Dobermann: è uno sporco lavoro ma qualcuno dovrà pur farlo

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Gruppo:Dobermann

Quella ricetta che da sempre contraddistingue il fare rock 'n' roll nella modalità più genuina, sincera e, vista la tematica, rupestre che ci sia, ha fatto capolino nella giornata di sabato 22 luglio presso l'arena del Palabigauda di Camporosso.
Batteria, chitarra e basso. Stop. Senza tanti fronzoli, senza l'ausilio di tutto ciò che la musica 'moderna' offre a generazioni totalmente assuefatte da meteore.
Nella terza edizione dello Shock Metal Fest hanno fatto da headliner i Dobermann, con alle pelli Antonio, alla sei corde Valerio e al basso Paul, quest'ultimo fondatore della band e icononico musicista che ha trasportato e trasmesso sul palco del Bigauda una vita dedicata alla musica, al rock 'n' roll.
Uno show che a distanza da quel 2012, anno di fondazione della band, ha ancora una volta fatto comprendere di che pasta sono fatti i tre ragazzi 'torinesi'.
Una performance che descrivere a parole non renderebbe l'idea, non renderebbe merito a quello che musicalmente sono riusciti a trasmettere in quasi due ore di live.
Due ore selvagge, tra il rock and roll, l'hard rock e il punk, due ore che hanno dato seguito alla performance del giorno precedente in quel di Cremona, durante la prima giornata del Luppolo in Rock, dove Antonio, Valerio e Paul in apertura di Festival hanno scaldato le anime di tutti i presenti.
E allora vi chiederete: ma se non si può descrivere a parole il live andato in scena a Camporosso di cosa vogliamo parlare?
Ho deciso che le parole, questa volta, spettano di diritto a coloro che quel live lo ha suonato, cantato, consumato, incendiato (letteralmente).
A tre ragazzi che dopo le varie e personali esperienze vissutae, e le migliaia di chilometri (o miglia, come meglio preferite) percorsi per proporre tutto quel che hanno dentro, sono (forse) giunti alla sliding door della loro carriera musicale.

Ciao Paul, Valerio e Antonio... benvenuti!
Partiamo dal Tour nel Regno Unito del 2015, ritorniamo per un attimo alla Newcastle O2 Academy, a quel tizio che in moto arriva, parcheggia di fianco al vostro van (acquistato di seconda mano ma senza un graffio), scende, inciampa, e cade battendo sulla fiancata col casco lasciando un bel 'regalo'.
(Paul) Tamponati da un PEDONE. Meno male che aveva il casco! Credici o meno, giusto qualche giorno fa mi è tornata in mente quella scena.
Il furgone ce l'abbiamo ancora, il bollo c'è ancora ed è in buona compagnia, vedessi come è messo.. e comunque sia quell'episodio rimane tutt'ora l'unico incidente stradale che abbiamo mai avuto in 700.000 km e 12 anni on the road, direi che non ci è andata male per niente!
Prima di questo avevamo un Transit Mk III del 1989, senza servosterzo e alimentato a GPL.
Era immatricolato come mezzo storico, e come tale utilizzabile legalmente solo per brevi spostamenti e per raggiungere i raduni di auto antiche.. ci abbiamo girato mezzo continente. Inoltre, avendo ancora una di quelle targhe vecchie ( quelle che iniziavano con la sigla della città.. ) era virtualmente inesistente e non veniva rilevato dai vari sistemi automatici, facendoci eludere multe e pedaggi. Un vero vascello pirata!

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(Ritchie Mohicano) Ahah, io questa me la sono persa! Possibile? Al contempo però mi hai ricordato una serata spettacolare.
Quello è stato il nostro terzo tour in UK, ed è stato anche il più lungo del nostro percorso, nonchè uno dei più entusiasmanti che io ricordi. Sei settimane e mezzo di seguito on the road, per un totale di circa 32 date in quarantadue giorni! Non male! Avevamo avuto modo di vagabondare in lungo e in largo per la terra di Albione, dalle lande solitarie della Scozia ai Festival della birra nel Kent, a nottate elettriche in alcuni live club del Midlands, per poi rimettere a ferro e fuoco Londra, ancora e ancora. Che vita!

