Un’indagine sui gruppi italiani che superano i confini nazionali con la loro musica, a livello discografico e/o live. DESTRAGE
Negli ultimi 5 anni: 3 tour Europei, 3 tour giapponesi, 1 tour americano, 1 tour UK, più festival vari in Europa. Questo è il sunto dell’attività estera dei Destrage, band milanese nata nel 2005 con 5 album all’attivo.
Domande: Francesco Bommartini (Rock Trippin)
risponde Paolo Colavolpe, voce dei Destrage.Quando è stata la vostra prima data all'estero e come l'avete vissuta?
Credo fu nel 2009 a Zwiesel, organizzata da un nostro amico. E’ stato fantastico, facemmo una prima datina a Bolzano e poi su in Baviera, in questo paesino sperduto nella foresta nera. Eravamo al settimo cielo.
Quali sono le principali differenze tra un live in Italia e uno all'estero?
Dipende da quale nazione e quale città. Un live in Italia è diverso da un live in America che, a sua volta, è diverso da un live in Giappone. Sono tutti a loro modo affascinanti ma anche simili nelle dinamiche e nella relazione che si instaura sul palco.
Come funziona la strutturazione di un vostro tour?
Anche qui dipende da dove si va. In America e in Giappone tendenzialmente prendiamo la crew direttamente lì. Quindi fonico, merch guy ecc... Le location, il routing e il numero di date dipendono dall'agente, dalle band con cui sei in tour, se sei headliner o di supporto.
E come vivete il trasporto tra una location e l'altra?
L’abbiamo sempre vissuto in maniera tranquilla e serena. La maggior parte del tempo in tour non la passi suonando ma viaggiando. E' fondamentale viverla tranquillamente e godersi il tempo con i tuoi amici.
Cosa dovrebbe cambiare, in Italia, per favorire la musica dal vivo?
La musica dal vivo, in generale, non va male in Italia. Più che altro servirebbero agevolazioni per i locali che propongono musica dal vivo al di sotto di una certa capienza. La musica underground è la base di ogni movimento e deve sempre essere incentivata.
Raccontate 3 aneddoti curiosi, positivi o negativi, vissuti durante un tour estero.
1) Arriviamo al Bloodstock, festival bello grosso nel nord dell’Inghilterra. All'ingresso del parcheggio un inglese calvo alto 1.90 con i baffoni all'insù. Il nostro tour manager abbassa il finestrino e dice "
Hey! we're Destrage from italy, we have to play on main stage at 7.00 pm" e lui rispose con faccia confusa: "
You are DESPERATE from Italy??"
2) In Giappone hanno ‘ abitudine di fare le perquisizioni in aereoporto sopra ad un grosso cubo. Appena atterrati prendono il nostro bassista e lo mettono lì sopra, e iniziano a perquisirlo. Io gli faccio una foto, scoppio a ridere, questi mi prendono incazzati, mi mettono sul cubo a fianco e mi perquisiscono.
3) Avevamo appena superato il confine francese entrando in Germania. Tempo 5 minuti, ci ferma una volante. Ci chiedono i documenti. Il nostro chitarrista apre il portafogli e in quel momento esce un piccolo pezzetto d'erba. Non aspettavano altro. Iniziano a farci smontare tutto il van. Alla fine, scaricato ogni strumento e cassa, rimane una borsa piccola... la aprono, trovano un cubo di circa 15x15x15 cm in carta stagnola. Si guardano con aria complice, lo aprono...e niente, era la torta paesana della nonna del nostro chitarrista. Perse 3 ore, ma grandi risate.
Sempre pensando all'estero: 3 date memorabili e perché.
New York - Gramercy Theatre, Tokyo- Club Asia, Londra - Barfly.
Tutte e 3 sold out, tutte e 3 prime date in 3 città incredibili. Nella prima eravamo di spalla ai
Protest Tee Hero, nel cuore di Manhattan. Le altre due in club più contenuti ma con noi headliner. Serate indimenticabili in posti indimenticabili.
Quale paese è più ricettivo nei vostri confronti?
Direi Giappone.
Quali colleghi italiani hanno, a vostro parere, un effettivo respiro internazionale o potrebbero averlo e perché?
Lacuna Coil e
Fleshgod Apocalypse sono credo le band di italiane con maggior respiro internazionale nel metal. Ma penso anche a
Slander,
Despite Exile,
Novamerica (i primi tre che mi vengono in mente) e tante altre realtà hardcore, metal e rock di respiro internazionale che meriterebbero molta più visibilità.
Intervista a cura di
Bomma
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