Tornano i
Cattle Decapitation, oramai giunti al quarto full lenght di una carriera che ha avuto un lento ma progressivo miglioramento nel corso degli anni.
Questo “The Harvest Floor” riparte da dove la band aveva finito con il precedente “Karma.Bloody.Karma”, ma aggiungendo ulteriore carne al fuoco, e, conoscendo l’avversione della band per i maltrattamenti sugli animali, scusate la metafora poco appropriata.
L’iniziale “The Gardeners Of Eden” mostra subito le novità di cui parlavo. Ci sono forti echi black metal in certe atmosfere, nel riffing e persino in alcune vocals.
La base di partenza è ovviamente ancora un death metal brutale con qualche puntata nel grind, e non mancano blast beats e le gutturali vocals di Travis Ryan, come subito ci conferma “A Body Farm”, un pezzo breve ma intenso. Sulla stessa falsariga troviamo la crunchy “The Ripe Beneath The Rind”.
In generale si nota un miglioramento della produzione, con un suono corposo, potente, solido.
Sul disco troviamo tutta una serie di guest-stars, tra cui Ross Sewage (Impaled) e, inaspettatamente, Jarboe che presenzia nella title-track, un pezzo ambient, oscuro, assolutamente fuori dai canoni dei Cattle Decapitation. Diciamo che l’esperimento lascia il tempo che trova, e per fortuna arriva la conclusiva devastante “Regret & The Grave” a chiudere degnamente un disco più che discreto.
La canzone di chiusura stupisce anch’essa, perché riesce a fondere insieme quanto di buono la band ha mostrato lungo lo svolgimento del disco, comprese le varie influenze di cui sopra.
In definitiva quindi ci troviamo di fronte ad un disco decisamente buono, e i Cattle Decapitation sembrano avere finalmente trovato il bandolo della matassa.