Etrusgrave - Più forti del tempo! (Fulberto Serena, guitars)

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Gruppo:Etrusgrave

E' stato un vero piacere ritrovare Fulberto Serena, già chitarrista dei Dark Quarterer nei loro primi due album, dopo tutti questi anni: un po' umanamente, perchè parte indissolubile di due capolavori del passato (e del presente!) come "Dark Quarterer" e "The Etruscan Prophecy", ed un po' musicalmente poichè i suoi nuovi Etrusgrave mantengono tutte le promesse e le aspettative, dando alla luce un debutto a titolo "Masters of Fate" che si segnala immediatamente come uno dei lavori più entusiasmanti del 2008 e di sicuro interesse per tutti e non solo gli appassionati di epic metal.
Eccovi dunque il resoconto di questa bella chiacchierata con un Fulberto davvero a suo agio e desideroso di raccontarci tutto sugli Etrusgrave!

Salve ragazzi e complimenti per il fantastico esordio! Mi sembra obbligatorio iniziare dall'assenza di Fulberto per tutti questi anni: a cosa è dovuta la dipartita dai Dark Quarterer avvenuta dopo l'uscita di The Etruscan Prophecy e come mai ci sono voluti tutti questi anni per tornare sulle scene musicali?
Grazie dei complimenti da parte di tutti noi, veramente lusinghieri!
Per la prima domanda che mi poni sarei tentato a rispondere: “..ma la domanda di riserva?”.

