Room Experience: il posto e il momento giusto ...

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“... per consacrare quello dei Room Experience tra i grandi nomi del settore, depositando così un marchio di “garanzia melodica” con cui la scena contemporanea dovrà fatalmente confrontarsi.”

Autocitarsi non è probabilmente il modo più “professionale” per introdurre un’intervista, ma ritengo importante sfruttare quest’occasione per ribadire l’enorme qualità e sottolineare la spiccata identità di un gruppo musicale (definizione da intendere nel suo significato più “nobile” e coeso ...) che s’impone con consolidata maestria all’interno di un rockrama assai competitivo e caratterizzato da un notevole livello artistico.
Le parole di Gianluca Firmo, Pierpaolo "Zorro" Monti e Davide "Dave Rox" Barbieri (a cui vanno tutti i miei ringraziamenti personali per la grande disponibilità dimostrata ...) sono sicuro vi aiuteranno a conoscere meglio i contenuti di “Another time and place” (da poco pubblicato su Burning Minds Music Group) e comprendere come, qualche volta, ad un prodotto musicale di caratura superiore possa contribuire in maniera sostanziale anche l’intelligenza, l’autenticità e la passione dei suoi artefici.

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Bentornati sulle pagine di Metal.it e complimenti vivissimi per “Another time and place”, l’inaspettato e straordinario ritorno dei Room Experience … e allora direi di cominciare con una domanda per Zorro … è la prima volta che gli all-star project che ti hanno reso famoso hanno un seguito … in che cosa Room Experience è diverso da Shining Line, Charming Grace e Raintimes?
Zorro: ciao Marco, innanzitutto grazie per la tua gentile intervista, è sempre un grande piacere essere invitati su pagine "gloriose" come quelle di Metal.it.
Guarda la risposta alla fine è molto semplice... il mastermind di Room Experience, come ben sai, non è il sottoscritto, ma bensì Gianluca Firmo. Questo ha fatto sì che fosse lui a sentire la necessità di affrontare il secondo capitolo di un moniker così impegnativo, chiedendo ancora una volta il coinvolgimento mio e di Dave Rox. Per noi è stato ovviamene un onore e un enorme piacere, visto che, per me in prima persona, Room Experience non rappresenta più oramai solo un progetto che guido da figura "esterna", bensì un'avventura artistica di cui mi sento fiero membro principale.
E già che ci siamo... posso dirti che prossimamente arriverà un importante annuncio, riguardante proprio uno degli altri tre miei progetti da te citati.
Ora concentriamoci su “Another time and place”, partendo dal chiedervi qualcosa sul significato del suo titolo e della sua suggestiva copertina, curata ancora una volta dalla Aeglos Art …
Gianluca: guarda … “Another Time And Place” nella canzone si riferisce al potere dei ricordi ed alla loro capacità di trasportarti altrove in un attimo: senti un profumo, o un suono, e all’improvviso ti ritrovi sommerso dai ricordi e da tutta la catena di pensieri che i ricordi generano. Però l’ho scelto come titolo del disco per “rivendicarne” la peculiarità rispetto al primo: c’è l’abitudine di fare confronti tra i vari dischi delle band, e ci sta; a volte però il confronto diventa più importante e questo non ci sta, perché non ha nulla a che vedere col valore dell’opera, ma solo con le aspettative di chi ascolta. “Another Time And Place” è il risultato di esperienze fatte in tempi e luoghi diversi rispetto al primo e quindi è necessariamente un disco diverso: può piacere più o meno, ma ha la sua unicità. La copertina rispecchia questo concetto: la stanza, che sulla copertina del disco precedente era in procinto di aprirsi, ormai la conoscono tutti; su questa copertina c’è la stanza che abbiamo “abbandonato” per ripartire, con tanto di vecchio disco abbandonato sul pavimento ... nel vicolo che si vede attraverso la finestra c’è un cartello di “One way” (tra l’altro “graffitato” con un “out”, per auto-citarci), che indica la direzione. Antonella (Astori n.d.R), come al solito, ha rappresentato al meglio l’dea di partenza e, anzi, nella sua prima elaborazione aveva rappresentato la stessa scena in un contesto molto più astratto, che forse molti appassionati avrebbero persino preferito. Però, nonostante io ami i pittori surrealisti, le ho chiesto di creare una rappresentazione più “verista” e lei, con la solita classe e pazienza, ha tradotto l’idea in arte. È veramente brava!

