Deathox: Psyco… Interview

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Gruppo:Deathox

Al di là del valore di "Psycollective", quello che mi ha spinto ad approfondire la conoscenza con i Deathox è stata propria la … collettività che c’è alla base di questo album, le cui fila sono state tirate da BeKy, che accogliamo sulle nostre pagine.

Beh, per prima cosa volevo sapere se ti andasse di spiegarci chi te lo ha fatto a fare a realizzare questa impresa...
Ciao e grazie per averlo chiesto! Nasce dalla pura passione per questo genere. Sono cresciuto con il Metal e non ho mai smesso di farne parte. Nel mio lavoro ho dovuto scendere a compromessi molte volte, componendo brani e producendo album non esattamente nel mio stile, ma ciò non toglie che amo farlo. Un giorno però ho deciso che volevo dar voce a ciò che avevo dentro nel modo migliore che conosco, il Thrash-Metal! Così è arrivata l’idea di creare i Deathox.
Ci racconto un po' del tuo background? Ci aiuterebbe a capire come sei arrivato ai Deathox, no?
Questa è facile! Iron Maiden e Metallica sono stati i miei primi acquisti. Ricordo che non ero mai entrato in un negozio di dischi e un giorno ho preso i pochi spiccioli che avevo e sono andato da Videomusic (uno storico negozio ormai chiuso nel centro di Torino) ho scelto la copertina che mi attirava di più e sono tornato a casa con la musicassetta di “Master of Puppets”. Da quel momento non ho più smesso di cercare e curiosare nel mondo del Metal.
Per quanto sia un lavoro di un team esteso, ho inteso che dietro "Psycollective" ci sono delle implicazioni molto personali, o sbaglio?
“Psycollective” è sicuramente un lavoro molto personale. Il mio mezzo per raccontarmi è passato anche dai numerosi artisti che hanno partecipato al disco. Grazie a loro sono riuscito ad arrivare dove io non potevo e molti di questi cantanti hanno anche contribuito alla stesura delle liriche comprendendo esattamente ciò che avevo bisogno di raccontare.

Che relazione c’è fra il titolo dell'album e la copertina?
La copertina di “Psycollective” rappresenta un mondo che ho vissuto appieno, un periodo che ho attraversato e che mi ha segnato molto. I problemi psichiatrici che ho dovuto affrontare mi hanno permesso di sentirmi meno immortale, di comprendere ed assimilare i problemi che dovevo affrontare e nella copertina di questo disco c’è tutto questo. Uscirà presto una versione fisica dove abbiamo creato un libretto da 16 pagine con testi, foto di tutti gli artisti e molte foto che racconteranno ancora meglio il concept dell’album.
Hai avuto la possibilità di conoscere personalmente ognuno dei musicisti che hanno contribuito a "Psycollective"?
Purtroppo, i musicisti e i cantanti che hanno partecipato arrivano da tutta Italia, quindi molti di loro li ho sentiti, visti tramite chat o videochiamata ma non ho avuto il piacere di conoscerli di persona. Abbiamo passato periodi molto intensi insieme, di creazione e confronto quindi mi sento comunque di averli conosciuti in parte e mi sono piaciuti tutti quanti.
Sono curioso, quanti di loro si sono offerti di propria sponte per prendere parte all'album e quanti ne hai invece contattati tu per averli a bordo?
In realtà nessuno era a conoscenza di questo progetto, doveva rimanere tutto nel mio studio e avrei dovuto ascoltarlo tra me e me, quindi nessun artista sapeva cosa stava succedendo e chi erano i Deathox. L’unico modo per trovare gli artisti che desideravo avere nell’album era di mettermi ad ascoltare centinaia di band italiane e contattare tutti gli artisti che ritenevo idonei al progetto. E’ stato un lavoro davvero faticoso ma sono pienamente soddisfatto di tutte le persone che hanno deciso di accettare l’invito.
E con quale logica sei andato ad abbinare i vari chitarristi e cantanti ad ogni singolo brano? Sono stati necessari dei correttivi in corsa?
Gli abbinamenti sono stati studiati in base a genere, stile e personalità musicale. Da quel punto di vista è filato tutto liscio e non sono stati necessari cambiamenti in corsa. Anzi, sono stati tutti incredibilmente collaborativi e attivi sul progetto.
Non hai mai pensato di inserire una cover sul disco, fosse pure come bonus track?
Sono sincero, avevo preparato una cover dei Sepultura, “Desperate Cry”, ma alla fine avevo così tanti brani che ho pensato di esordire con un disco di soli inediti. Non ti nascondo l’idea di far uscire una cover o alcune cover o un album di cover. Ma al momento sto pensando al secondo album.