Scherzi a parte, il mio allontanamento da Dark Quarterer è stata una libera scelta, forse dovuta ad una sensazione di decadimento di stile o forse a causa di avvenimenti talvolta inevitabili della vita che mi sono piombati addosso come un falco.
Resta il fatto che, dopo l’uscita di Etruscan Prophecy, il mio spirito musicale è andato scemando ed ho avvertito il bisogno di ritrovare quell’entusiasmo che mi aveva permesso di comporre decine di brani in pochi anni permettendoci di incidere i due famosi album “Dark Quarterer” ed “Etruscan Prophecy” a distanza di soli due anni.
Dopo questa dipartita ho cercato di riordinare le idee integrando la “ricostruzione” con studi di musica classica (molto rilassante), di jazz (molto impegnativo) e qualcosa di flamenco (assai divertente).
Per un periodo piuttosto lungo, ho lasciato correre il rock ignorando volutamente le emergenti tecniche chitarristiche estreme, che non facevano al mio caso per esprimere al meglio le sensazioni che avrei voluto trasmettere in futuro. Nel frattempo ho ripreso il mio lavoro in fabbrica ed il tempo da dedicare alla musica si è notevolmente ristretto, anche se in cuor mio aspettavo solo l’occasione per riprendere da dove avevo lasciato.
Etrusgrave...un nome efficace con netti richiami al passato: in effetti musicalmente Masters of Fate sembra la naturale prosecuzione di The Etruscan Prophecy, oscuro ed epico col tocco inconfondibile di Fulberto. Era questa la vostra intenzione?
Sicuramente si!
Non a caso, abbiamo “tastato” il terreno inviando i demo “On the Verge of War” e “Behind the Door” a diverse Webzine per ottenerne le recensioni. Volevamo capire se l’Epic Metal era ancora di “moda” e se aveva ancora un pubblico amante del genere oppure, era finito nel “dimenticatoio”.
Fortunatamente, e ben oltre le aspettative, i notevoli consensi per i brani proposti, ci hanno portato con assoluta convinzione alla realizzazione del nostro primo lavoro: “Masters of Fate”.
Gli Etrusgrave, anche su cd, impressionano per la sensazione di compattezza ed unione che riesce a dare la band: potete presentarci tutti i membri che la compongono e come siete riusciti a mettere su questa formazione?
L’occasione che aspettavo e di cui ho parlato sopra, si è presentata nel 2000 facendomi incontrare un amico dei vecchi tempi, Luigi Paoletti, già esperto bassista nei gruppi che negli anni ‘70 facevano pezzi dei gruppi rock più in voga (Vanilla Fudge, Grand Funk, Cream ecc).
Abbiamo iniziato con le solite cover (Led Zeppelin, Grand Funk, Black Sabbath, Michael Schenker) così, tanto per “scaldarci” e mantenere in pressione la caldaia. Nel frattempo, dopo varie ricerche, si sono uniti a noi Carlo Funaioli (grande amico ed ex batterista dei Domine) e successivamente Claudio Taddei (vocals) un ragazzo con una voce potente, conosciuto casualmente ad un concorso canoro.
A questo punto il gruppo era completo e siamo partiti in quarta con le cover. Dopo pochi mesi ho fatto la proposta di reiniziare a comporre brani (…mi sentivo pronto!). Era marzo del 2002.
Inutile descrivere il consenso e l‘entusiamo con cui è stata accolta la proposta. In pochi mesi sono nati e approntati brani come: Dismal Gait, Return from Battle, Silent Death, North-NW ed il rifacimento di un mio vecchio brano: “Lady Scolopendra”. A quel punto ci siamo proposti di fare il primo demo “On the Verge of War” da inviare alle Webzine, ci siamo attrezzati per ottenere quello che volevamo ed infine lo abbiamo realizzato. Purtroppo, come al solito, per impegni di lavoro inderogabili, sia Carlo che Claudio hanno dovuto abbandonare lasciandoci nuovamente soli: Luigi ed io.
Peccato, perché già le recensioni del demo erano ottime e fioccavano da tutto il web. Comunque, non ci siamo persi d’animo e abbiamo fatto il “passaparola” fra gli amici per trovare gli elementi mancanti.
Dopo qualche mese si è presentato Tiziano Sbaragli (Hammerhead) figlio di un nostro amico tastierista fin dai tempi dei “Deep Purple”.
Tiziano, un ragazzo solare, pieno di talento, con una voce dalla potenza notevole ed una timbrica che confaceva perfettamente ai miei propositi, ci propose un suo amico batterista, ed arrivò Francesco Taddei.
Ho avuto l’impressione che Francesco fosse ancora immaturo per affrontare sound dell’hard- Rock, ma ho dovuto immediatamente ricredermi sulle sue potenzialità al momento in cui, con tutto il gruppo, abbiamo iniziato a rimontare i pezzi già fatti con i precedenti componenti, ricostruendo e aggiungendo due nuovi brani per il secondo demo: “Behind the Door” . In poche settimane Francesco, ha sfoderato una ritmica talmente precisa da tararci un metronomo oltre una “botta” che non ti saresti aspettato da un ragazzo così giovane.
Mi piaceva questa nuova formazione e oltretutto mi piaceva l’idea di coniugare due generazioni rock così diverse e distanti …chissà cosa ne sarebbe uscito! Ma forse, è stata proprio questa alchimia il segreto della nostra compattezza ed unione.
Su cosa si basano i testi delle vostre canzoni? Si confanno a quell'atmosfera solenne e grave che la vostra musica riesce a trasmettere?
Una delle cose che più adoro nel genere Epic Metal, è la possibilità di spaziare notevolmente nei temi e nei testi dei brani. Normalmente faccio uso di titoli “prefabbricati” su cui costruisco una storia (che sarà narrata con i testi scritti in inglese da Tiziano) e sulla quale compongo poi, una musica appropriata e cònsona.

Ad esempio, Dismal Gait descrive i pensieri folli e l’andatura incerta e impaurita di un personaggio che si dirige verso il “pozzo dei desideri”, ma non per gettarvi dentro una moneta ma bensì per gettarsi lui stesso dentro il pozzo, dopo aver rinunciato a qualsiasi forma di felicità che la vita ha offerto, secondo lui, solo agli altri.

Altro brano, tipo The Only Future, ci avverte che stiamo uccidendo, sia l'umanita' con la fame e le continue guerre, sia l'ambiente con l'inquinamento sempre più devastante. Non e' difficile prospettare l'unico futuro possibile se non cambieremo rotta: la fine dell'umanita' e del pianeta su cui viviamo.

