Dicono che l'imitazione sia la più alta forma di ammirazione. E gli
Ektomorf di ammirazione per i Soulfly ed i Sepultura di "Roots" ne hanno da vendere, tanto che spesso si sono beccati tanta di quella merda venendo accusati di essere null'altro che degli spudorati cloni (interessante vedere come invece lo stesso non sia accaduto per gli Airbourne..). Personalmente ho sempre prediletto questi ungheresi groovosi agli "originali", e le palesi somiglianze tra le due band non mi hanno mai disturbato più di tanto.
"What Doesn't Kill Me", ottavo disco del combo, prosegue sfortunatamente la parabola discendente che gli Ektomorf hanno intrapreso dopo la splendida doppietta "Istinct" - "Destroy", pur muovendosi nelle medesime coordinate groove metal/nu di sempre. E forse sta proprio in questo immobilismo stilistico l'inghippo: difficile tirare fuori riff nuovi o melodie sempre accattivanti senza dare un'aggiustata generale al sound del gruppo, ed infatti i pezzi di "What Doesn't Kill Me" non aggiungono nulla a quanto già inciso dal gruppo, pur mostrando alcuni episodi veramente convincenti come "I Can See You", "Sick Of It All" (perfetto connubio di metal e rap) o la title-track. E' un peccato che però le restanti tracce non riescano mai a decollare, perennemente imprigionate negli stessi tempi e nelle stesse soluzioni ritmiche. Dopo lo scialbetto "Outcast" gli Ektomorf non sembrano essere riusciti a risollevarsi, anzi forse sono pure peggiorati. Che la loro carriera artistica sia giunta al capolinea?
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