Adimiron: sulla vetta del Metal...

Info

Gruppo:Adimiron

Freschi di nuovo album, ossia il convincente "K2" (clicca qui per la nostra recensione), tornano sulle pagine di Metal.it gli Adimiron, ed è un piacere scambiare quattro chiacchiere con il loquace Maurizio Villeato, bassista della band.

Ciao Maurizio, e benvenuti (anzi, bentornati!) sulle pagine virtuali di Metal.it!
Un saluto alla redazione e a tutti i lettori di Metal.it, è un piacere tornare qui a parlare con voi! Credo che sia la terza o addirittura la quarta volta su queste pagine...
Infatti, ormai siete di casa! Abbiamo un nuovo pargoletto da celebrare: “K2”, un album a mio parere decisamente ben fatto. Partiamo dalla copertina, molto strana ed affascinante, cosa rappresenta?
Il bello di questa copertina è che suscita un’idea diversa a ogni persona che la osserva: a me personalmente sembra uno scorcio del K2 a veduta satellitare, avvolto in questa nuvola nera di sventura ma che si dilata, lasciando presagire un futuro positivo; ma questa è la mia interpretazione, c’è chi vede la metamorfosi di un cubetto di ghiaccio che si scioglie, o altro ancora. Il punto di forza della cover, oltre alle sfumature dei colori che secondo me è vincente, è anche quello di lasciare l’osservatore libero di interpretare.
All’interno delle tracce di “K2” si sviluppa un concept… puoi riassumerlo velocemente?
Il disco racconta la storia di un uomo che ormai senza aver più nulla da perdere si appresta a compiere il viaggio che cambierà per sempre la sua vita. Inizia cosi un processo di redenzione, un viaggio verso quella montagna che tutti noi abbiamo dentro e dalla quale siamo intimoriti; il nostro protagonista invece trova il coraggio di compiere questo viaggio alla ricerca di se stesso, un viaggio che è sia fisico, verso questo oriente sconosciuto, ma soprattutto interiore, metaforico, dal quale uscirà totalmente cambiato.
…E così arriviamo, a ritroso, anche a spiegare il titolo dell’album…
Appunto come spiegavo in precedenza, il K2 è al centro della storia di questo lavoro, poiché rappresenta il luogo ultimo verso il quale il nostro protagonista si dirige. Il titolo è sia imponente che epico allo stesso tempo, suscita nell’immaginario di ognuno di noi l’idea di quanto sia arduo arrivare in cima a questo colosso montuoso e poter osservare il mondo da un nuovo punto di vista, dall’esterno. E la stessa cosa vale per la scalata al nostro io interiore, che ci aiuta ad acquisire un diverso punto di vista delle cose.
Quasi tre anni hanno diviso “When Reality Wakes Up” da “K2”… cosa è successo agli Adimiron in questo tempo?
Beh in effetti gli anni sono due, Luglio 2009 – Novembre 2011, anni in cui sono successe veramente tante cose. Anni in cui ci siamo tolti molte soddisfazioni e anche molti sassolini dalle scarpe. Ci siamo impegnati su due fronti paralleli, quello della stesura dell’album, la storia e tutto l’arrangiamento, e quello dell’attività live che finalmente aveva preso il via in un modo costante e abbiamo fatto di tutto per non fermarci più. Siamo tornati per la prima volta in Europa dopo tanto tempo nel 2010 con gli Annihilator e poi nel 2011 con Death Angel e poi ancora in tour con Vader e Gorgoroth, con qualche singola data estiva prima con Meshuggah e poi con Sepultura. Un’estate molto movimentata anche perché tra una data e l’altra ci ritrovavamo in studio per le registrazioni del disco, divise tra Roma e la Svezia, ai Fascination Street di Jens Bogren.
Ad ogni modo lo scorso biennio è stato il periodo più significativo e soddisfacente per noi Adimiron e ovviamente lavoriamo sodo per far si che il 2012 sia ancora migliore.
Ho trovato l’album molto ‘lavorato’, come scrivevo in recensione. Ascoltandolo, sento un’enorme mole di lavoro in fase di arrangiamento e produzione, tanto che mi viene da chiedermi/vi quanto fossero distanti i pezzi ‘nudi’ da quelli che abbiamo il piacere di ascoltare su cd.
Siamo entrati in studio dopo quasi due anni di preparazione e due pre-produzioni e avevamo le idee chiare sin da subito, sia dal punto di vista dell’arrangiamento che da quello dei suoni. In questi due anni ognuno di noi ha lavorato al meglio alle proprie singole parti, ma anche proponendo nuovi spunti su riff, ritmi o melodie vocali. Inoltre vorrei dire che i dieci pezzi contenuti in “K2” sono il meglio che abbiamo scelto, in quanto eravamo arrivati a comporre un numero ben superiore di brani, all’incirca sedici, ma alla fine la decisione di proporre questa tracklist è stata unanime, e ora a prodotto finito ne siamo ancora più convinti.
Da qui alla domanda successiva: come nascono i brani? Come sono stati concepiti i pezzi che formano questo nuovo album, e qual è il processo ‘standard’ che li porta a raffinarsi, definirsi, prendere una forma definitiva?
Si inizia sempre da un riff di chitarra; una volta trovato il giusto riff si inizia l’arrangiamento di basso e batteria, e cosi si va avanti con altri riff fino a quando non si ha una bozza su cui lavorare. Parallelamente Andrea, il nostro singer, prepara un’idea di testo e le melodie vocali. Quando ci sentiamo pronti ci chiudiamo in studio per delle pre-produzioni, in modo da avere l’ottica dell’ascoltatore e non solo quella dell’esecutore. Inoltre questo ci consente di trovare eventuali punti deboli e anche di poter cambiare le nostre parti o quelle degli altri strumenti che ci convincono di meno; lasciamo che il pezzo maturi da solo e se ne abbiamo l’occasione proviamo anche a testarlo dal vivo.