Oppure, Masters of Fate in cui ognuno di noi sceglie la vita che vuole, comportandosi nei modi migliori o peggiori sia nel bene che nel male, ma comunque sia, tutti gli eventi, compresa la lunghezza della vita, saranno gestiti dai Padroni del destino, vecchi Saggi che manovrano e recidono a loro discrezione i fili della nostra esistenza.

Ed ancora, Deafening Pulsation in cui nessuno di noi, ricorda la propria nascita e la pulsazione assordante del sangue, con la succcessiva esplosione di luce, quando arriva la vita, come nessuno di noi conosce la pulsazione assordante del cuore, quando rallenta ed arriva lentamente al grande salto nel buio: la morte.

Segue Wax Mask nella quale, un giovane si aggira in un museo delle cere. Si sente osservato dalla maschera di cera di un guerriero e in pochi attimi, rivive le paure della guerra e la sofferenza delle ferite subite dal soldato. Il giovane, si commuove per la vita esasperata del milite ed allora la maschera, percepite le sue sensazioni, piange, sgorgando una calda lacrima che fonde la cera.

In conclusione, è abbastanza semplice intuire che i temi affontati nei brani, siano ben poco allegri se non addirittura tragici. Pertanto, e per come riesco, credo che le musiche un po’ “mistiche” che accompagnano i testi, siano adatte alle emozioni che i titoli dei pezzi vogliono narrare.
Fulberto, cosa hai provato al rientro nelle scene dopo tutti questi anni di assenza? Quale differenze hai riscontrato maggiormente e cosa invece ti sembra inalterato? E, soprattutto, potendo tornare indietro prenderesti nuovamente le stesse decisioni?

Fantastico….è stato semplicemente fantastico riprovare la sensazione delle “mani di burro” nei primi cinque minuti sul palco o evitare di guardare il pubblico per non distrarsi dal manico o ancora, l’adrenalina che ti sale lungo il corpo quando ascolti l’incitamento del pubblico che canta le tue canzoni; tutte “piccole grandi cose” che avevo dimenticato!

In quanto alle differenze riscontrate dopo tutti questi anni, ce ne sono... e parecchie.
Prima di tutto, la buona qualità dei suoni che escono dagli amplificatori, per cui non devi spezzare la penna (plettro) per far uscire il suono della sei corde da una “scatola con un cono sbrindellato” o con la “testa svalvolata”; poi, la facilità con cui gli impianti ti permettono di monitorare costantemente quello che stanno facendo tutti gli elementi del gruppo, te compreso, e vi assicuro che non è poco, considerando che diversi anni fa, queste cose non esistevano o almeno, non ai nostri livelli.
Oltretutto, i giovani di oggi esibiscono una disinvoltura invidiabile sul palco oltre una bravura e una tecnica che può essere oscurata solo dal fatto che hanno ancora poco “bagaglio musicale” e, pertanto, sono limitati solo nelle loro personali composizioni, ma questo è un difetto che il tempo correggerà inevitabilmente.

L’unica cosa che mi sembra sia rimasta inalterata è proprio l’indifferenza dei mass-media tipo la televisione, le radio importanti e i quotidiani di una certa levatura, i quali considerano i concerti rock e tutte le manifestazioni Metal a partecipazione italiana, di serie C, cioè che non rientrano nei “gossip” che producono i concerti eseguiti da famosi personaggi di oltreoceano o oltralpe. Noi metallari diamo l’impressione di essere una setta, una cerchia ristretta di pochi fanatici esaltati ed esasperati... ma forse non sanno che siamo milioni e che siamo uniti in tutto il mondo!
L’amore che io nutro da molti anni per il rock non mente, altrimenti mi avrebba già abbandonato e se questo non è mai successo è perché, ogni volta che sento le note distorte di una chitarra ed il ritmo incalzante della batteria e del basso, il sangue scorre veloce nelle vene e mi fa pensare: “Metal never die!