(Antonio) Il van precedente non era in grado di fare le salite e quando si surriscaldava poteva esplodere come fosse un geyser! Siamo fieri del nostro furgone Taki, grande eroe che ci scorrazza in giro per l’Europa senza lamentarsi troppo!

Da 'Pure Breed' (2017) a 'Shaken To The Core' (2021) il salto di qualità è stato deciso, evidente. Accantonando la scrittura in italiano e virando sulla lingua che vi ha visto protagonisti in Inghilterra come in Scozia. Quanto ha influito quell'esperienza sulla vostra crescita musicale e sulla scelta di proporre brani in sola lingua inglese?
(Antonio) Girare l'Europa ti fa prendere coscienza di molte realtà differenti di cui prima avevi solo sentito parlare. Il viaggio ti plasma e il risultato è la musica che riesci a tirar fuori. In questo disco abbiamo voluto percorrere strade ancora inesplorate dalla band e questo aspetto regala al nuovo album una buona varietà. Ci siamo divertiti a sperimentare qualcosa che andasse oltre ciò che si aspettano i nostri fans. L’evoluzione da ‘Pure Breed’ a ‘Shaken to the core’ è stata piuttosto naturale, le idee, rispetto al passato, andavano in una direzione più melodica ma pur sempre hard, e i brani tirati non mancano, soprattutto se ti chiami Dobermann!

(Paul) Facendo un po' di chiarezza sulla cronologia, La scrittura in italiano l'abbiamo accantonata (non del tutto in realtà, abbiamo messo fuori un singolo in italiano l'anno scorso)... nel 2014. Ma nel nostro primo album c'era comunque un brano in inglese, e abbiamo pubblicato poi una raccolta ('Testarossa') con alcune versioni in inglese dei brani dei nostri primi due dischi, oltre a un paio di pezzi inediti, che abbiamo avuto in scaletta per anni (Everybody wants to be a Dog) e che suoniamo tutt'ora (You talk it you Walk it).
Dal 2014 in concomitanza con il nostro primo tour in UK ci siamo concentrati sull'inglese, e abbiamo da allora prodotto due dischi, Pure Breed nel 2017 e Shaken to the Core nel 2021. Sono d'accordo con te sul salto di qualità.
Sia a livello di songwriting (mi piace pensare che ci siamo liberati di una serie di clichè Hard Rock legati a una certa epoca storica morta e sepolta, e a una certa claudicanza compositiva) sia a livello sonoro, eliminando sovraincisioni superflue e artifizi da studio come trigger sulla batteria e quantizzazione.
I lunghi mesi passati in inghilterra hanno sicuramente influito su entrambe le cose, abbiamo condiviso palchi e backstage con tante band e personaggi della scena britannica, e senza dubbio abbiamo dato qualche schizzo british al nostro sound, un pò di 'Swagger' trasandato che hanno solo loro!



