I britannici
Architects suonano un ferale thrashcore, pesante in ogni singola sua nota, aggressivo, belluino, un massacro solo sporadicamente mitigato da inserti più melodici, giusto per strizzare l’occhio al cliché metalcore.
La verità, tuttavia, è che gli Archotects hanno come unico scopo quello di annichilire l’ascoltatore, e non disedgnano passaggi cari ai Meshuggah, l’iniziale “Early Grave”, o passaggi più tecnici o addirittura grindy per raggiungere il loro obiettivo.
Obiettivo che, a parere di scrive, indipendentemente dal grado di tolleranza dell’ascoltatore a queste sonorità così pesanti, può essere tranquillamente raggiunto già alla quarta traccia, “Follow The Water”, dopo poco più di 10 minuti dall’inizio.
“Every Last Breath” mostra che, quando decide di voler osare con la melodia, la band riesce a creare situazioni davvero interessanti, e lo stesso dicasi per “Dead March”.
La conclusiva “Hollow Crown” spariglia le carte in tavola, un pezzo inedito nell’economia del disco, notturno, melodico, intimista, assolutamente non aggressivo. Un pezzo decisamente bello.
Non c’è altro in questo disco, ma è più che sufficiente per regalarci la certezza che questa band ci sa fare. Se in futuro i 5 inglesi riusciranno ad essere più personali e a spingersi oltre dal punto di vista del songwriting, scrivendo canzoni che sappiano mantenere l’impatto di questo “Hollow Crown”, ma al tempo stesso un po’ più ricercate e complesse, allora ne vedremo delle belle.
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