Cathedral (Lee Dorrian, vocals)

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Gruppo:Cathedral

È innegabile che i Cathedral abbiano costruito il proprio sound partendo dalle radici del doom e aggiungendo influenze ora hard rock ora psichedeliche che magistralmente si combinano nell'ultima realizzazione, The VII Coming, un album che raccoglie sotto lo stesso tetto tutti questi aspetti che hanno fatto dei Cathedral una delle più rilevanti doom metal band degli anni '90.

The VII Coming è appunto il vostro settimo album in 12 anni di carriera ormai, cosa vedi guardando indietro nel passato dei Cathedral?
Posso dire sicuramente che tutto quello che abbiamo fatto nel corso di questi anni è stato fatto con naturalezza e spontaneità, è sempre stato così fin dal primo album, Forest of Equilibrium. Certo le sensazioni e le emozioni possono essere cambiate: al tempo in cui quel disco venne pubblicato eravamo soddisfatti di aver fatto un disco molto cupo, lento, dark e soprattutto molto doom. È stato l'inizio e col passare degli anni abbiamo acquisito una maggiore padronanza e consapevolezza dei nostri mezzi, il tutto nella maniera più naturale possibile. Ogni successivo disco è stato frutto di un'esperienza spontanea che ci ha portato a maturare un sound sempre più personale, grazie anche al fatto di aver costituito col passare del tempo una line up stabile nella quale ogni membro fa pesare le proprie precedenti esperienze.
Dopo il primo album c'è stato un periodo in cui ho sentito che ci stavamo chiudendo eccessivamente all'interno dei nostri confini musicali, evitando eccessive influenze esterne che non appartenessero al nostro sound iniziale. Ho pensato allora che fosse sbagliato questo tipo di atteggiamento aprendo così il sound dei Cathedral a influenze più hard rock, come è stato nei dischi successivi. È stato così per un po' dopo di che siamo tornati indietro alle nostre origini più prettamente doom, il tutto senza imposizioni ma seguendo semplicemente il nostro istinto. Dopo Caravan Beyond Redemption abbiamo voluto rompere ancora una volta le barriere che delimitavano il nostro stile, producendo un ulteriore maturazione nella nostra musica.

Si può parlare dunque di un'evoluzione nella vostra musica?
Certamente si potrebbe parlare di un cambiamento, una maturazione, ma restando sempre all'interno dello stesso genere: si tratta sempre di musica fatta con chitarre, basso e batteria. Sicuramente non sentirai mai parlare di un disco di elettronica o di nu metal per quello che riguarda i Cathedral in quanto, per quanto multiforme, il nostro stile è comunque ben definito e riconoscibile.
La cosa che mi interessa di più è che anche dopo 12 anni ci troviamo a suonare la stessa musica con la quale abbiamo cominciato, cercando di migliorarci e di farlo nella maniera migliore possibile. Più che di evoluzione penso si possa parlare quindi di perfezionamento, senza esserci mai allontanati troppo dalle nostre origini.

Di cosa si parla nel nuovo album a livello di lyrics, si tratta di un concept o vi sono più tematiche ricorrenti?
Non c'è nessun concept alla base del disco; i testi sono il frutto di mie personali riflessioni e sentimenti maturati nel corso dello scorso anno. Ho sempre lavorato nell'ottica dei Cathedral come band e quindi secondo il principale obiettivo che una band deve avere, quello di intrattenere la gente che ascolta i dischi e che va ai concerti. Non ho mai voluto mischiare questo aspetto con quello politico ad esempio, al contrario, ho sempre pensato al fare musica come un modo per distrarre la mente di chi ti ascolta dal mondo in cui viviamo e dai problemi che gli appartengono. The VII Coming vuole essere un album dai valori positivi, soprattutto dopo le stragi del 11 settembre e tutto quello che è seguito a quel fatale giorno e quindi molti brani vogliono aiutare a cogliere gli aspetti positivi che in questo mondo ancora possono esserci.

Qual è quindi il significato della cover del nuovo disco, che cosa rappresenta?
Il significato è legato strettamente al primo brano dell'album, "Phoenix Rising" e sta ad indicare il fatto che, nonostante tutto quello di negativo che è successo ultimamente, la gente deve comunque andare avanti e mirare appunto ad una rinascita.
Questo è il messaggio che partendo dalla copertina, rappresentante appunto la Fenice, vogliamo trasmettere a chi ascolterà il cd e penso sia importante che tale messaggio parta proprio dall'aspetto esterno, per poi venir affrontato anche musicalmente.

Il sound del nuovo album è molto particolare e ben curato nei minimi dettagli, senza per questo suonare eccessivamente artificiale o monotono, quanto tempo avete impiegato per le registrazioni?
Inizialmente dovevano essere 3 settimane, 2 per le registrazioni e 1 per il mixaggio ma alla fine abbiamo dovuto aggiungere un'altra settimana per problemi di tempo. Questo perché abbiamo prestato molta attenzione su come ciascuno strumento suonasse nell'insieme, cercando di attribuirgli la giusta dimensione e il giusto spazio. Non si tratta certo di una cura maniacale, non sarebbe nel nostro stile, ma abbiamo cercato di aggiungere qualcosa in più per rendere il prodotto più curato. Abbiamo cercato di fare in modo che ogni canzone suonasse in maniera particolare e differente rispetto a ciascun altra, senza seguire una stessa linearità che avrebbe reso il disco piatto e tutto uguale. A seconda del brano e quindi delle tematiche e della struttura, abbiamo lavorato su un proprio personale sviluppo a livello di registrazione.

