Doro Pesch: The Queen of Metal

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Gruppo:Doro

Quante domande si vorrebbero fare, quando si è al cospetto di un pezzo della storia del metal come Doro Pesch! Quarantotto anni portati da far invidia, un sorriso contagioso ed una persona squisita, gentilissima e che dimostra ancora un entusiasmo da fan, come se avesse iniziato ieri. Doro ha iniziato in un periodo in cui di donne nel metal ce n'erano davvero pochissime ed ha inevitabilmente rappresentato un punto di partenza per tutte le cantanti venute dopo. Fra l'altro, delle protagoniste femminili degli anni '80 lei è quella che a tutt'oggi continua ad avere il maggior successo e seguito. Il 19 Ottobre arriverà Raise Your Fist, diciassettesimo album, compresi quelli con gli storici Warlock. A precederlo è già uscito l’ep Raise Your Fist In The Air, dal nome del primo singolo estratto, che ambisce a diventare uno degli anthems della bella Doro e che, personalmente, continuo a canticchiare dal primo ascolto. Per tutte le specifiche sull’ep vi rimando alla recensione già pubblicata; ed ora lasciamo parlare The Queen of Metal.

Come nascono i tuoi pezzi? Componi da sola o con la band?
Dipende. Spesso arrivo infervorata, portando idee su testi o musica, e le condivido con persone con le quali mi trovo bene a lavorare insieme, come Andreas Bruhn (ex chitarrista dei Sisters of Mercy, NdR), e lui mi aiuta ad elaborare il tutto. Altre volte la musica è stata composta dalla band ed io ho scritto i testi. Dietro Raise Your Fist In The Air c’è una storia interessante. E’ stata scritta da un nostro fan di lunga data, che non si è perso quasi nessun Wacken. Ha registrato un demo e lo ha mandato al nostro promoter, che, ascoltandolo, ha avuto l’dea di farne un anthem proprio per il Wacken e me lo ha girato. Ho pensato subito che il pezzo fosse grande ed abbiamo cominciato a lavorarci sopra! A volte le migliori idee vengono proprio dai fans! Abbiamo registrato in Germania, Scandinavia ed America… non è la prima volta, questo perché ogni song ha dietro una storia diversa, nasce sotto suggestioni diverse, e merita di essere immortalata in quel momento. Questo è il primo album per Nuclear Blast, label che rappresenta per me una grande possibilità, e spero che venga ben accolto dai fans.
Il 3 Agosto hai presentato l’ep apripista Raise Your Fist In The Air proprio al Wacken. Pochi sanno che fai parte della Fondazione Wacken…
La fondazione ha il fine di supportare le giovani band dando aiuti finanziari e logistici agli artisti più promettenti. Adoro poter aiutare le giovani band perché so quanto sia dura agli inizi e se non avessi avuto intorno a me persone eccezionali che mi hanno supportato non so se ce l’avrei fatta. Pensa che la prima volta che ci ho suonato nel 1993 non riuscivamo nemmeno a trovare il paese e ci continuavamo a fermare per chiedere quale fosse la strada giusta. In vent’anni il piccolo paesino è diventato l’emblema della musica metal, un vero festival di caratura mondiale. Allora era tutto più piccolo, ma nonostante ci fossero 2.000 fan l’atmosfera era la stessa di oggi. Poi a partire dal 1998 l’area dei concerti è diventata quella odierna, con un palco enorme e parecchi fan.
Su It Still Hurts è ospite Lemmy dei Motorhead. Non è la prima volta che cantate insieme; penso, ad esempio, al tuo album Calling the Wild. Che tipo è Lemmy?
Penso sia uno dei più carismatici personaggi del metal, inoltre una voce come la sua non ce l’ha nessuno. Possiede un grande sense of humor, è molto intelligente e reale. Amo Lemmy, ah,ah,ah! E’ un onore conoscerlo di persona ed aver condiviso del tempo con lui. Di sicuro vive la vita al 100%, attenendosi alle sue regole. Inoltre, anche se non si direbbe, è una persona molto tenera ed è sempre gentilissimo.
So che Hero è dedicato a Ronnie James Dio…
L’ho scritto di getto, appena ho saputo della sua morte. Ronnie era un vero gentlemen, una delle persone più disponibili che abbia mai conosciuto ed aveva un amore enorme per i suoi fans. Adorava il cibo indiano, il vino… E’ buffo che il suo cognome indichi proprio il Dio cristiano in italiano, perché è quello che lui realmente era per i suoi fans: una divinità nell’olimpo del metal, oltre che una fonte di ispirazione ed un punto di riferimento per ogni artista metal. Ho avuto la fortuna di poter far due tour con lui, nel 1987 e nel 2000 negli Stati Uniti, ed è stata un’esperienza indimenticabile. Eravamo grandissimi amici e, probabilmente, nel 1987 ci piacevamo reciprocamente, ma nessuno parlava bene inglese nella nostra band e quindi era molto difficile instaurare una conversazione…Ahahah! Quella song è dedicata non solo a lui ma, da fan, a tutti i fan, che sentono la sua mancanza.
