[... Per il futuro, che mi aspetto brillante, bisognerà vedere se questi ragazzi riusciranno a mantenere lo stesso tiro e tensione sulla lunga distanza, ma i Ground Zero sono sicuramente partiti con il piede giusto.]Così terminavo la recensione del primo demo per questa formazione cuneese che ora, reincarnatisi nei
5 Star Grave, ha dato alle stampe il proprio album d'esordio. "Corpse Breed Syndrome". Un lavoro che, al di là del nuovo monicker, ci ripresenta una formazione rimasta inalterata e compatta in grado di mantenere tutte le premesse di cui sopra. Undici canzoni che spaccano, potenti (anche nell'ottima resa sonora), viziose ed interpretate dalla voce prepotente di Claudio Ravinale (Disarmonia Mundi) con l'importante contributo vocale del bassista Andrea Minolfi. "Ain't That Saint" ti prende subito alla gola, rabbiosa ed accattivante allo stesso tempo, un refrain fresco ed affilato che ti entra di forza nel cervello, pronto a farti saltare ma altrettanto restio da scacciare, anche perchè poi, una dopo l'altra, le successive canzoni ottengono praticamente gli stessi effetti. Su "Slightly Slutty Behaviour", ma anche "Cut You Out", "Core Dead" (per entrambe il refrain è a dir poco eccezionale!) e sopratutto su "Violands" (pompata dal basso di Andrea Minolfi), i 5 Star Grave lasciano intravedere le proprie matrici Death Metal, una considerazione alla quale contribuisce il cantato in growl del bravo Claudio Ravinale. Ma si tratta di un "di cui": qui c'è di tutto: Metal, Punk, Hardcore, Thrash, Pop, un po' di elettronica. Il comune denominatore è rappresentato dal blend tra energia e spacconeria, anche perchè a livello lirico i 5 Star Grave non sembrano aver abbandonato il loro immaginario (beh, saranno mica storie di vita reale?!?!) che spazia dai film horror, all'alcool fino alle porno stars, anche se poi la conclusiva "Violands" ha tutt'altro approccio lirico ("
...blood is blindin' our eyes..."), ben più serioso e tristemente sempre attuale: la guerra. La trasheggiante "Miracle Man" abbina ad un passo massiccio il tocco melodico delle tastiere di Hervè De Zulian, che sfidano a viso aperto le chitarre di Thierry Bertone e Alessandro Blengino, mentre "Back To The Morgue" mi fa pensare a degli Accept violentati dai 5 Star Grave. "Triple-X Ride" si rivela invece una scheggia Punk/Core e lascia velocemente spazio alla già nota "Backstabber", che non fa fatica nel confermarsi avvincente e tra gli episodi migliori del disco.
L'album più divertente ed eccitante che ho ascoltato in questi primi giorni del 2009.
Se andiamo (e vanno) avanti così ci sarà da divertirsi!!
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