Riguardo alle mie scelte passate...cosa farei, se tornassi indietro?
Mah, non ho ancora capito se io presi delle decisioni importanti o se viceversa, le decisioni importanti presero me, dato che tutt’oggi, mi sento comunque soddisfatto per quanto ho realizzato e sicuramente determinato per quello che ancora riuscirò a fare.
Da dove nasce il desiderio di incidere Lady Scolopendra, edita su War Tears dei Dark Quarterer, nella vostra nuova versione?
Sinceramente, la versione riarrangiata e proposta dai Dark Quarterer nel loro lavoro “War Tears” successivo al mio abbandono dal gruppo, non ha incontrato il mio favore di compositore della parte musicale. Pertanto a distanza di molti anni ho scelto di riproporre questo bellissimo brano nella sua versione pressochè originale, pur rispettando i testi scritti da Gianni Nepi.
Avete già in programma delle date dal vivo per farvi conoscere maggiormente?
Ci sono segnali di fumo! A parte qualche data locale che pubblicheremo all’occasione sul nostro myspace sono programmate:

21 febbraio 2009 al “B-Hof “- FIST HELD HIGH Festival (Wurzburg – Germany) assieme agli Stone Vengeance, Portrait, Enforcer, Assedium.

28 febbraio 2009 al PLAY IT LOUD III al “Kememeo” – Argelato (BO) – assieme ad una marea di gruppi… un grazie a Giuliano della MyGraveyard Productions.

E mentre scrivo, credo ci siano conferme per una data nella zona di Roma ed un concerto a Colle Val D’Elsa (SI) assieme alla Strana Officina, ma attualmente non possiamo confermare le date precise.
Da buon giornalista, devo porre una domanda incrociata anche magari piuttosto difficile, a voi la decisione se rispondere o meno.
Male non fare, paura non avere.” …sentiamo questa domanda!
Per la vostra stessa etichetta sono usciti da poco i Dark Quarterer di Nepi e Ninci con il loro ultimo album: come trovate, se l'avete ascoltata, la musica del loro gruppo attuale e quali sono i rapporti che intercorrono tra voi attualmente? (per correttezza la stessa domanda è stata posta anche a loro nell'intervista pubblicata su EUTK)
Bellissimo! Abbiamo ascoltato “Symbols” in tutta la sua pienezza e devo dire che finalmente i Dark Quarterer hanno trovato quella “vena compositiva” che stavano ricercando fin dal loro terzo lavoro. Effettivamente sono pezzi molto impegnativi e non privi di originalità, oltretutto con una altisonanza unica nel suo genere e paragonabile solo ai gruppi di fama mondiale.
Devo dire che mi sento orgoglioso di come è cresciuta una delle mie “creature” e pur riconoscendo che certe sonorità non rientrano nei miei schemi compositivi, fatti principalmente di “vecchia guardia”, devo ammettere che essi finalmente, hanno le carte in regola per accedere al vero successo internazionale.
Successo che naturalmente auguro anche al mio gruppo attuale degli Etrusgrave.
In quanto ai rapporti, tolte le sporadiche apparizioni del Nipa, direi che sono stati pressochè inesistenti sia per la mia maledetta indifferenza, sia per i diversi indirizzi musicali che abbiamo intrapreso.

Comunque, da come si mettono le cose, potrebbe succedere di trovarsi assieme su di un palco chissà dove e chissà quando, ma sarebbe comunque un evento storico per ambedue…ed anche per il pubblico. A quel punto, sarebbe possibile bere quella birra assieme!…Magari due, perché io dovrei brindare due volte!
Sarebbe davvero un appuntamento per il quale andrei in capo al mondo!!! Le ultime parole sono per voi, complimenti ancora per il grandissimo album ed uno speciale bentornato a Fulberto, finalmente!!!!
Grazie a te Gianluca e grazie ai Redattori di “EUTK” da parte mia, di Luigi, di Francesco e di Tiziano per la grande opportunità che ci avete offerto, permettendoci di essere presenti sulla vostra fantastica webzine. Grazie anche a tutti gli iscritti, ai lettori e ai simpatizzanti che leggeranno questa intervista. - Gutta cavat Lapidem! -
Intervista a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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