So che sei un’appassionata di moto, hai fatto qualche nuovo acquisto di recente?
E’ vero, adoro le moto ma non ne possiedo nemmeno una! Quando capita vado su quelle dei miei amici. Ti sembrerà strano ma non ne ho mai acquistate, perché negli ultimi vent’anni sono stata costantemente occupata con la musica e non ho mai avuto tempo libero, quindi non avrebbe avuto senso.
Non senti mai la necessità di avere un po’ di tempo libero da dedicare solo a te stessa?
Ho volutamente rinunciato anche ad avere un fidanzato o una famiglia, per potermi dedicare solo alla musica. I fans e la band sono la mia famiglia e non è la classica frase fatta, ti assicuro (e qui tira fuori dalla borsa le foto dei componenti del gruppo e comincia a parlarmi di dettagli minuti della vita di ogni giorno, proprio come se fossero fratelli, NdR). Io sono figlia unica, quindi, ora che mio padre è morto, ho solo mia madre, che gestisce il mio fan club e mi è sempre vicina. Probabilmente non sento il bisogno di avere tempo libero perché sono già completamente appagata. You Are My Family, su Warrior Soul, parla proprio di questo. Quando avevo sedici anni mi ammalai di tubercolosi e fui costretta per un anno intero a letto. I medici avevano già detto ai miei genitori che sarei morta, era solo questione di tempo. Fu in quel periodo che iniziai a pregare e dissi a Dio che, se mi avesse fatta guarire, avrei realizzato qualcosa di speciale, che rendesse la gente intorno a me felice. Sono guarita e sono qui; ancora adesso, quando mi capita di essere in difficoltà, Gli parlo e… funziona!
Come è nato il sodalizio, che ormai dura da parecchi anni, con il nostro Luca Princiotta?
Grazie a Oliver Palotai, il tastierista dei Kamelot, che ha suonato con me per parecchio tempo. Mentre si era in giro in tour mi ha presentato Luca, che era il chitarrista di Blaze Bayley, con cui abbiamo suonato per molte sere assieme, e, quando poi ci apprestavamo a registrare il nuovo disco,e stavamo ancora cercando un nuovo chitarrista, Oliver mi ha rimesso in contatto con Luca che così si è unito alla band. E’ stata un’ottima scelta, perché Luca non solo è un grande chitarrista ma anche una persona fantastica e dolcissima. Ha il classico approccio alla vita italiano e ci permette di vedere le cose belle in ogni cosa.
Ascoltando il tuo best of Under My Skin mi sono chiesta se potrà mai esserci una reunion dei Warlock, come quella breve apparizione insieme nel 2008 per i tuoi venticinque anni di attività…
Piacerebbe moltissimo anche a me una reunion dei Warlock ma gli altri della band hanno definitivamente abbandonato la musica, preferendo farsi una famiglia e vivere una vita normale. Ogni tanto glielo dico e chissà che in futuro non riesca a convincerli, mai dire mai! Magari, se cominciassero a divorziare… hum… ahahah!
Come giudichi la situazione della scena metal attuale rispetto alle decadi passate?
Gli anni ’80 sono stati un periodo meraviglioso per il metal, la maggior parte delle icone di questo genere sono nate in quegli anni. Era l’inizio dell’heavy metal, c’era un feeling nell’aria, c’erano riviste che vendevano un sacco di copie, fanzines, un fermento particolare. Vedevi capelli lunghi ovunque. Io fui subito presa dal vortice: avevo già un’altra band prima dei Warlock, gli Snakebite, ed ogni tanto i punks ci attaccavano. Mi piaceva tutto, l’atmosfera, le sfide da affrontare, i posti da vedere, il look, il modo in cui la gente ci guardava per strada. Penso che quel tipo di situazione così esplosiva e creativa sia irripetibile, solo chi ci è passato può capirla. Poi i Warlock cominciarono a diventare una cosa grossa: tours in tutta la Germania, poi Olanda, Belgio, in America con un gruppo chiamato Metallica che aveva appena fatto uscire Kill’em All... Nell’86 poi fu fantastico: suonammo in posti enormi stipati fino all’inverosimile, fino ad arrivare al Monsters of Rock con Ozzy, Scorpion, Def Leppard, Motorhead davanti a 120.000 persone. Ricordo come mi tremavano le gambe salendo sul palco... Vorrei dimenticare gli anni '90, quando sembrava che suonare heavy metal fosse una cosa riservata a gente fuori dal