Furor Gallico: il lato più intimo del folk metal

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Abbiamo approfittato della tappa fabrianese del tour dei Furor Gallico per fare una chiacchierata con Davide Cicalese e Becky Rossi (rispettivamente vocalist e arpa celtica, membri fondatori della band), e Gabriel Consiglio, (lead guitar, in formazione dal 2015), per conoscere meglio il nuovo album "Dusk of the Ages", uscito da poche settimane, e parlare un po' di una band che è l'orgoglio del panorama folk metal in Italia.

Prima di tutto vorrei parlare del vostro ultimo video, Waterstrings, che se non sbaglio è stato girato proprio qui nelle Marche, nella zona del Monte Conero... Come avete scelto e scoperto questa location?
Gabriel: Si, è stato girato sulla spiaggia dei Sassi Neri a Sirolo. Cercavamo proprio un posto del genere. Abbiamo fatto un giro, io e la Becky insieme, abbiamo visto un po' di location e quella ci ha colpito subito, ci siamo detti che era proprio quello che cercavamo per questo video.
Becky: Volevamo trovare un posto al mare bello selvaggio, e in realtà non ci sono tanti posto così in Italia, siamo arrivati qui e abbiamo detto "Perfetto, è proprio quello che vogliamo!".
Gabriel: La scena iniziale invece è girata ad Ancona, al Passetto, un posto che conosceva il regista del video, ed era perfetto per quella scena in cui l'attore deve stare seduto.
È un video molto bello ma, dopo aver girato quelle scene in spiaggia, quanta sabbia è poi rimasta sugli strumenti?
Gabriel: Negli anfibi più che altro!
Davide: Sto ancora svuotando lo zaino! Ahahah...
Parliamo ora del vostro ultimo album, Dusk of the Ages, cosa mi dite per quanto riguarda la lavorazione e la composizione dei brani?
Gabriel: Per quanto riguarda la lavorazione del disco tutto nasce dal cambio di formazione che c'è stato rispetto ai precedenti album. Diciamo che le prime idee di Dusk of the Ages le abbiamo messe insieme io e Becky cercando di unire i nostri stili differenti. Abbiamo unito le sue influenze più celtiche al mio riffing di chitarra melodic death metal/progressive metal. Ci abbiamo lavorato e subito dopo le abbiamo presentate agli altri membri ufficiali della formazione, che hanno aggiunto le loro idee. Quando siamo arrivati al numero di brani che volevano abbiamo inziato a collaborare con Ralph Salati, chitarrista dei Destrage, e insieme abbiamo coprodotto il disco.
Finite le registrazioni abbiamo deciso di affidare il mix a Tommy Vetterli, produttore degli Eluveitie, e il master a Jens Bogren che è uno dei più grandi produttori metal al mondo, ha fatto Opeth, Amon Amarth, In Flames... un grande!