(Ritchie Mohicano) Scegliere di proporre i brani in lingua inglese è stato fondamentale per il nostro percorso. La svolta è avvenuta in contemporanea sia al mio ingresso nella band (ottobre 2014) che alla programmazione live del tempo, che puntava finalmente alle prime scorribande in Regno Unito. Stavamo mirando a vendere e portare la nostra nuova musica oltre confine e fu necessario assumere un linguaggio più accessibile al pubblico Europeo.
Io sono da sempre un chitarrista con "zampa" molto anglo-americana e in seguito alla mia entrata in scuderia cambiò spontaneamente anche il sound dei Dobermann.
L'inglese trovava di conseguenza una dimora confortevole nella concezione della musica su cui stavamo lavorando, sia per valore ritmico che "timbrico". "Pure Breed" rappresenta la prima fase di transizione, il song-writing è netto, dritto al punto, il cantato è in inglese, i riff sono a "muro", i ritornelli orecchiabili, gli assoli mordono e gli interventi strumentali sono ricercati.
Con "Shaken To The Core" ci abbiamo aggiunto una trama ritmica di basso e batteria da terremoto, ci siamo levati ancora di più sfizi strumentali, abbiamo imparato a valorizzare il fatto di essere un "power trio" e ci abbiamo aggiunto anche cori beatlesiani!
Chissà che forma assumerà prossimamente, questa "bestia a tre teste di cui avete sentito parlare"!
In un'intervista ormai datata avevate dichiarato che in Italia il Rock underground non lo segue quasi nessuno. Delle difficoltà, le vostre, di inserirvi nel 'giro che conta': dai locali ai festival.
In questo 2023 siete entrati nella bill del Luppolo in Rock (a cui hanno presenziato artisti del calibro di Doro Pesch e Saxon), avete aperto diverse date dei californiani Dirty Honey (visti personalmente ai Magazzini Generali di Milano), siete stati headliner dello Shock Metal Fest. Fatti alla mano: pensate che (finalmente) il vento sia cambiato? E perché?
(Paul) Diciamo che le cose per noi vanno sempre meglio, ma non credo sia dovuto a una tendenza generale dell'ascoltatore medio a voler volontariamente ascoltare musica non mainstream, piuttosto a un seguito e una reputazione che ci siamo costruiti in 12 anni di concerti e album senza sosta, chilometro dopo chilometro.
In realtà sono diversi anni che calchiamo i palchi di festival importanti, siamo stati ad Hard Rock Hell, in UK, insieme a Girlschool e Skid Row. Abbiamo partecipato a Rock the Ring in Svizzera, diversi festival in Germania, Spagna, Austria, Slovenia e altro..
Anche in Italia abbiamo visto qualche palco prestigioso: siamo stati a Suoni di Marca, Morborock, abbiamo suonato con Chris Holmes a Milano, e tanti altri..
Luppolo e Dirty Honey sono stati sicuramente due highlight importanti di questo 2023. Diciamo che in Italia, almeno per noi, è piu' difficile entare in certe situazioni, rispetto ad altri paesi...ma penso sia normale, il rock 'italiano' è una cosa completamente diversa da quello che facciamo noi.
Come dice il proverbio? Nessuno è profeta in patria!



(Ritchie Mohicano) Piano piano stiamo riuscendo a farci conoscere in un giro più esteso della comunità Rock Europea. Siamo orgogliosamente stati ospiti di grandi Festival come il Pivo in Cvetje di Laško (il più grande festival della Slovenia) già nel 2016, e dal 2017/2018 si è innescata un'escalation di importanti apparizioni su grandi palchi e di Show di supporto ad act straordinari tra cui The Darkness, Skid Row, Doro, Quireboys, Heat, Great White e tanti altri.
In UK abbiamo suonato all'"Hard Rock Hell" di Great Yarmouth nel novembre del 2022, di fronte ad oltre 2500 persone.
In Italia abbiamo calcato palchi di realtà in crescita ed affermate da tempo, come "Suoni di Marca" di Treviso, l'Heineken Beer Fest di Valledoria, il "Rock in The Casbah" di Sanremo, altri grandi eventi che coniugano la comunità biker con quella dei commercianti come il "Biker Bikini Benefit" di Cesenatico ..la lista è interminabile. e noi non abbiamo alcuna intenzione di fermarci!

(Antonio) Il vento intorno alla band è cambiato; la realtà di ciò che abbiamo costruito in questi anni è davanti agli occhi di tutti.
Nulla di inventato o di falso, tutto genuino al 100%, dal sound all’attitudine. Chi guarda attentamente vede che siamo puri in quello che facciamo e la cosa non passa inosservata. Lo facciamo con impegno e dedizione, e la gente lo percepisce quando ci vede! Lo dimostrano le ultime numerose uscite importanti di questi ultimi anni, già citate dai miei compagni!
In concomitanza dell'edizione 2023 dello Shock Metal Fest che vi ha visti assoluti protagonisti si è svolta l'edizione 2023 dell'RDS Summer Festival (circa 10mila presenze nella due giorni dell'evento) svoltasi nella vicina Sanremo.
Come giustamente avete più volte sottolineato, è vero che il Rock non morirà mai, però un aiuto proprio schifo non farebbe.
E allora cosa fare per invertire questa tendenza?
(Paul) Ovviamente Paola e Chiara hanno tutta un'altra portata mediatica rispetto ai Dobermann, diventa un po' difficile competere con quella cosa.
Il Rock non morirà mai, è vero, e organizzare festival ed eventi è sempre difficile, a qualsiasi livello..pensa a Wacken e Metaldays devastati dal maltempo giusto qualche giorno fa.
Il rock mainstream sta benissimo, Maneskin e Guns N Roses riempiono gli Stadi, altro che 10.000 persone.
Se ti riferisci al rock 'underground', e se per 'invertire la tendenza' intendi scrivere qualcosa che puo' surclassare di ascolti... 'Vamos a Bailar', la vedo dura caro mio.

