Incontrare Andi Deris per la prima volta è stata per il sottoscritto un’esperienza decisamente piacevole: il singer che tredici anni or sono sostituì Michael Kiske alla corte delle zucche più famose d’Europa si è rivelata una persona simpatica e decisamente loquace, che non ha avuto nessuna difficoltà a chiacchierare con il sottoscritto di qualsiasi aspetto concernente l’attività della sua band, toccando anche argomenti scomodi senza essere per nulla stato provocato in proposito (leggere per credere!). Peccato solo non poter condividere il suo entusiasmo per il nuovo “Gambling with the devil”, dodicesimo disco in studio della band, decisamente lontano dalle cose migliori composte da Deris e compagni negli anni precedenti. Poco male: siamo sicuri che gli apprezzamenti a tale lavoro non mancheranno, e inoltre l’imminente tour in compagnia dei Gamma Ray sembra fatto apposta per rinverdire i bei tempi che furono…
Allora Andi, direi di iniziare parlando di “Gambling with the devil”… è un disco che suona decisamente molto fresco e spontaneo…
Il fatto è che molto probabilmente tutti noi eravamo straordinariamente carichi dopo l’ultimo tour mondiale, molto di più di quanto avremmo immaginato. Abbiamo fatto 140 show in circa 40 paesi, e abbiamo incontrato ovunque gente meravigliosa. Il risultato di tutto questo è stato che, una volta tornati a casa, non ci siamo semplicemente messi a dormire, come potresti aspettarti in queste situazioni! Una settimana dopo la fine del tour ho ricevuto una telefonata da Michael. “Ehy Andi, tutto bene? Che cosa stai facendo?” “Oh, sì sto bene – gli ho risposto – sono nel mio studio a lavorare su un po’ di nuove idee…” “Non posso crederci! Anch’io sto facendo lo stesso!” (ride NDA) A questo punto, circa un mese e mezzo dopo quella telefonata, ci siamo incontrati tutti insieme ed ognuno aveva portato un cd con le nuove cose che aveva scritto. In pratica, poco più di un mese dopo la fine del tour, ci siamo trovati con 20-22 canzoni pronte: una cosa incredibile!
Fammi capire: avete scritto tutta quella roba dopo il tour? O qualche idea era nata già prima?
Diciamo che molte cose le avevamo buttate giù on the road, ma erano cose incomplete, che so, un riff, una linea vocale, un pezzo di testo… una volta a casa poi il lavoro di ognuno è stato quello di assemblare il tutto e di rifinirlo in modo che potesse funzionare. Avevamo registrato alcune idee sul tour bus ad esempio, ma è chiaro che i mezzi tecnici non erano buoni, c’era il rumore della strada in sottofondo, il rumore dei roadie… però ci eravamo resi conto che erano idee valide, abbiamo solo aspettato di essere a casa per metterle giù come si deve, con un suono potente. E’ una cosa totalmente nuova, e imprevedibile, non mi era mai capitato con nessuna delle band in cui ho militato in precedenza, e tanto meno con gli Helloween, di tornare da un tour così lungo ed entrare direttamente in studio! Non abbiamo pianificato niente, non avevamo idea che l’avremmo fatto finché non è successo, per cui adesso tu ti trovi ad ascoltare un nuovo album chiamato “Gambling with the devil” semplicemente perché c’era, perché le canzoni erano già tutte lì! E lasciami dire che è sicuramente il disco più duro, più carico che abbiamo mai fatto! Potresti paragonarlo a “Better than raw”, unito a “Walls of Jericho” e a qualche cosa da “Master of the rings”. E’ duro, veloce, a volte persino brutal, qua e là c’è anche un pizzico di humor nero…
Effettivamente suona veramente bene: da qualche anno a questa parte avete preso l’abitudine di registrare nel tuo studio personale di Tenerife, dopo una lunga militanza nello Chateau du Pape di Amburgo. Pensi che questo abbia significato un cambio significativo in termini di suono e produzione?
Tecnicamente non è cambiato molto. Le tecnologie a nostra disposizione vengono continuamente aggiornate, per cui, se proprio dobbiamo dirlo, lavoriamo più velocemente, perché i sistemi che abbiamo adesso ti facilitano molto di più la vita rispetto a prima. Questa volta la vera grande differenza è che tutti hanno registrato molte delle loro parti nel loro studio personale: in pratica una buona metà delle parti di ognuno sono state direttamente importate dalle registrazioni demo che abbiamo fatto singolarmente.