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Effettivamente, ascoltando l'album, si sente che è un lavoro molto professionale, molto curato, e che segna effettivamente un bel passo in avanti...
Gabriel: Diciamo che eravamo partiti con l'idea di raggiungere un livello superiore, sia dal punto di vista del song writing, che era l'obiettivo che ci eravamo posti noi in primis, sia dal punto di vista della produzione. Abbiamo cercato di fare qualcosa un po' più in grande.
Davide: Infatti è stato proprio diverso l'approccio sin dal'inzio, ancora prima di scrivere i pezzi.
Gabriel: Pensiamo di aver raggiunto quello che ci eravamo posti come obiettivo, poi già a vedere nelle prime date a supporto di questo disco e nelle recensioni un feed back molto positivo sia da chi già ci conosce da prima sia da chi ci ha scoperto con le nuove canzoni, ci fa sicuramente molto piacere.
Qual'è invece il concept che ruota intorno a Dusk Of The Ages
Becky: All'inizio abbiamo cominciato a mettere insieme alcune idee e abbiamo pensato non tanto a un concept ma a un filo conduttore tra i pezzi. Ci siamo ispirati ai quattro elementi e allo spirito che comunque è un rimando molto celtico, il richiamo all'acqua, l'aria, la terra e il fuoco, temi che abbiamo inserito in tutti i pezzi, come Nebbia della mia terra che è ispirata alla terra, Waterstrings che è ispirata all'acqua o The Phoenix, che parla della morte e rinascita della fenice, quindi legata al fuoco. Quindi non è un vero concept perché non c'è una storia ma c'è un legame in tutti i pezzi.
Questo è il primo album con una voce femminile, è un grande cambiamento, com'è nata questa scelta?
Becky: Si, a parte qualche mio raro coro negli album precedenti, ci siamo resi conto che in alcuni pezzi la voce femminile poteva essere veramente un valore aggiunto per le atmosfere di alcuni brani particolari e quindi abbiamo voluto inserire questo elemento. Gabriel conosceva Vale (Valentina Pucci, ndr), abbiamo ascoltato la sua voce e ci è subito piaciuta, una voce che poteva stare veramente molto bene nei pezzi dei Furor Gallico.
Gabriel: Non siamo partiti con quest'idea in verità, è un idea che è venuta a me e a Ralph quando avevamo già un po' di pezzi tra le mani, avevamo iniziato ad arrangiarli, e abbiamo detto che ci sarebbe stata bene la voce femminile in alcuni punti. Io avevo sentito un Ep della band di un mio caro amico in cui cantava Valentina e ho detto "che bomba", ho proprio pensato quella voce ci starebbe stata benissimo nei nostri pezzi, l'ho proposta gli altri, è piaciuta e anche Vale era contenta di collaborare con noi.
Considerando però i vari cambi di formazione, e l'ingresso di questa voce femminile, sentite forse essere cambiato qualcosa nell'anima della band?
Davide: Ma sai il gruppo è una famiglia, e come tale è giusto che si evolva nel tempo e cambi da certi punti di vista, nel nostro caso la formazione, però poi lo spirito è sempre quello, noi suoniamo perché ci diverte, perché abbiamo degli obiettivi, ci piacciono le sfide e le affrontiamo, ma questo è sempre stato parte dei Furor Gallico. Da questo punto di vista direi che non c'è stato un cambiamento, semmai proprio un evoluzione. Siamo cresciuti, siamo più grandi, e l'abbiamo visto anche nel nostro approccio alla stesura dei brani, siamo più grandi però siam sempre noi.
Becky: L'altra questione è che abbiamo avuto un approccio più intimistico, anche per i temi che abbiamo trattato. È stata una scelta voluta, quella di non fare un pezzi troppo allegri, perché molti gruppi folk fanno proprio quel tipo di musica, ma non era questa la nostra idea e abbiamo fatto una musica più riflessiva, più intima, e questo si sposava a tematiche meno leggere. Anche nell'impostazione dei pezzi non ci sono ritmi che possono ricordarti il folk metal, quello ballabile tipo Trollfest, abbiamo voluto togliere questo tipo di ispirazione e agganciarci al death metal e a una visione più personale della musica.
Gabriel: Anche secondo me questo album dei tre è il più pesante e il più vicino al death metal. E allo stesso tempo il più melodico. Sia nell'approccio melodic death tipo Phoenix, che è un brano molto tirato ma con tante aperture melodiche, fino a Canto d'inverno dove questa vena esce al massimo.

