Marc Storace: vivi e lascia vivere!

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Non è la prima volta che mi capita di intervistare Marc Storace, cantante di origini maltesi universalmente considerato "THE VOICE" of Krokus. Ovvero la più credibile risposta europea agli AC/DC, soprattutto nei gloriosi ed irripetibili 80's. Nel 2021, in piena crisi pandemica, Marc è uscito con un disco ascritto semplicemente al suo cognome, il cui titolo "Live And Let Live" risulta piuttosto esplicativo. Ma lasciamo che sia proprio lui a parlare, con la consueta dovizia di particolari.

Ciao Marc, "Live and Let Live" è un album decisamente notevole. la title-track, anche dal videoclip che l'ha accompagnata, racconta del periodo covid, con tutte le tensioni sociali che ne sono conseguite.
Grazie Alessandro, sono molto compiaciuto di sentire un simile complimento da te! Si, le canzoni per il mio album solista sono state incise durante la primo, e si spera ultima, triste ed oscura Covid-era, quando tanta gente morì a causa di questa malattia. Il lockdown divenne insopportabile per molte persone, specialmente per coloro che persero il lavoro a causa di esso. Si poteva realmente avvertire questa tensione negativa e divisiva a livello pubblico, ed abbiamo seguito tutto ciò attraverso le conseguenze quotidiane sui social media. Sepp Sutter ha svolto un lavoro meraviglioso per quel videoclip della canzone che dà il titolo al disco: ho poi invitato Charly Preissel ad unirsi a me, perché abbiamo scritto il pezzo assieme.

Marc, quali sono state le differenze più sensibili in fase di composizione rispetto ai Krokus?
Beh, ovviamente la responsabilità della decisione con gli Storace pesa esclusivamente sulle mie spalle, e mi sono preso anche la titolarità finanziaria per la produzione del disco. Al mio fianco ho potuto contare sui buoni consigli del mio manager personale Roli Eggli, che mi ha accompagnato nell'intero processo creativo.
I Krokus avevano ufficialmente cessato di esistere alla fine del 2019, e quando è stato imposto il lockdown, io ho deciso che avrei invece continuato a cantare, qualunque cosa avesse avuto in serbo il futuro! Iniziai con alcuni duetti assieme alla mia giovane figlia Giuliana, che lei battezzò "Sunday Funday Duets". Li pubblicavamo ogni settimana su YouTube e sul mio sito Facebook. Ben presto fummo invitati a fare una copia di "Padre e Figlia" unplugged-TV-Streaming-Shows for Social-Media. Per questo format, una volta si uni' a noi anche il mio vecchio collega Claudio Matteo, fondatore e guitar player degli hard rockers svizzeri China. Dopo questa dolce parentesi, mi sono sentito pronto a buttarmi a capofitto nella realizzazione del mio album solista. Così, cercando fra i vecchi demo, trovai proprio la song "Live And Let Live", che avevo composto con il già citato Charly Preissel, un chitarrista di Basilea. Ho poi scritto pezzi via Internet con un chitarrista inglese di Newcastle, che si chiama Adrian Fisher. In seguito, mi sono messo in contatto con altri due musicisti elvetici, che avevo incontrato lavorando alla produzione televisiva "Sing Meinen Song". Cyrill Camenzind suona la chitarra, mentre Massimo Buonanno è un batterista. Sono uscite delle bellissime idee, tanto che abbiamo registrato l'album ai Powerplay Studios di Cyrill, che si trova appena fuori Zurigo, durante il lockdown. In breve, ecco come sono nati gli Storace!
I Krokus annunciano la fine dell'attività a fine 2019. decisione definitiva o c'è qualche possibilità di ripensamento?
La band decise di finire nel dicembre 2019, dopo un ultimo, molto emozionante concerto sold-out all'Hallenstadion di Zurigo. Tuttavia, ad agosto 2022 ci siamo ritrovati per una grande gig che celebrava i duemila anni di Kanton Solothurn, il luogo di nascita dei Krokus.
Dopo un simile show, semplicemente non abbiamo potuto voltare le spalle ad una vita intera di passione, tanto che ci siamo ufficialmente riformati. Da allora abbiamo già suonato alcune date piuttosto grosse. Per tutte le novità a riguardo, www.krokusonline.com