Fammi capire bene, non sono molto pratico di queste cose…
Abbiamo usato dei programmi per cui tu registri il suono dello strumento pulito, asciutto, senza effetti o roba di sorta, e lo sistemi dopo. Anche se tu hai all’inizio un suono normalissimo, da demo, se le note le suoni giuste, puoi aggiungere al wave il suono degli amplificatori: in questo modo abbiamo risparmiato un sacco di tempo! Ho fatto la stessa cosa anche per alcune delle mie linee vocali: il testo era già ultimato, sono dieci anni che uso sempre gli stessi microfoni, per cui non ho fatto altro che importare nel master principale le cose registrate in precedenza. Le ho ascoltate, erano perfette: che bisogno c’era di rifarle daccapo? Abbiamo usato molto di più le nuove tecnologie, anche per quanto riguarda le distanze tra di noi: a volte Marcus registrava a casa sua, io ero a Tenerife davanti al monitor del computer, comunicavamo con una webcam, lui suonava e le sue parti venivano direttamente utilizzate. Abbiamo fatto così circa il 30% della produzione totale. Tutti insieme ci siamo trovati solo la settimana finale, in cui abbiamo messo tutto insieme e deciso gli ultimi dettagli.
Avete scelto “As long as I fall” come primo singolo: non possiedo i credits dei vari brani ma mi sembra di riconoscere il tuo stile…
Sì, in effetti l’ho scritta io…
Ecco, credo che la novità principale portata dal tuo ingresso negli Helloween tredici anni fa, sia stata proprio questa nuova componente hard rock all’interno di alcuni brani: sei d’accordo?
In un certo senso sì, anche se credo che “As long as I fall” non sia il pezzo ideale per rappresentare questo disco. Canzoni come “Final fortune” o “I.M.E.” sarebbero sicuramente andate meglio come singolo. La verità è che abbiamo voluto scegliere una canzone che ci desse la possibilità di essere trasmessi in radio. Diciamo che per andare molto bene un nostro disco dovrebbe piazzarsi almeno entro il quarantesimo posto della classifica delle vendite. Questo può accadere anche e soprattutto grazie ad un buon singolo, ma al giorno d’oggi, quello che le radio ritengono degno di essere trasmesso non ha molto a che vedere con il metal. Da ciò è derivata la scelta del brano. Sarebbe davvero un sogno che si avvera per noi, la possibilità che una nostra canzone venga passata normalmente sulle radio. C’è stato un tempo, quando ero ragazzino, in cui si ascoltavano tranquillamente i Judas Priest e gli Iron Maiden sulle radio nazionali della Germania: erano solitamente al numero uno o due delle classifiche, per cui capitava che accendevi e trovavi un loro pezzo. Erano tempi davvero fantastici! Purtroppo ormai sono venticinque anni che nulla di questo accade più: siamo pieni di gruppi mosci, che si definiscono rock, ma se ascolti una loro canzone non riesci a trovarci dentro nemmeno una chitarra!
Cambiamo argomento che è meglio… Avete intitolato l’album “Gambling with the devil”: che cosa significa nella tua vita “giocare d’azzardo con il demonio”?
(ride NDA) Hai detto bene, ognuno di noi ha giocato d’azzardo col demonio almeno una volta nella propria vita, sicuramente anche tu l’hai fatto, anche se molto probabilmente l’esperienza che hai fatto è diversa dalla mia. Per quanto mi riguarda, faccio sempre lo stesso esempio, ma credo che sia un qualche cosa che tutti possono capire: immagina di essere innamorato della tua donna. La ami veramente, eppure continui a scopare in giro con altre donne! Siamo uomini, sappiamo benissimo che cosa stiamo parlando, vero?