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Considerando anche tutti i muscisti aggiunti, siete veramente una marea di gente!
Davide: Ma quello da sempre, il discorso è che se devi suonare dal vivo devi suonare, se ci serve il flauto ci piace che ci sia il flauto, anche Becky, che è nel gruppo dagli inizi, suona l'arpa. Perché è una cosa che ci piace, nonostante da certi punti di vista possa essere problematico.
Ma andare d'accordo, e mettere tutti d'accordo, quanto è difficile?
Davide: Boia! In dieci anni ne son successe tante. Ma il nostro punto di forza è che tendenzialmente l'obbiettivo che ci poniamo è lo stesso per tutti. Magari ci sta che ognuno la pensi in maniera diversa, però avendo l'obiettivo comune, l'accordo si trova, e c'è di base una bella amicizia, per cui qualunque cosa, qualunque screzio, finisce subito perché vogliamo la stessa cosa, vogliamo raggiungere gli obiettivi ma vogliamo anche divertirci.
Becky: Pensa te ci sopportiamo da 11 anni ormai! Ahahah..
Gabriel: È normale che in una band ci siamo screzi e dissapori, così come è in una famiglia. Spesso ci chiedono qual è il nostro punto di forza, e io credo sia il fatto che nonostante le nostre differenze quando ci sediamo, ci mettiamo a comporre e mettiamo delle idee in questo progetto, seppure abbiamo dei background diversi, bene o male tutti sappiamo cosa va bene e cosa no. Io magari compongo una cosa che mi piace ma so che non è la cosa giusta per i Furor Gallico, e questo lo vedo da parte di tutti. Questo è uno dei nostri punti di forza.
Avete mai sentito l'appartenere al genere folk metal come una gabbia?
Davide: Sai non ci importa molto del genere, c'è chi ci ha definito folk, chi viking, chi epic ma sinceramente a noi non ce ne frega assolutamente nulla. Per quanto riguarda il discorso legato al genere noi siamo partiti all'inizio con l'idea di andare a prendere il metal estremo con tutta la parte melodica che ci ha regalato la musica celtica negli ultimi secoli. Ci piaceva questa cosa, non il folk metal. Da lì siamo andati a fare questo genere, ma senza mai volerci rinchiudere nella gabbia.
Becky: Certamente l'etichetta folk è un po' stretta, nessuno di noi in realtà ascolta folk metal. Ognuno ascolta musica diversa, io ascolto musica celtica, che certamente è un ispirazione molto forte, ma ascolto anche black metal. Gabriel per esempio ascolta i Dream Theater. L'etichetta folk metal è certamente un po' stretta ma l'importante è fare buona musica, poi è vero ci sono gli struementi e c'è l'ispirazione folk, ma vorremmo non essere proprio dentro questa etichetta, perché ognuno fa poi la musica che si sente. Molti gruppi folk metal fanno musica tipo da ballare, noi ci sentiamo un po' distanti da questo.
Gabriel: Molti ci hanno paragonato, soprattutto con l'ultimo disco, agli Eluveitie, che in alcuni versi più essere vero perché si sente l'unione del versante più melodic death di questo disco al folk, che è una cosa che gli Eluveitie fanno già da molto tempo, però secondo me l'approccio è completamente diverso. Ti dico la mia. Il fatto di avere quel background con quel tipo di melodie celtiche e tutti quegli strumenti rispetto alla formazione metal classica, è un arma in più per far brillare ancora di più la nostra musica. Anche a livello di song writing. In questo disco abbiamo cercato di trovare delle strutture più metal, cioè abbiamo cercato di trovare la canzone a prescindere dallo strumento folk. Poi certamente ci sono brani in cui le melodie sono nate dal'arpa di Becky. Ma il violino e il flauto dovevano essere qualcosa che arricchiva, più che essere la base del pezzo stesso, come poteva essere in passato o magari come è per tantissimi gruppi folk metal, che se gli togli quella componente rimane poco. Questo disco è più puntato sul riffing. La componente folk li ha resi più personali, gli ha dato quel qualcosa in più,.e le canzoni anche senza la componente folk giravano lo stesso.

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Un'ultima domanda, poiché vedo che è arrivata la vostra cena, qual è la direzione verso cui stanno andando i Furor Gallico?
Becky: Abbiamo composto questo album e questa direzione ci piace, l'idea di continuare così ci piace. Abbiamo delle idee per il futuro, ma intanto questa è una direzione che ci ha permesso di lavorare molto bene. Personalmente io amando il black metal qualcosa di più ce lo metterei.
Gabriel: Penso che ci piaccia la direzione che abbiamo preso anche perché è stata molto naturale, le cose che ci piacevano, le idee miglior che avevamo le abbiamo messe insieme ed è venuto fuori questo. Non lo so come sarà il prossimo album ma spero che rimanga questa vena molto naturale.

Ora, dopo tante parole, a parlare è la musica. Coloro che erano presenti al Sonic Room di Fabriano hanno potuto assistere ad un bellissimo concerto, di musica bella e genuina, fatta da musicisti pieni di talento. Grazie Furor Gallico!

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Photo credits: Romina Pantanetti
Furor Gallico live al Sonic Room di Fabriano (AN).
Intervista a cura di Burned_byFrost

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