5 Star Grave: autori di una "strana" sindrome…

Info

Avessi fatto in tempo ad ascoltare "Corpse Breed Syndrome" prima, sarebbe finito sicuramente nella mia Top List del 2008, invece toccherà aspettare quella di quest'anno. Pazienza, ne approfitto per approfondire la loro conoscenza...

Cominciamo dalla domanda più banale, come mai avete abbandonato il vecchio Ground Zero a favore del nuovo 5 Star Grave?
Alessandro: Una moltitudine di ragioni, tra cui la non completa originalità. Quando poi abbiamo visto una boy band di Roma che usava lo stesso nome, non ce l'abbiamo davvero più fatta e abbiamo deciso di disfarci del nostro vecchio monicker, era decisamente troppo...
Hervè: Per me sinceramente un nome vale l'altro, ma GZ faceva proprio schifo così una volta deciso di liberarcene siamo andati alla ricerca di un nome più originale ed in sintonia con la nostra proposta musicale.
Thierry: All'epoca dell'EP "Ground Zero" era stato scelto perché rispecchiava il nostro tentativo di ripartire da zero, reinventandoci uno stile ed un genere, mentre 5 Star Grave rappresenta per noi l’ultimo passo verso un’identità musicale e di gruppo più definita e personale.
Ehm.. cos'è una "Corpse Breed Syndrome"?
Alessandro: Fondamentalmente la nostra musica. Il concetto di "sindrome genera cadaveri" è da inserirsi nel contesto del mood della band, che attinge a piene mani dal genere horror in tutte le sue molteplici sfaccettature. E' solo un altro tassello di una storia di terrore che stiamo ormai raccontando da anni e che si rispecchia appieno anche all'interno dell'artwork.
Oltre ad un sound potente, quello che si riesce davvero a palpare sono la voglia di divertire ed un'attitudine ironica, è solo una mia impressione?
Alessandro: Hai assolutamente ragione! Aggiungerei la voglia di divertirsi, più che di divertire: per noi suonare è principalmente una fonte di piacere e di divertimento personale ed è quindi normale che tutto questo si rispecchi anche nell' attitudine musicale. In fondo siamo noi i primi a non prenderci troppo sul serio...
Thierry: L'ironia è alla base di tutto, in fondo siamo rimasti gli stessi ragazzini che nel '96 hanno iniziato a suonare nel garage dove tuttora c’è la sala prove, facciamo tutto molto seriamente ma tendiamo a non prenderci troppo sul serio.
In ogni caso come la vostra attitudine si riflette nei testi delle canzoni?
Claudio: Posso accostare senza troppi problemi i nostri testi al filone horror rock inaugurato da gente come Alice Cooper, The Misfits, Wasp etc... anni fa visto che trattano fondamentalmente di argomenti di un certo spessore culturale quali sesso, guerra, omicidio, religione, morte e amenità varie, il tutto con un'attitudine estremamente strafottente e "leggera" (eccezion fatta per "Violands", l'unico testo del disco che prende le distanze dal nostro classico approccio) perfettamente in linea con la musica e l'attitudine della band.
Sono poi rimasto piacevolmente sorpreso dall’utilizzo delle voci, sempre in cerca di nuove soluzioni, sia nelle melodie che nell'uso degli effetti.
Hervè: Penso che sia uno dei nostri punti forti: le voci così utilizzate sono originali, passano da un cantato estremamente aggressivo ad un altro melodico ma comunque rabbioso senza mai scadere nel melenso.
A proposito di vocals, come se le dividono Claudio e Andrea?
Andrea: non c'e' una divisione fissa: dopo che la struttura musicale del pezzo è completa, io e Claudio cominciamo a urlarci su per un paio di prove. In maniera molto naturale quindi incrociamo le nostre voci, decidendo man mano quali parti verranno cantate dall'uno e quali dall'altro.
Ed invece come si divide Claudio tra gli impegni con i Disarmonia Mundi ed i 5 Star Grave?
Claudio: Semplicemente non rispettando gli impegni nè con gli uni nè con gli altri.
Come vi siete mossi nel riarrangiare i due pezzi già presenti su "The Zero Hour"? Mentre "My Darkest Desire" che fine ha fatto?
Alessandro: Non vi sono stati veri e propri riarrangiamenti sui pezzi tratti da "The Zero Hour", diciamo piuttosto che sono stati risuonati con un anima e un attitudine piu rock'n roll. "Core Dead" è stato il punto di arrivo per la band ad un songwriting più maturo e impattante, "Backstabber" è tuttora uno dei pezzi più quadrati e completi che abbiamo, per questo sono stati inseriti in "Corpse Breed Syndrome". "My Darkest Desire" continuiamo a proporla nei nostri live.
Thierry: Abbiamo voluto tirare fuori la nostra indole più rock e punk, dando un indirizzo un po’ diverso rispetto al promo in cui si sentiva molto la mano di Ettore Rigotti in sala di regia, in cui aveva fatto comunque un lavoro davvero eccezionale. Abbiamo semplicemente cercato un approccio molto più naturale e diretto che rispecchiasse appieno il nostro sound più live.
Hervè: "My Darkest Desire" esiste ancora eccome, la proponiamo spesso nei concerti e ci siamo ancora affezionati per tanti motivi... E guai comunque a toglierla ad Andrea...
All’epoca del demo, sia "Core Dead" sia "Backstabber" hanno ricevuto importanti "attenzioni" al di fuori della scena metal… come sono andate le cose? Soprattutto ne avete avuto vantaggi?