Certo! (anche se, non essendo il sottoscritto una rockstar affermata e milionaria come quella che mi sta davanti, certe cose mi sa che me le posso solo immaginare, NDA)
Sei innamorato, però continui a scopare. Con una è amore vero, con le altre solo sesso. La donna però, questo non lo capirà mai! (E te credo, non dev’essere bello non riuscire più a passare dalle porte… NDA) Questo è giocare d’azzardo col demonio, perché in questo modo puoi rovinarti la vita: sei innamorato, ma butti tutto nel cesso per una sola giocata…Oppure pensa agli alti piani della politica: probabilmente non conosciamo nemmeno una piccola parte di tutte le giocate d’azzardo che fanno quei tizi! Oppure, un altro esempio tipico, è l’energia atomica: è un’invenzione incredibile, ci puoi curare la gente, ma la puoi anche utilizzare per uccidere. Un essere umano che possa permettersi di ottenere tecnologia come quella… pensa al rischio! Potrebbe tranquillamente farci saltare tutti per aria! La vita stessa a volte è giocare d’azzardo col demonio: tutta la vita di Hitler è stata così, e infatti molta gente è morta, avendo perso la partita! Gli ebrei, i soldati… quanta gente è morta durante la seconda guerra mondiale, 60 milioni? I testi del disco ruotano più o meno tutti attorno a questo tema, abbiamo deciso di raccontare una piccola scommessa all’interno di ogni brano…
Non ho ancora avuto modo di leggere i testi, ma immagino che non sia un concept album, vero?
Non dal punto di vista tradizionale, però tutti i pezzi sono uniti da questo filo conduttore dell’azzardo.
E che mi dici di Biff in “Crack the riddle”?
E’ stata una scelta naturale: tre mesi prima mi sono trovato a registrare un pezzo con lui, Lemmy e Enry dei Rose Tattoo… sì lo so, sono un bambino (ride NDA)! Si chiama “We got to rock”, è una cosa molto classica, del tipo “gli AC/DC incontrano il metal” e cose così. E’ stata un’idea di Biff, voleva offrire ai fan un brano da scaricare, e così ci ha chiesto se volevamo partecipare. Dovrebbe essere disponibile a partire da ottobre, è una cosa molto divertente. Abbiamo girato anche un video, ci siamo divertiti molto, vedrai tu stesso! In pratica, per tornare alla tua domanda, avevamo bisogno di qualcuno che si occupasse della parte parlata sull’intro. Originariamente avevamo pensato a David Self, che aveva recitato nell’album precedente (si trattava di un anziano socio di un club di tennis di Tenerife frequentato anche da Deris, NDA) ma ha 83 anni e al momento è molto malato, non potevo certo tirarlo giù dal letto e metterlo davanti al microfono! Per cui, avendo già Biff sotto mano, ho chiesto a lui e lui ha accettato.
Vista la caratura del personaggio, mi sarei aspettato un vero e proprio duetto tra te e lui: sarebbe stata una cosa che i fan avrebbero senza dubbio amato alla follia…
Non voglio fare una cosa solo perché i fan se lo aspettano. Non voglio che d’ora in poi su ogni disco ci sia un duetto: lavorare con Candice è stato veramente bello, lei è una donna fantastica, per cui l’ho particolarmente apprezzato (ride NDA), ma non è che adesso su ogni disco dobbiamo ripetere l’esperimento! Ai tempi di “Keeper…” abbiamo sentito che era il momento giusto e abbiamo fatto “Light the universe”, che è veramente una bella canzone. Adesso però non mi sembrava il caso, non avrei proprio saputo con chi e su quale canzone fare un duetto…
Ti faccio una domanda un po’ difficile: che cosa si prova a stare in una band dal passato leggendario, con più di vent’anni di carriera alle spalle, cercando di migliorarsi anno dopo anno, disco dopo disco, sapendo che inevitabilmente i fan rimarranno attaccati sempre e solo ai soliti vecchi dischi?
I due Keeper sono stati i primi dischi, e non li dimenticheremo mai. Del resto, non è un discorso che si applica soltanto a noi: nominami qualsiasi band, anche una che non abbia cambiato cantante (ride NDA), che non venga costantemente paragonata ai suoi dischi di maggior successo! Tornando ai due Keeper, è molto importante sottolineare che sono stati dischi di grande successo negli anni ottanta, in un periodo in cui moltissima gente ascoltava metal: è quindi normale che siano diventati dei classici. Questo non vuol dire che non lo siano davvero: sono dischi fantastici, assolutamente fantastici. Però non esiste e non esisterà mai nessuna band che possa competere con i suoi capolavori… e la cosa tragica, in tutto questo, è che i dischi di maggior successo della nostra carriera non sono stati i due Keeper, bensì “Master of the rings” e “The time of the oath”…
Stai scherzando, vero?
