Vista la bellezza del loro ultimo lavoro “On divine winds”, noi di Metal.it non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di scambiare due chiacchiere con gli Hail Of Bullets, nella persona di un disponibilissimo quanto ermetico Ed Warby, personaggio storico della scena death metal europea, nonché motore portante, e non solo in quanto batterista, della band, insieme al cantante Martin Van Drunen. Warby ha risposto volentieri alle nostre domande, non perdendo l’occasione di ribadire ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, quali sono i veri canoni del death metal. E se lo dice lui…
Ciao Ed… intanto bentornati con l’ottimo “On divine winds”, un concentrato di ottimo death metal old school… Ciononostante, però, l’album ha un sound al passo coi tempi, senza comunque perdere la furia primordiale del death di allora… come siete riusciti ad ottenere questo mix perfetto?
Quando abbiamo messo su gli Hail Of Bullets eravamo tutti d’accordo sul fatto di voler suonare old school death metal, però con i benefici delle produzioni moderne. Amo il sound dei vecchi dischi death metal, ma è difficile riprodurlo oggi, nel 2010, come era allora. La svolta fondamentale ce l’ha data Dan Swanö, è riuscito a darci un sound perfettamente a metà tra il vecchio e caro sound e quello moderno. Le chitarre hanno il classico suono a motosega tipico dello stile svedese, ma il sound generale ha una potenza straordinaria, che rende il tutto cristallino e moderno. E la rabbia death metal di cui parlavi esce fuori da noi stessi, indipendentemente da come suona l’album a cui partecipiamo…
Come vi siete trovati a lavorare con Dan Swanö, una sorta di guru del death metal qui in Europa? Siete soddisfatti del suo lavoro? Se non sbaglio non eravate pienamente contenti del sound di “…of frost and war”.
In parte ti ho già risposto prima… in ogni caso, se tu cerchi sul dizionario la parola “impressionante”, troverai certamente scritto: “Dan Swanö”. Lui sa bene cose deve fare e come farlo, ed ha l’entusiasmo giusto per far diventare un album un disco di successo. Non riesco ad immaginare di poter registrare un album degli HOB senza di lui. Ora, riguardo “…of frost and war”, non mi è piaciuto come la batteria è rimasta sepolta dall’incredibile muro di suono delle chitarre, ma in parte all’epoca è stata anche una mia scelta. Volevo che il nostro primo album fosse più pesante di ogni altra cosa, e quindi per ottenere chitarre tanto potenti dovevamo per forza di cose sacrificare il resto. Tutto suonava a meraviglia fino a che non abbiamo masterizzato l’album, fase in cui abbiamo preso qualche decisione sbagliata di troppo. Non fraintendermi, l’album è assolutamente massiccio, ma questa volta qualcosa suona meglio, dannatamente meglio. Dan la chiama la sua “Hi-Def version” del nostro debutto, ed in effetti ha ragione.
La band era nata quasi come un side project, mentre oggi penso vi si possa considerare un gruppo a tutti gli effetti, o sbaglio?
Assolutamente sì, al 100%. I Gorefest si sono sciolti l’anno scorso, ma sinceramente, già prima di questo, gli HOB stavano diventando la mia band principale. Essere in questo gruppo è bellissimo, tutti noi amiamo quello che stiamo facendo, e c’è un’atmosfera veramente unica e rilassata nella band, perché siamo tutti dei “veterani”. Tutti abbiamo altri progetti in atto (beh, gli Asphyx sono ovviamente ben più di un progetto, ma coesistiamo molto bene con loro e spesso suoniamo perfino insieme), ma tutti siamo sicuri che gli HOB siano una vera band, a tempo pieno.
Immagino che ai nostri lettori possa far piacere sapere qualcosa di più del concept e dei testi di “On divine winds”, ti va di parlarcene brevemente?