Italia e Metallo, un amore spesso difficile, anche se è innegabile che nel nostro ‘bel’ paese ormai il Metal abbia attecchito in maniera definitiva. Come vi collocate nella scena? Di certo, la situazione era molto diversa quando gli Adimiron sono nati… Raccontaci un po’ degli inizi, della strada che avete fatto per arrivare fino in cima al “K2”, eheh…
Non siamo su nessuna vetta, la strada avanti a noi è ancora bella lunga e la percorriamo consapevoli dei nostri mezzi e senza lamentarci troppo. Più che una strada in effetti è un vicolo tortuoso, non illuminato e infestato da diecimila trappole, quindi meglio farsi coraggio e essere scaltri. Questo per farti capire come ci posizioniamo all’interno della scena, come un gruppo che fa il suo sporco lavoro senza troppe seghe mentali o autocelebrazioni. Rispetto al passato, il gruppo si è trovato a nascere a cavallo tra due periodi, quello del florido mercato discografico da una parte e dall’altra il baratro. Ricordiamo le fanzines, i demo tapes e i primi timidi tentativi di entrare in contatto con la scena attraverso lettere inviate ad altri gruppi o a piccoli distributori. Il tutto era molto più lento, più macchinoso, più goffo se vogliamo, ma sicuramente più poetico. Inutile descriverti la situazione di adesso, sono cambiati i mezzi, le tecnologie, i supporti, lo sappiamo tutti. L’intera filiera è al tracollo e nel delirio generale ognuno nel music business ha cercato di ritagliarsi la propria fetta di mercato. Sono cambiati i contratti delle labels, sono cambiate le condizioni per suonare dal vivo, le opportunità. È’ tutto sovvertito. Ovvio che chi in questo clima ci è nato non ci fa molto caso, ma chi invece ha vissuto anche una breve fetta del periodo precedente, quello prima di Napster, quello fatto di copertine fotocopiate e flyer di quarta mano, un po’ ne sente la nostalgia. Detto questo credo che la cosa migliore per una band come la nostra sia essere elastici ed adattarsi all’andamento delle cose. Cosi come al tempo è stato importante avere una buona pagina myspace (ora completamente in decadenza) e attualmente è importante avere un Facebook o Twitter aggiornati, siamo convinti e preparati ad altri cambiamenti, a dover dire ok, nuova tecnologia nuovo metodo, nuovo mercato nuove tendenze. Ci si adatta.
Quanto e come pensi sia evoluto il vostro sound, da “Eclipse” ai giorni nostri? E a cosa sono dovuti gli eventuali cambiamenti?
Eclipse rappresenta per noi la preistoria, il periodo liceale ancora prima del debutto ufficiale, io non ero neanche nel gruppo e i ragazzi della vecchia formazione avevano tutti 17 anni. Nel frattempo la band ha assunto sembianze e dimensioni differenti, è cresciuta, ha molta più fiducia nei propri mezzi e maturato più credibilità. In più tutti i membri tranne Alessandro sono cambiati. Personalmente comincio a considerare a ritroso la storicità della band a partire dal debutto Burning Souls, album nel quale neanche faccio parte essendo entrato in seguito, ma riconosco in esso un ottimo potenziale e un buon primo passo per la band a livello internazionale.
Come sempre, mi chiedo e vi chiedo della situazione live, essendo un musicista anche io e conoscendo in prima persona gli ENORMI problemi di reperimento di date, di locali, ecc. In che modo vi state muovendo sul fronte live?
In Italia è sicuramente più difficile poter affermarsi come “hard-touring band”, per questo da qualche anno ormai puntiamo tutto sull’Europa. Per fortuna attualmente le cose sono diverse rispetto a qualche tempo fa, quando per poter suonare dal vivo potevamo contare solo sulle nostre conoscenze. Oggi grazie anche all’aiuto della nostra etichetta Bakerteam Records e alle varie opportunità che con gli anni abbiamo saputo cogliere e far fruttare riusciamo a stare on the road molto più a lungo e a dare ai nostri album lunghi cicli di vita, portandoli on stage il più possibile.
Mi piacerebbe anche sapere come organizzate i vostri shows, se fate uso di samples, se curate anche l’impatto visivo, ecc.
Dopo “K2” abbiamo deciso di fare uso di qualche samples in modo da poter suonare il disco alla perfezione, usando tutti quei suoni che sarebbe impossibile riprodurre dal vivo. Per quel che riguarda l’impatto visivo è nei nostri piani fare uso anche di video e speciali luci in futuro, il che aumenterebbe la spettacolarità e drammaticità dei nostri set, al momento stiamo lavorando sodo affinché tutto questo si realizzi in un lasso di tempo non troppo lungo, nel frattempo portiamo avanti i nostri show con l’energia e la carica giuste ad affrontare pubblici e audience più “severe” e “selettive” come quelle straniere.
That’s all, almeno per il momento. A voi le ultime parole per salutare i vostri fans e tutti i lettori di Metal.it!
Grazie alla redazione e a tutti quelli che hanno speso questo dieci minuti per la lettura, un saluto caloroso da noi Adimiron con la speranza di vedervi numerosi sotto un qualsiasi palco durante i nostri prossimi shows. Date una chance a “K2”, non ve ne pentirete!! Peace and respect!
Intervista a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?