mondo; quando l’heavy metal è cambiato per diventare quello che non era, con molte bands che hanno cambiato faccia per questioni commerciali. Era diventato molto difficile sopravvivere, i media supportavano solo le nuove realtà, solo il grunge; non c’era spazio per nient’altro, solo grunge. E' stato veramente brutto. Tutto ciò fino al '99 ed al tour con Ronnie James Dio negli USA, da lì è un po’ ripartito tutto e le cose hanno ricominciato a funzionare. Adesso… i dischi non si vendono più, io stessa ne vendo molti meno che in passato, la gente se li scarica da internet gratuitamente. La fonte di guadagno ora deriva dai concerti, è rimasto l’unico modo per poter vivere con la propria musica. Io amo internet, il fatto che metta in contatto facilmente con tutto il mondo, che tutti possano avere accesso alla tua musica in modo così facile e come mai era stato possibile in precedenza. Una comunanza globale che non può che colpire in positivo. Ma rimangono i problemi relativi all’occupazione, le case discografiche sono in difficoltà; sono stata in America da poco ed ho visto che anche là delle piccole case discografiche hanno licenziato dei dipendenti. Probabilmente è un processo che non si può fermare ed è giusto che sia così ma bisogna fare in modo che la gente non perda il lavoro. A New York sei anni fa ha chiuso l’ultimo Tower Records rimasto, in America ormai quasi nessuno compra più cd, devi andare da Walmart per trovare un cd dei Megadeth. Io sono rimasta attaccata al passato, adoro i 33 giri!
Probabilmente già in molti ti avranno fatto questa domanda… E’ stato difficile per te, in quanto donna, andare avanti in un ambiente come quello metal, che è prettamente maschile?
Non ho mai avuto problemi ad affermarmi nel mondo della musica. E’ stato duro all’inizio ma solo perché non avevo mai pensato ad iniziare una carriera solista, mi ci sono ritrovata quando il mio vecchio manager reclamò per se’ i diritti sul nome Warlock. Ma ho avuto appoggio da tutti quelli che avevo intorno, a partire dagli altri membri della band. Le bands heavy metal sono composte da galantuomini, nonostante i perbenisti pensino il contrario. Una delle mie più grandi soddisfazioni è stata quella di essere accettata e stimata dai colleghi oltre che dai fan. Mi hanno sempre trattato bene tutti, davvero: dal soundcheck al catering non ho mai avuto problemi gravi con le persone, solo piccoli inconvenienti come tutti, dovuti per lo più a situazioni tecniche indipendenti dalla volontà dei singoli. Sono stata fortunata durante la mia vita artistica, sia per i motivi appena esposti che per il fatto di aver girato il mondo su di un palco.
So che sei una sostenitrice dell’associazione Terre des Femmes…
Sono fortunata a venire dalla Germania, un paese in cui c’è una totale parità di diritti fra uomo e donna; andando in tour con la band abbiamo toccato paesi in cui questa parità non c’è. Nella stessa Germania vivono etnie con regole discriminatorie nei confronti delle donne e non è raro leggere di giovani che si sono suicidate per sfuggire a matrimoni combinati. Human Rights, uno dei nuovi pezzi, è stato dedicato proprio a loro. C’è ancora moltissimo da fare, bisogna introdurre leggi che tutelino le donne laddove non ce ne sono e si deve cercare di cambiare la mentalità di chi vive ancora secondo schemi arretrati… ma questa, temo, sia la cosa più difficile!
La tua musica ha resistito negli anni ad ogni tentazione di cedere alle sperimentazioni, come invece è successo a molti altri musicisti. In privato ascolti anche altro, oltre al metal?
Amo tutta la musica: blues, rock… Adoro Janis Joplin ed i Pink Floyd, il glam rock ed i T Rex… L’unico genere che proprio non mi piace è il pop; spesso, al di là di facce e fisici carini, non trovo un minimo di senso o qualità nelle canzoni. Hum… in realtà non mi piace nemmeno il black metal. Appena nato me ne sono interessata per curiosità, perché costituiva un’effettiva novità nel panorama musicale. Ma, al di là del tipo di metal, che si rifà ai Venom ma non è nelle mie corde, il messaggio che esprime è eccessivamente negativo. Io sono per la positività, perché la vita di tutti i giorni può essere già sufficientemente negativa senza bisogno di interpellare forze del male o quant’altro.
Intervista a cura di Laura Archini

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Inserito il 25 lug 2014 alle 00:33

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