Rock, Hard Rock, Punk, Heavy Metal e chi più ne ha più ne metta. Troppo spesso si tende ad etichettare qualsivoglia artista in una determinata categoria, in un genere di appartenenza, come se questo determinasse chissà poi cosa.
E allora la mente mi porta a ricordare Lemmy, ai suoi live, a quando, salendo sul palco, era solito aprire così: "Buonasera, come state? Sistemiamo tutto subito. Noi siamo i Motorhead e suoniamo Rock and Roll", nonostante la tendenza era quella di inscatolare anche lui.
E allora: i Dobermann cosa suonano? Pensi anche tu che a tirare riga l'importante è fare del buon Rock and Roll?
(Ritchie Mohicano) I Dobermann suonano Rock N Roll. Siamo un misto interessante però. Condividiamo alcuni disagi mentali non da poco, siamo tutti e tre allergici alle etichette e odiamo i clichè che "invecchiano" la musica che ci piace suonare. Ci piace infatti unire il vintage con la modernità!
La nostra ricetta la potreste ricavare già da una risposta che ho già dato poc'anzi, ma voglio ripeterla: mettete insieme una sessione ritmica potente ed affiatata, fatela montare con una chitarra da artiglieria americana, agitate il tutto con una buone dose di spinosa voce principale mid-range, e condite il tutto con un po' di cori beatlesiani. Ne verranno fuori tre cagnacci che digrignano armonizzando anche gli ululati, mentre vi pettinano duro!

(Antonio) Ogni tanto ci definiamo Power Rock, ma poi qualche ingrediente ci smentisce e non è possibile individuare un genere esistente che possa racchiudere interamente la nostra ricetta. Credo che anche chi ascolta abitualmente altri generi possa approcciarsi alla nostra musica, in quanto mettiamo molto del nostro background musicale in quello che suoniamo, esperienze che ci permettono di mescolare influenze derivanti da altri generi da mescolare al classic rock!

(Paul) 'Rock N Roll' è l'unico termine con il quale si può descrivere questa band.
Non mi sento di definirla in altro modo e ho sempre detestato le etichette.
L'importante è fare buona musica e farla dal cuore, far divertire la gente.
'Rock' ormai è diventata una formula matematica, molto applicata, poco sentita.
Due tatuaggi, capello lungo, Les Paul.. no grazie.
Ci chiamano Hard Rock, Glam Rock, Punk Rock. Siamo tutto questo e allo stesso tempo non siamo niente di questo.

