Enio Nicolini è un bassista e compositore dalla lunga e prestigiosa militanza metallica (The Black, UT, Unreal Terror …), che a un certo punto della sua carriera ha sentito in parallelo l’esigenza di sperimentare formule espressive differenti, capaci di comunicare la loro “impressionante” essenza artistica senza il supporto delle chitarre (Akron, Sloe Gin).
L’ultima di queste esplorazioni sonore, mai inclini alle tentazioni d’impenetrabile “avanguardia”, si è sviluppata sotto la denominazione Enio Nicolini and the Otron, in cui un concept fantascientifico funge da sceneggiatura per una cangiante sintesi tra virulenta aggressività, inquietudini, “rumore” ed elettronica.
Un progetto parecchio intrigante, giunto, con “Suitcase Man”, al terzo (e ultimo) capitolo e per il quale era necessario un supplemento d’indagine che poi, vista l’encomiabile parabola artistica di uno dei grandi protagonisti del metalrama italico, ha fatalmente deviato (almeno un po’) anche su altri temi …

Ciao Enio e bentornato (ricordo con piacere quando eri stato ospite, insieme agli altri membri degli Unreal Terror, ai tempi dell’uscita di” The New Chapter” …) sulle pagine di Metal.it.
Questa volta l’occasione di scambiare quattro chiacchiere è rappresentata dalla pubblicazione di “Suitcase Man”, terzo capitolo di una trilogia musicale sviluppata sotto l’egida del monicker Enio Nicolini and the Otron … direi d’iniziare proprio con il chiederti di raccontarci com’è nato il progetto, quali erano i suoi intenti artistici iniziali e come si sono sviluppati nel tempo …
Grazie di questo invito sulle pagine di Metal.it … ti racconto questo viaggio che ho fatto insieme ad amici e validi musicisti partito nel 2018 conclusosi il 21 novembre 2024. Il 2025 vedrà la luce dei supporti fisici: Cd, vinile e a seguire un cofanetto che racchiuderà l’Opera in una Trilogia. Sono stato sempre affascinato da autori che hanno narrato di società futuristiche “distopiche” fatte di algoritmi di potere; come Asimov, Orwell, Lovercraft ed altri. Mi sono reso conto che la nostra società, la nostra cultura cominciavano a prendere una via di distorsione e questo mi ha fatto molto riflettere ed essendo un musicista, ho pensato che la musica potesse rappresentare al meglio il mio stato d’animo. Il progetto Otron nasce come una sorta di “astronave” dove ci sono personaggi diversi, intercambiabili, e lo scopo da raggiungere è condiviso. Chi sale a bordo porta si, le proprie esperienze, senza però andare fuori dalla rotta stabilita con il comandante. La raffigurazione di tutto questo all’atto pratico si traduce sul fatto che OTRON poggia sulla costruzione “melodica” di tutti i brani fatti con il basso che è suonato con la mia tecnica che è il “marchio di fabbrica” del progetto. Da questo momento in poi si parte alla costruzione della base ritmica, poi all’intervento di elettronica, synth e alla fine si aggiunge la voce. Ecco perché nei tre lavori della “saga” il comune denominatore è inalterato anche se i musicisti cambiano.
A questo proposito, in “Cyberstorm” le parti vocali sono state affidate a Ben Spinazzola, in “Hellish Mechanism” a Luciano Palermi (presente anche nella title-track dell’ultimo album), entrambi “vecchie conoscenze” dirette della tua corposa e variegata parabola artistica. In “Suitcase Man” hai invece coinvolto Maurizio Bidoli, altra voce storica del metalrama tricolore. Come sono maturate queste diverse scelte?
I tre lavori hanno racconti diversi anche se consequenziali, possiamo considerare il progetto, anche come un “concept” ecco perché le voci dovevano essere adeguate a quanto scritto. In “
Cyberstorm” la voce più adatta ho ritenuto fosse quella di “Ben” Spinazzola (Prime Target/Ramstag) che ci ha guidato nello spazio cibernetico alla scoperta di nuovi mondi, di nuovi eroi (es. Ramses W45) di tecnologie, di umanoidi, di amori interspaziali.
“
Hellish Mechanism” è il lavoro più introspettivo (l’ho concepito nel periodo pandemico), più sofferto e le mie letture citate in precedenza mi hanno fatto immaginare un mondo in preda ad una distopia devastante e nel disco tutto questo è evidenziato sia dai testi e sia delle musiche. La voce di Luciano Palermi (Unreal Terror) l’ho ritenuta in grado di esprimere nelle melodiche, tutta l’angoscia del periodo descritto.