Alessandro: Sono stati molto importanti questi 2 pezzi per noi. Ci hanno fatto capire davvero dove si poteva arrivare, ci hanno spronato a migliorarci e ad essere meno anarchici (musicalmente parlando). Sono stati inseriti anche su canali importanti, come i video del Fiat Freestyle Team. Tutto questo ci è servito soprattutto per credere di più nei nostri mezzi, per essere più motivati e per ambire a traguardi migliori.
Hervè: Si certo un po' di visibilità in più ce l'hanno data, sono stati per lungo tempo i nostri cavalli di battaglia ed in molti li hanno apprezzati.
Quanto sopravvive invece del periodo degli Uziel?
Alessandro: Tutto quello che riguarda l'amicizia, che si solidifica più il tempo passa e tutto quello che riguarda il divertirsi, soprattutto nei live shows... Ah, anche la saletta è sopravvissuta!
Hervè: Musicalmente parlando poco o forse niente. Eravamo proprio dei ragazzini e tra birre e sigarette non e' che fosse uscito granché (a parte tanto divertimento e esperienza, questo sì)... Diciamo che tra gli Uziel e i 5 Star Grave c'e' la grande differenza dell'età e dell'esperienza musicale accumulata. Ci sono sole tre cose rimaste uguali ad una volta: la passione per la musica, la birra e le sigarette.
Thierry: Siamo le stesse persone di allora, con un po’ di consapevolezza, di maturità e concretezza in più.
Se qua e la affiorano diverse influenze, ma non è sicuramente semplice ingabbiarvi in un genere musicale. Quali sono le influenze che riconoscete nel vostro sound attuale?
Alessandro: Tanto, tantissimo rock'n roll ed heavy metal... Quasi tutti nella band si vogliono scrollare di dosso l'etichetta "melodic death", anche se è difficile farlo. In effetti essere una versione moderna ed incazzata degli Wasp non sarebbe per nulla male. In più personalmente riconosco molto nel nostro sound del punk più estremo.
Thierry: Tanto metal ed elettro pop anni '80, un po’ di punk, hardcore, thrash e una bella dose di rock.
Hervè: 'fanculo ad ogni tipo di categorizzazione, a me la nostra musica piace chiamarla semplicemente "metal".
Quali sono state invece le influenze nei primi anni di attività?
Alessandro: Ah ah ah, il problema era proprio quello! Ognuno ascoltava generi diversi: chi il thrash metal, chi il grind core o il brutal, chi l'heavy metal, chi il black norvegese... Questo era motivo di dibattiti (per non dire litigi) infiniti e di pesanti incoerenze nella struttura musicale dei brani. Ricordo però che una vera svolta ci fu nel 1996, quando un pomeriggio Thierry venne a casa mia con una copia di "Down" dei Sentenced: dopo averlo ascoltato ci guardammo in faccia e decidemmo entrambi di voler prendere una strada del genere...
Hervè: Oddio, bella questa... Se dico birra e sigarette va bene lo stesso?
Thierry : Eheheh, effettivamente non avevamo le idee molto chiare…
E parliamone un po' del vostro passato...
Alessandro: Ma anche no... ah ah ah! Quante risate, ma che fatica. Come tutti i ragazzini si soffriva di crisi ormonali e troppo alcool alle volte faceva male. Diciamo che accordare le nostre personalità è stato più importante che imparare ad accordare gli strumenti... Ma è un processo in continuo sviluppo ah ah ah!
Hervè: Forse è meglio che parliamo del futuro...
Allora... per quanto riguarda il futuro, cosa bolle in pentola?
Alessandro: Tanti live si spera, ora ce li meritiamo, abbiamo l' affiatamento e abbiamo i pezzi e sembra che a qualcuno piacciano pure! Siamo in costante produzione di nuovi brani e speriamo di realizzare al più presto un po’ di merchandise. Poi chi lo sa, magari a fine anno saremo di nuovo in sala d'incisione per dare un seguito a "Corpse Breed Syndrome"...
Thierry: Concerti, endorsement, un altro disco a breve termine, ma alla fine l’unica cosa che conta è continuare a passare del tempo assieme a condividere e mettere tempo e testa in qualcosa che ci regala veramente molto, cercando di trasmetterlo anche a chi ci segue in live o ci supporta.
Hervè: Noi come al solito non ci aspettiamo niente e continuiamo per la nostra strada divertendoci e possibilmente facendo divertire, tutto quello che viene in più è ovviamente ben accetto ma non strettamente necessario.
Ho notato un grande sforzo per arricchire il vostro sito web, quanto puntate su questo media?
Alessandro: Tantissimo, come il tempo che ci abbiamo passato sopra io e Andrea... La musica sta cambiando, il mercato sta cambiando. Oggi è finalmente possibile non essere obbligati a regalare i propri sforzi alle case discografiche. La scena è satura, tutti usano internet e pochi entrano nei negozi, il web è diventato una validissima alternativa ad un mercato ormai obsoleto. Aggiungici che ci divertiamo pure alle volte a passarci le giornate sopra...
Ultima domanda prima del momento degli addii, ehmm… è stato difficile far indossare le vostre t-shirt a Silvia Saint ed Anita Dark? Soprattutto siete poi riusciti a sfilargliele?
Andrea: No, e' stato semplice: entrambe si sono dimostrate molto disponibili e tuttora le sentiamo ad intervalli regolari... Purtroppo sfilargliele non ci e' ancora stato consentito...
Alessandro: Quando ho visto Silvia con la nostra maglietta mi si è arrestato il battito cardiaco per 4 secondi...
Intervista a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?