Tyrant Eyes (Sascha Tilger, drums)

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Nonostante un cammino tortuoso caratterizzato dall’intervento della mala sorte, i power metallers Tyrant Eyes sembrano aver raggiunto un’isola felice con l’approdo presso Scarlet e la pubblicazione del secondo album, The Darkest Hour. Intenzionati a far sentire la propria voce e a distinguersi dalla massa, i Tyrant Eyes (qui nella veste del batterista Sascha Tilger) ci parlano del passato e del presente della band, con qualche speranza anche per il futuro.

Bene Sascha, partiamo dal nuovo album, The Darkes Hour , in uscita a fine gennaio; come descriveresti il nuovo lavoro?
Mah, credo sia sempre difficile per una band descrivere il proprio nuovo album; sicuramente posso dire che si tratta di un disco più duro rispetto al nostro debutto, Book Of Souls. Dopo la pubblicazione del primo album eravamo abbastanza arrabbiati in quanto le cose non stavano andando come ci saremmo aspettati, per questo abbiamo sentito il bisogno di scrivere un album più aggressivo. Ad esempio,abbiamo ridotto considerevolmente le parti di tastiera così come quelle più prog, anche se, in ogni caso, nelle nostre canzoni rimangono parti molto melodiche.

Qual è il significato del titolo dell’album The Darkest Hour e cosa rappresenta l’artwork della copertina?
Come ti dicevo, qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto dopo il primo album. Un intero tour europeo, già programmato e supportato, è stato cancellato per mancanza di soldi da parte della nostra precedente etichetta; non ci hanno nemmeno pagato le royalties, continuando a ritardare i presunti pagamenti e i rapporti tra la Last Episode e i Tyrant Eyes… mettiamola in questi termini: si erano notevolmente raffreddati.
Per chiudere in bellezza, abbiamo dovuto anche prenderci un avvocato che ci aiutasse a riavere i nostri soldi, il quale si è occupato anche di chiudere i rapporti con l’etichetta. Tutto ciò non è stato affatto divertente, abbiamo imparato qualcosa in più del “music business”, si è trattato di un perido nero (dark time, ndr.) per noi, da cui l’idea per il titolo del nuovo album. Ma come puoi vedere, anche i tempi bui passano.
La copertina in origine doveva essere leggermente differente da quella definitiva: mostrava un orologio su uno sfondo nero; nell’orologio si vedeva il volto di una anziana donna e ci piaceva l’idea di poter giocare con questo “time concept”. Poi Stefano e Filippo della Scarlet ci hanno proposto di modificare l’idea e di rendere il tutto meno cupo e così siamo giunti alla conclusione definitiva come è ora… carina, vero?

La storia della vostra band comincia nel 1993, ormai dieci anni fa, cosa pensi sia cambiato nel vostro sound nel corso di questi anni?
Hmm, credo siamo migliorati musicalmente nel tempo… o meglio, così spero!
È difficile da descrivere; credo che lo stile non sia variato molto: fin dall’inizio scriviamo solitamente brani abbastanza lunghi, sui 5/6 minuti, cercando di mettere assieme riff aggressivi con melodie catchy. In definitiva credo che il nostro sound non sia mai cambiato considerevolmente, abbiamo solo cercato di migliorarci, rifinendo alcuni particolari e curando maggiormente gli arrangiamenti, ad esempio. Quando mi capita di ascoltare i nostri vecchi demo, riconosco che ci sono molte parti ancora valide, anche se non abbiamo mai usato nessuno di quei pezzi per fare un album.
Il più grande cambiamento per il nostro sound è stato rappresentato dall’ingresso nella band di Jürgen, il tastierista, il quale ha dato un nuovo e diverso approccio a tutta la nostra musica.

È cambiato qualcosa nella scena metal europea dai vostri esordi fino ad oggi secondo te?
Dal mio punto di vista, ci sono stati molti cambiamenti; oggi è molto più difficile emergere sulla scena, soprattutto per le giovani band. Ci sono molti gruppi validi sul mercato e molte uscite al mese… Io, come metal fan, spesso non so che dischi comprare perché ce ne sono troppi… e pochi soldi da spendere! Un’altra cosa che ho notato è la “guerra tra generi” che c’è nella scena metal: è una cosa singolare che non mi piace molto; voglio dire, sempre metal è, no?
Ma per questo era così anche 15 anni fa, quando agli hairspray rockers non piacevano i thrasher e vice versa…

Come mai il vostro primo contratto è arrivato solo nel 1998, dopo 5 anni di attività e due demo alle spalle?
C’è una specie di legge non scritta che regola le cose nei Tyrant Eyes; abbiamo sempre necessitato di un po’ più di tempo rispetto alle altre band; il nostro orologio gira un po’ più lento degli altri ;-)
No, onestamente, penso si sia trattato soltanto di disorganizzazione da parte della band e il sommarsi di continui ritardi; quando abbiamo cominciato, non prendevamo le cose troppo sul serio. I due demo che abbiamo registrato avevano una produzione terribile, e anche se le canzoni non erano male, certo ciò non era sufficiente ad attirare l’interesse delle etichette. Inoltre c’è voluto del tempo per raccogliere, suonando molto dal vivo, i soldi necessari per entrare in un “vero” studio e finanziarci una “vera” registrazione. Ed è a questo punto che le label hanno cominciato a interessarsi di noi…
Forse ci siano band che ci mettono meno tempo di altre per fare tutto ciò, dipende.