“
Suitcase man”, il terzo ed ultimo lavoro, narra le” vie di fuga” ovvero la presa di coscienza delle proprie entità e la forza di lottare contro l’oppressione dei poteri dominanti. Quindi la voce di Maurizio Bidoli (Fingernailis) l’ho ritenuta ben più adatta con quel timbro graffiante e teatrale come fosse un
Leader che incita le folle ad una rivoluzione. Nel primo brano Luciano Palermi lascia il testimone “la valigia” che contiene le parole rubate, i sogni soppressi e quant’altro a Maurizio Bidoli che ne farà buon uso durante i nove brani successivi. Per accentuare questo passaggio, ho droppato tutti gli altri brani in “sol”.
Già che ci siamo, direi che è opportuno anche presentarci gli altri musicisti che hanno contribuito a “Suitcase Man” …
Le parti di elettronica e synth sono state affidate a Gianluca Arcuri. In “
Suitcase man”, a parte il primo brano, dove la batteria è suonata da Damiano Paoloni, tutti gli altri nove brani sono eseguiti con una batteria programmata da me e Luca Nicolucci (Mind Control).
Nel sound degli Otron, ed in particolare in quello di “Suitcase Man”, mi sembra di scorgere, nel groviglio di disparate suggestioni che lo contraddistinguono, rimandi all’industrial e anche a certe forme di noise rock … è un’impressione corretta? Quali sono le principali fonti d’ispirazione che ti hanno sostenuto nell’elaborazione del trademark sonoro del progetto?
Certo, come dici ci sono rimandi a sonorità industrial o noise, anche se quello che si produce è il frutto del proprio bagaglio musicale insieme alla voglia di conoscere e sperimentare. Infatti la scelta di non usare chitarre ne è la conferma.
Dal punto di vista lirico, la trilogia si sviluppa attraverso un canovaccio narrativo di natura fantascientifica e distopica, alimentato anche da un immaginario letterario … quali sono stati, in dettaglio, i riferimenti da questo punto di vista?
Come accennato prima, letture come “
Io Robot” di Asimov o “
1984” di Orwell o “
La rana bollita” di Chomsky ed altri, come pure delle opere di H.P. Lovercraft, sono state un’interessante fonte di ispirazione, insieme ovviamente, alle mie esperienze di vita.
Il concept in realtà appare piuttosto attuale e “realistico”, vista la propensione tecnocratica della nostra società … qualcosa in merito ce lo hai già raccontato, ma ti chiedo di esplicitare i particolari del “messaggio” che volevi trasmettere con questo tipo di narrazione … E sempre nel tema, mi piacerebbe anche conoscere la tua opinione su una questione scottante come quella dalla diffusione dell’intelligenza artificiale, in particolare se applicata all’arte …
In questa Trilogia ho narrato ciò che questo momento storico ci sta facendo vivere. Questa è l’era della Tecnologia che sicuramente se messa a supporto dell’uomo è gran cosa, ma attenzione credo che le vie di fuga sono necessarie per non soccombere. L’ IA nelle sue applicazioni la trovo eccezionale, penso alla medicina, alle applicazioni amministrative ecc. Quello che mi spaventa nel prossimo futuro (domani praticamente) è “la morale”, “l’etica” insomma quell’umanesimo che l’IA non ha o meglio chi la gestirà? Per quanto concerne l’uso nelle espressioni artistiche si può accettare, ma se domani le “macchine” faranno tutte da sole, vuol dire che siamo alla fine della creatività umana e anche dell’uomo stesso.

Purtroppo non ho conoscenze musicali “specialistiche” e mi limito a rilevare come il tuo stile esecutivo sia parecchio peculiare e “potente” … sono però certo che qualche nostro lettore musicista è curioso di sapere qualcosa di più sulle tecniche che hai adottato per arrivare ad escludere (eresia 😊!) le chitarre dalla tua proposta musicale ...
Sono oramai oltre venti anni che nei miei progetti ho escluso l’uso delle chitarre (emblema nel mondo Metal), credo comunque di essere ancora un ramo di quel tronco chiamato Heavy Metal e questo è il frutto della mia esigenza esplorativa. Uso il basso per comporre le melodie dei brani, suonandolo con i “bicordi” power chord che è la mia tecnica, il mio “marchio di fabbrica” … questa è la peculiarità!
Poi, in fase di registrazione, registro due volte le parti di basso fatte con i power chord, modulandone le tonalità e l’effettistica (Fuzz, Overdrive ad es.) posizionandole una a dx e l’altra a sin. Poi registro una linea di basso in maniera convenzionale a sostegno, che sarà posizionata al centro dell’ascolto. Tutto questo consente di avere un suono corposo e compatto “potente”, pronto per accogliere il resto, batteria, synth e voci.