Puoi intanto presentarci la configurazione dei tuoi Storace?
Con piacere. Nel gruppo ho due ex membri dei Krokus: il batterista e direttore musicale dei nostri concerti live Patrick Aeby, ed il chitarrista ritmico Dominik Favez. Noi tre, come puoi ben immaginare, abbiamo una bella esperienza di lavoro assieme. Entrambi suonarono su "Rock The Block" e "Fire & Gasoline", con i conseguenti tour a supporto: per la precisione, Dominik era presente anche in "Hellraiser". Il nostro chitarrista solista Turi Wicki si è unito agli Storace fin dall'inizio dell'avventura dal vivo, dopo l'uscita di "Live And Let Live", ed è tuttora della partita.
Stesso discorso per la nostra bassista Emilia "Emi" Meyer. Tutte persone squisite, nonché grandi musicisti, grazie ai quali sono riuscito a confezionare un "power-pack" di prim'ordine: infatti abbiamo ricevuto un'accoglienza calorosissima da parte dei rock fans. Gli highlights sono stati sicuramente i concerti con Kiss e Scorpions all'Hallenstadion di Zurigo, entrambi sold-out. Credo che consideremo di realizzare alcune "souvenir-tracks" da questo Live And Let Live tour!
Marc, quando entrasti nei Krokus lo stile del gruppo era completamente differente da quello per cui siete diventati famosi. fu il tuo ingresso a cambiare le carte in tavola?
Cantai il mio album di debutto con i Krokus appena prima che la New Wave Of British Heavy Metal colpisse nel segno! Fummo molto fortunati a trovarci nel posto giusto, nel momento giusto, e soprattutto con la musica giusta: che fu appunto quella di "Metal Rendezvous". Ovviamente la mia voce oltre le tre ottave, applicata allo stile tecnico del blues, deve avere portato molto carisma e feeling nel sound della band. Così i ragazzi vollero portare il tutto ad un altro livello, più rock e più duro.
Circola da decenni la voce che fosti audizionato dagli AC/DC per sostituire Bon Scott.
Mi fu soltanto chiesto di fare un'audizione per loro, se avessi voluto, da questo tipo di Birmingham di nome Steve Dawkes. Lui lavorava per Light And Sound, la stessa stage-production che usavano appunto gli AC/DC. Ma anche tanti altri grandi nomi, tipo i Black Sabbath. Tuttavia io ero così felice di cantare per i Krokus che declinai l'offerta.