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Il passo successivo è quello di approfondire i testi dell’albo, e qui credo che sia Gianluca la persona più adatta a rispondere alla domanda …
Gianluca: mi ricollego alla domanda di prima, allora, e ti dico che nascono in momenti e a seguito di esperienze diverse. Come sempre, però, mi ritrovo a parlare di argomenti che mi sono familiari e che “sento” molto miei, come il tempo che passa, i ricordi e, banalmente, l’amore (direi che il testo di “Your Voice Inside” è l’esempio perfetto di tutti e tre gli argomenti insieme). C’è però anche una “Shout”, che è una canzone di “ribellione” verso chi pretende di avere la verità in tasca e, soprattutto, crede di avere il diritto di imporre agli altri una linea di pensiero. L’embrione di “Strangers in the night”, invece, sia nella musica che nelle liriche, è praticamente stato creato al telefono con Zorro, per assecondare un momento di “trance creativa”: in effetti credo sia il testo più “onirico” del disco.
Il team artistico si è oggi arricchito di qualche “faccia nuova”, tra cui quella di Simon Dredo … raccontateci com’è maturato il suo ingresso in squadra …
Dave: Simon è un grandissimo bassista. Ha tantissima esperienza e vanta innumerevoli collaborazioni in questo genere (Alex De Rosso, Adam Bomb). Con lui siamo andati veramente a colpo sicuro!
Volete aggiungere qualcosa di particolare sugli altri importanti contributori all’opera? Mi sembra che tutti, nessuno escluso, si siano impegnati al massimo per la “causa” … un risultato per nulla “scontato” …
Gianluca: lasciamo parlare i produttori, qui …
Dave: assolutamente! Partendo da una garanzia come Steve De Biasi alla chitarra, oggi con un suono ancor più incisivo e con parti e assoli davvero ispirati. Come non citare poi Ivan Gonzales, Sven Larsson e Stefano Zeni. Tutti hanno apportato qualcosa di unico regalandoci delle performance straordinarie.
Zorro: posso dirti che sono una persona alquanto "maniacale" nella scelta degli ospiti di un determinato album in cui sono alla regia, perché sin dal primo lavoro in studio ho capito quanto la motivazione messa in campo da ogni elemento coinvolto può seriamente fare la differenza (sia in positivo, che in negativo). Gli ospiti di Room Experience sono tutti elementi con cui ho già collaborato nel corso degli anni, avendone potuto apprezzare sia le qualità artistiche che umane. Iván e Sven sono, come ben sai, miei compagni fidati nell'avventura a firma Raintimes, mentre sia Matteo Serra che Stefano Zeni hanno già partecipato in diversi altri studio work da me promossi. Per quanto riguarda Lorenzo Foddai e Marcello Spera sono due nomi con cui ho già diviso studi e collaborazioni (facendo anch'essi parte della famiglia di Burning Minds Music Group), mentre per Alessandro Del Vecchio credo non siano necessarie puntualizzazioni ... basta dire che il mio percorso artistico è iniziato grazie al suo fondamentale supporto, 10 anni fa, nel debut album a firma Shining Line.
Ritengo i Room Experience artefici di un suono fatalmente ispirato ai “classici” del genere eppure piuttosto “riconoscibile”, una peculiarità rara nel rockrama melodico contemporaneo. A tale risultato contribuisce la voce di David Readman, ma ovviamente c’è anche molto altro … qual è secondo voi la caratteristica principale del Room Experience sound?
Zorro: questa è una domanda molto interessante, a cui mi sento di rispondere con particolare piacere. A mio personale avviso, la forza di Room Experience risiede in ciò che molti invece considerano uno dei suoi punti deboli, ovvero l'estrema "variegatura" nel songwriting inclusa al proprio interno. Ultimamente, infatti, ho iniziato ad essere un po' suscettibile nei confronti di quei lavori costruiti un po' a "monoblocco" (provenienti in particolare dal Nord Europa), che non mostrano particolari evoluzioni nell'intera tracklist a livello di approccio negli arrangiamenti, della scrittura o nello stile generale. Semplicemente mi iniziano ad annoiare ancora prima che finisca l'ultima traccia, e questo nonostante sia magari il primo fan degli artisti che li hanno prodotti.