Cosa spinge un musicista dalle radici “classiche”, noto in particolare per la militanza in The Black e Unreal Terror, a sperimentare, prima con Akron e Sloe Gin e ora con Otron, altre variegate soluzioni espressive? Come hanno accolto i tuoi estimatori più legati alla “tradizione” queste scelte artistiche così “contaminate” e per certi versi rischiose?
Intanto un pensiero al grande amico fraterno Mario Di Donato e poi rispondo dicendoti: perché ho sempre ascoltato musica a 360 gradi e come detto in precedenza, la voglia o meglio l’esigenza di andare in altre direzioni, pur rimanendo ancorato a quel tronco comune mi ha spinto in questa direzione. Quando fai cose “diverse” è sempre rischioso e l’essere criticato dai fans o dagli addetti ai lavori ci stà. Devo dire che le prime perplessità sono venute con il progetto Sloe Gin (basso, batteria e voce) soprattutto dalla mia etichetta di allora … infatti i lavori successivi sono stati realizzati con altre etichette discografiche. Le mie scelte, difficili, hanno appagato le mie esigenze compositive e poi trovato, nel tempo, consensi.
Siete riusciti a portare dal vivo la musica degli Otron? Quali sono le prospettive da questo punto di vista?
Purtroppo le date programmate con l’agenzia di booking di quel periodo per promozionare “Cyberstorm”, sono andate perse a causa della pandemia e non recuperate. Il problema che sto cercando di risolvere è proprio quello di ricostruire un managment affidabile per tornare live. Nel frattempo ho promozionato i miei lavori tramite Master Class sia nelle scuole di musica (es. Lizard ed altre) o Festival (es. Bambù Festival e altri).
Terminata la trilogia, quale “futuro” si prospetta per gli Otron? E sempre nell’ambito di possibilità future, cosa dobbiamo aspettarci dalla tua “avida” e irrequieta fertilità espressiva?
Il progetto Enio Nicolini and the Otron si conclude con la Trilogia.
Questi anni sono stati pieni di avvenimenti alcuni molto “particolari” e credo scriverò un libro a proposito. Comunque nel 2025 uscirà un cofanetto che raccoglierà i tre vinili, un libro con tutti i testi, un poster ed altri gadget. Il prossimo lavoro sarà sull’ IA dove penso ad una edizione numerata e limitata solo in vinile da 10 pollici. Uscita prevista fine anno.
Sono un grande fan degli Unreal Terror fin dai loro esordi … sono dunque “costretto” a domandarti qual è la situazione attuale della band e se possiamo sperare in un loro “ritorno” a breve …
Gli Unreal Terror sono stati una grande band nel panorama Metal Italiano degli anni 80, con un ritorno sulle scene nel 2012, un nuovo album (Jolly Roger rec.) e una Biografia (Klaus Petrovic –Tracce ed.).
La reunion (tre quarti della formazione storica con mio figlio Iader D. Nicolini alla chitarra solista e Paolo Ponzi –Arkana Code- all’atra chitarra). La reunion ci ha visti protagonisti live in Festival Italiani e locali ed è stata un success , soprattutto emozionale per ognuno di noi. Come saprai Luciano Palermi vive stabilmente a Los Angeles e con la logistica c’era problema per i live, poi gli impegni di ognuno di noi hanno portato ad uno stop delle attività compositive e live degli Unreal Terror.
Impossibile, infine, non chiederti di spendere qualche parola in più su Mario Di Donato, una delle grandi eccellenze artistiche del Belpaese e la cui scomparsa ha gettato nello sconforto i suoi tanti ammiratori …
Ho conosciuto Mario Di Donato che ero poco più che adolescente e da quel momento l’amicizia e poi la musica ci ha legati ininterrottamente fino al 16 dicembre 2024 quando è scomparso. Con lui si è chiuso un periodo della mia/nostra vita artistica, con i The Black dal 1990 al 2017, senza contare le precedenti band Respiro di Cane (fine anni ‘70) e poi gli UT e Unreal Terror. Mario era un Artista a tutto tondo sia nella pittura e sia nella musica tanto da coniare un nuovo termine nel mondo del metal “Ars Metal Mentis”. Un visionario ma anche una persona “vera” con un solo volto, un merito che gli ho sempre riconosciuto.
Sit Tibi Terra Levis.
Siamo alla fine … nel ringraziarti per la disponibilità dimostrata, non mi rimane che lasciarti il “microfono” per la conclusione dell’intervista in piena libertà …
Intanto un grazie a te e Metal.It per avermi ospitato nelle vostre pagine. A tutti quelli che hanno letto questa intervista dico che solo che la passione e il credere in sé stessi possono arricchire, anche perché: la musica è il cibo dell’anima.
Keep on Metal!Band photo provided for free promotional use.