Le impressioni buone riguardo i Sixty Miles Ahead sono sempre state parecchie.
Li ho conosciuti in sede live, rimanendo piacevolmente sorpreso, li ho apprezzati su disco (qui la recensione) e ora mi piacciono ancora di più! Dopo aver scambiato quattro chiacchiere con il drummer Luca Caserini, in rappresentanza di una band giovane, con molto talento e tanta umiltà, pronta a fare il grande salto, il mio consiglio rimane quello espresso in fase di recensione: andate a scoprirli, troverete l’ennesima realtà che meriterebbe di uscire dall’underground per approdare a palchi ben più importanti.
Ciao Luca e benvenuto sulle pagine di metal.it! Dunque, iniziamo parlando di Millions Of Burning Flames. Raccontateci un po’ la storia della nascita questo album.
Ciao e grazie dello spazio che ci dedicate! Il nuovo album nasce come seguito e sviluppo del nostro EP di debutto
Blank Slate. Alcuni dei pezzi del nuovo disco erano già in cantiere nelle primissime prove della band e non c’è stata nessuna vera “pausa” nel lavoro di composizione tra i due dischi. Abbiamo tutti parecchi anni di musica alle spalle ma probabilmente i Sixty Miles Ahead sono stati la prima vera opportunità di mettere in musica la nostre vite e di “buttare fuori” le nostre idee senza nessun condizionamento.
Millions of Burning Flames ha rappresentato il contenitore dove riversare tutta l’energia che si è sprigionata quando abbiamo iniziato a lavorare come band. Anche il titolo dell’album si riferisce a questo, a una passione che proviamo in prima persona e che abbiamo trovato in tantissime altre band nella nostra breve ma intensa storia.
Prova a raccontarvi in qualche frase, a descrivere la vostra musica a chi non vi conosce!
Penso che in generale la nostra sia una musica sincera, semplice e diretta, come vuole il rock ‘n’ roll delle origini. In questo momento abbiamo così voglia di raccontarci e di creare che non sentiamo l’esigenza di ricorrere ad arrangiamenti complessi, testi oscuri o artifici di sorta! Allo stesso tempo nella band convivono quattro anime molto diverse. Senza fare nomi c’è il nostalgico del rock patinato degli anni ’80, l’amante del grunge più marcio, il metallaro grezzone o l’amante del alt-rock anni ’90. Fino ad ora questo non è estato un ostacolo ma uno stimolo a cercare il sound dei Sixty Miles Ahead, piuttosto che a collocarci in un certo filone musicale. Non resta che ascoltarci per decidere se ci stiamo o meno riuscendo!
Per quanto riguarda la distribuzione, dove è possibile andare a comprarsi il vostro nuovo album?
Oltre che essere in vendita ai nostri concerti e nello store sul nostro
sito, in Italia il CD è distribuito da Audioglobe. E’ possibile ordinarlo direttamente dal loro sito oppure nei tantissimi negozi serviti dal distributore. La distribuzione digitale è affidata a The Orchard che ha reso disponibile gli MP3 in tutti i principali store on-line come iTunes, Amazon e Spotify. Da pochi giorni Millions of Burning Flames è anche distribuito nei negozi tedeschi da New Music Distribution.
In fase di recensione ho definito la vostra musica un “hard rock infarcito di metal e sporcato dall’alternative per attitudine, con un accenno di prog sullo sfondo”…insomma, detta così (secondo me) è una gran figata! Da dove arriva l’ispirazione? Quali sono i generi e le band che più amate?
…e noi abbiamo apprezzato tantissimo la definizione! Come dicevo prima ognuno ha un background leggermente diverso. Principalmente possiamo raggruppare le influenze in tre aree: il classic rock di mostri sacri come Led Zeppelin e Aerosmith, l’hard & heavy ottantiano di Motley Crue, Europe e RATT e il sound moderno a stelle e strisce di Shinedown, Black Stone Cherry, Alter Bridge e Stone Sour. I lievi accenni di prog a cui fai riferimento, più che per una influenza diretta (anche se non nascondo un certo amore per YES e Rush) penso siano dovuti ai nostri ascolti lontani dal rock soprattutto in territori funk e blues.
Sentendo il vostro disco, una delle cose che maggiormente mi ha colpito è il songwriting: maturo, mai banale…come nasce una canzone dei Sixty Miles Ahead?
La maggior parte delle volte tutto nasce da un riff di chitarra come per la title-track
Millions of Burning Flames, altre volte partiamo da alcuni versi o da una melodia vocale e cerchiamo l’arrangiamento che rende meglio l’atmosfera che crea la voce. Nello sviluppo del brano un ruolo importante è rivestito spesso dalla sezione ritmica basso/batteria sulla quale poi costruiamo il riff di chitarra, come successo per le strofe di
Unfaithful Confessions o
Not Supposed to Crawl.
E qual è invece la storia del vostro nome?
Il sessanta girava nell’aria già da un po’ e sinceramente non riusciamo a ricordarci da dove fosse uscito! Il “miles ahead” è una presa in giro di un musicista professionista con cui abbiamo avuto a che fare che aveva l’abitudine di definirsi “miglia avanti” agli altri. Sixty Miles Ahead ci divertiva perché ci richiamava alla mente varie immagini, ma in realtà è tutto molto ironico!
Parlando in generale dei testi, chi si occupa di scriverli? C’è qualche particolare tematica che viene affrontata o qualche canzone a cui siete maggiormente legati?
