brani, che rappresentanto sette dolori, sette sventure. Non si tratta di un concept album, ma comunque tutte le songs sono strettamente collegate tra loro, in primis dal punto di vista dei testi, ma anche da quello musicale.
In fase di recensione ho scritto che l’album è influenzato dal melodic black metal degli anni ’90 e non solo: quali sono le vostre fonti di ispirazioni? Sono solo “musicali” o c’è dell’altro?
Quanto hai detto è verissimo. Sono un grande fan del melodic black metal anni '90, in quanto proprio in quegli anni mi avvicinavo alla scena estrema e tutt'ora molti dei mie album preferiti sono releases di quegli anni. A livello di bands, I The Scars In Pneuma sono influenzati da Dissection, Emperor, Rotting Christ, Blut Aus Nord, per citare bands degli '90, ma anche da acts più recenti quali Mgla, Be'lakor od i nostrani Forgotten Tomb. Come vedi c'è parecchio black, ma non solo. Ovviamente non è stata mia intenzione scrivere un album che suonasse come queste band in particolare, ma una volta composto ho trovato un po' di tutte le band sopra citate nella mia musica, e non è un caso visto che si tratta di band che mi piacciono molto.
Tralasciando le influenze strettamente musicali, credo che la musica dei The Scars In Pneuma sia influenzata da elementi quali: gli episodi della vita che lasciano dei segni indelebili dentro di noi, ma anche dalla natura con la sua grandezza a volte schiacciante, e dalle opere d'arte che i secoli ci hanno tramandato, e che ci fanno sentire così piccoli ed inutili di fronte al tempo che passa inesorabile.
Se ti chiedessi qual è l’obiettivo musicale del gruppo, cosa mi risponderesti?
Dal punto di vista musicale non mi sono posto alcun obiettivo, se non scrivere musica sempre migliore e più ispirata, prendendo spunto da quanto fatto fino ad ora, e continuando nella stessa direzione senza troppi vincoli ma restando comunque fedele alla linea artistica intrapresa con “The Path Of Seven Sorrows”.
Come ho detto siamo di fronte ad un album di debutto, c’è qualcosa che cambieresti e che faresti in maniera diversa?
A voler essere pignoli, ci sono dei minimi dettagli che riguardano un paio di temi di chitarra che forse avrei potuto rendere più “corposi” in fase di registrazione, ma si tratta appunto di dettagli veramente insignificanti nella totalità dell'album. Posso dirti che il risultato finale del disco, sia a livello di songwriting che di produzione, mi soddisfa appieno ed il tutto è andato ben oltre le mie aspettative.
Come vedi la scena Black Metal odierna? Vi sentite parte di una scena?
Io credo al giorno d'oggi vi siano diverse micro-scene all'interno del black metal, ma non una scena vera e propria. La scena così come la intendiamo è un concetto che aveva un senso negli anni '90, quando le band erano molte meno ed erano nate più o meno tutte nell'arco di pochi anni, quindi avevano bene o male tutte legami tra loro, non solo dal punto di vista musicale ma anche e soprattutto di contatti / scambio di idee, informazioni, ecc.
Detto ciò, credo che il black metal nell'ultimo decennio sia, per quanto possibile, riuscito a rinnovarsi, introducendo nuovi elementi a livello di musica, testi e d'immagine. Devo dire che, pur preferendo le uscite di un tempo, probabilmente per motivi affettivi, vedo in modo molto positivo le uscite di questi ultimi anni, che hanno avuto anche il merito di portare alla ribalta bands da nazioni un tempo secondarie.
Come promuoverete l’album? E quali sono i progetti futuri del gruppo?
Suonare dal vivo con continuità è l'obiettivo primario per promuovere il disco. Sto lavorando con diversi contatti a tal riguardo, spero di poter proporre l'album live sia in Italia che all'estero, a breve credo saremo in grado di poter dare qualche aggiornamento al riguardo.
Inoltre, sto componendo dei nuovi brani per uno split album con un'altra band italiana da pubblicare nei prossimi mesi, anche qui non posso ancora annunciare nulla ma daremo ulteriori news a breve.
Le ultime parole famose.
“Il duro cammino verso la liberazione / è più lungo di quanto credessi /
A volte mi chiedo se ci sia sollievo / alla fine della strada”
Intervista a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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