YOB, Mike Scheidt, guitars, vocals

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Quanto mai prolifici, gli YOB tornano a breve distanza a deliziarci con un nuovo monumento di Extreme Doom nel quale non mancano riferimenti al passato e interessanti sperimentazioni e innovazioni. Ancora una volta ho il piacere di parlare del nuovo album The Unreal Never Lived con il cantante e chitarrista Mike Scheidt…

Dopo soli 9 mesi dall’uscita del precedente lavoro siamo di nuovo qui a parlare di un nuovo capitolo discografico targato YOB, cosa è successo durante questo periodo di tempo?
Siamo stati molto impegnati con un sacco di concerti sulla West Coast e in più abbiamo fatto anche un intero tour in tutti gli USA, oltre appunto alla pubblicazione del nuovo album.

Il nuovo lavoro si pone sulla scia del suo predecessore per quel che riguarda songwriting e ispirazione, quando sono stati composti i nuovi brani e con quale attitudine?
Siamo sempre impegnati a scrivere nuovo materiale. Una delle nuove canzoni era già pronta quando abbiamo registrato “The Illusion Of Motion”, le altre sono state scritte una volta tornati dal tour americano l’autunno scorso. L’attitudine è la stessa… scrivere la migliore e più ispirata musica che siamo in grado di fare. Stilisticamente il nuovo album è simile a The Illusion Of Motion ma con maggiori dinamiche e parti più estreme.

Si può proprio dire che in questi anni siete stati molto prolifici pubblicando gli ultimi due lavori a distanza così ravvicinata, possiamo aspettarci gli stessi tempi anche per il futuro?
Non saprei. Finché i riff continuano a venire con naturalezza continueremo a registrare nuovo materiale! Se ciò accadrà nei prossimi 6 mesi o 6 anni da oggi non lo posso certo prevedere.

Cosa mi puoi dire per presentare un disco come The Unreal Never Lived, magari partendo proprio dal suo titolo?
I testi e il titolo per il nuovo lavoro proseguono sulla strada della mistica orientale assieme con la Fisica Quantistica e le sue affascinanti implicazioni. Il titolo in sé è una citazione di Sri Nisargatta, un maestro spirituale indiano vissuto a Bombay fino alla sua morte nel 1998. Il suo messaggio era che le nostre creazioni mentali relative al mondo, alla società, alla filosofia si basano su quello che noi comunemente chiamiamo “realtà”. Senza la nostra partecipazione alle cose, queste non esistono realmente; oppure esistono ma in maniera più transitoria. Chiamiamo un albero “albero” perché siamo stati abituati ad usare questa etichetta e qualcuno ne ha studiate le caratteristiche usando questo termine, perciò ci viene naturale continuare a chiamarlo così. Ma in realtà non sappiamo cosa effettivamente sia un albero. Non sappiamo nemmeno cosa sia un essere umano. Questi sono solo dei nomi utilizzati per scopi comunicativi tra gli esseri viventi. L’esistenza reale di un albero non ha bisogno delle nostre etichettature: esso è quello che è e niente di più. Ecco un esempio imperfetto dello spirito del nuovo album e del suo titolo.

Anche l’artwork dell’album sembra riflettere una diversa atmosfera, in particolare per i colori chiari e le immagini usate, rispetto ai precedenti lavori; c’è qualche relazione con la musica in esso contenuta?
Volevamo una sorta di atmosfera sognante per l’artwork, qualcosa che fosse quasi totalmente trasparente e che potesse riflettere i concetti espressi all’interno del disco. Il nostro amico Aaron Edge, della Odeum.Org di Seattle si è occupato della realizzazione e siamo molto contenti di quello che ha fatto per noi.

Ancora una volta poche prolungate e maestose composizioni, ognuna con una propria storia; personalmente credo che “The Mental Tyrant” sia una delle migliori e più ipnotiche canzoni mai scritte dagli YOB, come la descriveresti?
Ogni singola canzone a un particolare feeling per noi e The Mental Tyrant non rappresenta un’eccezione. Col passare del tempo e con la nostra maturazione credo che ogni singolo brano acquisti maggior personalità e completezza. Diversi riff che si sovrappongono per poi incontrarsi. In più per la prima volta Isamu ha contribuito alle parti vocali, amo i suoi screams!

Extreme Psychedelic Doom Metal potrebbe essere la miglior definizione per la vostra musica oggi giorno, come pensi si possa sviluppare in futuro?
Non potei mai dire cosa uscirà in futuro dalle nostre teste. Credo cercheremo sempre di fare del nostro meglio per migliorarci e andare sempre più avanti musicalmente ma restando al tempo stesso fedeli alle nostre radici. Gli YOB sono una DOOM Metal band e sarà sempre così.

Che paragone faresti tra le due ultime pubblicazioni della band?
Penso entrambe abbiano lo stesso approccio ma The Unreal Never Lived ha un differente spirito. In più i brani di ciascun album hanno caratteristiche uniche per songwriting e atmosfere. È una domanda difficile dato che ogni cosa che dico subisce l’influenza più o meno cosciente del fatto che chi sta parlando è al tempo stesso colui che ha scritto e suonato entrambi i dischi. Posso dire che come musicisti striamo migliorando e crescendo e che le nostre capacità e abilità in studio migliorano di volta in volta.

Molti dei vostri fan sono rimasti particolarmente legati al sound del vostro primo stupendo album, Elaborations Of Carbon (recentemente ristampato e di nuovo disponibile sul mercato), con un maggior tocco psych e parti meno estreme; credi sarà possibile in futuro un ritorno a quel sound?
Non ne ho idea. Ti posso dire che personalmente sono meno esaltato di quanto non fossi un tempo nello scrivere Sabbath-riffs a 33rpm tipicamente DOOM. Ancora oggi amo il classico e vecchio DOOM sound di bands quali The Obsessed, Cathedral, Electric Wizard, Pentagram, SLEEP, Revelation, etc. Ma come songwriter e ascoltatore proseguire sempre sulla stessa strada da l’impressione di creare qualcosa che è stato già fatto da molte altre grandi band prima di te in passato. Ultimamente quello che è per me più importante è la magia che è possibile creare con una canzone e la giusta sensazione che si ha nel momento in cui la si compone. Non saprei dire in che direzione potrà essere la nuova musica degli YOB in relazione o meno con i vecchi lavori.

Ancora stiamo aspettando di vedervi da queste parti… ci puoi dire qualcosa di più concreto al momento?
È un nostro grande e sincero desiderio quello di venire in Europa, speriamo nel 2006

C’è qualche band in particolare con cui vi piacerebbe dividere il palco?
Neurosis, Orange Goblin, Bolt Thrower, or The Hidden Hand again, giusto per fare qualche nome.

Nella scorsa intervista mi parlavi di un tuo progetto, I Geistus, come sta procedendo questa esperienza?
Lentamente ma in maniera costante. Mi sto prendendo il giusto tempo per avere la miglior concezione possibile di questo progetto black metal. Si tratta di qualcosa molto oscuro, tipo VON e Black Altar… spero di poter registrare un disco magari in quest’anno.

Cosa vedi nel futuro degli YOB?
Europa, un altro nuovo album, una serie di concerti sulla West Coast e una continua crescita e maturazione creativa!
Endless music and endless DOOM!!!

Mike, di nuovo grazie per la tua disponibilità, buona fortuna per il futuro della tua band e della tua bellissima musica!
THANK YOU MARCO!!! You rule!!!!! DOOM!!!!!

Intervista a cura di Marco 'Mark' Negonda

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