Room Experience rappresenta invece l'esatto contrario, offrendo al suo interno brani in cui echi di stampo AOR, influenze di tipo hard melodico e addirittura divagazioni pop trovano il loro ideale punto di incontro. Questo anche grazie ad un lavoro di produzione sicuramente mirato, votato proprio a far coesistere nel miglior modo possibile tutte queste differenti sfumature.
Dave: lavorare con lo stesso team ti porta a consolidare un certo suono e il progetto acquisisce personalità. Penso che sia “semplicemente” questo che porta ad essere riconoscibili nel genere.
Gianluca: non posso che confermare quanto hanno detto Zorro e Dave, tra l’altro, nonostante sia un progetto nato in studio, lo affrontiamo tutti con la mentalità della band (ne sia la riprova che persino gli ospiti sono rimasti praticamente gli stessi) e con la voglia di metterci in gioco. Aggiungo solo una piccole considerazione a completamento delle loro osservazioni. La musica è l’unica forma d’arte in cui, spesso, lo stile assume quasi più importanza dell’opera in sé. Nessuno critica Spielberg per aver fatto “Schindler’s List”, solo perché non è dello stesso genere di “ET”. Questo invece avviene piuttosto regolarmente in musica e secondo me è un atteggiamento che crea un immobilismo artistico, mentre la musica dovrebbe sempre essere un viaggio. Fortunatamente, nessuno di noi vuole uniformarsi a questo immobilismo: certo, le influenze “vengono fuori”, ma fanno parte di un naturale processo di creazione e cerchiamo di evitare che diventino “gabbie” per nostre idee. Alla fine di tutto nessuno di noi ha l’arroganza di credere di creare qualcosa di particolarmente innovativo o di migliore degli altri. Tutti può possiamo dire con onestà di aver creato qualcosa che ci rappresenta in pieno e, come tale, ha sicuramente la sua identità univoca.

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Parliamo di canzoni, tutte secondo me meritevoli di un enorme plauso, in un programma variegato e costantemente ammaliante … vi va di cimentarvi in un breve track-by-track?
Zorro: ritengo che Gianluca sia la persona più adatta per un dettagliato track by track, essendo comunque compositore principale o co-writer di ognuno dei brani inclusi nel disco.
Posso comunque snocciolare qualche dettaglio qua e là, tipo che il ritornello di "Disappointed" proviene dalle sessioni di scrittura di Shining Line, venendo completata da Gianluca non in previsione di una registrazione di Room Experience, ma bensì per l'uscita su un EP di un altro progetto che purtroppo non è mai stato registrato.
"Strangers In The Night" è un altro brano co-scritto diverso tempo fa (senza un'idea precisa sul progetto in cui essere incluso) insieme a Gianluca e a Dave, e rappresenta una song di cui sono profondamente orgoglioso.