Assolutamente no! Beh, come numero totale di copie hanno venduto di più i due keeper, ma gli altri due sono andati decisamente molto meglio nel periodo immediatamente successivo alla loro uscita, e probabilmente, a giudicare dalle cifre, tra qualche anno li supereranno addirittura! E’ ironico tutto questo: “Master of the rings” ha vinto il disco d’oro, “The time of the oath” e “Better than raw” quello di platino, eppure questi dischi non sono considerati classici, e probabilmente tra vent’anni le cose non saranno cambiate e i due keeper saranno sempre considerati classici, nonostante le vendite saranno molto inferiori agli altri: comunque non c’è nessun problema, va benissimo così…
Tredici anni fa entrai nel mio negozio di dischi preferito e scoprii che era uscito “Master of the rings”: sapevo che Kiske se ne era andato ma non immaginavo che mi sarei ritrovato con un disco degli Helloween così in fretta! E che disco! E ti rivelo che la data italiana di quel tour fu anche il primissimo concerto metal che vidi in vita mia: è tuttora uno dei ricordi più belli che ho, quella sera avete fatto davvero un grande show…
Davvero? Mi fa piacere sentirtelo dire…
Beh, che cosa è cambiato nella tua vita in tutti questi anni? Voglio dire, ormai sei uno dei membri più importanti di questa band…
In verità non è cambiato molto. Ho avuto i miei alti e bassi, come tutti a questo mondo. Mi sono dedicato alla band, alla famiglia, alla vita di tutti i giorni, tutto in perfetta normalità. Certo, ci sono stati dei cambiamenti, alcuni membri sono stati rimpiazzati, ma del resto questa è la vita: una band è un po’ come una famiglia, e quando spendi più energie per tenere dentro qualcuno che per lavorarci insieme, allora c’è qualcosa che non va, bisogna prendere delle decisioni… Sai, nessuno può comportarsi come se non potesse essere rimpiazzato: nel momento in cui fa questo, allora c’è qualcosa di sbagliato. Nessuno è insostituibile, tutti possono essere sostituiti, per lo meno, io la vedo così. Non mi sono mai considerato indispensabile a questa band, non mi sono mai comportato come se fosse impossibile rimpiazzarmi, sarebbe una cazzata! Sono semplicemente Andi, sono un essere umano e posso essere rimpiazzato esattamente come chiunque altro. Devo semplicemente essere me stesso e comportarmi con gli altri allo stesso modo in cui vorrei gli altri facessero con me. E’ una legge molto semplice, e se qualcuno non è capace di seguirla, penso che prima o poi se ne dovrà andare, non può sopravvivere in una band come la nostra, dove ci sono delle persone così in gamba come Weiki o Marcus. Certo, a volte sono un po’ strane, ma chi non lo è? Anch’io sono strano certe volte! E credimi, te lo dico col cuore, mi fa veramente male vedere che ci sono delle persone che li hanno feriti, che dicono che sono degli stronzi o cose del genere. Io li conosco bene, per quello che veramente sono, e so che non sono così, so che non sono degli stronzi! C’è della gente che continua a fare battute sul fatto che dirigano il gruppo a modo loro, che siano dei dittatori, ma sono tutte cazzate!
Tra pochi mesi sarete in tour coi Gamma Ray: sarà la milionesima volta che rispondi a questa domanda, ma cerca di capirmi, sono praticamente obbligato a fartela!
Nessun problema (ride NDA)! Come la maggior parte della gente sa, l’idea è nata cinque anni fa al Wacken, quando i promoter ci hanno chiesto di fare una jam insieme. Sinceramente non sapevamo che cosa sarebbe venuto fuori, ma abbiamo accettato, e devo dire che il responso dei fan è stato incredibile, nonostante dal punto di vista qualitativo fosse uscita un po’ una merda, con tutti quegli strumenti on stage contemporaneamente! Ovviamente questa volta le cose saranno diverse, verranno organizzate molto meglio: ci saranno sicuramente delle incursioni dei Gamma Ray nel set degli Helloween e vice versa. Non posso darti tutti i dettagli, tante cose devono essere ancora decise, ma aspettatevi sicuramente qualcosa di speciale!