Non si occupa qualcuno in particolare dei testi, ognuno da il suo contributo e anche in questo ognuno ha uno stile leggermente diverso! Siamo molto legati a
Chances perché parla della vita da musicista e delle difficoltà che si attraversano nel cercare la propria strada. E’ il primo pezzo che abbiamo sentito cantare a squarciagola ai concerti e abbiamo deciso di riproporla in versione acustica nel nuovo disco. Altri pezzi a cui siamo più legati emotivamente sono
Change Our Stars, Millions of Burning Flames e
Not Supposed to Crawl, sia per il significato che gli diamo sia perché in studio hanno spinto Sandro (voce) a una prestazione particolarmente sentita.
Venite da Milano, una realtà già avanti anni luce, musicalmente parlando, rispetto ad altre zone del nostro paese. Ma quanto è difficile secondo voi, oggi, per una giovane band, riuscire a farsi sentire?
Farsi sentire oggi è molto più facile che in passato, con internet e i social network le iniziative che si possono inventare per attirare l’attenzione sono una infinità. Allo stesso tempo questi mezzi sono a disposizione tutti indistintamente e quindi c’è un bombardamento continuo di nuove band e l’attenzione che la gente dedica alle novità sta crollando velocemente! Lo stesso discorso vale per i live, gli spazi anche se pochi ci sono, ma la gente è stufa di trovare band di scarsa qualità o cloni di band famose sui palchi e parte sempre un po’ prevenuta con le band inedite. L’underground è vivo e ricco di proposte, la difficoltà è sempre quella emergere guadagnandosi gli spazi e le attenzioni che sono riservate a una piccola elite di gruppi italiani o (soprattutto) ai nomi esteri.
Mi è capitato di vedervi dal vivo lo scorso anno, di supporto ai Seventh Wonder. Un set davvero convincente e massiccio! Preferite riuscire a suonare di spalla a band blasonate oppure avere date da headliner per stare sul palco più a lungo?
E’ indifferente! A noi basta salire sul palco e suonare la nostra musica. Dovere condensare in mezz’ora il meglio del proprio repertorio per un assalto lampo o avere tutto il tempo per fare l’intera set-list danno delle emozioni molto diverse ma ugualmente forti!
Immagina di avere di fronte un simpatico personaggio che ha appena scaricato illegalmente dal web il vostro album. Cosa gli diresti?
Se l’ha scaricato per pura curiosità e ha scoperto che per lui è una totale schifezza magari mi farei una risata e riuscirei comunque a ringraziarlo per l’”interesse”. Ma se solo qualcuno dei pezzi è riuscito a dargli un brivido, una emozione, se gli viene voglia di riascoltarsi più e più volte qualche canzone e magari di passarla a qualche amico, gli direi che ha il dovere morale di comprarlo, di venire a vedersi un concerto, di comprarsi qualcosa al banchetto del merch, di fare qualsiasi cosa che possa ripagare equamente la band per aver creato qualcosa di bello ma molto costoso in termini di soldi, lavoro e tempo!
Spesso si dice che in Italia tra le band manchi un certo spirito di solidarietà e che l’ambiente sia caratterizzato più da invidia e falsità che non da altro. Secondo te è davvero così? Hai qualche aneddoto da raccontare?
In generale noi abbiamo sempre avuto un buon rapporto con le altre band e abbiamo una bella idea della “scena”. Purtroppo è vero che nel momento in cui qualcuno riesce a fare qualcosa di bello la tendenza è di cercare dove sta il marcio o il “trucco” piuttosto che esserne felici. Non so dire se sia invidia o se sia un sentirsi minacciati dai “successi” altrui ma è una cosa veramente brutta tutta italiana che può vanificare mesi e mesi di duro lavoro.
Per riportarti un aneddoto ricordo che quando è uscito l’EP autoprodotto nel 2011 abbiamo stampato dei semplici flyers (costati una sciocchezza) e siamo andati a distribuirli personalmente nei locali del milanese, salvo venire poi a sapere che questo era bastato a qualcuno per mettere in giro la voce che stavamo spendendo cifre astronomiche (che nessuno di noi ha) in promozione. Purtroppo per alcuni è più facile demolire quello che fanno gli altri piuttosto che alzare le chiappe e fare qualcosa per la propria band, ma è un atteggiamento che non paga e noi ne siamo convinti!
Avete già programmato qualche data live di supporto al lancio del disco nel prossimo futuro?
Abbiamo già ricominciato la nostra attività live con alcune date nel milanese e presto ne annunceremo altre! Tenete d’occhio la nostra pagina
Facebook e il nostro
sito!
Qualcuno di voi è coinvolto in altre band/progetti? Vuoi parlarcene?
L’uscita del nuovo disco ci ha completamente rapiti, quindi non abbiamo veri e propri progetti paralleli. Io ho registrato un vinile e fatto alcune date con gli
Acid Ocean, una formazione stoner/sludge metal che è più una specie collettivo di musicisti che una band vera propria e ruota attorno alle idee di
Fabio Serafini, già chitarrista di
Unscarred ed
Elevation.
Bene, abbiamo finito…grazie mille per la disponibilità, ti lascio lo spazio per salutare come preferisci i lettori di metal.it!
Grazie a te della recensione, delle belle domande e grazie ha chi troverà il tempo di leggere questa intervista! Speriamo di avervi fatto venire voglia di ascoltare
Millions of Burning Flames e se vi piace la nostra musica, comprate il disco, dateci un like, mandateci un messaggio su
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Youtube. Fateci sapere che ci siete, che vi piace quello che facciamo e soprattutto venite a sentirci dal vivo che il rock ‘n roll si fa sui palchi! Rock on!