Per quanto riguarda "Your Voice Inside" ho invece appena raccontato, sul mio profilo Facebook, un simpatico aneddoto ad essa collegato ... colgo quindi l'occasione di lasciare a disposizione il link se qualcuno fosse curioso di leggerlo: https://www.facebook.com/100010156860832/posts/1230474917301059/
Gianluca: beh … visto che di queste ha già parlato Zorro e di un paio ho già accennato qualcosa parlando dei testi, mi concentro sulle altre. “Hear another song” era una canzone che avevo messo da parte senza troppa convinzione, salvo poi sentire l’entusiasmo di Zorro quando gliel’ho fatta ascoltare. Mi sono allora convinto che forse era davvero buona e l’ho completata. Quando poi Steve ci ha messo le mani, è diventata una bomba. Ma fosse per me, probabilmente sarebbe ancora in un cassetto. “Wild heart” è la classica canzone che nasce in pochissimi minuti (stavolta a partire dall’intro di synth) ma richiede rifiniture su rifiniture: credo che fra tutte sia quella passata più vuole attraverso i fader del mix, ma alla fine ne siamo molto soddisfatti. “The Distance” è forse il pezzo più vecchio e l’avevo scritto anni fa per una ragazza: al di là dei miei “ricordi” legati a questa canzone, la cosa che ho sempre amato di questo pezzo è l’arrangiamento delle strofe, con armonie di accordi piuttosto ardite travestite di semplicità, in contrasto con l’ariosità e la quasi ingenuità del ritornello. “The Miles That Make a Road” e “A Thousand Lies” le avevo entrambe pensate con atmosfere più morbide (la prima, in particolare, aveva quasi un feel à la “Point Blank” nelle strofe) e sono state entrambe rese più energiche su suggerimento di Dave e Zorro. Buffo perché per “Empty Days”, in Raintimes, è avvenuto l’esatto contrario … “The Night Goes On” sprizza ottimismo e solarità e quando ho sentito l’assolo di Ivan Gonzalez, il mio primo pensiero è andato al Mike Oldfield di “Moonlight Shadows”: come ben sai amo quel periodo e come puoi immaginare ho adorato l’assolo sin da subito. Una cosa divertente, invece, è che per un accordo nelle strofe ho avuto con Ivan diversi scambi incrociando tastiere e chitarre e fatto diverse prove per decidere se stesse meglio in maggiore o in minore: eravamo arrivati al punto che non sapevamo più deciderci, ma eravamo entrambi d’accordo che fosse meglio l’idea ... dell’altro!
Il 2020 sarà purtroppo ricordato per drammatiche questioni extra-musicali, ma raramente si è assistito a un primo semestre così elettrizzante per quanto riguarda il rock melodico, grazie alle uscite di Harem Scarem, HEAT, The Night Flight Orchestra e FM … come valutate lo “stato di salute” del genere e chi vi ha maggiormente impressionato da “semplici” appassionati?
Dave: sai, le uscite da te citate erano già state programmate mesi prima dell’avvento del covid. Alcuni big invece hanno posticipato le loro uscite perché poi impossibilitati a promuovere il proprio lavoro con concerti e festival. Sicuramente ci sono stati tanti buonissimi lavori e tanti altri sono in procinto di uscire. E’ questo un genere che ormai da anni ci regala album splendidi e spero con tutto il cuore che continui a farlo.
Gianluca: io, purtroppo, ho sempre i miei problemi di schizofrenia musicale, quindi non sono molto affidabile come “campione statistico d’ascolto”: ogni tanto ho bisogno di ripulire le orecchie da certe sonorità ascoltando altro. In ogni caso, tutti i dischi che hai citato sono sicuramente eccezionali, ma, per esempio, personalmente trovo l’ultimo disco degli HEAT meno appetibile di quello precedente (che invece era stato tanto criticato). Certo … sono tornati a fare il sound che li ha resi gli HEAT, ma personalmente credo che il nuovo disco strizzi più l’occhio al live che al songwriting: tantissima energia, tanti cori e un Erik Grönwall che fa fare il salto di qualità a qualunque cosa su cui metta la voce. Però, un pezzo bello come “Redefined” sul nuovo disco non lo trovo. Detto ciò, come Dave, credo che il livello compositivo degli ultimi anni sia stratosferico: ci sono canzoni che se fossero uscite nel periodo d’oro avrebbero dominato le classifiche per mesi. I problemi del “nostro” genere, però, sono essenzialmente due. Il primo è il tempismo: oggi il mercato, nella sua naturale evoluzione (anche se lo so che siamo tutti d’accordo a chiamarla involuzione :)...) è in cerca di altro e ha relegato la nostra musica, per quanto ben fatta, ad una nicchia per appassionati. Il secondo è l’innovazione, che in un genere così codificato e con un pubblico ormai così desideroso di preservare almeno la tanto amata “nicchia”, è venuta quasi totalmente a mancare: ci possiamo aspettare grandi melodie, splendidi arrangiamenti, una tecnica sempre crescente … ma poca, pochissima innovazione.
Ovviamente all’elenco va aggiunto di diritto il nome dei Room Experience … “sentite” di far parte dell’elite del settore? Come vivete tale gratificante e “impegnativa” situazione?