Senza dubbio The VII Coming può essere considerato un gran disco di doom metal, quali sono le tue band preferite che oggi giorno portano avanti questo discorso musicale?
Direi band come Electric Wizard o Goatsnake e in generale quelle formazioni che hanno qualcosa di nuovo e particolare nel loro sound; ci sono molte band interessanti che stanno venendo fuori dalla Finlandia o dagli Stati Uniti, per dirti; bisognerebbe avere la possibilità di ascoltarle tutte per giudicare! In generale preferisco quei gruppi che sono maggiormente influenzati dai Black Sabbath ed è forse per questo che, se voglio ascoltare qualcosa di veramente doom, allora preferisco buttarmi su i vecchi dischi dei The Obsessed o dei Trouble, sicuramente tra le mie band preferite.

A volte capita di vedere i Cathedral definiti come un gruppo stoner, sei d'accordo?
Assolutamente no!

Qual è allora la tua definizione per "stoner rock" e per "doom metal"?
Quando si parla di stoner penso a gruppi come i Kyuss o i Monster Magnet e questo genere di musica molto vicina al rock; mentre il doom è qualcosa di molto più cupo e molto più metal. I Cathedral sono sempre stati una metal band: anche se alcuni dischi suonano più hard rock rispetto ad altri la componente heavy è sempre presente ed è discriminante in questo tipo di discorso.

Quindi quale album della tua discografia pensi possa essere il più rappresentativo dei Cathedral?
Il più rappresentativo? Probabilmente il nuovo album. In esso infatti sono racchiusi tutti gli elementi che hanno costituito la musica dei Cathedral nel corso degli anni, dalle influenze più rock a quelle prettamente doom, con una giusta dose di freschezza e innovazione nelle idee.

E invece il tuo preferito?
Il primo album, Forest of Equilibrium, anche se poi successivamente non abbiamo più suonato in quella stessa maniera su nessun altro disco! Forse perché si tratta appunto del primo album e quindi di qualcosa di molto speciale e di unico per me, mentre il mio secondo preferito penso sia Carnival Bizarre.

Cosa ne pensi della re union dei Candlemass e cosa ti aspetti da un possibile nuovo album da parte di questa band?
Oh, adoro i Candlemass! Mi è spiaciuto non averli visti dal vivo questa estate ma ci trovavamo in studio proprio in quello stesso periodo, negli anni '80 sono stati tra le band più significative di questo genere. Sono amico dei Leif Edling, spesso ci sentiamo per telefono e negli ultimi anni è stato molto a contatto della scena underground e penso che un eventuale nuovo album dei Candlemass sarà qualcosa di molto duro, anche se non saprei precisamente come potrebbe suonare. La cosa importante è che lui, essendo sempre stato il principale compositore, sia tornato nella band, è certamente una buona garanzia… Aspetterò quindi di sentire qualcosa di nuovo dalla band!

Cosa puoi dirmi della tua personale casa discografica, la Rise Above Records? Come stanno andando le cose?
Al momento abbiamo in programma un paio di uscite nei prossimi mesi e intanto stiamo cominciando a lavorare con nuove band, tra cui gli Unearthly Tramps da New York. È una band dal sound molto particolare che mischia elementi di doom metal molto pesante a parti prese dal black, veramente interessante. C'è poi un'altra band dalla Svezia, i Witchcraft molto più hard rock, influenzati direttamente dal sound dei Pentagram, anche questi molto validi.

Non hai mai pensato di utilizzare questa tua etichetta per ristampare qualche classico del doom oggi di difficile reperibilità?
Ad esempio?

Pensavo ai lavori di band come Saint Vitus, Pentagram, Count Raven o The Obsessed...
Oh, certamente è una cosa che mi piacerebbe molto fare! Il fatto è che i master di questi dischi sono ancora di possesso delle rispettive case discografiche, e non sarebbe facile ottenere i permessi per fare delle ristampe.

Avete già fissato qualche data live per i prossimi mesi?
Abbiamo programmato circa 6 date in Inghilterra a novembre; per il momento è l'unico dato certo che ti posso dare. Di sicuro ci saranno altre date verso febbraio o marzo, l'unico modo per rimanere aggiornati su questo è visitare il nostro sito (www.cathedralcoven.com) e vedere come si evolve la situazione concerti.

Sai dirmi se tornerete in Italia?
Certamente! L'ultima volta che siamo venuti a suonare da voi è stato circa 4 anni fa... no aspetta! Siamo venuti l'anno scorso vicino a Rimini con gli Entombed! Per il futuro mi piacerebbe però fare qualche data in più e girare qualche altra città italiana.

Per chiudere, cosa ti ricordi di più dei tuoi esordi con i Napalm Death?
Cosa mi ricordo? Mah, sicuramente la reazione della gente alla nostra musica! Quando suonavamo assieme non avevamo nessuna idea del fatto che la gente potesse apprezzare o meno la nostra musica, quello che volevamo era essere il più possibile estremi, il più possibile veloci, e anche i testi dovevano essere qualcosa di aggressivo e frontale, come una bomba!
Avere avuto la possibilità di fare parte di questa band è stata una grossa occasione per me che ha contribuito alla mia formazione e poi è stato un periodo molto divertente. C'era molta esaltazione ma anche molta confusione a quei tempi: venivamo da una scena prettamente undergorund e ci siamo trovati ad affrontare un sacco di concerti che ci hanno portato anche in Giappone!
È stato bello anche per questo e se dovessi tornare indietro non cambierei nulla di come sono andate le cose.

Intervista a cura di Marco 'Mark' Negonda

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