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Andiamo ancora più indietro, ai tempi degli Easy Money, che furono inclusi anche nella leggendaria compilation "Metal for muthas vol.2".
Ah, quelli furono i miei buoni, vecchi giorni londinesi! Chris, John, Dave e Jerry...really nice lads! Scrivemmo alcune belle canzoni e "Telephone Man" atterrò appunto sull'album "Metal For Muthas Vol.2". La canzone entrò nella British Heavy Metal Charts nello stesso periodo di "Heatstrokes" e "Bedside Radio" dei Krokus. Una vera coincidenza, ed anche l'unica volta nella mia vita in cui entrai in classifica con due differenti gruppi durante le medesime settimane. Come dato di fatto, ho cantato una nuova versione di "Telephone Man" assieme agli Storace per tutto il tour di "Live And Let Live".
"Metal Rendezvous", "Hardware" "One vice at a time", "Headhunter": sono tutti giustamente considerati dei classici 80's. C'è uno di questi album a cui tu senti più legato?
Amo una grande porzione di ogni disco che ho registrato! Ogni nuovo lavoro presenta caratteristiche diverse rispetto al suo predecessore. "Metal Rendezvous" è il più melodico, "Hardware" picchio' più duramente, "One Vice..." rimase su territori hard ma aggiunse un tocco blues. E poi venne "Headhunter", che arrivò al cielo con alcune delle canzoni metal più stimolanti che avessimo mai composto. Inoltre c'è la ballad preferita praticamente da tutti, che è "Screaming In The Night".
Quindi sì, credo che "Headhunter" sia l'album che sento più vicino, non solo perché scrissi tanto materiale, ma anche perché arrivai allo zenith delle mie acrobazie vocali. Nel tempo, esattamente come il buon vino rosso che invecchia, la mia ugola ha sviluppato una ruvidità più grintosa. Caratteristica che mi piace e mi diverte molto.
Dopo "Headhunter" ci fu la famosa svolta melodica, con album come "The blitz", "Change of address" e "Heart attack". Rifareste quel tipo di scelta?
Guarda, con gli Storace ho suonato live "Midnite Maniac" da "The Blitz", ed ha funzionato alla grande. Recentemente, come Krokus abbiamo riscoperto la soft "Let It Go" da "Heart Attack": ed il pubblico ha gradito molto. Ci sono canzoni che suonano molto meglio dal vivo, grezze e dirette, di quanto non facciano in studio, perché magari hanno sofferto di sovraproduzione.
Nella seconda metà degli anni 90 e nel nuovo millennio, I Krokus hanno vissuto una seconda giovinezza. Come siete riusciti a rimettere assieme la vecchia "chimica"?
Come si suol dire, volere è potere. Tuttavia, la magia può presentarsi non appena i musicisti si chiudono nella stessa stanza ed iniziano a jammare, provando vecchie e nuove idee assieme. Acccade così che ti imbatti in accordi e ritmi che suscitano antiche vibrazioni, finché anima e cuore non si riuniscono nuovamente e procedono nella medesima direzione. Il passo successivo è la composizione di nuovi brani, che attingano da quell'energia appena sperimentata.

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Ripeto la domanda relativa ai dischi anni 80. Di questa seconda fase, c'è un album che reputi più rappresentativo? Ti confesso che io sceglierei "Hoodoo".
Anche per me "Hoodoo" è il migliore. La canzone "Hoodoo Woman" ha la stessa forza di "Bedside Radio", e poi c'è "Too Hot To Handle" che ha un taglio decisamente più melodico. Per non parlare della blueseggiante "Dirty Street".

Personalmente sono anche un grande estimatore del progetto "Blue", album registrato assieme a Vic Vergeat, che ci ha tristemente lasciati. [/question]
Bello sentire che ci sono ancora persone legate a quel disco. Vic era un grande musicista, ed anche una brava persona. I nostri cammini si incrociarono negli anni 70, quando lui già suonava magnificamente la chitarra e cantava nei Toad, mentre io ero assieme ai Tea. Ogni volta che ci trovavamo da qualche parte, facevamo delle jam che duravano ore! Dopo che abbandonai i Krokus nel 1988, Vic venne a farmi visita a Malta, e mi disse che gli sarebbe piaciuto scrivere canzoni assieme per il mio primo album solista. Allora presi un volo per Basilea, ed iniziammo a comporre il disco a Monaco di Baviera. Per farla corta, il lavoro uscì poi a nome Blue. Ci sarà un concerto tributo in onore di Vic Vergeat, che si svolgerà al leggendario Atlantis di Basilea l'1 Febbraio 2024.
Marc, è stato un piacere.
Piacere mio, Alessandro. Ed aggiungo un particolare importante: Storace sono stati scritturati dalla label italiana Frontiers Records. Sono in via di preparazione canzoni molto potenti, che vi lasceranno senza fiato. Per ora, è tutto ciò che posso dire a tal riguardo.

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Immagine fornita dal manager della band
per uso promozionale libero e gratuito
Intervista a cura di Alessandro Ariatti

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