Dave: di sicuro Room Experience era una delle uscite più attese di quest’anno e vedendo le recensioni positive e gli apprezzamenti che stiamo ricevendo, questo non può che riempirci di gioia.
Gianluca: sì, sai … sono molto felice della grande accoglienza che ci è riservata e del grande entusiasmo che c’è intorno al nome di Room Experience. E sono anche molto orgoglioso di quanto abbiamo fatto fino ad ora, che ha sicuramente superato le mie aspettative. Tuttavia, credo anche che per far parte dell’élite serva altro: innanzi tutto un po’ più di storia alle spalle e poi, banalmente, numeri da élite. Ad oggi abbiamo ottimi riscontri di vendite e di apprezzamento, ma restiamo una band che anche nell’ambito ristretto dell’AOR/Melodic rock è conosciuta solo da una parte degli ascoltatori. La cosa veramente bella è che, nella stragrande maggioranza dei casi, chi ha avuto modo di ascoltare, dagli Stati Uniti al Giappone, è rimasto entusiasta. E sono arrivati ottimi riscontri anche da nomi eccellenti. Personalmente non sento nessun peso, se non quello derivante dalla voglia di fare qualcosa di personale e di valore, ma quello è un peso che credo sia parte del nostro modo di lavorare, a prescindere dalla nostra condizione elitaria, vera o presunta.

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Gianluca, ora che hai ampiamente superato il ruolo di “carneade” (una definizione che in passato avevi apprezzato molto, se non ricordo male :) ...) del songwriting, hai già ricevuto qualche richiesta di collaborazione da parte di altri artista della “scena”? Per chi ti piacerebbe scrivere un brano?
Gianluca: ah! Ah! Sì, Marco … l’avevo apprezzata molto, come ho apprezzato molte delle altre cose che hai scritto su Room Experience o su di me. La prima richiesta di collaborazione è venuta dai due signori qui presenti, insieme ai quali è stata scritta e cantata “We Still Rock” e che per il quali l’anno successivo ho scritto “Empty Days”, sull’album Raintimes. Lo stesso Dave poi mi ha chiesto di scrivere il testo per “Call my name”, una delle due ballad di “Begin again” l’ultimo album dei suoi Wheels Of Fire. Ho collaborato anche con Stefano Lionetti per un paio di brani di Lionville sul precedente “A world of fools” e per uno sul disco in uscita ad agosto. Poi qualche collaborazione “segreta” che per ora non ha ancora avuto pubblicazione, ma spero che ce ne sarà presto l’occasione. Quanto al “per chi”, sarò banale e dico Jon Bon Jovi, ma a lui più che un autore servirebbe un produttore diverso da Shanks!
L’emergenza sanitaria da cui non siamo ancora usciti ha cambiato molte delle nostre abitudini quotidiane, arrivando poi a colpire in maniera abbastanza “devastante” un settore già non particolarmente florido … come vedete il “futuro” dell’industria dell’intrattenimento musicale, alla luce di prospettive così complicate?
Zorro: personalmente il futuro che immagino non è propriamente roseo, dato che tutto quanto accaduto in questo funesto 2020 lascerà strascichi piuttosto complicati da superare all'interno della nostra scena in particolare. Basti pensare al fatto che sia artisti che locali stanno scalpitando per poter tornare a lavorare a pieno regime, quindi passeremo da un momento di totale magra per quanto riguarda il lato live del nostro mondo, ad un altro con un'offerta eccessiva che finirà per inflazionare il tutto ... obbligando ovviamente i già non troppo numerosi fans del genere a selezionare gli eventi a cui partecipare per non finire in bancarotta. Pensa, ad esempio, al fatto che tutti gli eventi di spicco di questo 2020 sono già stati rimandati praticamente di un anno... ma tra un anno ci saranno nuovi album che nel frattempo saranno usciti, con i rispettivi artisti desiderosi di calcare palchi per promuovere la propria musica fresca di uscita. E questo, tra le altre cose, senza ancora essere certi su quali saranno i tempi e le modalità decisi dai nostri governanti per permettere la ripresa degli eventi dal vivo che prevedono assembramenti.