Hai composto, suonato, cantato e anche prodotto dalla A alla Z "Psycollective". Cosa è stato più difficile?
La parte più difficile in realtà è stato trovare tutti gli artisti del disco. I brani sono arrivati molto in fretta e anche i testi non hanno avuto intoppi e sono fluiti velocemente. Sono solito essere molto spontaneo e veloce nella composizione e nell’arrangiamento delle canzoni.
Ma quanto è importante per un album avere una buona produzione? Può essere più importante della musica stessa?
Secondo me la musica ha sempre l’ultima parola. Se una band non ha mezzi ed è obbligata a registrare i propri brani nella cantina di casa ma ha le idee chiare e sa suonare per me ha vinto in ogni caso. Al contrario, chi ha le possibilità di registrare più professionalmente ma non ha idee purtroppo perde. Posso ascoltare un brano registrato su qualsiasi supporto e quello che sento è la qualità della canzone e ciò che mi trasmette, se ha un cuore arriverà in ogni caso.
La scena musicale contemporanea è sempre più affollata e convulsa. A tuo modo di vedere le cose, quali sono le peculiarità che possono rendere unico un album anche in un mercato tanto congestionato?
Non ne ho idea! Sono quasi 20 anni che produco e registro album di ogni genere e non ho mai trovato la risposta, anzi, ho smesso pure di cercarla! Sicuramente le note, gli accordi e le melodie sono finite. Ci vuole cuore, personalità e qualcosa da raccontare! Se ami ciò che fai hai già una marcia in più e sicuramente arriverà qualcosa di vero all'ascoltatore.
Quali sono allora gli elementi più importanti presenti in questa tua proposta? E quelli meno percepibili che magari rischiano di passare inosservati durante l'ascolto del disco?
Ciò che ho voluto mettere in risalto, oltre gli artisti che hanno partecipato, è la semplicità del progetto. Niente fronzoli, nessuna pretesa, semplicemente un Thrash Metal vecchio stile, nudo e crudo. Il fatto che questo disco doveva rimanere nel mio studio ti fa capire che ho creato i brani semplicemente per ascoltare del Metal come lo avrei voluto ascoltare da una qualsiasi band.
Credi di cambiare approccio per il prossimo capitolo dell'avventura Deathox, oppure era un progetto "one shot"?
MI sono divertito tantissimo con i Deathox e non ho intenzione di finire qua! Ci sarà un secondo disco sicuramente ma penso che la formula cambierà, anche se non ne sono ancora sicuro. Sto già iniziando a scrivere nuovi brani e vedrò più avanti come portarli avanti, se con un cantante fisso, una band fissa o se chiamare altri artisti a collaborare con me.

Pensi che "Psycollective" possa avere uno sviluppo anche dal vivo?
Sarebbe bellissimo e lo spero tanto! Magari con il prossimo album ci sarà l’occasione di formare una band che possa esibirsi dal vivo.
Non posso che ringraziarti per la tua disponibilità e mi sembra giusto lasciarti l'ultima parola...
Vorrei solo ringraziare te per quest’intervista e tutti coloro che stanno ascoltando questo nuovo progetto. Mi sta facendo stare bene e per me questo è davvero di vitale importanza!
Intervista a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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