Uscito in contemporanea con "Black Heart" dei compagni di etichetta Invictus, "Feeding The Flames, secondo album dei Burning Point, gli si fa preferire. Nonostante provengano dalla Finlandia, non sono poi molti i riferimenti a Stratovarius e Sonata Artica, mentre sono evidenti quelli ad un heavy metal più tradizionale, ma sopratutto tanto... tanto Malmsteen, che riecheggia nel songwriting e nell'ottimo lavoro del chitarrista Jukka Kyrö. Aiuta l'album, oltre ad una buona produzione, anche la prestazione di Pete Ahonen, cantante dotato di discreta estensione ed un timbro interessante, con un'impostazione che ricorda quella di Bruce Dickinson (vedi per esempio l'inizio e la parte più melodica di "All The Madness" ed il mid tempo "Veil Of Sorcery") ed il Jeff Scott Soto più epico. Non a caso Soto ha preso parte ad alcuni dei migliori episodi di Malmsteen, e l'influenza del chitarrista svedese si ascolta sulla veloce "Stray Bullet", "Resurrection Machine" (qui mancano di mordente) e sul breve (e tutto sommato superfluo) strumentale "Malmikivi". "Blackened The Sun" si fa invece notare per una ritmica martellante ed incalzante, giocata su di un riff al limite del thrash. Altrettanto ben riusciti i due episodi che chiudono il disco, "All The Madness" (davvero ottimo il lavoro alle voci e alle chitarre) e "Feeding The Flames", un interessante brano ben strutturato e con diversi cambi di tempo che arriva sforare gli 8 minuti. Nella tracklist trova posto pure una cover, "Night Games", canzone del repertorio solista di Graham Bonnett che negli anni '80 ebbe anche un discreto successo, che seppur "modernizzata" non perde l'originale feeling Hard Rock. Incisivi e potenti... parafrasando il titolo dell'album, riescono ad alimentare le "sacre" fiamme dell'Heavy Metal.
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