Dave: stiamo attraversando un periodo tremendamente difficile e questo ovviamente si ripercuote anche nel music business. I mesi a venire ci diranno con maggiore chiarezza cosa ne sarà di questo settore. Sarà durissima riprendersi ma lo spero veramente con tutto me stesso.
Gianluca: io sono il meno informato dei tre a livello di music business, quindi affido alle loro parole anche il mio pensiero. Di certo, una situazione così inaspettata e con un così vasto impatto a livello mondiale, ha ripercussioni su oggi singolo aspetto della vita, anche nel semplice modo di relazionarsi agli altri. L’unica mia speranza è che, con tutti i problemi che il cambiamento ha portato e porterà con sé, porti anche l’occasione per tutti di ascoltare la musica con più attenzione e ciò contribuisca, anche indirettamente, alla crescita qualitativa. Sul mercato ho qualche dubbio in più, visto la strada che da anni si è intrapresa, ma la speranza è l’ultima a morire …

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Mi rendo conto che la domanda può sembrare “leggermente” prematura, ma la faccio lo stesso … ci sarà un terzo capitolo di Room Experience? E già che ci sono al “vulcanico” Zorro chiedo anche qualche anticipazione sulle prossime mosse del Burning Minds Music Group …
Zorro: beh posso dirti che personalmente lo spero, anche se ritengo sia una domanda più adatta da porre a Gianluca che non al sottoscritto. Room Experience, come puoi immaginare, rappresenta per lui un investimento tutt'altro che leggero dal punto di vista economico, quindi credo che tutto sia legato in buona parte anche ai risultati di vendite che "Another Time And Place" riuscirà a raggiungere.
Per quanto riguarda Burning Minds, sono attualmente al lavoro sui debut album di Maryan e StreetLore, che hanno già firmato un firmato con noi il contratto di uscita sul mercato ad album completati. Nella seconda parte dell'anno avremo inoltre l'uscita degli Speed Stroke, che rappresentano senza dubbio una delle eccellenze in ambito sleaze/glam della nostra penisola. E, come ti accennavo all'inizio dell'intervista, ci sarà prossimamente un importante annuncio riguardante uno dei miei tre progetti principali da te citato. :)
Gianluca: come sai, non mancano le canzoni nel cassetto e continuo a scriverne di nuove, tra idee solo abbozzate e demo più avanzati. E certamente non manca la voglia di mettersi a fare un nuovo disco. Però, come si dice, facciamo un passo alla volta: adesso abbiamo finalmente finito questo disco e ci godiamo le soddisfazioni che stanno arrivando. Come diceva Zorro, conterà anche l’aspetto economico: non avendo un’attività live, e non essendo io incline a forme di crowdfunding per la produzione dei dischi, l’unica fonte di “finanziamento” dei dischi verrà dalle vendite o dagli streaming. In un altro tempo e un altro luogo, ma al momento giusto, penseremo a cosa fare delle canzoni che nel frattempo avrò accumulato. Quel che posso dire con certezza è che, quando ci sarà un terzo capitolo, mi piacerebbe che gli attori coinvolti fossero gli stessi.
Dopo avervi ringraziato infinitamente per la disponibilità e rinnovato i complimenti per il Vostro splendido lavoro, lascio a Voi, come da prassi consolidata, la conclusione dell’intervista …
Zorro: grazie Marco per la tua estrema gentilezza e il tuo importantissimo supporto, la tua esperienza nel mondo degli "scribacchini" hard 'n' heavy Italiani rappresenta per noi un vero e proprio motivo di orgoglio ogni volta in cui possiamo apparire all'interno dei tuoi articoli. Un abbraccio!
Dave: siamo veramente contenti di come i fans e gli addetti ai lavori stiano apprezzando questo nuovo album. Per noi è un grande motivo di orgoglio. Grazie Marco per il supporto!
Gianluca: e io, da prassi consolidata, ringrazio te per la solita enorme disponibilità e l’affetto che ci riservi ogni volta e i tuoi lettori per avermi sopportato fino ai saluti finali! E visto che dico spesso che la musica è un viaggio, l’augurio è di godercelo al meglio, con orizzonti sconfinati e con i finestrini abbassati!
Intervista a cura di Marco Aimasso

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