"Ballads of a Hangman" presenta tutti gli elementi tipici dei
Grave Digger, più una grossa novità: per la prima volta nella sua storia questa formazione tedesca, da sempre capitanata da Chris Boltendahl, si presenta con due chitarristi. Infatti, al fianco di Manni Schmidt (l'ex Rage è ormai qui dal 2001, ai tempi di "The Grave Digger") si è aggiunto l'altrettanto esperto (Faithful Breath, Risk, Running Wild) Thilo Herrmann.
Ma è indubbio che il trademark dei Grave Digger sia da sempre (la prima incisione, sulla raccolta "Rock from Hell", risale al 1983!) la ruvida voce di Chris Boltendahl che si staglia su un Heavy Metal tradizionalista e di stampo teutonico, che col tempo ha preso connotati più epici ma senza mai smentirsi (ovviamente non conta la brevissima parentesi dei Digger). Ed oggi i Grave Digger hanno raggiunto il ragguardevole traguardo del tredicesimo studio album, che segue a due anni di distanza quel "Liberty or Death" che aveva appunto "battezzato" il 2007, confermandone il deciso miglioramento rispetto ai lavori precedenti.
Su "Ballad of a Hangman", che rompe gli indugi dopo l'introduttiva "The Gallows Pole", il guitarwork si fa più acceptiano, peccato che il
"solito voice-over" sia lì nell'ombra, pronto a spaccare i ... ehm, il filo dell'ascolto, non appena terminato l'assolo. Purtroppo sulla successiva "Hell of Disillusion" riesce a fare anche di peggio piazzandosi proprio a metà del solo, e lo stesso avviene pure con la robusta "Grave of the Addicted".
La seguente "Lonely the Innocence Dies" è una power ballad dove a Boltendahl si affianca l'ospite Veronica Freeman (cantante dei Benedictum), ma nonostante gli sforzi di entrambi non riesce a creare il giusto pathos, e purtroppo stavolta la colpa non è dello speaker, che comunque non perde l'occasione di ricordarmi che sto ascoltando il nuovo album dei Grave Digger. Come se me lo fossi scordato: mica sono diventato arteriosclerotico, beh... almeno non ancora.
"Into the War", "Sorrow of the Dead", "Funeral for a Fallen Angel" (gran bel chorus) ed una "Stormrider" che sembra guardare ai primissimi dischi del gruppo, garantiscono il giusto apporto di Heavy & Power Metal, prima che l'album si concluda sul mid tempo "Pray", brano già uscito come singolo, con i Grave Digger alle prese di un classico anthem in stile "mano di ferro in guanto di velluto".
L'impressione generale è più che buona, ma una risposta definitiva su "Ballads of a Hangman" l'avrò presto, sia ascoltando il CD che ho appena ordinato (nella sua versione Digipack con tanto di bonus track, la cover dei Thin Lizzy "Jailbreak") sia dalla resa live dei nuovi brani.
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