URIAH HEEP (Phil Lanzon: Keyboards/Vocals)

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Gruppo:Uriah Heep

Dopo un album splendido come “Into the wild”, non potevamo certo lasciarci sfuggire l’occasione di scambiare qualche chiacchiera con gli Uriah Heep, storica band sulla cresta dell’onda da ormai oltre quarant’anni. È Phil Lanzon il nostro interlocutore e questo di seguito è quanto rilasciato dal tastierista. Tra l’immancabile promozione dell’ultimo lavoro e l’altrettanto inevitabile sguardo al passato, l’unico rammarico che resta è la poca loquacità di Phil, che spesso si è limitato a dare risposte misere e svogliate. Ma si sa, il lavoro di promozione non è certo così simpatico da svolgere, meglio lasciar spazio alla musica…

Partiamo dal nuovo album… mi sembra la giusta prosecuzione del precedente “Wake the sleeper”, anche se in “Into the wild” ho sentito un sapore leggermente più seventies, sei d’accordo?
Non del tutto… non abbiamo cercato di dare all’album nessuna impronta particolare, il nostro scopo era solo quello di scrivere canzoni potenti…
C’è qualche connessione tra il titolo del vostro disco e il film di Sean Penn?
Si, soltanto il titolo. Avevo scritto una canzone intitolata “Into the wild” per l’album “Wake the sleeper”, e riguardava proprio la storia del ragazzo che ha deciso di andare via dalla civiltà e poi è morto, ma non l’abbiamo più usata. Nel momento in cui stavamo scrivendo il nuovo album, ho ripreso il chorus di quel brano e ho cambiato il resto della musica e il testo, che ora tratta di un ragazzo che è braccato dalla polizia…
Come è cambiato, se è cambiato, il processo compositivo dagli esordi ad oggi? Come nasce un brano degli Uriah Heep?
Io scrivo sempre nuove canzoni… Io e Mick ci troviamo a casa mia e buttiamo sempre giù nuove idee. Se l’idea di base ci piace, ci costruiamo intorno un giro di accord e io ci inserisco su una melodia, e poi arriva la parte più difficile: scrivere il testo. Possono volerci giorni, settimane, mesi prima che esca fuori quello giusto, ma ti assicuro che sappiamo benissimo quando alla fine abbiamo tra le mani una vera canzone degli Uriah Heep…
Come siete approdati alla Frontiers Records? Siete soddisfatti del lavoro che stanno svolgendo?
È stato il nostro manager a procurarci il contratto e siamo molto felici di come sta lavorando la Frontiers…
Come sempre il disco è un perfetto mix di sonorità più dure e splendide melodie. Dove trovate dopo tutti questi anni l’ispirazione per creare dei brani ancora una volta così eleganti e di classe?
È una domanda che ci viene proposta spessissimo, ma ti assicuro che davvero non ho la risposta… chi può saperlo da dove può arrivare l’ispirazione? È nell’aria? È in una pinta di birra? Oppure in un cesto di pane? Forse è solo questione di avere una mente aperta… Forse… è un SEGRETO!
Restando in tema, che responsabilità si sente nei confronti del pubblico dopo quarant’anni di carriera? Si sente ancora il peso oppure ci si convince di poter pubblicare qualsiasi cosa tanto i fans compreranno il disco a prescindere?
Non c’è nessun tipo di pressione, te l’assicuro. Continuiamo a farlo perché amiamo farlo, e adoriamo suonare per i nostri fans. Non sentiamo il peso di cui tu parli, semplicemente sappiamo cosa piace ai nostri fans e lo mettiamo in pratica quando iniziamo a scrivere un nuovo album.
E dal punto di vista live? Dopo anni ed anni passati on the road girando il mondo intero avete ancora la voglia di partire per un nuovo tour? Quanto contano i live show per voi nel 2011?
Quanto è importante per noi l’aspetto live nel 2011? È quello che facciamo da una vita, è il nostro lavoro e amiamo farlo. È sempre importantissimo per noi esibirci per i nostri fans…
Che effetto vi fa vedere ai vostri show ben tre generazioni di rocker? Vi inorgoglisce o vi fa sentire il peso degli anni che passano?
Sì, ci fa sentire orgogliosissimi, specialmente quando vediamo che i fans più giovani conoscono a memoria anche i testi delle nuove canzoni…
La band è sempre stata caratterizzata da numerosi cambi di formazione. Siete d’accordo nel considerare quella attuale come la più rappresentativa dopo quella storica degli esordi?
Secondo me quella attuale è la più rappresentativa di sempre…
Spesso i fans tendono ad idealizzare i propri idoli. In realtà chi sono gli Uriah Heep nella vita di tutti i giorni?
Cinque ragazzi normalissimi che amano le proprie mogli, i propri familiari e a cui piace bere in compagnia una o due pinte di birra nelle occasioni speciali…
Lascio a voi l’ultima parola per salutare i vostri numerosi fans italiani e i lettori di Metal.it…
Grazie mille per l’intervista, Roberto…
Intervista a cura di Roberto Alfieri

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