Tornando allo Shock Metal Fest e a Lemmy. Avete chiuso il live regalandoci uno dei brani più popolari dei Motörhead: 'Ace of Spades'.
Paul, da bassista e musicista: cosa è stato per te, musicalmente e non solo, uno dei personaggi più iconici del mondo del Rock?
(Paul) Un pomeriggio di un giorno qualsiasi, sul finire degli anni 90, ero da Ricordi a Torino a scartabellare tra i CD, valutando quale album dei Judas Priest comprare... quando incappai in qualcosa di diverso.
Le scritte in gotico, 'Motörhead', il nome del disco, 'Bastards'.
La copertina era scarna e sembrava un fregio militare, le uniformi e gli stendardi mi hanno sempre appassionato fin da bambino.
Drizzai le antenne. Quell'oggetto emanava qualcosa, sembrava sghignazzare, quasi a voler schernire la moltitudine di altri album lucidi e colorati.
I musicisti fotografati sul retro sembravano dei banditi, sporchi e vestiti in maniera approssimativa.
Ancora non lo sapevo ma ero a un punto chiave della mia vita. Hai presente quando Bilbo Baggins trova l'anello e se lo mette in tasca?
Quando arrivato a casa ho messo su il disco sono quasi cascato dalla sedia.
Giuro che per un attimo ho pensato che ci fosse qualche problema con il lettore CD. Ma stava veramente cantando cosi' quel tizio?
L'energia, la strafottenza di fondo, sono qualcosa di incredibile.
Lemmy ha dimostrato al mondo che la dedizione batte qualsiasi talento, e che puoi diventare un'icona del rock anche senza essere nato con 'La' voce, senza essere bello, giovane o particolarmente talentuoso.
'Born to lose'.. tutto vero.
La musica dei Motörhead è un assurdo biologico: stridente, sgraziata, sgangherata. Eppure è fiera e indomabile, la riconosci dal primo istante, e per milioni di persone è quasi una religione. Il giorno in cui ho sentito quella band per la prima volta ho capito che quella era una cosa che avrei potuto fare anch'io.
E' stato in quel momento che ho deciso cosa avrei fatto 'da grande'.
Ho deciso di 'buttarmi' come cantante e ho fondato il mio primo trio, che mi è servito da palestra.
Dopo c'è stata quasi una decade con Adam Bomb, un altro trio, dove ho imparato il mestiere e ho veramente scoperto il R&R, anche se come semplice bassista.
Chiusa la parentesi sono arrivati i Dobermann, e finalmente la mia dimensione.
Se non ci fossero stati i Motörhead, non ci saremmo noi.
Per questo a volte mi sembra quasi un atto doveroso chiudere con 'Ace of Spades'.
Non solo è una canzone straordinaria, un'emblematica e perfetta sintesi di una scelta di vita che in realtà non è veramente una scelta; ma è anche un pezzo che sento profondamente, so di cosa parla.
lo vivo ogni volta che salgo su un palco, e sono stati quasi 3000, negli ultimi 20 anni.
Ho avuto anche la fortuna di aprire per Lemmy e soci, in Galles, molti anni fa, con Adam Bomb.
Purtroppo non riuscii ad andare oltre a un semplice 'Ciao' e a una breve digressione sul meteo britannico con Phil Campbell.
E forse è stato meglio così. E' anche stata una bella soddisfazione vedere qualche anno dopo, sul palco di Glastonbury, Phil con una delle nostre T shirts 'I fucking hate drummers', (arrivatagli chissà come) sfoggiata durante l'assolo di batteria di Mikkey Dee.
Prima di chiudere due chiacchiere sul prossimo futuro. È di pochi giorni l'uscita del nuovo singolo 'Summer Devil', e a tal proposito: cosa avete ancora in serbo per questo 2023 e cosa pensate di fare nel prossimo 2024? E soprattutto: dopo 'Shaken To The Core' c'è in cantiere la messa in opera di un nuovo album? E se si: sarà sulla falsariga del lavoro del 2021 oppure dobbiamo aspettarci qualche sorpresa?
(Ritchie Mohicano) Abbiamo già iniziato a scrivere nuovo materiale. Qualche buona idea da parte ce l'abbiamo. La strada che abbiamo intrapreso può solo proseguire in un modo: andando avanti!
Aspettatevi evoluzione e qualche sorpresa che nel frattempo ingannerà l'attesa (le nostre gestazioni sono sempre molto lunghe!).

(Paul) Ci fermiamo qualche settimana e a Settembre ricominciamo con i concerti.
Nel 2024 faremo quello che abbiamo fatto ogni anno dal 2011 a questa parte: guideremo, monteremo, incendieremo.
Qualcosa di nuovo arriverà.. E' uno sporco lavoro ma qualcuno dovrà pur farlo!

(Antonio) Ci saranno novità e contenuti da non perdere, quindi rimanete connessi sui nostri canali social!!! Ciao!!!
Paul, Valerio, Antonio... grazie per il tempo che mi avete dedicato, grazie per aver speso aneddoti, parole e sentimenti che fanno comprendere una volta di più cosa si cela dietro la passione per la musica. Salutandovi non posso far altro che augurarvi di poter fare ancora rotolare le pietre del vostro cammino.
Intervista a cura di Fabio Zagari

Intervista a cura di Ghost Writer

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