Il concept trattato nei testi riguarda la Guerra nel Pacifico tra Giappone e Stati Uniti. L’album inizia con l’attacco di Pearl Harbor, dopo di che torniamo indietro nel tempo fino agli avvenimenti che hanno portato ad esso. Abbiamo cercato di dare il nostro punto di vista riguardo la resa del Giappone e l’orribile bombardamento di Tokyo. L’ultimo brano invece riguarda il discorso di resa proclamato dall’imperatore Giapponese.
Nel disco è presente una traccia intitolata “Kamikaze”. Da appassionato di vicende legate alla guerra, credi ci siano punti di contatto tra i kamikaze giapponesi e i terroristi islamici che si fanno saltare in aria con kg di tritolo addosso?
Non penso. Se c’è qualcosa che i kamikaze avevano era senz’altro l’onore, i terroristi, invece, sono dei codardi, la feccia della feccia. Posso quasi riuscire a capire come qualcuno, durante la guerra, potesse arrivare a salire su un aereo pieno zeppo di esplosivo, e volare incontro alla morte nel suo attacco finale, pieno di valore ed onore, per quanto folle possa sembrare. I terroristi islamici, invece, credono ad un libro pieno zeppo di menzogne, e uccidono persone innocenti per una stupida, assolutamente assurda, causa. Non ho il benché minimo rispetto per immondizia come loro…
So che avete alcune date già fissate per i prossimi mesi del 2011, ma abbastanza distanti tra loro. Come mai non siete riusciti a mettere su un tour vero e proprio? Poco supporto da parte della Metal Blade?
Tutt’altro… Gli HOB non sono una touring band, l’abbiamo messo in chiaro da subito quando abbiamo firmato il contratto con la Metal Blade. Ci sono diverse ragioni per questo… i nostri lavori, le nostre altre band, il fatto che vogliamo che per noi resti un divertimento, e non il nostro lavoro. Non ultimo per come è cambiato il mondo musicale, visto che oggi è molto facile rimetterci dei soldi in un lungo tour. Cercheremo comunque di suonare nel maggior numero di nazioni possibile, possibilmente viaggiando in aereo, e penso che così facendo riusciremo a suonare in molti più posti, difficilmente raggiungibili in tourbus.
Una domanda più easy… ti va di far conoscere ai nostri lettori più giovani quelli che sono, secondo i tuoi gusti personali, i cinque dischi fondamentali del death metal?
Questo mi fa sentire molto vecchio, ahaha… comunque:
1. Entombed – Left Hand Path
2. Obituary – Cause Of Death
3. Autopsy – Severed Survival
4. Bolt Thrower – War Master
5. Death – Scream Bloody Gore
Teoricamente ognuno di questi cinque album potrebbe e dovrebbe stare al primo posto, non potrei vivere senza di loro, e non dovreste farlo neanche voi, giovani lettori di Metal.it, ahaha…
Voi siete tutti dei veterani della scena death metal… secondo te com’è cambiata da allora ad oggi? Cosa pensi dei gruppi di oggi, forse troppo interessati a velocità e blast beats fini a se stessi?
Sono cambiate tantissime cose, molte nuove band non hanno idea di cosa sia il death metal, o cosa dovrebbe essere. Sono tutte fissate con blast beats, trigger, riff intricatissimi, urla stupide nei microfoni, e nonostante facciano tutto ciò benissimo tecnicamente, non sono in grado di scrivere una canzone decente, o un riff memorabile. Se ti chiedo di cantarmi un riff qualsiasi dei cinque album che ti ho nominato prima, sono sicuro che tu non avrai nessun problema a farlo, ma sono altrettanto certo che non saresti in grado di fare lo stesso per qualche band moderna. Sono ancora profondamente addentro alla scena death metal, ma le band che mi piacciono sono tutte old school death metal band, gruppi come Facebreaker, Evocation, Vomitory, Torture Division, etc… Semplice, efficace, brutale ma al tempo stesso accattivante, questo è il death metal che mi piace!!!
Ok Ed, grazie della tua disponibilità e a te la possibilità di salutare i vostri numerosi fans italiani e i lettori di Metal.it…
Grazie a voi per il supporto, keep it metal!