Come siete entrati in contatto con la vostra attuale etichetta, la Scarlet, e cosa è successo in definitiva con la Last Episode?
Ho già detto alcune cose riguardo la Last Episode, e non sono affatto cose positive. All’inizio della nostra cooperazione hanno fato un buon lavoro, per quanto riguarda la promozione; ma come ho detto prima, le cose sono peggiorate. Il contatto con la Scarlet è avvenuto nel giugno di quest’ anno, quando ho ricevuto una mail da Stefano il quale ci offriva un contratto. Noi avevamo finito già da un paio di mesi le registrazioni di The Darkes Hour e stavamo cercando una nuova etichetta dopo aver lasciato la Last Episodi, appena uscito Book Of Souls.
A questo punto torna in gioco la sfortuna che caratterizza i nostri rapporti con le case discografiche: subito finite le registrazioni avevamo firmato per una piccola label tdesca, la quale però è finita in bancarotta poco prima che il nostro album venisse pubblicato. Subito dopo ci siamo rivolti ad una giovane label di un ragazzo di Berlino, il quale però abbiamo saputo subito non avere alcuna idea su come portare avanti l’etichetta e quindi abbiamo deciso di cancellare il contratto appena in tempo.
Alla fine è arrivata la mail da Stefano e le cose hanno cominciato a girare per il verso giusto!

In passato avete avuto molte esperienze live a fianco di grandi band come Heavens Gate e Saxon, cosa ti ricordi in particolare di questi show?
Sono state tutte esperienze molto entusiasmanti! Gli Heavens Gate sono persone veramente divertenti e suonare di supporto ai Saxon è stato per noi un grande onore. In questa occasione abbiamo registrato anche un live video dato che, quando suoni di spalla ad una band del genere, tutto è adatto per fare le cose alla grande: suoni su un palco enorme, hai un bel suono, ottime luci da palco e soprattutto un grande pubblico! In ogni caso, ancora non mi spiego cosa ci passasse per la testa nel momento in cui ci siamo vestiti per salire sul palco; onestamente, indossavamo i peggiori vestiti che si siano mai visti in un live-metal-video… ;-)
(infatti il video non è più disponibile!!!)

Come definiresti lo stile musicale dei Tyrant Eyes? In una scena in cui un sacco di band suonano tutte uguali l’una all’altra, cosa hanno i Tyrant Eyes da dire in più?
Ci piace definire il nostro sound come Power Metal con influenze prog, ma non so se sia una definizione appropriata. Come ti dicevo, non mi piace questo modo di pensare secondo schemi nel metal, del tipo “xy è una epic-true metal band”, oppure “il gruppo abc suona progressive-symphonic rock”o cose del genere. Non avercela con me, voi dovete inserire le varie band in categorie distinte in qualche maniera, ma non capisco come quasi ogni giorno nasca un genere diverso, spesso descritto con frasi che hanno del ridicolo. Mi sapresti spiegare cosa diavolo sia l’Hollywood metal? Mi sono chiesto spesso: “come potrà mai essere l’Hollywood sound?”
Capisco che al giorno d’oggi sia difficile affermarsi come band e creare un proprio stile definito, ma posso affermare che i Tyrant Eyes hanno un proprio trademark che ci può distinguere dal resto della scena delle power metal band.

Cosa vi aspettate dalla pubblicazione di questo nuovo album? Avete in programma delle date per i prossimi mesi?
Diventare ricchi, sexy e famosi, eheheh…
No, siamo un po’ più realisti; speriamo di riuscire ad affermarci maggiormente nella scena con questo album e di crescer come band, passo dopo passo. Un tour sarebbe molto utile in questo senso, e ci piacerebbe molto fare qualcosa del genere e fare un sacco di concerti. Non so ancora se ci sia qualcosa in programma, ma sarebbe veramente molto gratificante poterlo fare un giorno.

Per chiudere, un saluto ai vostri fan in Italia?
Certo! Per prima cosa, ascoltate il nuovo album, The Darkest Hour! Poi mi piacerebbe davvero molto venire a suonare in Italia un giorno; ho sentito parecchi commenti sui metal fan italiani, dovete essere sicuramente dei matti!
Infine, “keep the spirit alive” e date magari anche un’occhiata al nostro sito www.tyrant-eyes.de!
Cheers!

Intervista a cura di Marco 'Mark' Negonda

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